Potenza
è una città italiana, capoluogo dell'omonima
provincia e della regione Basilicata; se si considera
la cosiddetta area metropolitana, ossia la rete dei
comuni del circondario, la popolazione sale ad oltre
100.000 abitanti. Potenza è la città
più popolosa della Basilicata ed è situata
ad un'altezza di 819 metri sul livello del mare, risultando
il capoluogo di Regione più alto dell'Italia
peninsulare. La città sorge lungo una dorsale
appenninica a nord delle Dolomiti lucane nell'alta
valle del Basento, attraversata dal corso del fiume
omonimo e racchiusa da vari monti più alti
come ad esempio i Monti Li Foj. L'antico nucleo medievale,
il quartiere centro storico, è in alto, mentre
i moderni ed estesi quartieri sono sorti più
in basso. Probabilmente, la prima collocazione della
città fu a quota 1.095 di altitudine, in località
oggi denominata Serra di Vaglio. In epoca successiva,
l'insediamento urbano potrebbe essersi trasferito,
per ragioni ignote, sul colle ove è attualmente
il centro antico. Il fiume Basento che attraversa
la città purtroppo non è in buone condizioni
e sarà presto sormontato da nuovi ponti e viadotti,
la cui costruzione ha visto, ovviamente, l'abbattimento
di alberi e piante che crescevano spontaneamente alle
rive del fiume. Per quanto riguarda invece il Rischio
Sismico nel centro urbano della città di Potenza
il 70% circa degli edifici in cemento armato sono
stati progettati e realizzati prima del 1981 e, anche
per quelli realizzati successivamente che oggi non
devono fare i conti anche con il degrado naturale
dei materiali, i progetti sono stati portati a compimento
secondo una classificazione che collocava Potenza
in seconda categoria (media sismicità) mentre,
attualmente, il capoluogo è considerato ricadente
in zona ad alta sismicità. Il protocollo prevede
un'indagine su tutto il territorio che proceda in
modo graduale. Ci si interesserà prima delle
zone meno conosciute che per numero di abitanti, però,
risultano di importanza strategica per il sistema
urbano.
ETIMOLOGIA
Deriva da Potentia, ossia "la potente",
formazione latina di tipo augurale.
MANIFESTAZIONI
L'8 agosto 2006 si è celebrato il bicentenario
di Potenza Città Capoluogo di Regione (1806-2006)
e in occasione di tale evento sono stati molti i festeggiamenti
in città.
Nel mese di maggio si tiene il MiniMusicMarket, un
festival musicale che ha lo scopo di rappresentare
anno per anno la situazione musicale nell'intera regione
Basilicata. La manifestazione produce un cd antologico
distribuito in tutta la Basilicata.
Agli inizi di settembre, si tiene presso la località
San Luca Branca (Potenza-Est), la gara di fuochi pirotecnici.
Questo evento raccoglie ogni anno migliaia di cittadini
provenienti dall'area urbana e dalla provincia di
Potenza.
Solitamente ogni mese di maggio si tiene presso uno
dei tre piazzali della Regione, a Poggio Tre Galli,
la Giornata dell'Arte e della Creatività Studentesca,
che vede protagonisti tutti gli alunni degli istituti
superiori, licei e anche non appartenenti al rango
scolastico, in competizioni di ambito artistico e
musicale, con stand organizzati dai ragazzi stessi.
Il
maggio potentino
Il
Maggio Potentino identifica una serie di eventi che
il Comune di Potenza organizza in concomitanza con
le festività in onore del santo patrono della
città, San Gerardo. Si caratterizza da un mese
e anche più di manifestazioni, mostre culturali,
eventi particolari di ambito variabile. Ogni anno,
il 29 e 30 Maggio, si prepara la festa cittadina.
Il 29 caratterizza la classica Sfilata dei Turchi,
sfilata in costume che rispecchiano la tradizione
della città, seguita dal Palio dei Cavalli,
allo Stadio Viviani[9]. Mentre il 30 corrisponde al
giorno in cui si venera il Santo Patrono, San Gerardo.
Il culto è molto sentito tra la cittadinanza,
difatti nei giorni precedenti alla festa patronale
l'associazione culturale I Portatori del Santo, organizzano
serate in Largo Pignatari, in pieno centro storico,
con musica popolare locale dal vivo, degustazione
di prodotti tipici e vini locali.
La
sfilata dei Turchi
La leggenda vuole che proprio un miracolo di San Gerardo
permise ai potentini di respingere l'attacco dei Turchi
che avevano risalito il fiume Basento fino a Potenza.
Per tale motivo nel mese di maggio si tiene la rievocazione
di tale episodio con una sfilata in costume. La festa
si svolge la sera del 29 maggio, precedente alla giornata
dedicata alla celebrazione di San Gerardo e rappresenta
un evento esemplificativo della forte commistione
in Basilicata tra il sacro e il profano. La sfilata
prende le mosse dalla Basilica di San Gerardo e, al
seguito di araldi e bambini vestiti da angeli, ci
sono gli schiavi turchi che trainano la galea sulla
quale ci sono tre bambini, uno dei quali rappresenta
il Santo. Il corteo è seguito da giannizzeri
e da saraceni che scortano, a loro volta, la carrozza
in cui si trova sdraiato il Gran Turco. Chiude la
sfilata, dopo il passaggio dei nobili, degli arcieri
e degli sbandieratori, il tempietto di San Gerardo.
DA
VEDERE
Il centro della città è in piazza Matteotti,
sulla quale si affaccia il Palazzo del Comune, attraversata
dalla via Pretoria (U' Strusc' in potentino), animata
via cittadina del centro che si allarga nella centrale
piazza Mario Pagano, detta dai potentini Piazza Prefettura
poiché ospita l'ottocentesco palazzo della
prefettura, oggi dimora del Prefetto e sede degli
uffici provinciali. Nella stessa piazza è presente
il noto Teatro Stabile, costruito nel 1856 e inaugurato
nel 1865 a causa di un'interruzione dei lavori dovuta
a terremoti, frequenti nella zona. Nelle zone più
a valle del colle sul quale sorge la città,
invece, si sono venuti a formare svariati quartieri
residenziali, zone popolari e commerciali che hanno
reso la città più importante nel suo
ruolo di capoluogo, contribuendo enormemente al suo
sviluppo.
Il
Duomo situato nell'omonima piazza: restaurato a fine
'700, conserva il rosone e l'abside della costruzione
del XII secolo, è dedicato a San Gerardo, patrono
della città. Nel retro di Piazza Mario Pagano
è situata la chiesa di S. Francesco, fondata
nel 1274, con portale e campanile del '400. Nell'interno
vi è il sepolcro rinascimentale De Grasis,
che ha accanto una Madonna di stile bizantineggiante
del '200. Proseguendo in Via Pretoria verso ovest
si incontra la chiesa romanica di S. Michele (XI-XII
secolo), con tozzo campanile. Nel rione Santa Maria
ha sede la chiesa di S. Maria del Sepolcro, secolo
XIII, XV e XVII.
Più a sud, nei pressi del Cimitero, ha sede
l'antica chiesa di S. Rocco dove sono conservate delle
antiche statue in legno raffiguranti San Vito e San
Rocco, costruite a metà Ottocento.
In
piazza Beato Bonaventura, sull'estremità est
del centro storico della città, si possono
ammirare i resti del Castello. Costruito probabilmente
dai Longobardi intorno all'anno 1000 e costituì
la vera "piazza" delle varie dominazioni
di Potenza. Gli ultimi proprietari, ovvero Carlo Loffredo
e Beatrice Guevara donarono ai frati cappuccini l'intero
edificio, ad eccezione della Torre. In seguito il
castello fu adibito a lazzaretto, dedicando una cappella
a San Carlo: divenne, così, la sede dell'Ospedale
San Carlo per alcuni anni, almeno fino al 1935, quando
l'ospedale si trasferì in una struttura più
moderna, nel rione Santa Maria. A metà secolo
scorso, un decreto ne dispose l'abbattimento permettendo
di salvare la torre, cilindrica, dominante la valle
del Basento. Tutto intorno, i diversi alberi nel piazzale,
definiscono la zona come un Belvedere. Dopo il sisma
del 1980, fu restaurata e adibita a galleria d'arte.
Le
Porte di Potenza, rappresentano le antiche entrate
al centro storico della città, intorno alle
mura di cinta che la racchiudevano per la difesa dagli
assalti nemici. Attualmente quelle "visibili"
sono soltanto tre, e sono:
Porta
S.Giovanni - Via Caserma Lucana
Porta S.Luca - Via Manhes
Porta S.Gerardo - Largo Duomo
Le altre porte furono abbattute nel corso dei secoli,
per la modernizzazione del nucleo urbano della città,
e sono:
Portasalza
- Via Portasalza
Porta Amendola - Largo Sinisgalli
Porta Trinità - Piazza Duca della Verdura
EDIFICI
STORICI
Palazzo Loffredo. Situato nella piazza Pignatari,
nei pressi del Duomo, è uno dei palazzi più
antichi della città, che conserva le successioni
avvenute nella città. Oggi è sede del
Museo Archeologico Nazionale della Basilicata dedicato
a Dinu Adamesteanu.
Palazzo Bonifacio. Si trova in Piazza Beato Bonaventura
ed è uno dei pochi palazzi storici ancora esistenti
nel Centro storico della città. Racchiude al
suo interno un piccolo chiostro.
Palazzo Pignatari ex Palazzo Ciccotti. Ormai non più
esistente, si trova in Largo Pignatari, nelle immediate
vicinanze del Palazzo Loffredo. Conserva soltanto
un antico portale oggi visibile dalla piazza.
Palazzo Castellucci è uno dei pochi palazzi
al centro storico che non è stato sventrato.
L'edificio si affaccia sull'omonimo larghetto, punto
di passaggio obbligato per le persone che passavano
sotto la Porta di San Giovanni. Di fronte al palazzo
Castellucci una volta c'erano numerose bancarelle,
molte di esse sono scomparse e sono rimasti solo alcuni
negozi messi in appositi container.
Monastero di San Luca, attualmente la Caserma dei
Carabinieri, sita alla fine di Via Pretoria in direzione
della Torre Guevara. In principio affidato alle suore
Cisternine dell'Ordine delle Benedettine, era l'unico
Monastero di donne in città. Successivamente
passò alle suore Clarisse o Chiariste.
Caserma Lucana. Di antica costruzione, situata in
Via Ciccotti, a Santa Maria.
Palazzo degli Uffici. Visibile da molti panorami,
si trova in Corso 18 agosto.
Ad ogni modo, le vie del centro storico sono ricche
di molti palazzi di rilievo, alcuni dei quali sono
ricordati oggi soltanto da pochi potentini.
TEATRO
STABILE
Il Teatro Stabile di Potenza è dedicato a Francesco
Stabile, musicista potentino, che ha sviluppato la
sua arte nel conservatorio di San Pietro a Majella
di Napoli. Occupa il lato occidentale della centralissima
Piazza Mario Pagano ed è stato costruito sullo
stile del teatro San Carlo di Napoli. La costruzione
del teatro fu iniziata nel 1856, ma fu interrotta
per qualche anno a causa dei frequenti terremoti verificatisi
in città in quel periodo. Il Teatro Francesco
Stabile sin dalla sua nascita nel 1881 è sempre
stato un punto d'incontro per i potentini. L'ingresso
principale per anni è stato anche il Caffè
della città. I nobili del posto, infatti, avevano
l'abitudine di occupare i tavolini che erano sistemati
lungo l'intera facciata. A gestire il locale erano
i fratelli Giugliano ai quali apparteneva anche l'impresa
che provvide ai lavori di restauro del teatro durante
gli anni venti. In quel periodo il teatro presentava
una cancellata che poggiava su una piccola gradinata.
VIA
PRETORIA
Il nome e l'origine di via Pretoria sono molto remoti,
sulla loro origine le notizie che si hanno sono ancora
poche e frammentarie. Le più probabili si possono
ricavare dagli scritti dello storico antico potentino,
Emanuele Viggiano. Da questi scritti si desume che
al tempo di Silla e delle sue guerre civili contro
Mario, egli vinse quest'ultimo e ridusse a colonie
militari romane sei delle città Lucane, tra
cui Potenza. In ognuna i queste città Silla
vi stabilì il Pretorio, Comando dei Romani,
e l'accampamento dei Pretoriani. Dunque doveva esistere
un collegamento viario fra l'accampamento romano e
il loro Comando che, con poca fantasia, venne chiamato
Via Pretoria. Questa via, che nel corso degli anni
non ha mai cambiato il suo nome ed è sempre
rimasta lì, anche di fronte a tutte le distruzioni
che la città ha dovuto subire, si estende per
tutto il centro storico a partire dal Largo di Portasalza
fino alla Torre Guevara, in quel piccolo tratto di
strada, che fu aggiustato nel 1809, e che, secondo
le legende, doveva essere chiamato Via Manhes, anziché
via Pretoria. Questo però, mancando dei veri
e propri atti comunali che lo testimoniassero, venne
comunque rinominato via Pretoria, seguendo la scia
e il basolato della strada principale.
AREE
VERDI
La villa comunale di Santa Maria, storico parco della
città.
Il parco di Montereale, al centro del quale si innalza
un monumento ai caduti.
Il parco del Seminario, ristrutturato nel 2006.
La villa del Prefetto, annessa al palazzo della Prefettura.
Il parco Baden Powel, sito nei pressi di Viale Firenze,
nel quartiere di Don Bosco, dove spesso vengono tenute
manifestazioni di tipo musicale.
Il Parco dell'Europa Unita, sito nel quartiere Poggio
Tre Galli, di recente costruzione, è un parco
che nell'estate del 2007 ha attratto molte persone
di svariate età con il suo verde, i suoi percorsi
e le sue fontane.
Intorno alla città sono inoltre presenti molte
aree verdi, boschi e foreste, atrrezzate e fruibili:
Parco
Rossellino, alle porte della città, circonda
il palazzetto dello sport, il "Palapergola";
il Lago Pantano, a 3 chilometri dal nucleo urbano
verso Sud, è frequentatissima d'estate dagli
amanti dello sport e delle passeggiate, sede di numerosi
impianti sportivi, piscine, campi volo per ultraleggeri,
campetti da calcio etc., ricca di pizzerie, ristoranti,
locali giovanili; vi è l'Oasi del WWF, sede
di un percorso di Bird Watching e di una clinica di
riabilitazione per rapaci.
Il bosco di Pallareta, alle porte della città.
Il bosco di Rifreddo, con alberghi ristoranti, impianti
per equitazione, impianti per il tiro al piattello.
Stazione turistica montana.
La foresta della Sellata a 4 km dalla città,
ricca di percorsi natura, stazione sciistica invernale,
alberghi, ristoranti, agriturismo.
ORIGINI
E CENNI STORICI
L'origine della città, certamente antichissima,
è incerta ed oscura: la sua origine potrebbe
essere stata pelasgica o sabellica o di stirpe italo-greca
(Riviello). Indubbiamente la sua posizione equidistante
tra le colonie greche di Poseidonia e Metaponto deve
averla esposta al soffio della civiltà greca,
molto più gentile e progredita rispetto ai
costumi di vita spartani che dovevano caratterizzare
queste aspre e fiere popolazioni montanare. Anche
se non si ha notizia di monete potentine o altri ritrovamenti
che attestino pienamente questa autonomia, essa dovette
effettivamente rimanere libera fino a quando Roma
non iniziò la sua politica di espansione. L'atteggiamento
delle popolazioni lucane e di Potenza nei riguardi
di Roma fu sempre di aperta ostilità: nelle
guerre tra Romani e Sanniti prima e tra Roma ed i
Bruzi dopo, essi si schierarono sempre con i nemici
di Roma. Assoggettati dalla forza delle armi, i Lucani
vissero senza particolari scosse fino all'epoca della
battaglia di Canne, quando passarono nel campo di
Annibale, puntando sulle sue fortune. Dopo la battaglia
del Metauro, nel corso della quale fu vinto ed ucciso
il fratello Asdrubale, Annibale oramai sconfitto si
ritirava in Africa, lasciando Potenza alla vendetta
di Roma che si abbatté spietata sulla città,
che da municipium, fu ridotta al rango di praefectura
prima e poi di colonia militare, con il mutare del
nome in Potentia Romanorum. Ma l'accortezza e la sapienza
di Roma non sottovalutarono la posizione geografica
e strategica della città, che fu collegata,
con l'apertura di strade militari, a molti centri
limitrofi: per Oppidum con Venusia e per Anxia a Grumentum.
La città seguì poi le vicissitudini
dell'Impero fino alla sua decadenza, e la sua fortuna
peggiorò fino al rovinoso periodo delle invasioni
barbariche. Vi giunsero allora i Bizantini che dettero
alla regione il nome di Basilicata dai basilici o
governatori che l'amministrarono ed in seguito, provenendo
dalla Apulia attraverso la regione del Vulture, i
Normanni sottomisero la città e tutta la Basilicata
per unirla alla Calabria ed alla Sicilia e creare
il forte regno che strinse in una sola unità
l'Italia Meridionale. Già in età bizantina
la regione perse definitivamente il nome di Lucania
per assumere quello di Basilicata; in epoca normanna
le scorrerie dei Saraceni minacciarono anche una città
come Potenza, lontana dalle coste e arroccata sui
contrafforti dell'Appennino all'interno. Presso Potenza
una località denominata Campo Saraceno conserva
nel nome il ricordo delle incursioni arabe. Il periodo
normanno, comunque, fu ricco per Potenza di importanti
avvenimenti: nel 1137, al tempo di Roberto il Guiscardo,
vennero accolti in città Papa Innocenzo II
e l'imperatore Lotario II; più tardi nel 1148
(o forse nel 1149) re Ruggero II vi ricevette Ludovico
re di Francia, liberato ad opera della flotta normanna
dalle mani dei saraceni, mentre ritornava da una sfortunata
spedizione in Terra Santa. Già in tale epoca
Potenza rivestiva particolare importanza come città
vescovile: si vuole che il suo primo vescovo fosse
Amando o Amanzio, altro pastore fu Gerardo di Piacenza,
salito alla sedia vescovile nel 1111 e morto nel 1119:
egli fu in seguito santificato ed è stato eletto
a patrono del città. Nel '400 Martino V, poi
papa, mosse da Potenza a Roma per partecipare al conclave
che lo elesse pontefice. Con le nozze di Costanza
d'Altavilla, ultima erede dei Normanni, con Enrico
VI figlio del Barbarossa, subentrarono nel regno del
sud gli Svevi. Potenza inquieta e forse un po' ambigua
come sempre. Seguì comunque l'aquila sveva
di Federico II il quale, nonostante questo, sospettandola
di dubbia fede la punì devastandola. Il maestoso
castello di Lagopesole, non distante dalla città,
ed il rinnovato castello normanno di Melfi rimasero
a monito di autorità e di potenza. Questa volta
Potenza seguì la sorte di Manfredi e di Corradino
e, quando il giovane e biondo re cadde decapitato
in piazza del Carmine a Napoli, le città che
avevano parteggiato per lui, come Potenza, furono
soggette alla punizione ed all'ira del vincitore Carlo
d'Angiò che, per mano dei suoi fedelissimi
Conte di Belcastro e Ruggiero Sanseverino, conte di
Marsico, infierì sui potentini ritenuti ribelli
e sul centro abitato che per gran parte fu raso al
suolo. Ma maggiori ed ancor più gravi devastazioni
ed incendi distrussero la città allorquando
il 18 dicembre 1273, uno dei tanti terremoti distruttivi
si abbatté contro le sue stremate ed affamate
popolazioni. Gli Angioini frazionarono le terre del
sud tra vassalli francesi sotto i quali le città,
tra cui Potenza, non godettero certo pace e prosperità,
anzi esse furono spesso coinvolte nelle guerre dinastiche
che travagliarono questo periodo storico: verso il
1390 re Ladislao, cui contestava il regno il cugino
Ludovico d'Angiò, pose l'assedio alla città
ed ad essa però usò clemenza il 10 aprile
1399 con decreto reale scritto "in campo Felia
prope Potentiam", sollevandola dalla dipendenza
feudale per qualche tempo. Nel 1414 Giovanna successe
al fratello Ladislao al trono degli Angiò e
la città fu ancora coinvolta nelle lotte che
seguirono con i vari pretendenti o predestinati al
trono. Ebbero ancora la città Francesco Sforza,
che la passò a Michele Attendolo di Cotignola,
e, per brevi periodi, gli Zurlo e Iacopo Caracciolo.
Sopraggiunti gli Aragonesi, il re Alfonso la sottrasse
alla contea degli Attendolo e la concesse con il suo
contado al suo fido Don Indico de Guevara, giunto
con lui dalla Spagna; a don Indico seguirono don Antonio
e quindi don Giovanni che, quale terzo conte di Potenza,
partecipò dalla parte degli Aragonesi alle
guerre contro Carlo VIII e Luigi XII. Don Alfonso
de Guevara, sesto conte di Potenza, maritò
sua figlia Beatrice ad Enrico di Loffredo, marchese
di S. Agata e di Trevico, è così la
città, che costituiva la dote nuziale, passò
ai Loffredo che già vi erano stati signori
in epoca normanna, prima dei Sanseverino. L'antico
castello di cui oggi non resta che una sbocconcellata
torre, fu da don Carlo Loffredo, figlio di Beatrice
Guevara e di Enrico, trasformato in monastero. Nelle
lotte di predominio che seguirono tra francesi e spagnoli
per la divisione del regno nella seconda metà
del '600, Consalvo de Cordova e Luigi d'Armagnac,
duca di Nemours, fatto un armistizio, convennero a
Potenza per negoziare l'accordo, che non fu raggiunto
tanto in breve tempo le ostilità ripresero
e, cacciati i francesi da tutto il reame, questo divenne
provincia spagnola. Tutto il Mezzogiorno d'Italia,
oramai Vicereame spagnolo subì una degradazione
politica e morale che sfociò nella rivolta
di Masaniello nel 1647. Anche Potenza agitata da fazioni
contrastanti, fu teatro di moti di intolleranza popolare
antispagnola che comunque vennero facilmente repressi
e che portarono all'insorgenza di fenomeni di violenza
nelle sue campagne, sempre più spopolate. Nel
1694 un altro violento terremoto la distrusse quasi
per intero e ben poco fu fatto dai dominatori spagnoli
in favore delle popolazioni e per la ricostruzione
della città. Con questa dinastia, che dal 1734
governò l'Italia meridionale, la città
divenne sede di Ripartimento, soppiantando Tricarico.
Nel 1799, epoca di tumulti sociali nei quali perse
la vita anche il vescovo monsignor Serao, Potenza
ebbe due anime, l'una legittimista con i feusatari
Loffredo, e l'altra rivoluzionaria. Ripacificata,
la vita cittadina restò placida anche nel 1806,
ossia all'arrivo delle truppe di Napoleone. Anzi,
di fatto, la mancata resistenza ai francesi divenne
merito, per cui il capoluogo regionale fu spostato
da Matera a Potenza. Con il ritorno di Ferdinando
I di Borbone nel 1815 le cose non mutarono. Il protagonista
assoluto di tale patriottica ribellione fu a Potenza
Emilio Maffei, che il 5 giugno riunì in città
nel palazzo Loffredo i delegati delle Provincie confinanti,
i quali sottoscrissero un "memorandum" a
sostegno e difesa della libertà. La repressione
fu dura ancora una volta in tutto il regno ed anche
a Potenza, come dice il Riviello..."le carceri
si riempirono di accusati, mentre la polizia molestava
pacifici e sospetti". Il terribile terremoto
del 1857, distruggendo ancora una volta gran parte
della città, aprì nuove tremende ferite
e raffreddò notevolmente le attività
e le trame dei patrioti e solo due anni dopo, nel
1859 le cospirazioni antiborboniche iniziarono a riallacciarsi
in modo concreto, tanto che l'anno successivo, dopo
lo sbarco di Garibaldi nel continente, cominciava
la dissoluzione delle truppe borboniche, comandate
da ufficiali vecchi ed incapaci e già si iniziava
ad intravedere in modo tangibile un processo di inevitabile
disgregazione del regno del Sud: il 16 agosto 1860
la città si sollevava in armi ed il 18 dello
stesso mese veniva proclamata l'annessione al Regno
d'Italia sotto lo scettro di Vittorio Emanuele II
di Savoia. Il brigantaggio meridionale, dilagato nel
sud subito dopo l'Unità, alimentato da correnti
filoborboniche nella speranza di una restaurazione
e sostenuto dalle tradizionali ragioni di scompenso
sociale, dalla miseria, dall'ignoranza e dall'incapacità
dei nuovi governanti piemontesi a comprendere i veri
problemi delle classi oppresse del meridione, insanguinò
molti centri della provincia, ma tenne fuori ancora
una volta la città di Potenza dagli avvenimenti
più cruenti, anche se la maggior parte delle
direttive operative e strategiche della repressione
furono coordinate ed attuate proprio nel capoluogo
della regione. Gli anni successivi del regno d'Italia
fino alla Prima guerra mondiale, furono caratterizzati
da lotte politiche condotte sempre in uno spirito
di rispetto e correttezza anche se appassionate ed
accese in duelli polemici legati alle personalità
più rappresentative degli uomini che ne furono
protagonisti. Le vicende che nel primo dopoguerra
tanto travagliarono non solo le città del Nord,
ma anche molte città del Sud, anche di regioni
limitrofe e che alla fine portarono all'avvento del
fascismo al potere, videro la città di Potenza
distinta in una moderazione ed in una esemplare accettazione
ed assimilazione degli aspetti più esasperati
del nuovo clima politico che si affermò in
tali anni. Eccessi di violenza, atti di grossolana
limitazione della libertà individuale o di
disprezzo della personalità umana furono solo
episodi isolati durante l'intero periodo della dittatura
fascista a Potenza. L'immane tragedia legata al secondo
conflitto mondiale richiese alla città un tributo
di innumerevoli vite umane e provocò lutti,
la cui memoria non è ancora spenta in tanti
cittadini. Nel settembre 1943 alcuni bombardamenti
aerei, non completamente richiesti da esigenze strategiche
e cioè dall'intento di tagliare le comunicazioni
stradali e ferroviarie che consentivano l'afflusso
delle truppe tedesche alle zone dello sbarco alleato,
avvenuto il 9 sulle spiagge del litorale salernitano,
costarono alla città molte vittime innocenti
tra la popolazione civile e portarono alla distruzione,
coi pochi obiettivi militari esistenti, di molte costruzioni
civili, private e pubbliche, tra le quali l'ospedale
San Carlo e la Cattedrale. Nel dopoguerra la ricostruzione
delle ferite della guerra e la comparsa all'orizzonte
della Nazione di nuovi obiettivi, iniziava per Potenza
la espansione urbana e la crescita di tanti nuovi
poli di sviluppo civile e sociale, anche se questa
crescita avviava la progressiva scomparsa di molte
testimonianze del passato di questa città.