Stigliano
è un comune della provincia di Matera in Basilicata.
Stigliano si trova a 909 m s.l.m. nella parte centro-occidentale
della provincia al confine con la parte centro-orientale
della provincia di Potenza. ed estende i suoi territori
per 209 km². Confina a nord con i comuni di Accettura
(18 km) e San Mauro Forte (31 km), ad est con Craco
(26 km) e Montalbano Jonico (47 km), a sud con i territori
di Aliano (14 km), Sant'Arcangelo (PZ) (33 km) e Tursi
(42 km), mentre ad ovest con Cirigliano (18 km) e
Gorgoglione (20 km). Dista 79 km da Matera e 72 km
dal capoluogo di regione Potenza. È sede della
Comunità Montana Collina Materana. Tutt'oggi,
il prodotto tipico dell'economia stiglianese è
la pasta, e la celebre farina del mulino, venduta
in tutta la regione e oltre. Ancora rinomata è
l'avanzata funzione svolta dal noto pastificio Sarubbi,
ormai dismesso, che esportava i suoi prodotti addirittura
in America.
EDIFICI
STORICI
Il castello e parte della cinta muraria.
Il Palazzo Santo Spirito
Il Palazzo Formica
Il Palazzo Porcellini
Il Palazzo Vitale
IL
CONVENTO DI SANT'ANTONIO
Il convento risale al XVII secolo, conserva un importante
crocifisso ligneo, attribuito a padre Umile da Petralia,
creatore di molte opere simili in zona. Tale effigie,
secondo la tradizione popolare, si rese protagonista
in passato di un prodigioso miracolo, attestato inoltre
da una preziosa tavoletta lignea del tempo: liberò
la cittadina dalla peste.
Il 1º ottobre 1656, secondo la leggenda, una
luce luminosa e un rombo portentoso si abbatterono
in chiesa avvolgendo l'imponente opera d'arte, nel
momento in cui il volto del Cristo, fino ad allora
chinato sulla parte sinistra, si spostò verso
quella destra. Nello stesso attimo in cui avvenne
questo prodigioso evento, Stigliano fu liberata dal
terribile morbo che aveva decimato la popolazione
a circa 1600 anime. La chiesa vanta inoltre una facciata
barocca del XVII secolo con un imponente campanile
con cupola a carattere arabeggiante e due preziosi
quadri del XVII secolo, attribuiti ad Antonio Stabile,
uno dei quali raffigura la Vergine Maria col Bambino.
Un altro dipinto risalente al XVIII secolo raffigurante
l'Immacolata con Santo monaco è attribuito
a Domenico Guarino. La Chiesa, che in origine era
dedicata a Santa Maria la Nova, probabilmente della
struttura attuale comprendeva soltanto la facciata.
Il campanile, infatti, apparteneva al convento di
Sant'Antonio che si trovava nella parte del paese
tutt'oggi conosciuta con il nome di area di Sant'
Antonio.
LA
CHIESA MADRE
La Chiesa Madre è dedicata a Santa Maria Assunta,
presenta una facciata in stile barocco. Essa può
vantare numerose opere d'arte tra le quali spicca
un sontuoso polittico del XVI secolo attribuito a
Simone da Firenze, caratterizzato da una solenne statua
della Vergine (Madonna del Polittico) e da dipinti
con santi, angeli e Dio Padre. Esso apparteneva al
convento di Sant'Antonio che fu distrutto nel XIX
secolo così come una statua lignea di Sant'Anna
con la Vergine e una Santa Lucia. La struttura è
caratterizzata da una splendida volta in legno dorato
nella navata centrale e tante cupole nelle due navate
laterali. Molto particolari sono il coro in legno
intagliato, fatto rifare nel XIX secolo dall'arciprete
Correale, e l'armadio ligneo della sacrestia costruito
a spese dell'arciprete Tancredi. Interessante anche
la statua della Vergine Assunta, di scuola veneta,
conosciuta con il nome di Santa Maria della Neve,
che fu donata alla chiesa nel 1522. Notevole la cripta,
nella parte sottostante la chiesa, all'interno della
quale venivano seppelliti i morti e dove, di recente,
sono stati rinvenuti alcuni affreschi. L'organo a
canne della chiesa è stato costruito nel 1930
da Francesco Consoli. A trasmissione pneumatico-tubolare,
la sua consolle ha due tastiere di 61 note ciascuna
ed pedaliera dritta di 27 note.
IL
MUSEO CONTADINO
Molto del passato stiglianese lo si può ripercorrere
toccando con mano suppellettili, arnesi domestici
e da lavoro, costumi tradizionali e un magnifico frantoio
in pietra raccolti e sistemati con cura da Rocco Derosa
e Antonio Fanelli nel prezioso museo L'angolo della
memoria. Spazio ubicato nel centro storico e aperto
gratuitamente al pubblico, a cui si aggiunge anche
una tipica casa contadina completamente restaurata
e arredata e un Centro documentazione ricco di testi
e immagini di interesse storico locale e regionale.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Stigliano fu fondato dai Lucani; in seguito passò
sotto i Greci di Metaponto. Il nome risale, forse,
all'epoca romana: deriva probabilmente dalla famiglia
degli Hostilius, della quale il paese era una delle
proprietà. Il nome antico era quindi Hostiliusanus,
da cui Ostigliano e quindi Stigliano. Stigliano passò
dopo le invasioni barbariche ai Longobardi, che lo
posero nel Principato di Salerno. Nel 1070 fu donato
al vescovo di Tricarico. Nel 1269 andò a Carlo
d'Angiò, che lo infeudò a Giacomo di
Bosciniano nel 1274. Nel 1289 Carlo II lo affidò
alla potentissima famiglia napoletana dei Carafa.
Nel 1556 tutta la proprietà passò alla
famiglia spagnola dei duca di Medina, che lo eresse
a capoluogo della Basilicata. Nel 1806 furono aboliti
i privilegi feudali e Stigliano passò sotto
l'amministrazione diretta del Regno di Napoli prima
e del Regno delle Due Sicilie poi. Nel 1861 entrò
nel Regno d'Italia. Fu occupata in seguito dai briganti
di Carmine Crocco dopo uno scontro con il regio esercito,
noto come battaglia di Acinello. Concluso il combattimento
Crocco e José Borjès, vincitori, fecero
il loro ingresso a Stigliano dove furono bene accolti
da parte della popolazione. Un’altra parte degli
abitanti della cittadina decise invece di scappare,
Scortata dai resti del 62° fanteria e da guardie
nazionali si diresse verso San Mauro. Lungo il tragitto
i fuggitivi furono attaccati da un nucleo di “briganti”
di ritorno da una ricognizione che, al comando del
Caruso, raggiunse Crocco a Stigliano dopo aver fatto
bottino. Negli anni del fascismo Stigliano fu un luogo
di confino dei fascisti dissidenti, in quanto, trovandosi
a quasi 1000 metri d'altitudine, era l'unico a sfuggire
alla malaria.