Tramutola
è un comune della provincia di Potenza. Il
territorio di Tramutola, nel corso dei secoli, è
andato soggetto a molti e disastrosi fenomeni tellurici:
l'ultimo fu quello verificatosi nel novembre del 1980
che se non provocò vittime - a differenza dell'altro
del 1857 che causò la morte di ben 187 persone
- danneggiò di molto il patrimonio edilizio.
Attualmente numerose abitazioni del centro storico
sono state ristrutturate ed altre sono state costruite
ex novo" in una zona a valle del centro
abitato per cui il paese ha assunto un più
moderno e funzionale assetto urbanistico.
ETIMOLOGIA
Tramutola significa "terra mòtola",
diminutivo dialettale dellitaliano mota, fango,
in quanto terra imbevuta dacqua. Il luogo è,
infatti, ricco di acque sorgenti.
FESTE
RELIGIOSE
La festa religiosa più solenne è collegata
ad un avvenimento miracoloso. La tradizionale processione
che si tiene il 17 maggio celebra infatti la Madonna
dei Miracoli. In un altro 17 maggio, quello del 1853,
la processione venne organizzata per invocare la pioggia,
dopo che un periodo di siccità stava compromettendo
la fertilità delle campagne. I testimoni presenti
quel giorno giurarono di aver visto la statua della
Madonna indietreggiare da sola, mentre i portatori
"sentivansi sospingere indietro da una virtù
sensibile". Questo fatto si ripete 5 volte, in
5 punti diversi del paese. Dopo la processione, quando
la statua era già stata riposta in chiesa,
sul suo petto apparve una fiammella di un acceso color
rosso. Il pomeriggio del giorno seguente la pioggia,
tanto invocata, fece finalmente la sua comparsa. Da
quell'anno il 16, quando le strade del paese ospitano
la fiera e il 17 maggio sono per Tramutola giorni
di festa. L ultima domenica di maggio, ancora
nel nome della Madonna dei Miracoli, si svolge una
particolare processione. La statua della Madonna e
trasportata su una barca di rose, probabilmente a
ricordare la devozione degli emigranti che a questo
mezzo di trasporto affidavano le loro speranze per
un futuro migliore.
Altre
festività religiose sono quelle di Sant'Antonio,
la domenica successiva il 13 giugno, e di San Rocco
il 28 e 29 agosto. Suggestiva è anche la processione
per la ricorrenza del Corpus Domini in giugno: il
corteo avanza su un tappeto verde, composto di toglie
verdi e petali di ginestre, mentre i lati della strada
sono ornati con gli alberelli, collocati dagli abitanti
dei diversi rioni.
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa Madre della SS. Trinità; Chiesa del
Rosario; Cappella di Santa Lucia.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Fondata probabilmente in seguito alla caduta di Grumentum
(X secolo), le origini di Tramutola non sono molto
antiche e si ricollegano alla penetrazione nella zona
dei monaci benedettini. Nel 1144 un monaco della grande
abbazia campana di Cava dei Tirreni, Giovanni di Marsico,
non aveva dimenticato le sue terre d'origine, convinse
il vescovo di Marsico a donare al suo ordine una piccola
chiesa dedicata a San Pietro e l'annesso domitorio.
Questi edifici, forse fondati dai basiliani. avevano
raggiunto una certa importanza, perché stazione
di sosta sulla strada - o sarebbe meglio dire un tratture
- che da Atena Lucana, attraverso Brienza, conduceva
a Marsico. Per rinunciare ai suoi diritti, la diocesi
marsicana ottenne una libbra di cera, una d'incenso
ed un maiale all'anno.
La
fama di santità che accompagnava i Benedettini
e lopera di bonifica compiuta in una terra contrassegnata
da zone paludose - il nome Tramutola deriva da "terra
motola", cioè ricca d'acqua - contribuirono
ad allargare il nucleo abitato. La cura dei monaci
favorì la coltura del gelso e l'allevamento
del baco da seta che, con il lino e la canapa e una
certa produzione tessile, furono per secoli i pilastri
delleconomia locale. La dipendenza dall'abbazia
di Cava consentì alla comunità tramutolese
una certa protezione dalle prepotenze che altri paesi
subivano da parte dei feudatari "laici".
Labate
di Cava esercitava il suo governo mediante un vicario
per gli affari ecclesiastici, ed un "bajulo"
per tutti gli aspetti fiscali e finanziari. I capi
delle famiglie potevano far sentire la loro voce attraverso
un parlamento che radunava due volte all'anno.