Agerola
è un comune della provincia di Napoli, sui
monti Lattari, famoso per i suoi formaggi. La sede
comunale è nella frazione di Pianillo.
ETIMOLOGIA
La vocazione fortemente agricola del paese ha indotto
a far risalire il toponimo Agerola dal latino ager=campo;
esiste, tuttavia, una seconda ipotesi avanzata dallo
storico Matteo Camera secondo il quale sembra che
dovesse piuttosto derivare dalla voce latina aëreus,
come luogo elevato (Camera M., Memorie storico-diplomatiche
dell'antica città e Ducato di Amalfi, Salerno,
1881). Un'ulteriore tesi farebbe derivare il toponimo
Agerola dall'antico Jerula (Gerla=conca) essendo riportata
in molti documenti antichi.
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiese
e altri edifici religiosi agerolesi
Chiesa di San Matteo Apostolo
Chiesa di San Martino (in frazione Campora), già
dedicata a Santa Maria di Loreto
Chiesa della SS. Annunziata, in Piazza G. Avitabile
Chiesa di San Pietro
Chiesa di San Michele Arcangelo, fondata nel 1680
dagli Acampora
Chiesa di San Nicola di Bari
Chiesa Madonna delle Grazie (in frazione Campora)
Chiesa di Tutti i Santi
Chiesa di Santa Maria La Manna (in borgata Santa Maria)
ORIGINI
E CENNI STORICI
Le prime tracce di presenza umana riscontrate sul
territorio agerolese risalgono all'età del
bronzo (III-II millennio A.C.). In epoca romana numerose
"ville rustiche" attestano che il territorio,
almeno nella sua parte pianeggiante, doveva presentarsi
già coperto da coltivazioni. Dopo i danni arrecati
dall'eruzione del Vesuvio del 79 D.C. (il suolo fu
coperto da un metro e mezzo di pomici) si registrò
un certo spopolamento; ma almeno l'allevamento bovino
deve essersi ripreso rapidamente, tanto che nella
seconda metà del II secolo D.C., Galeno il
celebre medico di Marco Aurelio e Commodo in "De
metodo memendi" (V,12) vanta la bontà
e le qualità terapeutiche del latte prodotto
sui Monti Lattari (Lactarius mons). Cassiodoro (Variae,
XI 10) scrive tra il 533 ed il 537 D.C. che il re
dei Goti aveva ordinato ad un suo servo (Famulus)
di ricorrere ai "rimedia lactarii montis",
poiché le cure dei medici non gli giovavano.
Nei secoli centrali del medioevo, parallelamente al
rifiorire dell'intera Costiera ed al costituirsi del
Ducato Amalfitano, la conca di Agerola si ripopola
e sviluppa i suoi 5 casali: Campulo, Memoranum, Planillum,
Ponte e San Lazzaro; come parte integrante del territorio
di Amalfi, Agerola ne condivide gli intensi scambi
commerciali che in tale periodo collegavano la repubblica
marinara ai Paesi dell'intero Mediterraneo, a Bisanzio
e, ovviamente, a Napoli, destinataria dei tessuti
in seta nella cui manifattura gli agerolesi erano
specializzati. Nei secoli che seguirono, il comune
entrò a far parte del Regno di Napoli di cui
seguì le alterne vicende fino all'Unità
d'Italia. Nel settecento Agerola vive un periodo assai
prospero, durante il quale si verifica una riduzione
delle tasse, un miglioramento delle condizioni economiche,
attestato anche dalla crescita esponenziale del numero
dei suoi abitanti e dal forte calo del fenomeno del
brigantaggio. La condivisione delle idee ispiratrici
la Rivoluzione Francese da parte dei nobili agerolesi
residenti a Napoli ha determinato l'adesione di Agerola,
quale primo paese provinciale, alla costituzione democratica
della repubblica partenopea; in quella circostanza
venne piantato nello spiazzo antistante la chiesa
Madonna di Loreto nella frazione Campora un tiglio,
simbolo di libertà, che da allora è
stato sempre ripiantato. La Restaurazione (1815) fece
sorgere anche nella "piccola svizzera napoletana"
delle società segrete. La figura dominante
dell'ultimo periodo borbonico fu il Generale Paolo
Martino Avitabile che costruì la sua fortuna
servendo prima l'esercito borbonico, poi il Maharajah
di Lahore, Ranjit Singh, in Pakistan. Nel 1854 il
Generale ottenne la scissione di Agerola dalla provincia
di Salerno (Principato Citeriore) per aggregarla a
quella di Napoli: la città venne separata dal
territorio di Amalfi con il quale aveva condiviso
secoli di storia rimanendovi unicamente legata per
la giurisdizione religiosa comune (Arcidiocesi).
IL
SENTIERO DEGLI DEI
Il Sentiero degli Dei è un percorso pedestre
che si snoda lungo la costiera amalfitana, tra le
località di Bomerano (frazione di Agerola)
e Nocelle (frazione di Positano), immerso nel tratto
di costa campana inserito tra i patrimoni dell'umanità
per le sue bellezze geografiche.
Sentiero
"alto" e "basso"
Spesso si tende a chiamare Sentiero degli Dei anche
il percorso che da Santa Maria di Castello porta a
Bomerano, dividendo tra sentiero degli dei "alto"
e sentiero degli dei "basso" (quello appunto
da Bomerano a Nocelle), ma il cammino più celebre
e famoso è sicuramente quello cosidetto "basso"
oltre che il più adatto dal punto di vista
della tradizione a fregiarsi del nome.
Sentiero
"alto"
Il percorso che si snoda da Santa Maria di Castello
a Bomerano è forse più faticoso del
suo proseguio basso, anche per una elevata escursione
altimetrica, che passa dai 659 m di Santa Maria di
Castello ai 1079 m s.l.m. di Capo Muro, per arrivare
di nuovo poi ai 633 m s.l.m. di Bomerano, punto di
arrivo di questo percorso alto e di partenza per quello
basso.
Sentiero
"basso"
Il tratto che và da Bomerano a Nocelle è
sicuramente meno faticoso e forse anche più
suggestivo, essendo quasi interamente in discesa,
anche se quando preso da Vettica Maggiore o da Praiano
(una delle tante varianti possibili al percorso principale)
obbliga ad affrontare scalinate e salite per raggiungere
il sentiero vero e proprio, i vantaggi di queste soluzioni
sono puramente scenografici e soggettivi, anche se
salendo da Praiano è possibile visitare anche
il Convento di San Domenico.
Dal
minuscolo e caratteristico borgo di Nocelle si può
proseguire per arrivare, dopo circa mezz'ora di cammino,
fino a Positano.