Afragola
(pronunciare Afragóla) è un comune in
provincia di Napoli. Si tratta di quello che è
storicamente il maggiore centro dell'entroterra campano,
collocato tra la via Sannitica (il vialone voluto
da Carlo III di Borbone per collegare la Reggia di
Caserta con la capitale del Regno delle Due Sicilie)
e la via Appia in posizione pressoché equidistante
tra Napoli (15 chilometri) e Caserta (18 chilometri).
L'abitato prosegue quasi senza soluzione di continuità
a sud verso Napoli, a est verso Nola e a nord e a
ovest verso Caserta e Aversa, trovandosi al centro
di una conurbazione di circa 18 comuni per quasi 800mila
abitanti, comprendente anche i quartieri periferici
settentrionali del capoluogo campano, nota come «area
a nord di Napoli» o anche «l'afragolese»
o «l'hinterland afragolese». L'abitato
costituisce inoltre un'unica entità urbana
con Casoria, comune che infatti si tentò di
disciogliere sotto il Fascismo per farlo confluire
nel comune di Afragola, e Cardito. Alcune zone abitate,
gravitanti verso la città di Afragola, o storicamente
collegate con essa, dipendono tuttavia amministrativamente
dai comuni limitrofi (contrada Casamerola nel comune
di Casoria, contrada Arcopinto, in parte nei comuni
di Casoria e Cardito, località di Casone, Filichito
e Tamburiello, a cui si è quindi aggiunta la
località di Botteghella (antico villaggio di
Arcora), nel comune di Casalnuovo di Napoli e nella
sua frazione di Tavernanova). Al comune di Volla,
precedentemente parte del comune di San Sebastiano
al Vesuvio, vennero aggiunte alcune parti del comune
di Afragola (San Salvadore delle Monache e Lufrano):
rimase invece dipendente da Afragola la contrada Salice,
che attualmente costituisce un'isola amministrativa.
La borgata di "Saggese" non ha più
soluzioni di continuità con l'abitato cittadino,
mentre la borgata di "Capo Mazzo" ospita
solo un gruppo di case sparse, che si affiancano a
un agglomerato industriale di modeste dimensioni e
a una zona commerciale in costante espansione che
si va saldando all'abitato. Afragola si colloca nel
cuore dell'antica Campania felix, allora l'area più
fertile della penisola italica. Per l'esattezza è
situata nella piana dei regi lagni, parte della regione
storico-geografica della Terra di Lavoro (che per
il resto è quasi interamente ricompresa nella
provincia di Caserta, ad eccezione del cassinate e
dell'agro pontino, che fanno parte rispettivamente
delle province di Frosinone e Latina). Nelle zone
periferiche del Capomazzo e del Cantariello hanno
sede alcune tra le maggiori strutture commerciali
del Mezzogiorno (tra cui Ikea e Le porte di Napoli
che comprende un Ipercoop di Unicoop Tirreno) ed è
attualmente in costruzione lo scalo ferroviario dedicato
all'alta velocità, progettato da Zaha Hadid.
Nell'anno accademico 2005-2006 è stato attivato
un corso di laurea ("Ingegneria gestionale delle
reti di servizi") dell'Università degli
studi di Napoli Parthenope, con sede presso il palazzo
Cuccurese, appositamente restaurato.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Il territorio di Afragola era abitato dai Sanniti,
dei quali sono state ritrovate diverse tombe risalenti
al IV-III secolo AC (tra cui la tomba dipinta rinvenuta
nel 1961 in località "Cantariello"
e oggi esposta al Museo Archeologico Nazionale di
Napoli e la necropoli rinvenuta in località
"Sanguineto" nel 1982). Secondo la tradizione
la città è stata fondata nel 1140 dal
re Ruggero II di Sicilia, detto Ruggero il Normanno,
che avrebbe distribuito terre incolte ai suoi veterani
(l'episodio è raffigurato nell'affresco della
sede municipale, eseguito dal pittore Augusto Moriani
nel 1866). La tradizione era tuttavia già stata
riconosciuta come falsa dallo storico ottocentesco
Bartolomeo Capasso. Probabilmente il centro si sviluppò
a partire da una serie di insediamenti rustici, divenuti
piccoli villaggi (tra i quali Arcopinto, costruito
forse presso le arcate di un antico acquedotto romano,
Cantarello, Casavico, San Salvatore delle monache,
Archora e Salice) e attorno a chiese probabilmente
preesistenti (Santa Maria la nova, dell'XI secolo,
San Marco in sylvis, Santa Maria di Ajello e San Giorgio
martire). La prima menzione del nome (Afraore o Afraora)
risale alla prima metà del XII secolo. Altre
varianti in carte successive sono "Afragone",
"Afraolla", "Fraolla", "Afrangola".
Secondo la tradizione il nome sarebbe stato collegato
all'esistenza delle fragole, che compaiono infatti
nello stemma comunale. Più probabilmente, deriva
invece dalla locuzione latina "ad fragorem"
(presso il rumore). Esistono tuttavia anche numerose
altre ipotesi. Fu feudo dell'arcivescovo di Napoli
e uno dei "casali" considerati parte integrante
di Napoli. Alcune terre furono possesso feudale di
vari personaggi, mentre altre appartenevano al demanio
regale; la collettività locale si era organizzata
in una universitas guidata da un syndicus. Nel 1576
l'universitas acquistò i diritti della parte
feudale e della parte demaniale del suo territorio,
mentre il re si riservava il diritto di nominare un
governatore per l'amministrazione del "casale".
Nel 1639 il duca di Medina, viceré di Napoli,
decise la vendita dei "casali" per finanziare
la guerra dei Trent'anni e gli abitanti di Afragola
furono costretti a versare nuovamente una considerevole
somma di denaro. Nel 1799 Afragola partecipò
alla Repubblica napoletana e fu issato nell'attuale
piazza Municipio l'albero della libertà. Solo
nel 1809 si ebbe la prima amministrazione comunale
(con il primo sindaco Cesare Castaldo). Sotto il regime
fascista Afragola, come tutte le città di una
certa importanza, era amministrata da un podestà
(dal 1927 al 1943 Luigi Ciaramella). Il 5 ottobre
1935 il re Vittorio Emanuele III, su proposta del
podestà, conferì al Comune il titolo
di "città", come commemorato da una
targa marmorea affissa nell'atrio di Palazzo Civico
il successivo 28 ottobre. Si ebbe il progetto di trasformare
Afragola in una grande città, mediante la riunione
con Casoria. Nel centro della nuova "grande Afragola"
fu inserita una nuova piazza, "piazza Belvedere"
(oggi piazza Emanuele Gianturco) con le "quattro
vie" (via Roma, via Francesco Russo, corso Enrico
De Nicola e via Guglielmo Oberdan) e fu realizzato
il "rettifilo", corso Giuseppe Garibaldi,
che collegava la nuova piazza con piazza Cirillo al
centro di Casoria. Fu inoltre spostata la stazione
ferroviaria. All'accorpamento del comune di Casoria
in quello di Afragola si oppose tuttavia il cardinale
Maglione, originario di Casoria, e il progetto fallì,
lasciando ad Afragola un nuovo centro cittadino spostato
verso il confine con il comune di Casoria, mentre
il vecchio centro storico era stato abbandonato al
degrado. Nel 2005, durante alcuni lavori ferroviari,
è stato ritrovato un villaggio, in località
Marziasepe, probabilmente di origine micenea o cretese,
sepolto dalle ceneri della eruzione del Vesuvio cosiddetta
delle Pomici di Avellino risalente a circa 1.800 anni
a.C.. Sono venute alla luce capanne, orme, ossa, ma
soprattutto vasellame che attesta il periodo cui si
fa riferimento.
BASILICA
DI S. ANTONIO
Il santuario, poi eretto in basilica pontificia, fu
eretto in stile barocco a partire dal 1613 con annesso
convento dei frati minori riformati dell'ordine francescano,
nonostante l'opposizione dei domenicani. Inizialmente
dedicato all'Immacolata Concezione e quindi a San
Francesco, fu quindi dedicato a Sant'Antonio di Padova.
L'interno, rivestito di marmi, è a tre navate,
con abside e cappelle sul lato sinistro. Il campanile
del 1915 è staccato dalla chiesa. Conserva
un miracoloso crocifisso del frate umile da Petralia
e una statua in legno di Sant'Antonio di Padova del
XVII secolo, collocata in un grande tabernacolo del
1922 entro l'abside. Nella sacrestia un dipinto di
Agostino Beltranio raffiugrante l'apparizione del
Bambino Gesù a Sant'Antonio (1630). Il culto
di Sant'Antonio ha reso il santuario un celebre luogo
di pellegrinaggio (con festa il 13 giugno), facendo
di Afragola la "Padova del Sud". Dal 18
febbraio 1995 il santuario è ufficialmente
gemellato con la Basilica di Sant'Antonio in Padova,
ma contatti informali sono esistiti da sempre. Il
convento, con il collegio serafico, ospita un'importante
biblioteca che raccoglie oltre 15mila volumi, tra
cui numerosi pezzi unici o rari.
PIAZZA
DEL MUNICIPIO
In origine esisteva come piccolo slargo con il nome
di "piazza dell'Arco". Vi si affacciava
la piccola chiesa di San Nicola di Bari. L'antica
universitas, organizzazione degli abitanti che rappresentava
la città, che si era riunita inizialmente nella
chiesa di Santa Maria della Misericordia (piazza Ciampa),
prese in affitto nella prima metà del XVIII
secolo alcuni ambienti di "palazzo Tuccillo"
in via San Giovanni. Nel 1860 si decise di abbattere
alcuni edifici, compresa la chiesa di San Nicola,
tra la via suddetta e il vicolo dell'Arco per creare
una piazza antistante; fallite le trattative per l'acquisto
del palazzo Tuccillo, una nuova sede municipale fu
eretta nel 1870 sul fondo della piazza, ad opera degli
architetti Carlo Ciaramella e Francesco Danise. Sull'attuale
piazza si affaccia anche il "palazzo Migliore",
del XVII secolo.
IL
CASTELLO
Documentato dal 1495, fu probabilmente costruito dopo
il 1420 dalla famiglia che deteneva in quel momento
il feudo di Afragola (Capace-Bozzuto). Secondo la
tradizione fu residenza della regina Giovanna II d'Angiò.
Si presenteva in origine come un vasto quadrilatero
protetto da quattro torri e circondato da un fossato,
più tardi riempito. Nel 1571 fu venduto alla
univesitas, corrispondente all'attuale comune. In
stato di degrado fu venduto nel 1726 a Gaetano Caracciolo
duca di Venosa, che lo restaurò. Di nuovo in
abbandono alla fine del secolo, vi fu installato un
orfanotrofio. Attualmente il castello ospita una scuola
dell'infanzia e primaria paritaria, denominata Addolorata,
il cui ente gestore è la Città di Afragola,
la cui frequenza è gratuita. Tale scuola è
erede dell'orfanotrofio gestito dalle suore compassioniste
serve di Maria nel secolo scorso in base a un protocollo
d'intesa, non più vigente, siglato tra la fondatrice
della Congregazione, la beata suor Maria Maddalena
Starace, e l'amministrazione comunale. La Congregazione
ha ancora una comunità nel castello, che ospita
anche il centro di accoglienza diurno "Il Bruco",
semiconvitto per ragazzi in difficoltà gestito
da una cooperativa sociale.
ALTRI EDIFICI RELIGIOSI
Il
territorio comunale di Afragola è disseminato
di chiese e cappelle, quasi tutte di rilevante interesse
storico-artistico, architettonico o culturale. Ad
eccezione di Santa Maria la Nova e di alcune cappelle
non più esistenti in località Cantariello
e in contrada Salice, gli edifici di culto sono tutti
situati nell'abitato principale del Comune. Negli
anni '60 il territorio risultava essere suddiviso
in oltre 40 parrocchie, ridotte a 12 negli anni '90
e rimaste, attualmente, a sole 8 con l'ultimo ridimensionamento
operato dalla Diocesi di Napoli, che ha anche esteso
i confini del decanato a Casoria (precedentemente,
il decanato, XV, si chiamava "Afragola"
e comprendeva il territorio del comune di Afragola
precedente all'istituzione del comune di Casalnuovo
di Napoli). Tali riforme si sono rese necessarie,
nonostante l'incremento della popolazione, a causa
della penuria di sacerdoti secolari.
Le
chiese più antiche e le chiese più rilevanti
sotto il profilo artistico sono le seguenti:
Parrocchiale
di Santa Maria d'Ajello. Fondata nel 1190, si trova
in pieno centro storico. Secondo la tradizione ha
inglobato una precedente cappella, esistente prima
di Santa Maria la Nova. Fu rimaneggiata nel 1583 (aggiunta
delle navate laterali) e nel 1780. In una cripta sotterranea
erano ospitate le tombe. Conserva dipinti di Giovan
Angelo Criscuolo (tardo Cinquecento), di Alessandro
Viola (1695) e di Angelo Mozzillo, che era peraltro
un parrocchiano (1787). Sulla sinistra della chiesa
le si accostò tra il 1603 e il 1608 la cappella
della Confraternita dell'Immacolata Concezione, ristrutturata
nel 1867. Conserva un dipinto di Girolamo Imparato.
San Marco in sylvis (che insieme a San Marco all'olmo
costituisce la parrocchia di San Marco evangelista).
Costruita in un territorio all'epoca campestre e forse
paludoso (donde il complemento di termine in sylvis)
probabilmente intorno al 1179, fu diverse volte rimaneggiata
(in particolare si ebbe un innalzamento del pavimento).
Alla costruzione originaria risale il campanile. Sul
muro esterno dell'abside è inserita la pietra
di San Marco, sulla quale, secondo la devozione popolare,
si sarebbero seduti in momenti diversi San Marco e
San Gennaro. Nel XVII secolo la sede parrocchiale
fu trasferita a San Marco all'olmo (costruita nel
1615 e ampliata nel XIX secolo), più facilmente
accessibile.
San Marco all'olmo (sede della parrocchia di San Marco
evangelista). Fu eretta nel 1615, in séguito
a un decreto della curia arcivescovile di Napoli finalizzato
a dotare le anime del quartiere di Casavico, la cui
chiesa parrocchiale era San Marco in sylvis, di una
cappella più facilmente accessibile. Nonostante
il successivo ampliamento, dovuto al progressivo trasferimento
degli uffici parrocchiali, mantiene ancora la struttura
originaria, di cui è intatto il puro stile
barocco. Nonostante l'espansione del XX secolo che
ha determinato l'urbanizzazione totale della zona
intorno alla chiesa di San Marco in sylvis, più
popolosa rispetto alla parte storica di Casavico,
gli uffici parrocchiali sono rimasti ubicati a San
Marco all'olmo.
Parrocchiale di San Giorgio martire. Situata alle
spalle del Castello, fu eretta tra il 1695 e il 1702
al posto di una precedente cappella. Questa, attestata
dal 1131 e rimaneggiata nel 1380, sorgeva nel punto
più alto della città e andò distrutta
nel terremoto del 1688. La cupola, opera dell'architetto
Blasotti, fu realizzata nel 1741. Il campanile, di
Mario Gioffredo, è del 1772. Accanto è
possibile ammirare la cappella dell'Ave Gratia plena,
rimasta intatta sin dal XII secolo, anche se chiusa
al pubblico perché in corso di restauro (in
realtà il restauro è stato deliberato
e autorizzato dalla competente soprintendenza già
da diversi anni, ma non è mai partito).
Collegiata del Santissimo Rosario (parrocchiale).
Eretta nel 1602 insieme al vicino convento dei domenicani,
si trova in centro storico. Ha subìto diversi
rimaneggiamenti e fu restaurata da ultimo nel 1989
a seguito dei danni subiti nel terremoto del 1980.
Chiesa madre del cimitero (rettoria). Di stile neoclassico,
fu eretta, su progetto dell'architetto Ferdinando
Patturelli, nel 1841, quando fu costruito il nuovo
cimitero in località Cantariello.
Santa Maria della misericordia: edificata alla fine
del XV secolo dall'Ordine dei servi di Maria, subì
radicali rifacimenti nel 1857, nel 1938 e nel 1970.
Si trova in via Ciampa.
San Giovanni battista. Innalzata presso l'attuale
piazza Municipio (ove è situata anche la chiesa
di San Giuseppe) tra il XV e il XVI secolo, fu rimaneggiata
nel 1784.
Santuario dei Sacri Cuori (parrocchiale). Voluto dal
beato Gaetano Errico e situato nel centro storico,
è annesso al convento dei Padri missionari
dei Sacri Cuori. Nel complesso monumentale è
situato un teatro con oltre mille posti a sedere,
attualmente inagibile a causa del danneggiamento provocato
dal terremoto del 1980.
San Michele arcangelo. Costruita agli inizi del Novecento
su modello classicheggiante, è stata soppressa
come sede parrocchiale con la costruzione del rione
Salicelle, la cui chiesa, intitolata al santo medesimo,
è stata eretta in sede parrocchiale.
Altre sedi parrocchiali sono Sant'Anna e Santa Maria
delle grazie.
Tra le numerose sedi parrocchiali soppresse sono da
ricordare Sant'Antonio abate (via Antonio Guerra),
Santa Veneranda (piazza Ciampa), Immacolata Concezione
(via Milano), Santa Maria delle grazie (via Domenico
Morelli, angolo via Arturo de Rosa, da non confondersi
con l'altra chiesa parrocchiale di Santa Maria delle
grazie) e varie chiese intitolate alla Madonna del
Rosario di Pompei.
Rilevantissima sotto il profilo storico-artistico
è, infine, la chiesa di Santa Maria la nova
o Santa Maria di Costantinopoli, detta Scafatella,
situata nella borgata del Capo Mazzo (di fronte all'ingresso
dei centri commerciali da quella che si chiama, appunto,
contrada Santa Maria la nova), risalente probabilmente
all'XI secolo.
MANIFESTAZIONI
Festa di sant'Antonio di Padova (13 giugno): sebbene
il santo non sia il patrono di Afragola (che è
invece ufficialmente san Gennaro) viene considerato
dagli afragolesi il vero protettore della città.
Secondo la tradizione nei giorni precedenti dei carretti
giravano casa per casa per raccogliere le offerte
in natura per la festa, che venivano infine vendute
all'asta. La tradizione della raccolta delle offerte
continua tuttora, ma vengono raccolte solo offerte
in denaro. La statua del santo, ospitata nella basilica
di Sant'Antonio, viene quindi trasportata sul sagrato
durante la notte precedente e vengono celebrate messe
per tutta la giornata. Si svolgono quindi le processioni
che interessano tutto il territorio comunale.
"Incendio del campanile": secondo un'antica
tradizione ripristinata negli anni 1990 il giorno
dell'Assunzione si svolge un grandioso spettacolo
pirotecnico che ha come fulcro il campanile della
basilica di Sant'Antonio.
Festa di San Marco evangelista, patrono del quartiere
"Casavico" (meglio noto nella dizione dialettale
Casuobbeche), che si tiene il 25 aprile
Festa dei fujenti, legata al culto della "Madonna
dell'Arco", venerata nell'omonimo santuario del
comune di Sant'Anastasia e che fu introdotta nel XIX
secolo.
La città è sede del premio "Città
di Afragola - Ruggero il Normanno", istituito
nel 1990 da Luigi Grillo, divenuto internazionale
in occasione della decima edizione. Il premio viene
assegnato ogni anno a personalità di rilievo
nei campi della cultura, della politica, dell'imprenditoria,
delle professioni, o ad autorità religiose
e militari, e consiste in una statuetta in argento
raffigurante il re normanno a cavallo. Vengono inoltre
conferiti premi speciali (medaglia d'oro). Presenziano
i discendenti della casa d'Altavilla (famiglia).
GASTRONOMIA
La cucina afragolese si inserisce nella tradizione
della Campania centro-settentrionale ("cucina
napoletana") con alcune varianti (per esempio
nella composizione del ragù): ad Afragola non
esiste il casatiello dolce, e con questo termine si
intende il "casatiello salato", tradizionale
durante la Pasqua insieme alla pastiera e alla "pizza
di tagliolini", mentre il "tortano"
è ancora una pietanza differente.
La
pizza, che ha il medesimo impasto anch'esso
lievitato naturalmente del di quella napoletana,
se ne differenzia nella scelta degli ingredienti per
i condimenti e nella denominazione delle ricette tipiche.
La "pizza fritta" è chiamata qui
anche "calzone" per la sua caratteristica
forma a mezzaluna; di solito è farcita con
ricotta (che nella zona si fa con latte misto di mucca
e di bufala), fiordilatte, salame casareccio e pepe
nero (a Napoli la si preferisce fare con due dischi
sovrapposti e, soprattutto, provola, ricotta e ciccioli,
non presenti nella tradizione afragolese).
Il
menù delle feste comprende le polpette di San
Marco (polpettine di carne suina e bovina con cavolo
nero o cappuccio fatte nella borgata di Casavico in
occasione della festa patronale), e i croccantini
o torroncini di Sant'Antonio, venduti sulle bancarelle
in occasione delle celebrazioni per il santo protettore.
Prodotti
tipici sono la mozzarella e il fiordilatte di Frattamaggiore.
"Pane
cafone": fatto di farina poco raffinata, acqua
e sale lievitati naturalmente con il cosiddetto crìscito
(o crescente), la pasta di risulta. La prima volta
che occorre fare il pane viene utilizzata della pasta
acida, la cosiddetta "pasta madre". L'impasto
così ottenuto viene cotto in forme lunghe,
con le punte arrotondate, del peso medio di un chilo
a cotto. Il pane viene per lo più prodotto
artigianalmente, e ogni forno ha la sua ricetta segreta
e il suo sapore: solitamente si presenta, comunque,
di colore giallo paglierino o un po' più scuro,
non uniforme, con crosta doppia e più esternamente
croccante ben salda a una mollica soffice ed elastica.
Grazie all'acidità degli agenti di lievitazione
si conserva per diversi giorni, anche se perde in
croccantezza. Non presenta tagli in superficie, poiché
non ne vengono utilizzati per favorire il processo
di lievitazione.
"Zeppulelle", costituite di farina di grano
tenero, nelle friggitorie, o di farina di granoturco
grossa e pepe, quelle casalinghe.
Cuori di carciofo dorati e fritti.
Le polpette con la cappoccia: sono polpeppte ripiene
di cappoccia (ovvero verza) sono tradizionali della
festa di San Marco che si festeggia il 25 aprile.