Rende
è un comune in provincia di Cosenza. Prosegue
a pieno ritmo il cammino che porterà prossimamente
alla sottoscrizione del Piano Strategico Cosenza-Rende
e area urbana 2008-2020 il cui fine primario è
quello di rendere l'area Cosenza-Rende riconoscibile
in ambito regionale, nazionale ed internazionale.
Rende si estende dalla parte ad ovest del fiume Crati
fino alle Serre Cosentine. A sud confina con Cosenza,
Castrolibero, Marano Marchesato; a nord con Montalto
Uffugo e San Vincenzo la Costa; a ovest con San Fili;
a est con Castiglione Cosentino, Rose, San Pietro
in Guarano e Zumpano. Il territorio Rendese presenta
zone montane ad ovest che pian piano degradano verso
est formando colline, su una delle quali sorge il
centro storico, fino ad arrivare alla valle del Crati
dove grazie ad ampie aree pianeggianti si estende
la città moderna. I fiumi più importanti
che attraversano Rende sono il Crati, il Campagnano,
il Surdo e l'Emoli.
IL
CASTELLO NORMANNO
Il castello fu costruito nellattuale sito nel
1095 per ordine di Boemondo dAltavilla, che
lo elesse come propria base prima di partire per la
prima crociata nellagosto del 1096. La realizzazione
del maniero a Rende era linizio di un progetto
più ampio ipotizzato anni prima da Roberto
il Guiscardo, padre di Boemondo, che desiderava realizzare
una linea difensiva nella valle del Crati con roccaforti
a Bisignano, Montalto Uffugo, Rende e Cosenza. La
particolare morfologia del colle dove fu eretto il
Gigante di Pietra garantiva una postazione
estremamente facile da difendere; i ripidi pendii,
che si stagliano verso lalto a formare un cuneo,
garantirono una tale sicurezza che si ritenne superflua
la realizzazione di un fossato e del ponte levatoio.
Il castello fu invece fornito di piccole finestre
e molte feritoie, dalle quali potevano essere usati
archi e balestre; inoltre fu realizzata sotto il cortile
esterno una enorme cisterna per la raccolta dellacqua
piovana che garantiva un sicuro approvvigionamento
durante gli assedi. Invalicabili mura di cinta, spesse
alla base più di due metri, garantivano la
protezione delle case, delle chiese, e delle altre
strutture difensive, in particolare il castello con
la torre centrale e altre due torri, poste ai lati.
Le tre torri rappresentano lo stemma del comune, probabilmente
la loro prima comparsa come gonfalone comunale avvenne
nel 1222 per linaugurazione del duomo di Cosenza
alla presenza di Federico. Tuttora nellatrio
del castello è possibile ammirare due stemmi
araldici appartenenti a due delle famiglie succedutesi
nella proprietà del castello: i Magdalone e
gli Alarçon de Mendoza.
Il castello, di proprietà del comune dal 1922,
è oggi sede del Municipio. Di fronte, in alto,
è visibile lo stemma comunale, con sotto l'inscrizione:
Urbs celebris, quondam sedes regalis, Arintha - Celebre
città, antica sede reale, Arintha.
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa di Santa Maria Maggiore
La chiesa matrice si trova alla fine del corso che
la collega direttamente al Castello e fu costruita
nel XII secolo. La chiesa è a croce latina
con 3 navate, sopra il portale principale vi è
un rosone della stessa epoca. I terremoti e lusura
del tempo hanno costretto i restauratori a coprire
le vecchie colonne con pilastri rettangolari che però
non ne intaccano la bellezza. Allentrata sono
visibili, scolpiti nella pietra, 2 fregi: un libro
aperto, a destra; due chiavi incrociate, a sinistra.
Allinterno è possibile trovare inoltre
molte opere darte, tra cui: quadri di Cristoforo
Santanna, Giuseppe Pascaletti e Giuseppe Grana; Sculture
in legno e marmo.
Santuario
di Maria Santissima di Costantinopoli
La Chiesa nel centro storico di Rende è stata
edificata intorno al 1600, ma come si mostra attualmente
risale al 1719. L'esterno ha una facciata a capanna,
nella parte superiore è presente un finestrone
a vetri colorati raffigurante la Vergine di Costantinopoli
con il Bambino. Sul lato destro è la sagrestia,
sormontata dal campanile. L'interno è a croce
latina, ed è ricco di decorazioni che fanno
da corona ad un altare in marmi policromi. All'altezza
del transetto la cupola con la Madonna di Costantinopoli
in Gloria affrescata a tempera da Achille Capizzano.
All'interno del luogo religioso, sulla sinistra, si
trova una cappella dedicata a Maria Santissima di
Costantinopoli, con la statua della Vergine e un'icona
dipinta ad olio su rame, comunemente detta Macchietta.
Il 15 Maggio 1978, su decreto dell'Arcivescovo di
Cosenza Mons. Enea Selis, la chiesa è stata
elevata agli onori di Santuario. I festeggiamenti,
ricorrono 40 giorni dopo Pasqua, nello specifico,
il martedì successivo alla domenica di pentecoste.
Di notevole pregio, sono i dipinti su tela e su tavola
presenti nella Chiesa: nella cantoria troviamo ad
opera di Cristoforo Santanna l'Allegoria della Madonna
di Costantinopoli databile 1777. Il Santuario è
provvisto di uno spazio musealizzato dove sono esposti
paramenti sacri, utilizzati nei secoli passati per
officiare la Santa Messa. Nel museo sono esposti inoltre
diversi argenti di notevole pregio come Pissidi, Calici,
Croci, Ostensori databili intorno al XVII/XVIII secolo.
Chiesa
del Ritiro
Questa chiesa è dedicata a San Michele Arcangelo
e risale al periodo normanno. Restaurata più
volte, della facciata originale rimane il portale
con le due colonne ai lati. La pianta è a croce
greca ed a in ciascun lato vi sono delle cappelle
in stile barocco. Sotto i quattro archi che formano
la cupola sono state poste quattro statue che raffigurano
la Prudenza, la Fortezza, la Giustizia, la temperanza.
Numerosi quadri, alcuni dei quali di Pascaletti e
di Santanna, abbelliscono la chiesa. Inoltre allinterno
sono conservate anche sculture in legno e marmo, una
di queste e la statua lignea di San Giacomo qui portata
dalla chiesa dellAssunta quando questa fu distrutta
da un terremoto.
Chiesa
del Rosario
Immediatamente sotto il castello, sullantica
piazza del Seggio, si erge la chiesa settecentesca
di stile barocco del Rosario. Sulla facciata, interamente
in pietra tagliata, risaltano quattro nicchie a conchiglia
e gradevoli decorazioni che la rendono una delle chiese
più belle del territorio. Allinterno
sono custoditi oggetti di grande valore, molti dei
quali presenti nellInventario degli oggetti
darte in Italia. Da ammirare durante le festività
natalizie il presepe con statuette del 1700.
Chiesa
di San Francesco dAssisi e di Santa Maria delle
Grazie
La chiesa, con lannesso convento[9], risale
al 1500. restaurata più volte, mantiene un
aspetto barocco. La facciata esterna presenta una
scalinata a semicerchio che permette di giungere nellatrio
del convento dove sono ancora presenti alcuni affreschi,
purtroppo molto sbiaditi. Allinterno della chiesa
sono invece conservate opere di Cristoforo Santanna,
Francesco De Mura ed altri pregevoli quadri di autore
ignoto, nonché sculture in legno ed altre in
marmo di notevole fattura.
Chiesa
di San Carlo Borromeo
Adiacente al Villaggio Europa sorge la chiesa dedicata
a San Carlo Borromeo, la pianta della costruzione
è di forma circolare. Le grandi dimensioni
della struttura rendono visibile, anche da molto lontano,
la particolare cupola semisferica, che raggiunge i
30 metri daltezza. La struttura geometrica si
concretizza in un effetto visivo di grande suggestione.
Lingresso aperto sulla facciata è provvisto
di un portale superiore. Allinterno sono poste
21 colonne e nellaula possono trovare spazio
oltre 500 persone con ampia libertà di movimento.
Di notevole fattura le immagini del percorso di Gesù
Chiesa
di Beata Vergine di Lourdes
Vicino al grande parco Robinson sorge questa chiesa
di recente costruzione. Interamente realizzata in
cemento armato, con lutilizzo di particolari
pannelli prefabbricati, garantisce un ottimo isolamento
termico ed acustico. Linterno della chiesa è
illuminato da una grande vetrata istoriata posta dietro
laltare.
Chiesa di SantAntonio da Padova
Il complesso ospita oltre la chiesa anche il convento
dei frati minori. Di moderna concezione, unisce larchitettura
moderna alla funzionalità delle dei teatri
greci: laltare è posto ad un livello
più basso rispetto al resto della costruzione
a semicerchio. Nella cuspide spiovente sono state
inseriti 24 finestroni e fessure verticali poste dietro
laltare.
Chiesa di San Paolo Apostolo
Il complesso, che ospita anche i Padri Dehoniani,
è stato recentemente costruito al posto di
un edificio abbandonato da tempo. Linterno della
chiesa è alquanto austero, di forma rettangolare,
manca di elementi decorativi, a parte la grande croce
in legno dietro laltare e le 14 raffigurazioni
della passione di Cristo. Allesterno delledificio
svetta una croce a forma di tàu, con uno spazio
vuoto a forma di cuore allestremità superiore,
che simboleggia il Sacro Cuore di Gesù.
Chiesa di Maria SS. della Consolazione (loc. Arcavacata)
Lunica navata allinterno è decorata
ai lati da alcuni quadri e da grandi stipiti, nei
quali sono conservate alcune statue, una delle quali
è quella di Maria SS. della Consolazione
Chiesa
di San Francesco da Paola (loc. Surdo)
Questa chiesa fu costruita per essere la cappella
privata della famiglia Zagarese, importante famiglia
rendese. Più volte restaurata, allinterno
vi sono una statua del Santo ed un quadro raffigurante
la Madonna del Rosario.
Chiesa della SS. Trinità
Complesso parrocchiale di recente realizzazione, sorge
sul lato sinistro del fiume Surdo, in C/da Linze.
La facciata rettangolare è caratterizzata da
due grandi archi in calcestruzzo faccia-vista che
incrociandosi individuano simbolicamente l'ingresso
principale.La chiesa, completamente rivestita in mattoni
faccia-vista tipici del luogo ( Rende ospitava proprio
in località Surdo alcuni mattonifici), presenta
all'interno un'unica ampia navata con struttura a
semicerchio.Il portone dentrata si affaccia
su una scalinata semicircolare che si estende sullampia
piazza antistante dedicata a mons. Trabalzini.
Chiesa di Maria SS. di Monserrato
La chiesa sorge nei pressi di una più antica
costruzione, della quale però sono rimasti
solo pochi ruderi, dedicata alla Madonna di Montserrat
ed era un tempo cappella privata della famiglia Magdalone.
Chiesa di Maria SS. della Consolazione (loc. Santo
Stefano)
Anche questa chiesa sorge sui possedimenti appartenuti
alla famiglia Magdalone. Linterno della chiesa
è molto semplice e senza particolari sfumature,
mentre laspetto esterno è molto gradevole
con un piccolo cortile esterno ed una cupola composta
da dodici file di coppi di terracotta.
Chiesa
della SS. Vergine della Pietà
Sorge vicino alla cosiddetta "Guardiula"
ed è una delle chiese più antiche, un
frammento all'interno indica l'anno 1117. Restaurata
più volte, sul fianco destro vi è un
campanile di moderna concezione.
MUSEI
Nel palazzo Vitari trova spazio Il Centro per l'arte
e la cultura intitolato ad Achille Capizzano, sede
di mostre e convegni sull'arte locale ed internazionale
ed il MAON museo dell'arte del otto/novecento.
Mentre
Il Museo del Folklore, nel palazzo Zagarese, realizzato
con la consulenza di R. Lombardi Satriani, è
dedicato essenzialmente al territorio della Calabria
Citeriore che corrisponde all'incirca alla provincia
di Cosenza. La collezione di circa tremila oggetti
illustra la cultura propria di questi territori. Il
percorso del museo, che ha sede nel centro storico,
si sviluppa su nove sale.
Sala I: Concetto di folklore (sintesi storica). Le
minoranze etniche: gli Italo-Albanesi e gli Zingari.
Sala II: L'architettura popolare: la casa.
Sala III: Gli interni: sistemi d'illuminazione e fonti
di calore. Approvvigionamento idrico.
Sala IV: Gli interni: la cucina e l'alimentazione.
Sala V: L'abbigliamento: i costumi popolari.
Sala VI: Le attività domestiche: filatura,
tessitura, ricamo. Le attività produttive:
l'agricoltura e la pastorizia.
Sala VII: L'artigianato: l'oreficeria.
Sala VIII: Vita religiosa. Vita sociale. Gli strumenti
di musica popolare.
Sala IX: L'emigrazione: i Calabresi in Canada.
All'ultimo piano ha sede una magnifica e interessante
pinacoteca intitolata ad Achille Capizzano con opere
dello stesso, di Mattia Preti, e di tanti altri artisti
italiani.
Il
Museo del Presente sorge nella zona moderna della
città; otto sale espositive si sviluppano su
una superficie di 2500 mq. Il museo ospita mostre
d'arte moderna e contemporanea, mostre fotografiche,
cineforum, spettacoli, convegni e presentazioni di
libri.
Le sale sono su due piani:
al
piano terra, la sala Tokyo ed un internet cafè;
al piano superiore, il Laboratorio dei pensieri ed
il Belvedere delle arti e delle scienze.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Gli antichi Enotrii, provenienti dalla piana di Sant'Eufemia
e da Clampetia (Amantea) fondarono nei pressi del
fiume da essi denominato Acheronte, la primitiva Acheruntia,
"le case dei forti presso le acque del fiume"
e successivamente Pandosia. La florida zona era però
inadatta alla difesa durante le guerre che in quel
periodo si susseguivano numerose, alcuni Acheruntini
abbandonarono quei luoghi per rifugiarsi in un posto
più difendibile, l'odierna frazione di Nogiano.
Questo nuovo insediamento, che risale al 520 a.C.,
fu denominato Aruntia, "le case dei forti",
e successivamente Arintha. Lo storico Ecateo di Mileto,
vissuto nel 500 a.C., cita Arintha come Città
della Bretia di origine enotra. Le sorti della città
seguirono quelle della vicina Cosentia. Durante la
dominazione Romana, Arintha fu Municipio,
ma quando Spartaco con la sua armata passò
per la valle del Crati, molti acheruntini lo seguirono,
fino a trovare la morte. Con l'arrivo dei barbari
nei pressi di Cosentia, anche gli acheruntini opposero
una strenua resistenza, ma nonostante il loro sforzo
tutti i territori di Arintha caddero nelle mani dei
barbari nel 547. Nei secoli successivi, cosi come
per molti comuni calabresi, anche Arintha subì
le dominazioni Bizantino e Musulmana, quest'ultima
contrastata dai Rendesi che nel 721 presero parte
alla lotta per la liberazione del territorio di Napoli.
La reazione Saracena fu durissima e le città
di Arintha, Bisignano, Montalto e Cosenza subirono
le ritorsioni dei Musulmani, ma nel 921 un'importante
battaglia fu vinta e si liberò la valle del
Crati dall'oppressione Musulmana. I Saraceni ritornarono
più numerosi di prima e costrinsero i ribelli
a rifugiarsi in Sila; poterono tornare nelle loro
terre solo con l'avvento dei Normanni, nel 1059. Arintha
passò sotto il diretto controllo dei Normanni,
in particolare di Roberto il Guiscardo, che impose
alla Città, il pagamento di tributi e la presenza
di un "Signore", il vescovo-conte di Cosenza.
Ma nel 1091 tutto il circondario del cosentino si
ribellò per le tasse troppo elevate. Ruggero
Borsa, figlio di Roberto il Guiscardo ed erede designato,
subentrato al padre nella gestione del territorio,
chiese lintervento di Ruggero I, suo zio, e
di Boemondo, suo fratellastro maggiore, che repressero
la ribellione con la forza. Boemondo ottenne per il
suo intervento il controllo della contea di Cosenza.
Boemondo dAltavilla decise di realizzare un
Castello sull'attuale solitario colle, tra i torrenti
Surdo ed Emoli, da cui si domina buona parte della
valle del Crati. La realizzazione dellimponente
struttura fu portata a termine nel 1095 con l'aiuto
di Mirandi Artifices. È in questo periodo che
per la prima volta compare in documenti ufficiali
la denominazione Renne che significa Regno in francese
antico. Rende ed il suo castello diventano la base
di Boemondo, prima che questi parta per la Crociata
nel 1096. Nella sua impresa fu seguito da un cavaliere
rendese, Pietro Migliarese, che condusse con se quattro
militi ed otto inservienti, ed al cui seguito si unirono
anche i Mirandi Artifices già impegnati nella
costruzione del castello. Boemondo ritornò
a Rende nel 1106 e ancora nel 1111, poco prima di
morire. Il terremoto del 1184 provocò gravi
danni, danneggiando il castello e alcune chiese, Rende
conobbe un periodo di recessione. Dal 1189 si assistette
nel regno di Sicilia ad una lotta per la successione
a Guglielmo II il buono, ma solo nel 1194 fu posta
la parola fine con la discesa nel regno di Sicilia
di Enrico VI, marito di Costanza d'Altavilla ed erede
designata dallo stesso Guglielmo. Passando in queste
terre Enrico VI pretese il pagamento di ingenti tributi
che la gente di Rende non avrebbe mai potuto onorare.
In difesa di questi intervenne il Beato Gioacchino
da Fiore, confessore di Costanza. Infatti egli conosceva
bene i rendesi, passò quasi un anno tra le
montagne di Rende prima di diventare Abate di Corazzo.
Dopo la morte di Enrico VI avvenuta poco dopo, Rende
visse un periodo florido, grazie anche alla protezione
di Costanza. Nel periodo svevo, Federico II confermò
lappartenenza delle terre di Rende allarcivescovo
di Cosenza. Quando il Re venne a Cosenza per linaugurazione
del Duomo nel 1222 i cittadini di Rende erano presenti
con il loro gonfalone che raffigurava le tre torri
del castello su uno sfondo bianco e rosso, i colori
del blasone di Boemondo. Dopo la morte di Federico,
si assistette alla disputa sulla sua successione,
conclusasi nel 1266 con la battaglia di Benevento
che vide la vittoria di Carlo dAngiò
contro Manfredi; nellatrio del castello è
tuttora visibile unincisione dellepoca
che ricorda la presenza di mille rendesi schierati
contro Manfredi. Nel periodo Angioino, Rende venne
affidata al Vescovo-Conte di Cosenza, di cui seguì
le sorti. Dopo alterne vicende, si ritrova dal 1319
la presenza della famiglia Migliarese da Rende al
servizio della Casa dAngiò. Giovanni
Migliarese venne nominato cavaliere di compagnia del
Re Roberto dAngiò e Godefrido Migliarese
venne investito del feudo di Malvito. Nel 1437 Rende,
come tutta la Calabria, passò sotto il dominio
aragonese e fu data in feudo alla Famiglia Adorno
di Genova nel 1442. Con l'avvento di Carlo V il feudo
passò sotto il controllo di Fernando d'Alarçon,
governatore di Cosenza. nel 1531 rende fu elevata
da Feudo a Marchesato. Nel 1535 Fernando d'Alarçon
guidò i rendesi, imbarcatisi a Napoli con il
re Carlo V, nella battaglia di Tunisi contro i Mori.
Il dominio su Rende degli Alarçon de Mendoza
durò fino al 1817. Durante questo periodo i
rendesi furono al fianco di Carlo V e con Ferdinando
d'Alarçon nel 1565 sotto il comando di Gian
Domenico Migliarese nella battaglia di Malta contro
i Turchi e nel 1571 nella battaglia di Lepanto guidati
da Diego de Guiera. Nel 1794 anche a Rende presero
corpo le idee della Rivoluzione francese. I soprusi,
le tasse e le ingiustizie aumentarono l'odio verso
il dominio borbonico. Portavoce di questo malumore
fu Domenico Vanni che ricevette Gioacchino Murat,
Maresciallo dell'Impero con Napoleone, quando questi
passò da Cosenza. Nel 1817 il Castello venne
venduto alla famiglia Magdalone, proprietaria anche
di numerosi terreni del Marchesato. Durante il risorgimento,
anche i rendesi si stancarono di francesi e borbonici
e molti di loro diventarono carbonari partecipando
ai moti del 1820-21 e del 1831. Nel 1860 l'entusiasmo
per lo sbarco dei mille a Marsala contagiò
anche i rendesi che diedero vita al "Comitato
centrale della calabria" per dare appoggio logistico
e militare, nonché rifornimenti, a Garibaldi
che con le sue truppe si accampò in località
Marchesino.
Il 24 agosto del 1860 Rende insorse contro i Borboni
e acclamò Vittorio Emanuele II, re d'Italia.