Avigliano
è un comune della provincia di Potenza. Fa
parte dell'area metropolitana del capoluogo lucano.
Il territorio della città di Avigliano è
classificato come montano, con un'altitudine sul livello
del mare che varia tra i 550 e i 1239 metri. L'altezza
del centro abitato di Avigliano è di 857 metri
s.l.m.
All'interno
del suo territorio, Avigliano comprende diversi picchi
montuosi anche di altezza notevole:
Monte
Caruso: 1239 metri
Monte Carmine: 1228 metri
Monte S.Angelo: 1121 metri
Montalto: 938 metri
Monte Marcone: 857 metri
ORIGINI
ED ETIMOLOGIA
I primi reperti archeologici e documenti che testimoniano
l'esistenza di Avigliano risalgono agli inizi dell'alto
medioevo, per cui sono state elaborate diverse teorie
ed ipotesi sull'origine della città. Una leggenda
vuole che il centro sia stato fondati dai Sanniti,
attratti dalla sicurezza del luogo e dalla salubrità
dell'aria, intorno al V secolo a.C. Un'altra leggenda
fa derivare il toponimo di Avigliano da Avis locum,
cioè luogo dell'uccello, denominazione data
al territorio da un gruppo di marinai provenienti
dall'Oriente. L'aviglianese Andrea Corbo, nel suo
libro Memorie patrie e ricordi di famiglia (Roma 1895),
ipotizza che il nome derivi da locum avellani, luogo
dei noccioli: pare infatti che il territorio di Avigliano
fosse ricoperto di boschi, in particolare di nocciolo.
Sembra tuttavia più attendibile l'ipotesi che
Avigliano sia sorta su un fundus tra la fine della
Repubblica e l'inizio dell'Impero romano, poiché
già al tempo dell'imperatore Traiano si menziona
di un Fundus Avillanus, o Avilius, tra il 98 e il
117 d.C. Giacomo Racioppi, storico per eccellenza
della Basilicata, fa risalire il nome della città
a quello di una famiglia gentilizia romana, Avilia,
assegnataria di fondi in queste zone; questa ipotesi
è condivisa da Giustino Fortunato, Tommaso
Claps, Angelo Telesca ed altri studiosi lucani. Un'ultima
teoria è stata elaborata da Donato Imbrenda
nel libro Villianae. Pochi anni fa, infatti, è
stata ritrovata in località S. Pietro, al confine
con i comuni di Ruoti e di Bella, una lapide funeraria
dedicata ad una donna della famiglia Villiana; si
ipotizza quindi che l'abitato abbia preso denominazione
da questa famiglia che viveva nella zona.
MANIFESTAZIONI
17 gennaio, Sant'Antonio Abate viene festeggiato nella
Cappella di Santa Lucia.
20 gennaio, si festeggia San Sebastiano, la cui statua
si può ammirare nella Chiesa Madre, protettore
dei vigili urbani.
3 febbraio, si festeggia San Biagio; secondo la tradizione,
i fedeli portano a benedire del pane che proteggerà
dal mal di gola.
19 marzo, si festeggia San Giuseppe nel convento delle
Suore Betlemite; secondo la tradizione, si accendono
i falò nei quartieri e si mangia la cucìa,
composta da granoturco, grano e ceci.
20 maggio, secondo la tradizione, all'Ascensione di
Gesù si mangiano le tagliatelle, dette lahane,
con il latte.
10 giugno, si festeggia il Corpus Domini con la processione
del Santissimo Sacramento e, secondo la tradizione,
nei vari quartieri si allestiscono degli altarini.
13 giugno, Sant'Antonio da Padova si festeggiava nell'antico
convento dei Riformati, e nel piazzale antistante
i fedeli mangiavano lu quauzone, focaccia ripiena
di ricotta e uova.
14 giugno, vigilia di San Vito, patrono della città
- si perpetua l'antico rito della sfilata dei turchi
con la nave - corteo storico http://www.sanvitoavigliano.it/
15 giugno, si festeggia San Vito, patrono della città.http://www.sanvitoavigliano.it/
24 giugno, si festeggia San Giovanni nella nuova omonima
chiesa.
16 luglio, si festeggia la Madonna del Carmine, la
cui statua, ricoperta d'oro e accompagnata dai cinti
(altari di candele), sale in processione dalla Chiesa
Madre alla Cappella del Monte Carmine, dove resta
fino alla seconda domenica di settembre.[3]
l'ultimo venerdì, sabato e domenica di agosto,
Sagra del Baccalà e dei prodotti tipici aviglianesi.
la seconda domenica di settembre, si festeggia il
ritorno della Madonna del Carmine.
DA
VEDERE
Monumento
a Emanuele Gianturco
Realizzata dallo scultore Gaetano Chiaromonte nel
1926, la statua in bronzo si trova nella cinquecentesca
piazza intitolata ancora a Gianturco.
Monumento
ai Caduti della Prima guerra mondiale
La statua, realizzata nel 1929 dallo scultore Carmine
Filipponi, si trova nella villa comunale costruita
contestualmente al monumento.
Chiesa
del Calvario
È un tempietto votivo, dove si venera il Crocifisso;
eretta sul punto terminale della collina ai cui piedi
sorge il paese, la chiesetta riveste un particolare
valore paesaggistico. Internamente ha una forma circolare,
sfaccettata all'esterno con lati tagliati ad otto
angoli, tutti lavorati in pietra da taglio e concordati
a due a due da una colonnina, sempre in pietra, leggermente
emergente. Anche il portale e il reggi-campana sono
realizzati in pietra da taglio. Si accede al tempietto
per un sentiero a tornanti, lungo il quale sono state
sistemate le quattordici stazioni della "via
Crucis", tutte in marmo, che sostituiscono le
vecchie edicole in legno. Dopo il secondo conflitto
mondiale, il tempietto si è arricchito di un
arazzo russo raffigurante l'ultima cena.
Basilica
Pontificia Minore S.Maria del Carmine
La prima costruzione dovette essere probabilmente
già iniziata nel sec. IX. Si ritiene la data
del 1583 come quella presumibile della sua costruzione
nella forma attuale di grandezza e di stile. La pianta
del tempio è a croce latina, a tre navate;
lo stile imita il romanico con ornamenti di tipo barocco
e volta a cassettonato con fiore. L'abside è
molto profonda: in essa si può osservare un
grande coro in legno, chiuso sul davanti da un altare
in marmi policromi, ad imitazione barocco. Nel 1950
fu eretto sull'altare maggiore un trono marmoreo;
il coro è sovrastato dai resti di un antico
organo con fregi che lo fanno risalire al settecento.
Alla sommità della crociera, sotto la cupola,
una gradinata immette sul presbiterio, chiuso da una
balaustra in marmo.
La chiesa complessivamente ospita undici altari, tutti
rivestiti in marmo, risalenti per la maggior parte
alla fine dell'Ottocento.
Nella sacrestia è possibile ammirare una grande
tela del tardo seicento, di autore ignoto, che rappresenta
l'incoronazione della Madonna da parte della SS. Trinità.
Un'altra tela della Madonna con il Bambino si trova
nei locali dell'Ufficio parrocchiale.
La facciata attuale risale al 1854, ed è completata,
sul lato destro, da un campanile a quattro piani,
sull'ultimo dei quali vi è un concerto di quattro
grosse campane, elettrificate nel 1978. L'unione tra
la chiesa ed il vecchio abitato, sotto il campanile,
è realizzata da una volta a botte di fattura
artigianale.
Cappella
della SS.Trinità
Eretta nel 1734 dalla famiglia Vaccaro, che nelle
vicinanze possedeva un antico palazzo di cui oggi
non c'è più traccia, la cappella conserva
all'esterno, sulla parete sinistra, lo stemma in pietra
della famiglia. All'interno è corredata da
un dipinto settecentesco raffigurante la SS. Trinità.
Cappella
di S.Biagio
Ricostruita nel 1984, conservava all'interno un dipinto,
andato perduto, raffigurante la Madonna della Misericordia,
datato 1642 e attribuito a Girolamo Bresciano.
Cappella
della Madonna delle Grazie
Già documentata nel 1164, secondo la tradizione
locale, da questa cappella venne trafugata nel 1240
da alcuni abitanti di Campagna la statua che tuttora
viene venerata col nome di Madonna di Avigliano e
conservata nell'omonimo santuario in località
Avigliano del comune di Campagna. Attualmente la cappella
è totalmente rimaneggiata, compreso il campanile,
e si sono perduti gli antichi affreschi; all'interno
si conservano alcune statue settecentesche.
Chiesa della SS.Annunziata
È formata da tre navate, e quella centrale
è coperta da una volta a botte lunettata, mentre
quella a sinistra presenta alcuni altari del XVII
secolo in tarsie marmoree. L'abside inizialmente si
affacciava sul corso principale, ma negli anni Sessanta
è stata demolita e sostituita da un muro. Il
campanile, rimaneggiato nella cuspide e nella cella
campanaria, conserva una formella medievale.
All'interno sono conservati numerosi dipinti del XVIII
e XIX secolo e sculture settecentesche.
Cappella
di S.Rocco
In realtà è un'ex cappella; costruita
nel 1711 e poi totalmente rimaneggiata, nel 1956 è
stata adibita ad oratorio.
Chiesa
di S.Maria degli Angeli
La chiesa fa parte di un complesso monastico eretto
nel 1615. Il convento dei Padri Riformati, soppresso
nel 1866, conserva all'interno il chiostro con il
pozzo ed alcuni portali in pietra. La chiesa presenta
una facciata settecentesca con portali in pietra baroccheggianti
di matrice salentina. L'interno è formato da
due navate e conserva numerosi altari in legno del
XVII secolo, corredati da molti dipinti, e un organo
a canne restaurato di recente.
Cappella
di S.Lucia
La cappella presenta un portale d'ingresso datato
1566 e all'interno diversi affreschi del pittore Giovanni
Todisco, oltre a vari dipinti e statue.
Cappella
di S.Vito
La facciata, rimaneggiata negli anni Sessanta, ha
perso la fattura seicentesca, conservata invece all'interno
dai dipinti (di cui uno deteriorato) e da un polittico.
Torre di Taccone
Ultima testimonianza della fortificazione che racchiudeva
il primo nucleo abitato, di questa torre del XIV secolo
rimane solo la base, mentre della muraglia, demolita
agli inizi del Novecento, non resta traccia.
Palazzo
Doria
Costruito nel XVII secolo ed ampliato nel 1734, il
palazzo offre la facciata principale, rimasta inalterata,
direttamente su piazza Gianturco. Gli altri lati dell'edificio
sono stati invece rimaneggiati, compreso quello di
accesso, che tuttavia presenta dei portali seicenteschi.
Il portale centrale, a piano terra, conserva una cornire
architravata in pietra lavorata con motivi floreali.
Palazzo
Palomba
Il palazzo possiede una torre con l'orologio che domina
la piazza, e conserva la facciata settecentesca. All'interno
è oggi ospitata la casa di riposo fondata nel
1898. La famiglia Palomba fu fra le principali protagoniste
dell'esperienza rivoluzionaria del 1799 aviglianese.
La Storia ricorda principalmente Francesco Paolo,
studente di giurisprudenza a Napoli che innalzò
il tricolore a Castel Sant'Elmo, come ricorda una
targa posta all'interno della fortezza, venendo poi
ucciso negli scontri susseguenti; e Nicola, sacerdote,
il quale fu Commissario della Repubblica per la difesa
di Altamura contro le truppe del Cardinale Fabrizio
Ruffo. Al ritorno dei Borbone fu decapitato in Piazza
del Mercato a Napoli. In seguito alla Rivoluzione
Napoletana, i Palomba si estinsero ed il palazzo passò
per via ereditaria ad un'altra famiglia gentilizia,
gli Stolfi. A fine Ottocento venne ceduto al Comune
dall'avv. Giulio Stolfi, già sindaco di Avigliano.
Palazzo
Sponsa
La parte inalterata del palazzo seicentesco si affaccia
su corso Garibaldi e conserva due grandiose balconate.
Palazzo
Salinas
Conserva la fattura settecentesca con un portale d'ingresso
in bugnato. La facciata è stata rimaneggiata
ma un grandioso portale immette in un cortile dove
una scalinata conduce nelle stanze del palazzo.
Palazzo
Masi
Attiguo al Palazzo Salinas, benché restaurato
negli ultimi anni conserva bene la struttura settecentesca.
All'interno vi è un cortile con un pozzo per
l'acqua; l'esterno presenta balconate e finestre ornate
da cornici architravate, e un portale d'ingresso sormontato
dallo stemma in pietra della famiglia.
Palazzo
Corbo di Sopra
La struttura settecentesca, su due piani, domina la
piazza principale: graziosi i balconcini in ferro
battuto, gli stucchi e le lesene della facciata in
stile barocchetto.
Palazzo
Corbo di Basso
Situato nel quartiere "dietro le Rocche",
la sua mole irregolare ed imponente, con una sorta
di torrione quadrangolare, si protende sulla vallata.
Costruito a partire dal XIV secolo, quando la famiglia
arrivò in Avigliano da Sulmona ove apparteneva
al patriziato cittadino, il palazzo subì costanti
rimaneggiamenti assumendo il suo aspetto attuale probabilmente
nel XVII secolo. Conserva un bel portale in pietra.
Sottoposto ad un radicale restauro che ne ha completamente
mutato le suddivisioni interne, è ora adibito
a case popolari.
Palazzo
Sarnelli
Edificio tardoseicentesco, realizzato per volontà
di Nicola Sarnelli nella seconda metà del Seicento,
recentemente ricostruito, conserva un pregevole portale
d'ingresso e, all'interno, un ballatoio. Famiglia
molto stimata e ben voluta dalla popolazione, ancor
oggi resta una frazione denominata "Sarnelli".
Lasciata Avigliano dopo il terremoto del 1694. la
famiglia si stabilì definitivamente a Napoli
acquisendo nel contempo l'intera baronia di Ciorani
in Principato Citra. Dette vita ad uomini illustri
come il Beato Gennaro Maria Sarnelli beatificato da
Papa Giovanni Paolo II il 12 maggio 1996, nacque nel
1702 fu intimo amico e collaboratore di Sant'Alfonso
Maria de Liguori, fondarono insieme l'ordine dei Padri
Redentoristi, stabilendo la prima casa proprio nel
feudo di Ciorani che magnanimamente la famiglia Sarnelli
donò. Vincenzo Maria Sarnelli Vescovo di Castellammare
di Stabia nel 1879 e Cardinale di Napoli nel 1897.
Il ramo principale della famiglia, discendente dal
Cav. Girolamo Sarnelli deceduto il 10 maggio 2000
all'età di 87 anni, oggigiorno risiede a Chiaiano.
Palazzo
Labella
La struttura ottocentesca, formata da vari piani,
presenta delle belle ringhiere e un caratteristico
portale d'ingresso.
Palazzo
Gagliardi
È una struttura imponente, la cui facciata
conserva la fattura settecentesca con interessanti
portali in pietra ed un elegante cornicione. L'accesso
avviene attraverso un grandioso portale in bugnato,
sormontato dallo stemma della famiglia, che immette
in un giardino pensile chiuso da arcate. Oggi, di
proprietà privata.
Convento
dei padri Domenicani
Il convento, costruito nel 1605, fu soppresso nel
1809 e trasformato prima in Collegio Reale nel 1852,
poi in Orfanotrofio Provinciale, che è stato
chiuso nel 1990. L'edificio attualmente ospita gli
uffici comunali e conserva la fattura seicentesca
con belle balconate sostenute da gattoni.
CENNI
STORICI
Durante i secoli XI e XII erano i Normanni a dominare
su tutte le terre dell'Italia Meridionale, compresa
quella di Avigliano. Il documento nel quale è
accennato per la prima volta l'attuale toponimo della
città risale al 13 novembre 1127, e fu rinvenuto
da Giustino Fortunato nell'Archivio della Badia di
Cava. Il 18 luglio 1137 a Lagopesole, frazione di
Avigliano, si tenne il Concilio di Melfi, nel corso
del quale il papa Innocenzo annullò la scomunica
ai monaci di Montecassino, sostenitori dell'antipapa
Anacleto II. Durante il Concilio trovò qui
ospitalità anche l'imperatore Lotario III,
le cui milizie si erano unite a quelle del pontefice
per sedare una rivolta a Bari. La storia del XIII
secolo fu dominata dalla figura di Federico II di
Svevia, che decise di erigere un castello a Lagopesole,
da destinare a soggiorno estivo e alla caccia con
il falcone. È inoltre rilevante la fondazione
del primo convento dei padri domenicani (1290) in
Basilicata, che avvenne proprio ad Avigliano, e a
cui seguiranno quelli di Matera e di Venosa. Agli
inizi del Cinquecento, il Regno delle due Sicilie
fu conquistato dagli Spagnoli e governato per oltre
due secoli dai viceré spagnoli. Avigliano,
legato fin dal secolo precedente allo Stato di Melfi,
era dominato dalla famiglia Caracciolo. Nel secolo
XVI la città aveva una consistenza urbanistica
e abitativa notevole; fu costituita in Università
e giunse addirittura a delimitare i poteri dei nuovi
feudatari con una convenzione stipulata nel 1579.
Nel 1612 iniziò il possesso del feudo di Avigliano
da parte dei Doria, la cui presenza era destinata
a durare fino ad alcuni decenni or sono.
Il 1694 fu caratterizzato dalla carestia causata da
una lunga siccità; si verificò inoltre
l'8 settembre un terribile terremoto che devastò
l'intera regione. Ad Avigliano furono distrutte una
ventina di abitazioni e danneggiati gravemente il
palazzo baronale e la chiesa madre, ma non si contarono
vittime. La popolazione si riversò terrorizzata
sulla Montagnola, dove fece voto di erigere una cappella
votiva alla Madonna del Carmine che l'aveva salvata
da maggiori danni. Due anni dopo, infatti, il Capitolo
Ecclesiastico di Avigliano dette inizio alla costruzione
della cappella sulla Montagnola, che assunse la denominazione
di Monte Carmine. Il culto mariano ricevette da questa
decisione un impulso determinante, che nel tempo ha
assunto un grande aspetto unificante della comunità
aviglianese. Infatti le numerose frazioni che si trovano
oltre il Monte Carmine e i coloni che hanno invaso
i comuni limitrofi costituiscono con il centro urbano
un unicum specifico, definito dai sociologi 'nazione
aviglianese'. Il 1799 è forse l'anno più
importante della storia di Avigliano, per la partecipazione
di nobili, popolani e religiosi alle vicende della
Repubblica Napoletana. Gli ideali della Rivoluzione
francese erano giunti in città soprattutto
ad iniziativa di dottori e studenti aviglianesi dell'università
federiciana di Napoli, sostenitori e diffusori della
cultura illuministica e libertaria sia nel ceto borghese
sia negli strati più popolari del paese. Tutte
le famiglie nobili di Avigliano furono protagoniste
del movimento innovatore, e pagarono l'adesione alla
nuova Repubblica Napoletana del 1799 con la vita,
il carcere e l'esilio. Il 19 gennaio 1799 in Avigliano,
prima ancora dell'ingresso delle truppe francesi a
Napoli, venne piantato nella piazza l'albero della
libertà e fu proclamata la repubblica. La storia
dell'Ottocento è caratterizzata dalla partecipazione
degli aviglianesi ai moti del 1820 e del 1848, e successivamente
a quelli unitari del 1860. Dopo lo sbarco di Garibaldi
in Sicilia, nel maggio del 1860 fu costituito a Corleto
il Comitato Rivoluzionario Lucano. I 124 comuni della
Basilicata vennero suddivisi in 10 sub-centri insurrezionali,
e quello di Avigliano si distinse per il particolare
valore dei suoi cittadini, comandati dal sacerdote
Nicola Mancusi. Con la cosiddetta insurrezione lucana
la regione fu liberata dai Borboni prima ancora dell'arrivo
di Garibaldi: Mancusi unì in seguito una colonna
di 700 aviglianesi armati alle truppe provenienti
dal Sud e accompagnò il generale fino a Napoli.
Con l'Unificazione, dopo il 1860, nel Mezzogiorno
s'innestarono rivolgimenti profondi che andarono a
modificare la vita sociale, le abitudini e soprattutto
l'economia delle nostre popolazioni. Fu imposto il
servizio militare di leva e introdotte numerose tasse;
le attività artigianali e industriali esistenti
non potettero sostenere la concorrenza di quelle organizzate
e moderne del Nord, e l'agricoltura, attività
primaria, entrò in crisi. Le già misere
condizioni dei contadini e degli stessi borghesi del
Sud si aggravarono notevolmente, creando un clima
di sfiducia e di delusione nei confronti del nuovo
Stato. Esplose così il fenomeno del 'brigantaggio',
che trovò vigorose adesioni nei contadini renitenti
alla leva, nei soldati borbonici sbandati senza altro
mestiere, e in quanti rimpiangevano il passato governo
borbonico. Nelle campagne e nei boschi di Lagopesole,
frazione di Avigliano, sorsero i primi e più
importanti nuclei del brigantaggio, comandati da Carmine
Crocco di Rionero in Vulture e Giuseppe Nicola Summa,
più noto come Ninco Nanco, di origine aviglianese.
Questo movimento presto dilagò anche nelle
vicine regioni confinanti. A difesa delle popolazioni
si costituirono i reparti volontari della pseudo Guardia
Nazionale, impotenti tuttavia a fronteggiare il fenomeno.
Intervenne infine l'esercito piemontese e per ben
cinque anni vi furono numerosi scontri con ingenti
danni per la popolazione, in particolar modo con l'entrata
in vigore della legge Pica si ebbe la distruzione
di interi villaggi e messa a fuoco anche di interi
paesi, a volte sfociata in veri e propri casi di crimini
contro l'umanità, come per la distruzione dei
paesi di Pontelandolfo e Casalduni, ed il genocidio
di tutti gli abitanti. Infine si arrivò a debellare
il movimento con l'uccisione di Ninco Nanco e, dopo
la fuga a Roma, anche con l'arresto di Crocco, condannato
all'ergastolo.
Alcuni anni dopo ebbe inizio un altro fenomeno destinato
ad assumere un aspetto sempre più vistoso e
inarrestabile: l'emigrazione. Partirono per primi
i contadini, a quali poi si aggregarono gli artigiani
e i professionisti. Nel solo periodo 1884-1913 furono
in 9.000 a lasciare il paese per raggiungere l'America
in cerca di fortuna.
La seconda metà dell'Ottocento vide l'affermazione
a livello nazionale di grandi personalità,
specialmente nel campo del Diritto. Emanuele Gianturco,
Nicola e Leonardo Coviello, Nicola Stolfi, Giuseppe
e Tommaso Claps, furono maestri del giure che contribuirono
a porre le basi del Diritto Italiano. Tommaso Claps,
oltre ad essere un eccellente giurista, è ricordato
anche come storiografo e come uno dei più interessanti
novellieri e scrittori della regione, a cavallo tra
i due secoli. Alla stessa epoca appartengono il poeta
Antonio Labella e il giornalista e scrittore Silvio
Spaventa Filippi, fondatore a Milano del Corriere
dei Piccoli. Alla Prima guerra mondiale parteciparono
molti aviglianesi, inviati a combattere soprattutto
sul Carso e a fermare la ritirata sul Piave.
Nel 1926 venne inaugurato nella piazza principale
un monumento dedicato a Emanuele Gianturco. Con il
contributo degli aviglianesi emigrati negli Stati
Uniti, il 25 maggio 1930 fu inaugurato inoltre un
monumento ai Caduti del Mezzogiorno. Nel corso della
stessa cerimonia si inaugurò anche la ferrovia
Avigliano Città-Avigliano Scalo, costruita
dalla Società Mediterranea per le Linee Ferrate
Calabro-Lucane per il collegamento della città
al capoluogo potentino, alla linea delle Ferrovie
dello Stato Potenza-Foggia, e quella di Pietragalla,
destinata a raggiungere Bari. Nel 1935, con la realizzazione
del tronco autonomo Avigliano Scalo-Potenza Inferiore,
la linea ferroviaria ebbe un collegamento diretto
con la città di Potenza.
Nel 1935 furono anche realizzati il Riformatorio Giudiziario,
dipendente dal Ministero di Grazia e Giustizia, e
l'edificio scolastico elementare che in seguito fu
intitolato a Silvio Spaventa Filippi. Avigliano divenne
terra di confino per molti ebrei e internati politici
di fede antifascista. Durante la Seconda guerra mondiale
del 1940-1945 la popolazione subì i disagi
della guerra, pur non essendosi verificati nella zona
fatti bellici.
Nel secondo dopoguerra la comunità aviglianese
si avviò a vivere una lunga stagione di progresso
e di avanzamento sociale ed economico, mai conosciuto
nel passato, e di sviluppo delle contrade rurali,
soprattutto per gli effetti della Riforma Fondiaria
e del programma di opere civili, attuate dal Consorzio
Carmine-Montecaruso.