Morano
Calabro è un comune della provincia di Cosenza.
ETIMOLOGIA
Il toponimo Muranum compare per la prima volta in
una pietra miliare del II secolo AC, e attesta l'origine
romana del centro. Nella Lapis Pollae, Muranum risulta
stazione della Via Capua-Reggio, antica strada consolare
romana, comunemente denominata come Popilia o Annia.
Successivamente, nel cosiddetto Itinerario di Antonino
(III sec. d. C.) e nella Tabula Peutingeriana (III
sec. d. C.), appare con il nome di Summuranum. L'appellativo
di Calabro venne aggiunto con un decreto di Vittorio
Emanuele II del giugno 1863, per distinguerlo da Morano
sul Po. Nel 2003 Morano riceve la "Bandiera Arancione"
del Touring Club Italiano, sempre nello stesso anno
entra a far parte dei "Borghi più belli
d'Italia".
MANIFESTAZIONI
Festa della Bandiera (domenica più vicina al
20 maggio)
ORIGINI
E CENNI STORICI
All'epoca Romana risalgono i resti di un antico fortilizio,
sui quali, in età normanno-sveva (1100-1200),
sorse il castello in cima al colle su cui si erge
Morano. Nell'età medievale il borgo fu feudo
di Apollonio Morano, dei Fasanella ed Antonello Fuscaldo,
nel XIV secolo passò ai Sanseverino di Bisignano,
e nel 1614 veniva quindi ceduto agli Spinelli principi
di Scalea, fino al 1806.
FRAZIONI
Campotenese, a 1000 m.s.l.m. e ad una distanza di
12 km dal nucleo abitativo centrale del comune. Vi
si trovano alcune aziende agricole per la produzione
di latticini e carni e un consorzio per la produzione
di funghi. Rappresenta la porta naturale per il Parco
Nazionale del Pollino, grazie allo svincolo della
A3 Sa-Rc. Vi si è conclusa l' 11 tappa del
Giro d'Italia nel 1980 vinta da Gianbattista Baronchelli
EDIFICI
STORICI
Il
Castello Normanno-Svevo
Appare in ruderi sulla sommità dell'abitato
in posizione strategica da dominare tutta la valle
dell'antico fiume Sybaris (oggi Coscile). Le sue origini
risalgono all'epoca romana quando vi fu eretto un
fortilizio utilizzato come base per l'attuale castello,
edificato nel suo nucleo originario in epoca Normanno-Sveva.
Venne in seguito ampliato nel primo quarantennio del
cinquecento per volere del feudatario Pietrantonio
Sanseverino che, nel compiere i lavori volle ispirarsi
al modello del Maschio Angioino che sorge in Napoli.
Il Castello, era dunque la residenza del feudatario
in Morano, insieme al Palazzo dei Prìncipi
che sorge all'ingresso del borgo accanto alla porta
sull'antica via delle Calabrie.
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa
dei S.S. Pietro e Paolo
Sorge sulla sommità dell'abitato nei pressi
del Castello Normanno-Svevo. La sua fondazione si
fa risalire intorno all'anno mille, sebbene abbiano
inciso sulla sua architettura interventi di epoche
successive: fa però eccezione il campanile
in pianta quadrangolare, costruito in epoca medievale
e visibilmente arretrato rispetto alla chiesa. L'interno
in tre navate a croce latina è decorato da
delicati stucchi tardo-barocchi (seconda metà
del secolo XVIII). Pregevolissime opere d'arte sono
ivi custodite e vanno dal sec. XV ai primi decenni
dell'800'. Al XV secolo appartengono un Sarcofago
in bassorilievo appartenete alla famiglia Fasanella
(feudatari del borgo fino alla prima metà del
400'); un affresco raffigurante la Vergine delle Grazie
e proveniente dall'omonima cappella suburbana; una
Croce Processionale in argento di Antonello de Saxonia
del 1445. Risalgono poi al sec. XVI quattro statue
in marmo eseguite da Pietro Bernini, padre di Gianlorenzo,
scultore toscano attivo in Napoli fra la seconda metà
del '500 e la prima metà del '600. Le statue
raffigurano: Santa Caterina d'Alessandria e Santa
Lucia del 1592, San Pietro e San Paolo del 1602. Sono
del medesimo periodo altre opere: la Candelora, statua
appartenete probabilmente a Giovan Pietro Cerchiaro;
un San Carlo Borromeo di Ignoto di scuola napoletana;
un Compianto sul Cristo morto e due tele raffiguranti
i Santi Pietro e Paolo del Pomarancio. Importante
è la presenza di due pale d'altare del seicento:
l'adorazione dei pastori e la Madonna in trono col
Bambinello e quattro Santi, attribuite al calabrese
Giovan Battista Colimodio (1666). Della seconda metà
del '700 è il Coro realizzato fra il 1792 e
il 1805, capolavoro in stile rococò di Mario
ed Agostino Fusco.
Collegiata di S. Maria Maddalena
L'antico nucleo dell'edificio religioso sorgeva al
di fuori della cinta muraria medievale come piccola
cappella suburbana del 1097. Ampliata in pianta a
croce latina in tre navate, venne più volte
rimaneggiata dal XVI secolo alla prima metà
del 700', quando assunse il titolo di #REDIRECT Collegiata
il 3 febbraio 1737 con bolla di papa Clemente XII.
Nel corso del XVIII secolo splendide decorazioni tardo
barocche commissionate a Donato Sarnicola conferiscono
all'interno un aspetto maestoso, da farla ritenere
uno degli esempi più alti del barocco calabrese.
Il campanile (1817) e la cupola (1862) furono rivestiti
di maioliche in stile campano di colore giallo e verde,
mentre la facciata fu completata negli anni 40' del
XIX secolo in stile neoclassico. All'interno sono
conservate pregevoli opere d'arte. Appartengono alla
scuola di Pietro Bernini un ciborio e due angeli oranti
posti alle estremità dell'altar maggiore, mentre
è del celebre scultore Antonello Gagini la
Madonna degl'Angioli (1505) proveniente dal cittadino
monastero di Colloreto. Sono presenti alcune pale
d'altare di scuola napoletana del settecento di Pedro
Lopez, della famiglia Sarnelli, di Giuseppe Tomajoli
e del canonico moranese Lo Tufo. Splendide opere lignee
adornano la collegiata: il coro (1792), il pulpito
ed alcuni stipi sacri realizzati fra la fine del 700'
ed i primi anni dell'800' da Mario ed Agostino Fusco.
Sono custodite nella Collegiata numerose reliquie
di santi, fra cui una pietra del Santo Sepolcro e
un'orma del sandalo che S. Francesco da Paola lasciò
su una roccia del monte Sant'Angelo nell'atto di benedire
la Calabria prima di recarsi in Francia.
Il polittico del Vivarini
L'opera fu realizzata nel 1477 dal pittore veneto
Bartolomeo Vivarini su apposita commissione della
nobile famiglia Sanseverino per il cittadino Monastero
di San Bernardino da Siena. Dopo vari tentativi di
trafugamento e un accurato restauro, dal 1995 il polittico
è custodito presso la cappella di S. Silvestro,
nella sagrestia della Collegiata della Maddalena.
Le figure dei santi ivi rappresentate sono di ispirazione
francescana ed hanno una chiara relazione con la devozione
popolare e con la predicazione del santo patrono S.
Bernardino, in posizione centrale accanto alla Vergine
col Bambino ed a San Francesco. Opera fra le più
rappresentative del Vivarini, è l'unica testimonianza
dell'artista veneto in Calabria insieme con un trittico
custodito a Zumpano.
Chiesa di S. Nicola di Bari
L'edificio sacro - ubicato nel cuore del centro storico
(quartiere Giudea) è costituito da due
piani a navata unica. Il piano inferiore (o cripta),
risale all'epoca medievale: fra le opere d'arte custodite
si annoverano, il giudizio universale in olio su tela
di Angelo Galtieri (1737), alcune statue lignee e
tele del seicento e nella sagrestia, un Espositorio
in argento fuso sbalzato e cesellato del XVIII secolo,
corone di santi della seconda metà del secolo
XVIII e del terzo decennio del XIX secolo, calici
in argento fuso del XVII secolo, un reliquiario del
XVI secolo ed una piccola scultura in alabastro dorato
del secolo XVI raffigurante la Madonna del Buon Consiglio
Il
piano superiore è del XV secolo, rimaneggiato
in epoca barocca. Fra le opere d'arte custodite meritano
particolare attenzione un crocifisso ligneo di Ignoto
del secolo XVI, uno splendido confessionale del Frunzi
(1795), una Annunciazione del 1735 di Angelo Galtieri
ed altre pale d'altare coeve.
Chiesa e Monastero di San Bernardino da Siena
Il coplesso monastico dedicato a S. Bernardino da
Siena (protettore di Morano), venne costruito grazie
all'intervento del feudatario Pietrantonio Sanseverino
nel 1452 e consacrato nel 1485 dal vescovo di San
Marco Argentano Rutilio Zeno (o Zenone).
A seguito di numerosi atti di rimaneggiamento, dagli
interventi del 1717 ed all'incendio che nel 1898 ne
fece crollare un'ala, fino all'adattamento dell'attiguo
monastero a scuola pubblica nei primi del novecento,
il complesso venne recuperato solo grazie ad un intervento
di ristrutturazione a partire dagli anni cinquanta
- ad opera del prof. Martelli - che ripristinò
la chiesa ed il portico. È oggi monumento nazionale.
La chiesa è in stile Ogivale in navata unica
con due cappelle laterali. Il soffitto della navata
in legno lavorato a quadri è carenato alla
veneziana. Sotto l'arco santo che sovrasta l'altar
maggiore è posizionato un crocefisso del XV
secolo ad opera di Ignoto; a sinistra, campeggia uno
splendido pulpito con baldacchino del 1611. Apparteneva
al corredo sacro della chiesa il già citato
polittico del Vivarini oltre ad un coro ligneo con
leggio (1536) posto nell'#REDIRECT abside e ora rimosso.
Ventiquattro colonne di forma ottagonale in pietra
tufacea sorreggono le arcate dell'arioso chiostro
nell'attiguo monastero, dove restano tracce di affreschi
realizzati fra il 1538 ed il 1738 e rappresentanti
la vita di san Francesco.
Altri
luoghi di interesse
Convento dei Cappuccini
Costruito fra il 1590 ed il 1606, il monastero dei
Cappuccini è una struttura semplice ed essenziale
come nello stile francescano. Soppresso in epoca napoleonica
(1806), venne riaperto al culto a metà ottocento.
La
chiesa dedicata a santa Maria degli Angeli
presenta una navata con cappelle sul fianco
destro; queste ultime sono decorate da ricchi altari
lignei intarsiati alla cappuccina e risalenti al secolo
XVIII. L'altar maggiore (con splendido ciborio e #REDIRECT
paliotto con tarsie di madreperla), è sovrastato
da una tela seicentesca di Ippolito Borghese raffigurante
S. Francesco d'Assisi, la Vergine in trono ed alcuni
santi. Il monastero è fornito di un'antica
biblioteca con più di settemila volumi.
Chiesa del Carmine
Posta nelle adiacenze della Collegiata della Maddalena,
venne fondata per opera dell'ordine dei Carmelitani
nei primi del cinquecento i quali avevano allestito
in quello che è l'attuale attiguo palazzo municipale
un ospedale in soccorso dei viandanti in terrasanta.
La
chiesa è allietata da preziose opere del secolo
XVIII tra cui sono esposti all'interno due paliotti
su cuoio con decorazioni floreali attribuiti al pittore
Francesco Guardi (rispettivamente del S.S. Sacramento
e di S. Felice), una tela raffigurante la Vergine
del Carmelo fra i santi Lucia e Francesco di Paola
di Pedro Torres (altar maggiore) ed una cimasa di
Cristoforo Santanna raffigurante l'assunzione di Maria.
Un piccolo organo positivo del 700' di anonimo dipinto
da Gennaro Cociniello adorna la cantoria.
MUSEI
Centro Studi Naturalistici del Pollino "Il Nibbio"
Museo di Storia dell'Agricoltura e della Pastorizia