Venosa
è un comune in provincia di Potenza nell'area
del Vulture. È uno dei 196 comuni iscritti
all'associazione "I borghi più belli d'Italia",
assieme ad altri quattro della regione: Acerenza,
Castelmezzano, Pietrapertosa e Guardia Perticara.
Venosa, sita nel nord-est della Basilicata su un altopiano
compreso tra due valli, è circondata da una
rigogliosa vegetazione e da numerose alture. L'escursione
altimetrica del territorio venosino va da 177m slm
a 813m slm. Il
clima è di tipo temperato-sublitoraneo con
estati calde e secche ed inverni piuttosto freddi
e umidi. Non è raro superare i 40° in estate
ed andare al di sotto dello zero in inverno. La media
pluviometrica si aggira intorno ai 600mm annui, con
i picchi precipitativi nei mesi autunnali ed invernali.
I mesi estivi, invece, sono quelli più secchi.
La neve fa la sua comparsa ogni inverno con una media
di 20cm/anno circa.
ETIMOLOGIA
Anticamente chiamata Venusia, è di origine
sconosciuta.
DA
VEDERE
Anfiteatro
Romano
Costruito tra il I e il II secolo d.C., è stato
privato di molte opere e ornamenti, attualmente collocati
in altri monumenti di Venosa (molti furono sfruttati
per erigere la Chiesa Incompiuta). Il primo scavo
fu commissionato dai Borboni nel XIX secolo, dove
furono trovati una serie di bronzi, monete, terrecotte
ma, per abbandono, i ruderi furono risotterrati. Solamente
nel 1935 fu riportato il tutto alla luce. L'Anfiteatro
romano ha una forma ellittica, su tre piani, in parte
costruiti fuori terra e in parte realizzati tagliando
a terrazze il terreno in cui sorge. L'asse maggiore
misura 70 m mentre l'asse minore 40 m. Esaminando
questi dati, si ritiene che questa struttura accogliesse
a suo tempo circa diecimila spettatori. Il livello
più basso è quello dell'arena, ove si
trova la terrazza del "podio" per i personaggi
importanti. Vi sono altri due livelli, sostenuti da
tre ambulacri concentrici: il primo livello detto
"ima cavea", il secondo "media cavea"
e il terzo "summa cavea".
Museo
Archeologico
Inaugurato nel 1991 e ubicato nel Castello Aragonese,
il museo archeologico contiene svariati reperti di
diverse civiltà ed epoche storiche. Si apre
con una sezione dedicata alla preistoria, ove sono
custodite testimonianze che vanno dal Paleolitico
inferiore all'età del Bronzo. Contiene altre
cinque sezioni, che vanno dalla fase preromana al
periodo normanno. Tra i reperti più distintivi
sono da citare la Testa di Diadumeno (appartenente
a una statua perduta, nonché una copia di Diadumeno
di Policleto); un frammento della Tabula Bantina,
lastra in bronzo con testi legislativi scritti in
osco e un askos (vaso schiacciato di origine greca)
a decorazione policroma rinvenuto a Lavello.
Complesso
della Santissima Trinità
Riconosciuto monumento nazionale dal 1897. Costruito
ove, in tempi remoti, esisteva un tempio pagano dedicato
a Imene, il Complesso della Santissima Trinità
è un'attrazione che comprende due chiese. La
chiesa antica (o chiesa vecchia) risale all'epoca
paleocristiana, sebbene, in seguito, fu modificata
e restaurata dai Longobardi e dai Normanni. La Chiesa
ospita la tomba degli Altavilla e della moglie ripudiata
di Roberto il Guiscardo, Aberada. La chiesa nuova
(o chiesa incompiuta) fu iniziata tra l'XI e il XII
secolo per ampliare quella antica, sfruttando i materiali
sotratti all'anfiteatro romano, ma la sua edificazione
non fu mai portata a termine.
Concattedrale
di Sant'Andrea
Edificata per volere di Pirro del Balzo, tra il 1470
e il 1502, fu consacrata il 13 marzo 1531. Per favorirne
la costruzione, fu demolita la chiesa di San Basilio,
assieme alle botteghe e alle abitazioni circostanti.
L'interno del monumento è suddiviso in due
piani e tre navate, adornate con archi a sesto acuto.
Nella navata destra figura la Cappella del Santissimo
Sacramento, decorata con un arco caratterizzato da
putti, candelabri e festoni. Al piano inferiore si
trova la cripta che ospita la tomba di Maria Donata
Orsini, moglie di Pirro del Balzo.
Chiesa
del Purgatorio
Costruzione in stile barocco e chiamata anche chiesa
di San Filippo Neri, fu innalzata nel 1679 per volere
dei "Confratelli del Monte dei Morti", i
quali diedero anche il sostegno economico per la sua
edificazione. Sul portale dingresso si trova
un'incisione ove è scritta una frase del poeta
Orazio, "Pulvis et umbra". Si suppone che
abbia partecipato al progetto un architetto di Roma
mandato dal cardinale Giovanni Battista De Luca. Al
suo interno vi sono un polittico del seicento di autore
ignoto, raffigurante la creazione del mondo e tele
di Carlo Maratta del XVIII secolo.
Palazzo
Calvini
Costruito nel seicento, fu, in seguito, modificato
e restaurato nel settecento e nell'Ottocento. Al suo
interno si trova una tavola di marmo chiamata "I
Fasti Municipali", ove vi sono incisi nomi di
magistrati romani dal 34 al 28 a.C. Attualmente, è
la sede del comune della cittadina.
Casa
di Quinto Orazio Flacco
La cosiddetta Casa di Quinto Orazio Flacco, risalente
al II secolo d.C., consta di due stanze adiacenti
individuate come ambienti di un complesso termale:
l'una semicircolare allestita con arredi e supellettili
di epoca romana ricostruiti con la tecnica dell'archeologia
sperimentale e l'altra rettangolare senza copertura.
L'esterno, per la presenza della parete muraria in
opus reticulatum e opus latericium , racchiude un
suggestivo valore architettonico.
Fontana
Angioina
Fu eretta nel 1298, in onore di Carlo D'Angiò,
il quale soggiornò a Venosa nel settembre 1271
e nel giugno 1272. Presenta due leoni in pietra (provenienti
dalle rovine romane) posti alle estremità,
una parte di colonna romana posta al centro (poco
distante da essa) e ventidue piuoli in pietra che
separano la piazza del Castello dalla Fontana.
Fontana
di Messer Oto
Costruita tra il 1313 e il 1314 per rendere omaggio
al sovrano Ruggero D'Angiò. È sormontata
da un grande leone di pietra, sottratto a una costruzione
romana della città, e nella parte posteriore
è corredata di una larga vasca, che a suo tempo
veniva sfruttata come lavatoio pubblico.
Fontana
di San Marco
Risalente a fine cinquecento, prese il nome dalla
chiesa che sorgeva di fronte.
Parco
archeologico
Situato vicino alla Chiesa Incompiuta, conserva testimonianze
comprese tra il periodo repubblicano e l'età
medievale. È possibile rimirare il complesso
termale, articolato in diversi ambienti come il frigidarium,
composto da un mosaico pavimentale raffigurante animali
marini e il calidarium, il bagno caldo
con piccoli pilastri in mattone. Si prosegue per il
complesso episcopale della Santissima Trinità,
contenente al centro una vasca battesimale a forma
esagonale, preceduta da tre piccole navate, in una
delle quali è ricavata una seconda vasca battesimale
cruciforme.
Catacombe
ebraiche
Sono situate sulla collina della Maddalena, in una
zona periferica di Venosa. Datate tra il IV e il VI
secolo d.C. secondo la documentazione epigrafica,
furono scoperte nel 1853 e divennero oggetto di studio
sistematico a partire dal 1974. Sono composte da una
serie di corridoi lungo i quali si possono ammirare
sepolture e iconografie ebraiche. Accanto a tali catacombe,
vi è un'altra struttura che ospita quelle cristiane,
costituendo una testimonianza di convivenza pacifica
tra ebrei e cristiani.
MANIFESTAZIONI
Festa della Santissima Trinità - una delle
feste religiose più rappresentative del posto
che si svolge presso la chiesa della Santissima Trinità.
Anni prima era più folkloristica e sono spariti
alcuni elementi tradizionali che la distinguevano.
Attualmente si può raggiungere con estrema
facilità tramite i mezzi di trasporto ma in
tempi remoti vi si giungeva con carri che partivano
la notte precedente o giorni prima e si fermavano
a campeggiare sul piazzale antistante dell'Abbazia
accendendo i falò. Ad arricchire lo scenario
della festa erano i "castagnari" con le
loro bancarelle di frutta secca.
Festa patronale di San Rocco - Anche se il principale
patrono di Venosa è San Felice di Thibiuca
(o Felice di Thibiuca, 247-303), la devozione popolare
ha eletto a coprotettore San Rocco la cui festa si
celebra il 16 agosto. Anche questa festa, anni fa,
aveva un tono più tradizionale e dalla chiesa
partiva la processione che attraversava tutte le vie
del comune e terminava con i fuochi d'artificio. Da
segnalare anche la partecipazione di una orchestra
lirico-sinfonica (presente tuttora) che allietava
il giorno di giubilo.
Madonna Delle Grazie - In passato veniva celebrata
durante la prima domenica di maggio, attualmente nella
prima domenica di luglio. In quella domenica si consumava
un pasto a base di pollo e si dedicava alla Madonna
delle Grazie una novena a partire dalla sera del 30
aprile per 9 giorni di seguito, in coincidenza con
l'inizio del mese Mariano con processione per le strade
della cittadina. Attualmente risulta un po' diversa,
poiché con il Concilio Vaticano II, le feste
popolari religiose sono state in parte soppresse o
limitate alla sola zona di appartenenza alla parrocchia.
Certamen horatianum - è una gara di traduzione
e commento storico-letterario delle opere di Orazio,
che si tiene ogni anno nella sede del Liceo Classico
Statale "Q. Orazio Flacco". Nata nel 1986,
la manifestazione, inizialmente a livello regionale,
ha raggiunto, gradualmente, un riconoscimento nazionale
nel 1992 e possono parteciparvi anche allievi di altre
scuole europee a indirizzo classico.
Festival del Cabaret di Basilicata - nato piuttosto
di recente (nel 2002) per idea dell'Associazione culturale
LAltrarte, in collaborazione con
l "Artistica Management", è
stato organizzato con lo scopo di scoprire e far emergere
nuovi talenti del cabaret e della comicità
in generale. I partecipanti sono visionati da una
giuria di esperti del settore e da personalità
del mondo della cultura.
Festa della Vendemmia - chiamato anche Rito della
Vendemmia, è un evento di natura enogastronomica
che si organizza nella prima settimana d'ottobre.
Il vino gioca il ruolo da protagonista, ove vengono
degustate le diverse varietà di uva di tutta
la produzione vinicola del venosino. Tuttavia vi è
anche spazio per assaggiare le pietanze tipiche, visitare
i monumenti e i palazzi del centro storico di Venosa.
Sagra delle "Ciammarichidd" (Lumachelle)
- manifestazione gastronomica e culturale che si organizza
nel mese di agosto. Vengono allestite mostre e degustazioni
di prodotti tipici, il tutto accompagnato da esibizioni
di gruppi folkloristici.
GASTRONOMIA
Venosa, assieme ad altri comuni del Vulture come Barile,
Melfi, Rionero, Acerenza, Ripacandida e Rapolla, produce
l'Aglianico del Vulture, vino di pregiata qualità
che ha ricevuto il marchio DOC il 18 febbraio 1971
ed è considerato uno dei migliori vini rossi
italiani. Il vitigno fu portato in Italia dai coloni
greci e i Romani lo sfruttarono per produrre il vino
Falerno. Venosa ha anche ospitato diverse edizioni
dell'Aglianica, manifestazione vinicola a livello
nazionale che promuove il prodotto locale (altri comuni
ove si tiene l'evento sono Rionero, Barile e Melfi).
Rinomato è anche l'olio extravergine, prodotto
anch'esso in altre zone del Vulture, il quale si fregia
del marchio DOP per decreto ministeriale del 25 marzo
2005. Venosa ha anche dei piatti tipici:
Lagane e Ceci - le lagane sono un tipo di tagliatelle
a base di farina di grano duro già conosciute
ai tempi dell'Antica Roma. Si ottengono da una sfoglia
circolare, arrotolata su se stessa e tagliata a listarelle
con un diametro di circa un centimetro. Vengono preparate
con ceci, olio d'oliva, pomodori pelati, basilico,
aglio, sale e pepe.
Past' e tar' cucòzz - penne condite con i talli
di zucca, pomodori pelati, aglio, prezzemolo, olio
d'oliva e sale.
Strascinati con lu 'ntruppc - tipo di pasta fatta
in casa, definita con lu 'ntruppc (intoppo) proprio
per il gradevole intoppo per lingua e palato. Gli
strascinati vengono preparati con un sugo composto
da pezzi di carne mista come maiale, vitello e salsiccia,
in aggiunta di cipolla, pecorino, olio di oliva e
sale. Questo sugo, che in genere viene preparato durante
grandi occasioni di festa, era anche detto della "mamma",
per la cura che ella dedicava nel cuocerlo sin dalle
prime ore del mattino.
U cutturidd - carne di pecora (o agnello) tagliata
a pezzi grossi, condita con pomodori piccoli e maturi,
peperoncino piccante, patate e cipolle tagliate, aglio,
lardo, prezzemolo, olio d'oliva e sale. Tutti gli
ingredienti, in aggiunta di acqua, vengono messi a
cuocere in un tegame di terracotta a fuoco lento.
Un piatto simile è anche di tradizione ad Altamura
e Tricarico.
Lampascioni fritti - piccole cipolle selvatiche fritte
con olio d'oliva e condite con aglio, peperoncino
piccante e sale.
Pizzicannelli - dolcetti di colore scuro, fatti con
cacao, cannella, mandorle (sgusciate, abbrustolite
e macinate), buccia di limone grattugiata, caffè
e zucchero.
Raffaiuoli - altri dolcetti di colore bianco ricoperti
di una glassa fatta con uovo e zucchero.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Le tracce rinvenute (risalenti a circa 600.000 anni
fa) assieme a resti di una necropoli neolitica, trovati
in località Toppo d'Aguzzo a Rapolla nelle
vicinanze del territorio venosino, certificano la
presenza umana nel territorio di Venosa sin dai tempi
della Preistoria. Gran parte di queste testimonianze
si trovano al "Parco Paleolitico" di Notarchirico,
un'area non molto lontana dal centro. La cittadina,
probabilmente fondata dalle popolazioni latine, fu
strappata dai Romani ai Sanniti nel 291 a.C., e ne
fecero una colonia, ove si trasferirono circa 20.000
persone. Entrata a far parte dell'impero romano, la
città ricevette il titolo di Municipium (città
romana), conferendo il diritto di voto e di cittadinanza
ai suoi abitanti.
Diverse
le ipotesi sull'etimologia di Venusia. Raccoglie maggior
credito quella che ritiene la città fondata
in onore della dea dellamore, Venere (in latino
Venus, anche tramite il trasformato fenicio Benoth).
Per altri, lorigine del nome è nellabbondanza
e bontà dei suoi vini (vinosa), oppure nelle
vene d'acqua di cui è ricca o, ancora, nel
clima ventilato (ventosa).
Con
l'occupazione romana, Venosa acquisì un grande
sviluppo, data la sua collocazione privilegiata nella
Via Appia (una delle più importanti vie di
comunicazione dell'antichità), che collegava
Roma a Brindisi. Nel 65 a.C., nel municipio nacque
e visse la propria adolescenza Quinto Orazio Flacco,
uno dei più illustri poeti dell'epoca antica,
emigrato, in seguito, a Roma.
Nei
primi periodi dell'avvento del Cristianesimo (intorno
al 70 d.C.), si insediò a Venosa una delle
prime comunità ebraiche in Italia, che riuscì
a integrarsi con la popolazione locale. Una testimonianza
di tale convivenza è la collina della Maddalena,
in cui sono collocate nelle sue cavità sia
sepolture semite che cristiane. Nel 114 d.C., fu aperta
la via Traiana, che collegava Benevento e Brindisi
ma non toccò Venosa, portando conseguenze economiche
svantaggiose per la città.
Con
la caduta dell'impero romano e il conseguente avvento
dell'era medievale, Venosa fu soggetta a ripetute
occupazioni da parte di popolazioni barbariche dal
V secolo. Nel 476 gli Eruli di Odoacre invasero la
cittadina mentre gli Ostrogoti, nel 493, la trasformarono
in un centro amministrativo, politico ed economico,
titolo in seguito conferito ad Acerenza. Tra il 570
e il 590, i Longobardi la elessero sede di gastaldato;
nell'842 la città fu saccheggiata dai Saraceni,
i quali, a sua volta, furono cacciati da Ludovico
II, imperatore del Sacro Romano Impero.
Seguirono
i Bizantini, che furono sconfitti, durante la battaglia
del fiume Olivento, dai Normanni di Arduino nel 1041.
Durante il dominio normanno, Venosa fu assegnata a
Drogone d'Altavilla. Da segnalare anche la presenza
dei Greci intorno al 980 d.C., testimoniata dal monastero
di "San Nicola di Morbano". Nel 1133, Venosa
fu saccheggiata e data alle fiamme da Ruggero II di
Sicilia. Con la venuta degli Svevi, Federico II fece
costruire un Castello, eretto in un luogo ove esisteva
un fortilizio Longobardo del XI secolo, a cui assegnerà
la funzione di Tesoro del Regno (Ministero delle Finanze).
Dal
1200, il Castello divenne il convento dei Frati Agostiniani,
passato poi ai Salesiani e infine ai Padri Trinitari,
che ancora oggi albergano nell'edificio. Intorno al
1177, circa lo stesso periodo dei Frati Agostiniani,
vi era la presenza di monache nel "Monastero
di San Benedetto". Nel 1232, nasce a Venosa il
futuro imperatore svevo Manfredi, figlio di Federico
II e Bianca Lancia. Agli Svevi successero gli Angioini
e nel 1304, l'imperatore Carlo D'Angiò assegna
Venosa con titolo comitale al figlio Roberto, detto
"Il Saggio".
Dopo
un continuo avvicendarsi di signori feudali, la città
fu concessa in feudo agli Orsini nel 1453. Fu portata
in dote nel 1443 da Donata Orsini al duca Pirro Del
Balzo, che fece costruire il Castello (dal 1460 al
1470) e la concattedrale di Sant'Andrea (di cui si
conosce solo la data di terminazione, 1502, e di consacrazione,
1531).
Dopo
gli Angioini, si stanziarono gli Aragonesi della famiglia
Gesualdo, che divennero, nel 1561, feudatari e principi
di Venosa, rendendo la città un importante
centro di attività culturali, intellettuali
e artistiche. Fu in questo periodo che visse il principe
Carlo Gesualdo, musicista tra i più prestigiosi
del suo tempo ma anche tra i più discussi;
si dice che il compositore si sia rifugiato nel suo
feudo di Gesualdo dopo aver assassinato, a Napoli,
la sua sposa (nonché cugina) Maria d'Avalos,
rea di averlo tradito con il duca di Andria, Fabrizio
Carafa.
Nel
1589, secondo le norme del Concilio di Trento, il
monastero femminile "Santa Maria della Scala"
fu trasferito e costruito al di fuori delle mura della
città. Nel tardo Rinascimento, nacque il futuro
cardinale Giovanni Battista De Luca nel 1614, il quale
si trasferì per studiare a Salerno e Napoli,
per poi stabilirsi a Roma, ove ricevette la nomina
di cardinale dal papa Innocenzo XI. Nel 1647, Venosa
prese parte alla rivolta masaniellana, guidata in
Basilicata da Matteo Cristiano.
Dal settecento a oggi [modifica]In entrambi i secoli,
il feudo di Venosa fu affidato a varie famiglie nobili,
come i Ludovisi e i Caracciolo. Sul finire del '700,
i Rapolla e altri galantuomini venosini elaborano
la costituzione della municipalità repubblicana,
che fu ostacolata dalle rivolte del popolo, creandò
così un forte conflitto tra le due parti.
Nel
1808, Venosa divenne la terza città con più
possedimenti della Basilicata, dopo Melfi e Matera,
oltre ad avere diritto attivo e passivo nel Parlamento
Nazionale Napoleonico. Nel 1820, ebbe un piccolo ruolo
nelle sommosse contadine e nei moti carbonari. Durante
i moti del 1848, tra i venosini si rese protagonista
Luigi La Vista, giovane poeta e scrittore di sentimenti
liberali, che fu ucciso il 15 maggio 1848 a Napoli
da alcuni soldati svizzeri.
Tra
il gennaio e il luglio del 1849, Venosa registrò
probabilmente il periodo più nero della sua
storia contemporanea. Si instaurò un durissimo
astio tra possidenti terrieri, chi era favorevole
alla cessione di quote di terre ai contadini e chi
invece era contrario. Il disaccordo sfociò
in una vera e propria guerra civile, aggravata da
interessi politici e vendette. Il conflitto fu bruscamente
represso e molte persone (in gran parte innocenti)
finirono nelle segrete del Castello.
Con
l'unità d'Italia, nel 1861 fu conquistata dai
briganti del rionerese Carmine Crocco, i quali, dopo
aver sconfitto la guarnigione della Guardia Nazionale
venosina, furono accolti e appoggiati dalla popolazione
locale. Durante l'occupazione fu ucciso Francesco
Nitti, nonno del meridionalista e politico Francesco
Saverio Nitti. Nel 1866, nacque a Venosa Vincenzo
Tangorra, deputato del Partito Popolare e ministro
del Tesoro durante il primo governo Mussolini. Nel
1889, Giustino Fortunato ricevette la cittadinanza
onoraria per il suo impegno profuso nella costruzione
della linea ferroviaria Rocchetta-Gioia del Colle.
Nel
1908 avvenne il passaggio dall'illuminazione a petrolio
e gas a quella elettrica. Nel 1944, nell'ultimo periodo
della Seconda guerra mondiale, fu costruita una pista
di volo per le truppe del 485° Gruppo da Bombardamento
dell'USAAF.[8] Fu l'unico aeroporto costruito in Basilicata
nel periodo bellico. Nel 1946, terminata la Seconda
guerra mondiale, il referendum istituzionale del 2
giugno registrò 3.047 voti per la monarchia
e 2.959 per la repubblica. Nel 1992 si celebrò
il bimillenario della morte di Orazio Flacco.