Francavilla
in Sinni o Francavilla sul Sinni ('Francavill' in
dialetto locale) è un comune di 4.249 abitanti[1]
della provincia di Potenza. Sorge a 421 m s.l.m. nella
parte meridionale della provincia. Il territorio,
racchiuso tra i fiumi Sinni e Frida, alterna zone
montuose (Caramola) e zone di colline e altopiani,
con boschi di faggi, cerri e abeti. Inoltre nel territorio
sono presenti tre piccoli laghi: lago Viceconte (località
Avena), lago del Pesce (località Caramola),
lago D’Erba (località Caramola). Confina
con i comuni di: Chiaromonte e Fardella (8 km), San
Severino Lucano (18 km), Terranova di Pollino (20
km) e San Costantino Albanese (21 km). Dista 135 km
da Potenza e 108 km dall'altra provincia lucana di
Matera. L'attività agricola si è sviluppata
in particolare per la coltivazione dell'ulivo e la
produzione di olio. Si produce inoltre un vino rosato.
Sono ancora presenti tradizionali lavorazioni artigianali
del ferro battuto, della ceramica e dei vimini (cesti)
e recentemente è ripresa anche l'attività
del ricamo. Dopo la seconda guerra mondiale, dal tradizionale
artigianato della falegnameria (soprattutto per la
costruzione di tini e botti), si è sviluppata
un'attività industriale nell'ambito della lavorazione
del legno, che sfrutta i boschi dei dintorni.
MANIFESTAZIONI
Le feste, accompagnate da fiere nel giorno precedente,
sono:
Festa di sant'Antonio (13 giugno);
Festa della Madonna del Carmine(22 luglio).
Festa dei santi patroni Felice e Policarpo (10 agosto)
Festa della Madonna di Pompei (quarta domenica di
agosto, con processione del ritorno della statua della
Madonna dal paese, dove era stata portata nel mese
precedente, al santuario
Festa dell’Assunta (15 agosto).
L'8 dicembre si celebra la sagra del vino, detta A
Madonna di Pertusavutte, nel corso della quale si
spillano le botti e si assaggia il vino nuovo. La
sagra si origina dalla tradizionale devozione dell'
"Offerta dei scigli" (piccoli covoni di
spighe di grano) portati in testa dalle donne in processione
al santuario della Madonna di Pompei.
DA VEDERE
Nel paese si conservano, risalenti al XIX secolo,
le cappelle di Sant'Antonio, di San Giuseppe e dell'Assunta,
e la chiesa parrocchiale di San Felice e San Policarpo,
dedicata ai santi patroni del paese, restaurata nel
1957: ospita una tela del XVIII secolo con Presentazione
al Tempio e un'altra con Madonna in trono e Santi;
sempre al XVIII secolo risalgono gli altari in legno
scolpito, con decorazione dipinta che imita intarsi
in marmo.
Il santuario della Madonna di Pompei, in località
"San Biase", risale anch'esso al XIX secolo.
Da Piazza Gonfalone si gode una veduta panoramica
sulla valle del fiume Sinni.
In località "Piano Lacco" si trovano
resti di un possibile insediamento e di strutture
fortificate di epoca medioevale. Sulla collina del
monte Catarozzo vi sono i resti del medioevale "Castello
di Rubbio".
Nei dintorni si trovano possibili mete di escursioni
e passeggiate: il Rifugio di Acquafredda, la sorgente
Catusa, la zona di "Casa del Conte", i punti
panoramici di "Pietra Sasso", di "Palladoro"
e delle alture del monte Catarozzolo e della "Timpa
Altosana". La zona geologica della "Timpa
delle Murge" consente l'osservazione di rocce
di origine magmatica, formatesi sul fondo marino e
successivamente emerse.
Parte del territorio è compreso nel Parco nazionale
del Pollino e vi si trova inoltre la "Riserva
Naturale Orientata del Bosco Rubbio” (1.250
m s.l.m. in media), sulle pendici del Pollino lucano.
Nella località "Bosco dell’Avena",
presso il fiume Sinni sgorga un’acqua solforosa
(“Acqua Fetente”).
Rifugi montani:
"La Caserma" in località piazzale
di Caramola a m 1.300;
"Riserva orientata del rubbio" al km. 2
a m 1.400.
La fauna del Monte Caramola: lupo, volpe, lepre, cinghiale,
capriolo, cerbiattolo, tasso, scoiattolo, poiana,
colombaccio, aquila reale ecc.
Santuario della Madonna di Pompei del XIX sec., festeggiata
la quarta domenica di agosto;
La Chiesa Parrocchiale di S. Felice e S. Policarpo
(protettori del paese). Si tratta di un edificio del
XIX sec., restaurato nel 1957, che custodisce una
grande tela raffigurante la presentazione al Tempio
del XVIII sec., una tela raffigurante la Madonna in
trono e Santi, un altare maggiore ed altari secondari
in legno dipinto ad imitazione del marmo intarsiato
del XVIII sec.;
La Cappella di S. Antonio del XIX sec.;
La Cappella di S. Giuseppe del XIX sec. con una tela
raffigurante la Madonna dell'Assunta;
La Cappella dell'Assunta del XIX sec.;
La Villa Comunale posta al centro del paese "costruita
nel 1956" dal Sindaco dell'epoca Avv. Mario Ferrara.
"Castello Viceconte", costruito nel 1886
con centro di azienda agricola e abitazione privata;
La Certosa di S. Nicola, dedicata al Santo di Bari.
Fondata in contrada S. Elania (comunemente detta Fra
Tommaso) nel 1395 La Certosa doveva essere maestosa
e magnifica, come appare dall'imponenza delle sue
mura, ora diroccate, ed era la terza nel napoletano,
dopo quella di Padula e l'altra di Serra San Bruno
in Calabria.Possedeva numerose ricchezze donate dal
Principe Sanseverino. La Chiesa, ove non erano ammesse
donne, non era grande, ma sfarzosa e splendida. Vi
erano custoditi due grandi busti d'argento, uno di
S. Nicola e l'altro di S. Bruno, fondatore dell'ordine.
Il Convento era opulentissimo ma i Certosini spendevano
molto tanto che spesso erano costretti a fare debiti
e, quando fu soppresso, la Chiesa di Francavilla vantava
un credito di 4000 ducati che non riscosse e dovette
accontentarsi di prendere parati ed arredi sacri.
La distruzione della Certosa fu quasi totale tra il
1808 ed il 1812.
GASTRONOMIA
"ciambotta" (piatto con peperoni, melanzane,
pomodori e cotica di maiale);
"zafaren ammaianet" (peperoni rossi essiccati,
fritti in pastella);
"gliommarielli" (interiora di capretto e
agnello arrostiti);
"frittet co li sparij" (frittata con asparagi
e salsiccia);
"brasciol d’scorz" (braciole di cotica
di maiale cotte nel sugo);
"lagane e fasul" (tagliatelle con fagioli).
"pen chin" (pane con peperoni e uova)
ORIGINI E CENNI STORICI
Francavilla nacque giuridicamente nel 1426, con la
concessione ai Certosini di San Nicola in Valle di
Chiaromonte di riunire vassalli all’interno
dei vasti feudi donati dal duca Venceslao Sanseverino
in seguito al voto fatto a San Nicola per la guarigione
del proprio figlio. Ma già negli anni precedenti,
numerosi lavoranti erano presenti a vario titolo nella
Certosa. Dal colle su cui sorse Francavilla era possibile
sorvegliare la valle del fiume e il ponte che univa
la valle al territorio di Chiaromonte e i mulini costruiti
dai certosini sulla confluenza del torrente Frido
(Frida) e il fiume Sinni. La descrizione dell’ambiente
di Francavilla nel XVIII secolo: <Il territorio
non è molto fertile, le risorse naturali sono
pari a 1780, giusto il necessario di frumento e di
vino per l’alimentazione dei residenti >
L.Giustiniani. Questo era consono allo stile di vita
dei certosini dediti ad una vita cristiana fatta di
silenzio e di meditazione, di raccoglimento e di stabilità,
senza eccessi né sprechi. Da molte testimonianze
dell’epoca si può dire che tutta la Basilicata,
come Francavilla, risultasse selvaggia e difficile
da percorrere questo dovuto alla sua configurazione
orografica e per le strade scabrose e malagevoli per
non dire inesistenti. Pochi campi coltivati, poche
vigne, e molte aree boschive e montuose, sensazioni
di terrore, dovute alle voci che raccontano di terribili
criminali nascosti nelle montagne, e ansie provocate
dal bosco ombroso e selvaggio del fiume Sinni che
coinvolsero anche la poetessa Isabella Morra fatta
prigioniera nel castello della vicina Val Sinni. Numerosi
manoscritti del 1300 raccontano di furti, rapine e
delitti che accadevano tra queste zone montuose. Il
più famoso fu delitto fu quello al santo eremita
Giovanni da Caramola morto nel 1338 nel monastero
di Santa Maria del Saggittario, il quale aveva deciso
di procurarsi da vivere facendo il guardiano di una
vigna nel territorio di Chiaromonte ma alcuni ladroni
lo aggredirono crudelmente, con la sottile speranza
di toglierli del denaro. Il fiume Sinni era all’epoca
navigabile come ricorda Edrisi: nel fiume Sinni entrano
le navi: esso offre sicuro ancoraggio alimentato anche
dal Serrapotamo (il fiume di Senise) che esce dai
monti di Carbone, scorre tra Calvera e Castronuovo,
passa davanti a Senise e si unisce poi al Sinni. L’Imperatore
Federico II concesse un privilegio ai monaci, nel
settembre del 1232, il privilegio di avere la proprio
barca sul fiume, dalla capacità di 10 cavalli
con cui poter attraversare il fiume. L. Berti in un
viaggio di esplorazione descrisse così il passaggio:
a Francavilla vi è un sontuoso monastero costruito
dai certosini. Oltre al fiume le vie di comunicazione
erano scarsissime, tant’è che Ruggiero
II inviando un suo agente-segretario Edrisi a misurare
i confini del suo regno si vide rispondere che era
impossibile misurare la zona se prima non si fossero
create strade nei vari boschi, stesso esito ebbero
le misurazioni di Domenico De Benedictis nel 1411
e di Tommaso Potenza nel 1472. La regione sinnica
rimaneva dunque fuori dalle grandi vie di comunicazioni,
la più vicina era la Via Popilia che toccava
Lagonegro, lauria e Rotonda. Nella documentazione
di San Nicola si accenna ad un collegamento di Francavilla
con la Calabria attraverso il Castello di Rubio. Una
strada che inerpicandosi sulle montagne sovrastanti
il monastero di San Nicola si dirigeva nella limitrofa
regione Calabria. Questa strada denominata la tartarea
seu via publica per la quale si va da Francavilla
in Morano et in Calabria descrive l’ambiente
selvaggio per la quasi completa assenza dell’uomo
e d’animali domestici. Una strada secondaria
o se vogliamo di montagna, ricca di querce farnie,
di frassini e di faggi, difficilmente percorribile
dai viaggiatori per i rischi di improvvise imboscate.
Il nome Francavilla venne attribuito al piccolo borgo
che si era creato sopra la certosa proprio dai primi
abitanti che definirono quel posto Villa, cioè
città o paese, Franca, cioè libera da
qualsiasi tassa, successivamente, per motivi non ancora
accertati Villafranca divenne Francavilla, si aggiunse
in seguito "sul sinni" per differenziarla
dalle altre cittadine omonime. Dopo l'abolizione dei
diritti feudali la Certosa venne distrutta durante
l'occupazione delle truppe napoleoniche condotte da
Gioacchino Murat (1808-1812). Dopo il 1861 Francavilla
fece parte del Regno d'Italia ("circondario"
di Lagonegro e "mandamento" di Chiaromonte).