San
Giovanni Lupatoto è un comune della provincia
di Verona. San Giovanni Lupatoto dista 7 chilometri
da Verona. Rispetto al capoluogo è in posizione
sud est. È lambito dal fiume Adige. Lo spirito
imprenditoriale degli abitanti di San Giovanni Lupatoto
risale all'Ottocento: la caserma austriaca per la
cavalleria voluta dal generale Josef Radetzky fu utilizzata
in seguito all'annessione al Regno d'Italia come stabilimento
industriale dove si fabbricavano lastre di vetro e
bottiglie con impiegati 800 operai. Oggi sul territorio
sono presenti molte aziende, vi è la sede e
lo stabilimento principale dell'azienda Gruppo Vicenzi,
dell'azienda Pastificio Rana di Giovanni Rana e dell'azienda
Melegatti, fondate a San Giovanni Lupatoto. Il settore
secondario è ben sviluppato, anche grazie alla
vicinanza dell'autostrada A4. Particolarmente aggressivo
il settore immobiliare che ha causato un forte aumento
demografico e portato la densità abitativa
tra le più elevate della provincia di Verona
e della regione Veneto, con conseguente aumento del
traffico veicolare e dell'inquinamento atmosferico.
In agricoltura si segnala soprattutto la coltivazione
di fragole prodotto tipico locale.
ETIMOLOGIA
L'origine del nome è alquanto incerta ed esistono
diverse ipotesi. Mentre San Giovanni fu aggiunto in
seguito all'istituzione della parrocchia, il termine
Lupatoto potrebbe derivare da: lupum totum, potrebbe
essere un possibile nome latino di un accampamento
romano durante l'occupazione dei territori lungo il
tracciato Vicum Veronensium II secolo a.C. lupi ad
totum, lupi dappertutto: potrebbe risalire alla presenza
di boschi selvatici infestati da lupi. lucus totus,
tutto bosco: nei primi secoli del medioevo il territorio
limitrofo era selvatico e quindi sarebbero state presenti
moltissime aree boschive. Per trovare traccia del
nome del comune si risale ad un documento del 1178
che descrive la zona chiamata "Sanctum Jahannem
ad Lupum Totum" che significa "San Giovanni
(presso il luogo) lupi dappertutto" lo stemma
comunale riporta un lupo in posizione araldica.
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa di San Giovanni Battista - (Parrocchiale) costruita
nel 1772
Chiesa della Madonna dello Staffalo dei Tedeschi -
(Santuario) costruita nel 1630
Chiesa del Buon Pastore (Parrocchiale) - costruita
nel 1967
Chiesa di San Gaetano (Parrocchiale)
ORIGINI
E CENNI STORICI
Nel XVIII secolo vennero effettuati diversi ritrovamenti
fatti risalire dagli studiosi all'Età del ferro.
Nella frazione Raldon, presso la località Ca'
dei Frè furono ritrovati i resti di varie palafitte.
Era questo il punto più a sud del Comune, sito
presso i limiti dell'antica palude veronese. Di questi
ritrovamenti non esiste più traccia in quanto
andarono perduti nel corso del periodo napoleonico.
Sul territorio Lupatotino in località Pontoncello
sono state rinvenute delle necropoli risalenti ai
Celti. A Raldon, nelle terre di proprietà del
Marchese Jacopo Muselli, furono rinvenute una necropoli
ed una casa romana risalente al I secolo d.C. La necropoli,
destinata alla tumulazione dei plebei, aveva come
perimetro un quadrato delimitato approssimativamente
dalle strade "che da Verona porta a Bovolone",
"che da Raldon porta a Santa Maria di Zevio e
quella "che da Pozzo porta a Vallese". Alcuni
dei reperti provenienti dalla necropoli si possono
vedere presso il Museo Archeologico del Teatro Romano
di Verona: la maggior parte è però andata
dispersa nel periodo napoleonico. La Casa Romana fu
scoperta in località "Le Marchesane",
nell'agro che si estende tra Raldon e le località
di Pampaluna e Scajole (presso l'abitato di Raldon),a
noi è arrivato solo un disegno e la lista del
materiale trovato, stilata personalmente dal Marchese
Muselli. Alcuni storici veronesi tra cui Scipione
Maffei e Carlo Cipolla ritengono che il teatro della
Battaglia dei Campi Raudii 101 a.C. non si trova nei
pressi di Vercelli (come vuole la tradizione) ma nel
territorio di San Giovanni Lupatoto, nella frazione
di Raldon, in un'area molto estesa che va da sud della
frazione di Pozzo alla località Ponte dell'Ebreo,
presso il limitrofo Comune di Oppeano. Da questo luogo
potrebbe derivare poi il nome della villa di Raldon
attraverso vari passaggi intermedi (Raudium -->
Raudion --> Raudon --> Raldon). Anche questa
ipotesi tuttavia si rivela improbabile, dal momento
che la storiografia moderna, pur con alcune differenze,
situa il luogo della battaglia in provincia di Vercelli.
Dal II secolo a.C. si susseguono periodi con la presenza
di popolazioni nordiche in modo particolare Goti e
Longobardi. È possibile trovare riferimenti
documentati a varie località site nel territorio
comunale: Raldon, Ca' di Fontana, Pozzo ed altre.
Le citazioni sono riferite a documenti legati a transazioni
di terreni. Risalgono però solo nei secoli
seguenti i primi insediamenti certi. In un documento
ufficiale del 1178 (designatio) si trovano citate
le località: Allodium Sancti Georgii (località
Sorio), via Paquariae (la Paquara), Sanctum Johannem
ad lupum totum (attuale zona Ausetto), Hospitalis
de formicha in sacho (nella frazione di Pozzo). Il
28 agosto 1233 è una data importante per la
storia di San Giovanni. Sulla grande pianata detta
della Paquara, situata a destra del fiume Adige, si
svolse un grande raduno di popolo presieduto da Fra'
Giovanni Da Schio. L'evento si concluse con la Pace
di Paquara. Secondo documenti dell'epoca sulla riva
lupatotina dell'Adige si riunirono più di 400.000
persone insieme a grandi personalità dell'epoca
(vescovi e principi), provenienti dalla zona del Veronese,
del Mantovano, dal Padovano. Presso il campo di Paquara,
circa quattro miglia a sud di Verona, sulle rive dell'Adige
domenica 28 ag. 1233 convenne una folla enorme, forse
decine di migliaia di persone (secondo le fonti cronachistiche,
tutte a piedi nudi, per il dovuto rispetto al "profeta"),
presenti i maggiori prelati della regione padana,
i più stretti collaboratori di G. e tutti i
grandi signori e dignitari laici coinvolti nelle trattative
di pace, oltre alle delegazioni ufficiali delle città.
G. era al culmine della celebrità e della gloria.
Dopo un sermone e la rituale benedizione, promulgò
i suoi decreti di pace e invitò i contendenti
a scambiarsi quel bacio che avrebbe ritualmente sancito
l'avvenuta e perpetua riconciliazione la pace di tutto
il Veneto e della Lombardia. Quel miracolo, tuttavia,
sarebbe durato soltanto pochi giorni. Già prima
e durante l'assemblea serpeggiavano perplessità
e malumori, specialmente alimentati dalla comprensibile
diffidenza dei Padovani - guidati dal priore benedettino
Giordano Forzatè - verso l'accresciuta influenza
della fazione dei da Romano, che ritenevano favorita
dall'operato di Giovanni da Vicenza. Egli, frattanto,
si era recato a Vicenza, alleata di Padova, dove ottenne
dal Comune i pieni poteri e intraprese la revisione
degli statuti, adoperandosi per la riammissione degli
esuli favorevoli ai da Romano: ma sembra che il suo
operato riuscisse di fatto a scontentare tutte le
parti. Abbandonato ormai al sostegno delle esigue
e terrorizzate milizie veronesi, G. fu catturato nel
palazzo episcopale dalle guardie del trionfante governo
filopadovano di Uguccione di Pilo, e il 3 settembre,
appena una settimana dopo il tripudio di Paquara,
fu gettato in carcere. Dopo due giorni, nella piazza
antistante l'episcopio vicentino, i suoi nemici, in
testa Giordano Forzatè e il vescovo di Padova,
lo umiliarono pubblicamente appellandosi al papa contro
i suoi decreti, tacciati di iniquità e di illegalità.
G. rifiutò ostinatamente di ripudiare le sue
decisioni e, richiesto a sua volta un aiuto al papa,
ne ottenne, il 22 settembre, quando era già
stato liberato, una formale lettera di commiserazione.
Non è dato precisare le circostanze della sua
liberazione, probabilmente avvenuta per timore di
rappresaglie da parte veronese. Malgrado ricoprisse
ancora ufficialmente la carica di rector di Verona,
G. aveva ormai di fatto perso tutti i poteri, e il
24 settembre successivo dovette presenziare all'insediamento
dei due nuovi podestà. Anche il suo grande
progetto di pace andò velocemente franando
come un castello di carta, e la logica dei governi
delle fazioni riprese così il sopravvento in
tutta la regione. Ulteriori citazioni di varie località
situate all'interno del comune sono reperibili nella
designatio del 1251. Di rilievo è la lista
del 1384 che elenca le "Ville" e delle "Case
di Campagna" appartenenti al Comune di Verona
e subordinate al Capitaniato di Zevio. Molte località
della zona sono censite come "case di Campagna"
: Ca' di Macici, Pozzo, Caprara, Ca' di Fontana, Raldon,
ecc. Risale al 1335 l'elevazione di San Giovanni Lupatoto
a dignità di parrocchia. È infatti in
quell'anno che la chiesa di San Giovanni Battista
viene resa indipendente dalla parrocchia di San Pietro
di Villafranca. Nel 1405 Domenico Quintavalle viene
investito da Francesco da Carrara, signore di Verona,
del diritto feudale sul tutto il territorio che si
estende dalla riva destra del fiume Adige fino alla
zona di Sommacampagna ivi compreso il territorio di
San Giovanni Lupatoto. Nello stesso anno (24 giugno)
le truppe della Repubblica di Venezia entrano a Verona
e cacciano il Carrara. Il nuovo governo Veneziano
di Verona, in uno dei suoi primi atti amministrativi,
istituisce nel territorio della provincia i Vicariati.
Tale istituzione ha come scopo di dare maggior autonomia
amministrativa alla popolazione veronese. Il territorio
di San Giovanni ricade nel Vicariato di Ca' di Campagna,
soggetto ai Quintavalle. Le servitù feudali
vengono successivamente riscattate pagando alla famiglia
Morando, succeduta ai Quintavalle, 1400 ducati e fissando
un canone annuo di 20 ducati. Nel 416 Ca' di Macici
(attuale frazione di San Giovanni) diviene la sede
del Vicariato di Ca' di Campagna. In quest'epoca il
Vicariato si estende su quasi tutta la cosiddetta
"Campanea Major Veronensis", ovvero tutta
la zona sud di Verona dall'Adige a Sommacampagna.
Nel 1572 il territorio della frazione di Raldon viene
staccato dalla Pieve di San Pietro di Zevio e elevato
al rango di Parrocchia intitolata a Santa Maria Maddalena.
Pur rimanendo soggetta alla giurisdizione della Pieve
di Zevio dal punto di vista ecclesiastico, amministrativamente
fa però capo al vicariato di Ca' di Campagna.
Nei secoli XVI e XVII vaste zone incolte vengono acquistate
dalla borghesia nobile di Verona e Venezia. È
questo un periodo di grande crescita demografica.
Fra gli altri possiedono appezzamenti nel Comune le
Famiglie Maffei, Bongiovanni, Mocenigo e Sagramoso.
Risale alla fine del XVI la richiesta delle Famiglie
Bongiovanni, Contarini e Mocenigo al Magistrato ai
Beni Inculti di Venezia di poter incanalare l'acqua
dell'Adige per irrigare e rendere produttive le loro
proprietà. Tali canali chiamati Bocche di Sorio,
vengono inaugurati la quarta domenica di quaresima.
Ancora oggi in questa domenica dell'anno si festeggia
la Festa delle Bocche per ricordare questo l'anniversario.
Circa un secolo dopo anche la famiglia Sagramoso ottiene
di incanalare l'acqua dell'Adige verso le sue proprietà.
Durante la calata dei Lanzichenecchi su Mantova nei
primi mesi del 1630, attraversando il ducato di Milano
evento riportato anche dal Manzoni nei Promessi Sposi,
quando Ferdinando II imperatore del Sacro Romano Impero
inviò nella città virgiliana un esercito
di 36.000 Lanzichenecchi che la assediarono, la distrussero
e vi portano la peste. Anche Verona fu decimata dalla
peste, i malati venivano inviati via fiume al Lazzaretto
in località Pestrino (di cui oggi restano le
rovine) mentre i corpi di coloro che morivano in città
venivano bruciati o gettati nell'Adige per mancanza
di luoghi di sepoltura. Il territorio di San Giovanni
Lupatoto lungo il tragitto verso Mantova venne risparmiato
dalla distruzione e dalla peste. La popolazione lupatotina
allora ritenne l'evento un miracolo che ha ammansito
i Lanzichenecchi alle porte di San Giovanni Lupatoto,
proprio nel punto dove era presente il capitello dedicato
alla Madonna. I Lanzichenecchi erano speciali corpi
militari, costituiti da mercenari scelti tra i più
vigorosi e valorosi, voluti da Massimiliano I del
Sacro Romano Impero, era risaputa la loro fede cristiana
testimoniata da una canzone tipica di queste popolazioni
nordiche "Unser Liebe Fraue", in onore alla
Vergine Maria. Nel luogo in cui era presente il capitello
dedicato alla Madonna ad agosto dello stesso anno
venne iniziata la costruzione del Santuario della
Madonna dello Staffalo dei Tedeschi, chiamato tradizionalmente
"la Madonnina dei Tedeschi". Nel ottobre
del 1630 la Granduchessa di Toscana si ferma a Raldon
sulla strada verso Innsbruck dove si stava recando
a far visita al fratello Ferdinando II imperatore
del Sacro Romano Impero, a dimostrazione che la distruzione
e la peste aveva risparmiato i lupatotini. La comunità
lupatotina in questo periodo aumenta e il paese cresce
diventando un centro abitato di primaria importanza;
all'epoca era diviso in due parti: la zona nord chiamata
San Giovanni Lupatoto e quella sud chiamata Raldon.
Durante il periodo napoleonico la storia del comune
si intreccia brevemente con quella del Conte di Lillà,
futuro Re di Francia con il nome di Luigi XVIII. Questi
nel 1794, in fuga dalla minaccia delle truppe rivoluzionarie
francesi, trova rifugio presso i Conti Gazzola e soggiorna
nelle loro proprietà di Verona e di Palazzina
Sant'Andrea (località allora incorporata nel
territorio di San Giovanni Lupatoto). Da questo esilio
il Conte continua la sua attività politica
mediante proclami e alleanze con i ribelli Vandeani.
Quando l'esercito francese di Napoleone Bonaparte
arriva in prossimità di Verona il Conte fugge
e si rifugia prima nella Repubblica di Venezia e poi
in Germania trovando asilo presso il Duca di Brunswick.
Anche il territorio di San Giovanni Lupatoto è
coinvolto nella lotta tra Francia e Austria. In particolare
il 5 aprile 1798 ha luogo la battaglia del Magnano.
In realtà il teatro principale dello scontro
è l'omonima località sita nel comune
di Buttapietra, ma molti episodi si svolgono a Ca'
Di David, Bovo, Raldon, Sorio e San Giovanni Lupatoto.
Nel 1797 il territorio passò sotto il dominio
francese con l'arrivo delle truppe di Napoleone; terminavano
così quasi quattro secoli di appartenenza alla
Repubblica di Venezia. Quando l'impero Napoleonico
iniziò a cedere, San Giovanni Luapatoto fu
inserito, in seguito al congresso di Vienna del 1815,
nel Regno Lombardo-Veneto assegnato all'Impero Austriaco.
Questa e altre modifiche territoriali apportate dopo
la sconfitta di Napoleone presero il nome di restaurazione.
Nel 1818 gli austriaci preso possesso del territorio,
mettono mano alla suddivisione amministrativa. Il
comune di Raldon, viene diviso in due lungo la strada
che da Verona porta a Bovolone: la parte est (attuale
località Ca' Bianca e Maffea) passo al Comune
di Zevio, la parte ovest (Raldon, Pampaluna e Ca'
di Frè) rimane a San Giovanni Lupatoto. Nella
suddivisione probabilmente si tiene contro la posizione
degli appezzamenti delle famiglie Bevilacqua Lazise
e Maffei per preservarne l'unitarietà. La località
Pontoncello passa anch'essa a Zevio. Nel 1834, Josef
Radetzky, fu nominato comandante del Regno Lombardo-Veneto.
Il feldmaresciallo fu l'uomo che più di tutti
riconobbe in Verona un luogo strategicamente importantissimo
all'interno del quadrilatero fortificato e quindi
diede grande stimolo alla sua fortificazione. Si provvide
così a costruire una serie di forti esterni
alla città, conosciuti come primo e secondo
campo trincerato di Verona (ricordiamo, ad esempio:
forte Santa Caterina, forte Chievo, forte Santa Lucia,
forte Dossobuono, forte Azzano, ecc..). Gli austriaci
erigono nel territorio comunale il Forte Ca' Vecchia,
nome con cui all'epoca è nota Corte Garofolo.
La fortificazione fa parte delle importanti opere
militari fatte costruire dagli austriaci attorno a
Verona. Nel 1863 le opere militari si espandono con
la costruzione di una ricovero per l'Artiglieria,
edificio poi convertito in Caserma per la Cavalleria,
per appagare le continue esigenze delle truppe qui
alloggiate, il Comune dovette sostenere una rilevante
spesa: venne costruita, per volere del Comando Militare
Austroungarico, la caserma per la cavalleria, divenuta
poi il primo stabilimento di San Giovanni Lupatoto
nel 1868, la "Fabbrica Vetri" che occupava
800 operai e che nel 1899 venne rilevata dalla manifatturiera
"Festi Rasini". Alla fine del 1866 il Veneto
viene annesso al neonato Regno d'Italia. A San Giovanni
Lupatoto viene nominato il primo Sindaco: il marchese
Alfonso Zenetti. Tra le varie figure che si succedono
alla guida dell'amministrazione comunale ricordiamo
Vittorio Pasti, il quale rimanendo sindaco per quasi
19 anni detiene il record di longevità nell'incarico.
Nel 1927, in pieno periodo fascista lo storico Comune
di San Giovanni Lupatoto viene soppresso ed accorpato
a Verona . Nel 1932 il Comune viene ripristinato ma
la frazione di Palazzina Sant'Andrea rimane a Verona.
In molti vorrebbero accorpare nuovamente il comune
di San Giovanni Lupatoto al comune di Verona perché
ormai parte della stessa area urbana.