San Bonifacio è un comune
della provincia di Verona in Veneto. San Bonifacio
dista 26 chilometri da Verona. Rispetto al capoluogo
è in posizione est. Confina con la provincia
di Vicenza. È facilmente raggiungibile grazie
all'autostrada A4 (uscita Soave-San Bonifacio), alla
strada regionale 11 ed alla linea ferroviaria Milano
- Venezia. Come giurisdizione ecclesiastica il Comune
di San Bonifacio appartiene alla diocesi di Vicenza
e comprende le parrocchie del Duomo (Santa Maria Maggiore),
del quartiere Praissola (San Giuseppe lavoratore),
di Villanova (San Pietro; titolo abbaziale), di Prova
(patrono San Biagio ma chiesa dedicata alla Presentazione
della Vergine Maria), di Lobia (Santa Lucia) e di
Locara (San Giovanni Battista). Questa è una
zona di produzione del vino Arcole DOC. Sono presenti
alcune aziende leader nei propri settori, come il
gruppo Ferroli S.p.A. nella produzione di caldaie
e sistemi di riscaldamento e "Pedrollo S.p.A."
nelle elettropompe. San Bonifacio è raggiungibile
da autostrada all'uscita del casello Soave - San Bonifacio
e dalle strade provinciali SP12 (da Lonigo), SP7 (da
Cologna Veneta), SP38 (da Belfiore) e SS11 da Verona
e Vicenza. La stazione ferroviaria si trova in Corso
Venezia, vicina al centro cittadino. Il comune fa
parte dell'associazione "Città del vino".
ETIMOLOGIA
Trae il nome da una piccola chiesa dedicata a San
Bonifacio da Milone, marchese di Verona.
MANIFESTAZIONI
Fiera di San Marco
Festa di San Giuseppe lavoratore
Festa di Sant'Antonio a Coalonga
Festa della Sorana
Sagra di Sant'Abbondio
Truck Festival - Festival dei camion a Lobia in maggio
Sagra di San Biagio, a Prova, nei weekend adiacenti
al 3 febbraio
Sagra Madonna della Neve, a San Bonifacio, inizio
agosto.
Sottosuolo Free Music Festival - giugno
Concerto di Capodanno
Concerto della Domenica delle Palme
Piano and Friends - Concerti di musica da camera
Concerto della Repubblica
Rassegna Teatrale "Il febbraio del sabato sera"
Rassegna Teatrale "Teatro in Villa" (Villanova
di S.Bonifacio)
Rassegna Teatrale "Una motta di burattini"
- agosto-settembre
Trofeo Ferroli - Stadio di San Bonifacio, Maggio
Music Sport Festival - Campo da softball di San Bonifacio,
fine luglio
MUSEI
Museo Civico Geopaleontologico
VILLA CARLOTTI
Uscendo dal centro e dirigendosi verso Lonigo, nella
campagna ad est della frazione Prova abbiamo villa
Carlotti (ora abitata dalla famiglia Colli) avente
struttura tipica di un palazzo signorile del primo
Settecento: a tre piani, vastissima, con ampie sale
ad ogni piano ed in ottimo stato di conservazione.
All'altezza del tetto si erge un attico, al centro
del quale si trova una statua raffigurante "Giove
con aquila" ai cui piedi è sistemato lo
stemma dei marchesi Carlotti con la data 1704 (anno
in cui si completò il rinnovamento della primitiva
villa). La statua della divinità greca, attribuita
a "Francesco Filippini", è probabilmente
l'unico pezzo superstite di un più ampio ciclo
di sculture raffigurante divinità dell'Olimpo
e resta unico segno dello splendore settecentesco
che il palazzo ha smarrito con la perdita degli arredi
originali.
ABBAZIA DI SAN PIETRO
L'abbazia romanica di San Pietro di Villanova, sicuramente
l'edificio storico più interessante del paese,
venne costruita nel VII secolo, è facilmente
visibile (e raggiungibile) vista la sua vicinanza
all'ex-SS 11 (ora strada regionale). È una
chiesa in stile romanico a tre navate con tre absidi
rivolte verso est. La facciata è divisa in
tre parti; il rosone centrale (che, probabilmente,
sostituisce un'originaria bifora romanica) venne chiuso
a causa dell'abbassamento del soffitto della chiesa
e, per dar luce all'interno, vennero aperti tre finestroni.
Aggiunte barocche sono invece le statue e gli stemmi
dell'ordine benedettino olivetano. Sulla sinistra,
attaccato alla chiesa, si eleva l'imponente campanile
avente base romanica risalente al 1131 (probabilmente,
in origine, appartenente ad una torre di difesa),
trifore gotiche e cuspide quattrocentesca. L'interno
della chiesa, a tre navate, aveva in origine una copertura
a capriate che venne coperta, in età barocca,
dalle volte ancora esistenti. Nella fiancata meridionale
della navata centrale si apriva una serie di finestre
romaniche che, oggi scomparse, hanno lasciato il posto
a tre mezzalune barocche. Interessanti, a destra,
sono degli affreschi di scuola giottesca con scene
della vita di San Benedetto mentre, sulla parete sinistra,
è visibile un affresco rettangolare con sei
figure di santi, fra i quali San Zeno e San Michele
Arcangelo. Il presbiterio, a causa della sottostante
cripta, è molto sopraelevato rispetto al piano
della chiesa.
Il catino absidale ospita un affresco del 1700 rappresentante
la gloria di san Benedetto (a memoria dei benedettini,
antichi custodi dell'abbazia) mentre a sinistra, in
basso, sta san Bernardo Tolomei (a ricordo dei benedettini
Olivetani, custodi dell'abbazia) e, a destra, è
dipinta Santa Francesca Romana con accanto il figlio.
Opera pregevole è l'"ancona" in pietra
del XV secolo situata al centro dell'abside. Sono
presenti delle figure ad altorilievo, chiuse in cinque
nicchie separate da colonnine tortili. Nella nicchia
centrale, più ampia delle altre, è raffigurato
San Pietro in trono. Nello spazio ricavato sopra l'abside
di destra si ammira un affresco con l'Annunciazione,
sembra di scuola giottesca. La cripta è una
delle più belle fra quelle romaniche della
provincia veronese. Vi si accede mediante due scalinate
laterali aperte nel 1925 sulle tracce delle scale
originarie romaniche (da segnalare come in passato
la cripta fosse stata parzialmente murata ed usata
come cantina). Larga quanto la chiesa, è costituita
da cinque piccole navate; da notare che la navata
destra è parte dell'antica chiesetta, anch'essa
dedicato a San Pietro, poi incorporata nella costruzione
della nuova (e più grande) chiesa. Nel pavimento
vi sono reperti della prima epoca romana come una
lapide funeraria (usata come base di una colonna)
e un vaso cinerario. Anche nella cripta si trovano
affreschi (passione e martirio di Sant'Agata; Cristo
tra i Santi Pietro e Paolo). Nella cripta si trova
un sarcofago nel quale riposa il corpo del venerabile
don Giuseppe Ambrosini (del quale è in corso
la causa di beatificazione). La chiesa, a sud, è
affiancata da ciò che rimane del monastero,
soppresso nel 1735 e trasformato in casa colonica;
tutto il complesso è stato recentemente restaurato
ed ospita, tra l'altro, il Museo geopaleontologico
“Giuseppe Dalla Tomba”.
DUOMO DI SANTA MARIA MAGGIORE
La chiesa parrocchiale (e Duomo), che chiude a sud
la piazza centrale del paese, piazza Costituzione,
intitolata a Santa Maria Maggiore, fu costruita all'inizio
del XII secolo e ricostruita nel 1417. Successivamente
venne trascurata a tal punto che fu riedificata nel
1769 ed ampliata nel 1837 in stile ottocentesco e
consacrata l'8 settembre 1883. Attualmente si presenta
ad un'unica navata e con sei altari laterali. Da segnalare
la pala di San Rocco attribuita a Bonifacio de' Pitati.
Pochi anni fa è stato restaurato l'alto campanile
che si slancia alla sinistra della facciata; da notare
che nella costruzione venne usata, come pietra angolare,
un'ara romana dedicata al dio Mercurio.
SANT'ABBONDIO ALLA MOTTA
Poco lontana dal Duomo, verso sud, al di là
dell'Alpone, si trova la chiesetta romanica di Sant'Abbondio,
ad un'unica navata, ricostruita nel biennio 1491 -
1493 sopra i resti di una precedente chiesetta dedicata
ai Santi Abbondio e Bonifacio (distrutta con il castello
dei Conti di San Bonifacio nel 1243 ad opera di Ezzelino
da Romano). All'interno vi sono vari affreschi (opera
di anonimi), dipinti, alcuni ex voto, una statua dedicata
al Santo titolare ed una Pietà in terracotta.
Vicino alla chiesa, la vegetazione del “Parco
della Rimembranza”, sulla collinetta della Motta
nasconde i ruderi del distrutto castello dei Conti
di San Bonifacio, coloro che diedero il nome al paese.
CHIESA DI SAN BIAGIO
Dall'altro lato della strada che delimita villa Carlotti,
troviamo, addossata alla corte Lora, la chiesetta
(detta anche oratorio) di San Biagio, prima chiesa
parrocchiale di Prova (con la costituzione della parrocchia
nel 1838). L'edificio (sotto il quale si trova una
cantina a volta) venne terminato nel 1695, come attesta
una lapide sopra l'altare, che attribuisce la costruzione
al marchese Giulio Carlotti. Il portale d'ingresso
è probabilmente proveniente da un'altra chiesa,
più antica e anch'essa dedicata a San Biagio,
che doveva trovarsi non lontano e che andò
in rovina. La chiesetta è ricca internamente
di affreschi di pregevole valore storico, è
stata restaurata negli anni novanta del XX secolo.
La pianta è di forma poligonale secondo una
metodologia tipica del periodo barocco; l'originale
copertura a capriate lignee della navata è
attualmente occultata da un controsoffitto. Al centro
dell'altare troviamo la pala (attribuita al Prunati
ma sicuramente precedente) dedicata a San Biagio tra
San Carlo Borromeo e San Francesco, anch'essa restaurata
per motivi di conservazione ma anche a causa di un
trafugamento che aveva subito.
CHIESA DI LOBIA
Passata la frazione di Prova, sulla strada per Lonigo,
troviamo il paese di Lobia e la sua chiesa dedicata
a Santa Lucia. Venne eretta nel 1645 ad unica navata
e fu affidata alla gestione di un curato che dipendeva
dalla pieve di San Giovanni di Locara (in quanto Lobia
era, all'epoca, contrada di Locara).
Nel 1925 venne costituita la parrocchia di Lobia e
per l'occasione la chiesa venne ampliata con due navate
laterali; un ulteriore ampliamento fu realizzato nel
1935.
CHIESA DI LOCARA
L'attuale chiesa parrocchiale di Locara fu ricostruita
a tre navate negli anni 1906-1909 e fu consacrata
il 23 luglio 1927. È dedicata a San Giovanni
Battista e si trova a pochi metri dalla precedente
chiesetta del 1750. In realtà l'esistenza della
parrocchia è documentata già precedentemente
dai registri parrocchiali di metà Seicento;
inoltre è probabile che risalga al VII secolo
il ruolo di Locara come oratorio (luogo di preghiera)
dipendente da Montecchia di Crosara. Interessante
è la presenza di una statua di San Benedetto
all'interno della chiesa in quanto ricorda i benedettini
di Villanova (è documentata, nel X secolo,
la presenza a Locara di una cappella sottoposta all'abbazia
di San Pietro) mentre sull'altare dedicato a San Giovanni
Battista è posta una tela della "Natività"
del santo, opera di scuola veneziana del Tiziano (questo
era anche l'altare maggiore della vecchia chiesa;
tutti gli altari della parrocchiale e il fonte battesimale
provengono dalla vecchia chiesa). Accanto alla sacrestia
c'è la cappella con l'altare barocco in marmo
dedicato alla Madonna della Salute la cui immagine
viene portata in processione il 15 agosto e nella
festa del Santo Rosario.
ORIGINI E CENNI STORICI
Nella zona di San Bonifacio probabilmente esistevano
piccoli villaggi (vicus o pagus) fin da epoche remote
con epicentro sull'altura della Motta, tuttavia non
se ne hanno prove documentarie o archeologiche. Di
epoca romana abbiamo l'ara dedicata a Mercurio (attualmente
murata, come pietra angolare, nel campanile della
chiesa parrocchiale), un'ara di marmo dedicata a Giove,
una lapide funeraria (entrambe nella cripta dell'abbazia
di Villanova) e iscrizioni trovate a Villabella (ora
in musei di Verona). La via Postumia attraversava
(probabilmente) a nord il territorio di San Bonifacio.
In particolare, a Villanova, venne trovato nel 1942
(in occasione dell'allargamento dell'ex SS 11), a
circa due metri sotto il letto del torrente Tramigna
(che qui si getta nell'Alpone) un ponte romano sovrastato
da una via romana dai caratteristici blocchi di sasso
nero, consumati dal passaggio di ruote. Si è
inoltre confermato che già in epoca romana
i confini tra Verona e Vicenza passavano per la frazione
Locara: infatti la strada Lobia - Locara costituiva
l'ultimo cardine orientale della centuriazione dell'agro
veronese di Colognola ai Colli (oltre questa strada
iniziava la centuriazione di Lonigo). Nella frazione
di Lobia, nel 1490, venne scoperto un importantissimo
cippo romano (attualmente presso il Museo Lapidario
Maffeiano di Verona) che indicava i confini tra il
territorio romano d'Este e quello di Vicenza. Questo
confine fu mantenuto anche durante il periodo medievale
fino ad arrivare ai nostri giorni, nonostante modesti
cambiamenti. Importante è la località
chiamata "Torri di Confine" con la sua chiesetta
dedicata a San Michele Arcangelo, venerato (specie
dai Longobardi) come difensore dei confini. È
proprio un luogo di culto come la chiesetta di San
Michele a Torri di Confine in Locara a testimoniare
la presenza longobarda sul territorio del comune sambonifacese
mentre frati benedettini, tra VI e VII secolo d.C.
edificarono l'abbazia di Villanova dedicandola a San
Pietro(probabilmente in sostituzione di un antico
tempio pagano dedicato a Giove). La storia riferisce
che intorno al 763, sant'Anselmo del Friuli, fondatore
del monastero di Nonantola, fece costruire una chiesetta
ai confini della diocesi vicentina, dedicandola a
San Pietro. Questa si presume possa essere stata,
nella sua struttura originaria, nell'abside destra
dell'abbazia di Villanova. I benedettini chiamarono
a raccolta gli abitanti del luogo e col loro aiuto
bonificarono l'intera campagna che dalla Postumia
si estendeva fino all'Adige. Nel periodo carolingio
la zona di San Bonifacio rientrava nel Comitato Vicentino
che si estendeva verso occidente ben oltre gli attuali
confini della provincia di Vicenza visto che comprendeva
località come Porcile (l'odierna Belfiore),
Montecchia di Crosara, Arcole ed Albaredo d'Adige.
Di pari estensione era la Diocesi vicentina, tant'è
che ancora il Comune di San Bonifacio, pur essendo
in provincia di Verona, ne fa parte. Dissolto l'impero
carolingio, la minaccia veniva da est ed erano gli
Ungari: probabilmente il castello della Motta venne
costruito in tal occasione. Nella zona "sambonifacese"
esistevano già degli agglomerati rurali e,
con la disgregazione del Comitato vicentino, il marchese
Milone di San Bonifacio, di origine franca e capostipite
della famiglia dei Conti di San Bonifacio, approfittò
della situazione per estendere i suoi domini anche
in queste terre "sambonifacesi" dando così
l'attuale nome al paese. La Famiglia dei Conti di
San Bonifacio primeggiò per quasi due secoli
nella Città di Verona, della quale i San Bonifacio
furono anche spesso Conti e Podestà. Il testamento
di Milone (955) parla di un castello e di una cappella
dedicata a San Bonifacio. Questa chiesetta, di cui
non resta nulla (ma si sa che si trovava all'interno
delle mura del castello sulla Motta) diede probabilmente
il nome al castello ma anche a tutto il territorio
(da qui il nome del paese) in parte incolto e coperto
da boschi e paludi e in parte coltivato (terre appartenenti
ai Conti ma anche all'abbazia di Villanova) . Intorno
al XII secolo, nel territorio fra il castello della
Motta e l'abbazia, stava nascendo una numerosa comunità
rurale; per tale motivo si costruì una nuova
chiesa dedicata a Sant'Abbondio (vicino alle mura
del castello), una pieve che possedeva alcuni terreni
nella zona. Sempre nel XII nacquero alcune realtà
rurali come i Comuni di San Bonifacio, di Villanova
e Locara (ma sarà il primo ad avere un territorio
molto grande). Non è un caso che la chiesa
di Sant'Abbondio venga costruita fuori dalle mura
e a Locara si costruisca una nuova chiesa indipendente
dall'abbazia di Villanova: questi sono segni di una
volontà d'indipendenza come quella di un comune
rurale. Nel 1222 abbiamo il primo documento che dimostra
l'esistenza della chiesa di Santa Maria Maggiore (dove
ora sorge, con stesso titolo, il Duomo), chiesa nella
quale si trasferì l'arciprete di Sant'Abbondio
ancora prima della distruzione del castello. Sia la
chiesa di Sant'Abbondio che la chiesetta di San Bonifacio,
infatti, vennero distrutte nel 1243 assieme al castello
dal tiranno Ezzelino da Romano (che già aveva
assediato il castello nel 1237). San Bonifacio, passata
sotto il dominio scaligero, divenne così una
villa di confine e la sua Pieve dipendeva dalla Diocesi
di Vicenza. Per assicurarsi la fedeltà dei
sambonifacesi, nel 1299 Bartolomeo della Scala stipulò
un patto col Comune di San Bonifacio (ripreso da tutti
i successivi dominatori di Verona) Sotto Cansignorio
della Scala il territorio scaligero venne ordinato
in Capitaniati ovvero aggregazioni di Comuni; la zona
sambonifacese apparteneva al Capitaniato con centro
Soave. I Capitaniati, ebbero però breve durata
e a fine Trecento furono sostituiti dai "Vicariati"
aventi minore estensione. Sede del Vicariato nella
zona divenne San Bonifacio con giurisdizione su località
come Torri di Confine, Locara e Villanova. Ad una
maggior potenza del Comune sambonifacese corrispondeva
il periodo di decadenza dell'abbazia di Villanova.
La dominazione veneziana portò (con la pace)
un aumento dei traffici e degli scambi commerciali
tra i prodotti rurali e quelli della città.
Per questo nel secolo XV San Bonifacio godette di
una gran prosperità arricchendosi di estese
campagne, ricostruendo molte case in muratura, allargando
l'area abitativa del paese e vedendosi riconfermare
nel 1407 i privilegi concessi dal patto del 1299.
Dell'aumentata ricchezza della zona ne approfittano
anche l'Abate di Villanova e l'Arciprete della Pieve
di San Maria Maggiore. Il primo, Guglielmo da Modena,
tra fine Trecento e inizio Quattrocento fece restaurare
l'abbazia dopo un lungo periodo di decadenza e le
restituì gran parte del perduto prestigio.
Fu lui a far elevare l'enorme cuspide del campanile
di Villanova e, probabilmente, fu sempre lui ad arricchire
la chiesa con l'ancona absidale. L'Arciprete della
Pieve, invece, nel 1417 promosse l'ampliamento della
chiesa di Santa Maria-Sant'Abbondio, ormai incapace
ad accogliere le persone che in sempre maggior numero
assistevano alle celebrazioni sacre. Oltre alla chiesa
appena citata venne costruita anche un'altra chiesa
(dove ora si trova il Cinema Centrale) detta di S.
Maria della Misericordia oppure della Disciplina,
con accanto un piccolo ospedale (adesso entrambi distrutti).
Sarà presa invece a fine Quattrocento la decisione
di ricostruire la chiesa di Sant'Abbondio nel luogo
dove si trovava (ovvero fuori dalle mura del distrutto
castello). La rinascita dell'abbazia di Villanova
durò poco visto che dal 1450 al 1562 venne
data in "commenda perpetua e talora ereditaria"
ad altissimi prelati (molti dei quali vissero a Roma)
facendo così cadere la vita monastica e l'interesse
per la cura d'anime a favore di riscossione di decime
e livelli. Nel 1562, a seguito del Concilio di Trento,
i frati benedettini rinunciarono all'abbazia di Villanova
ed a loro subentrarono gli Olivetani, anch'essi aventi
per regola quella benedettina. San Pietro di Villanova
restò dunque per qualche tempo aggregato al
monastero (olivetano anch'esso) di Santa Maria in
Organo di Verona ma poi, a fine Cinquecento, la vita
monastica era ripresa. Dopo la peste di memoria manzoniana
(1630) e le guerre (specie nel Cinquecento) la popolazione
lentamente si stava riprendendo. Nel 1743 l'Arciprete
di Santa Maria Maggiore segnalò al Comune la
cattiva situazione della sua chiesa (tanto che una
visita pastorale del 1745 segnalerà la mancanza
di vetri alle finestre) che era divenuto piccolo per
le necessità dell'epoca. Nel 1753 iniziarono
i lavori (mentre la chiesa vecchia veniva incapsulata
in quella nuova, permettendo così la continuità
dei divini offici) ma questi durarono a lungo e procedettero
con lentezza (per motivi finanziari ma anche di continui
cambi di direzione della costruzione) fino agli anni
sessanta dell'Ottocento. L'8 settembre 1883 la chiesa
venne consacrata ufficialmente. Mentre si edificava
la nuova parrocchiale, il Senato della Serenissima
soppresse il monastero di San Pietro di Villanova
(1771). L'abbazia diveniva così sottoposta
alla giurisdizione della Diocesi vicentina. Era arrivata
l'epoca napoleonica e l'11 novembre 1796, prima della
celebre battaglia d'Arcole, Napoleone fu sconfitto
a Villanova in uno scontro furioso contro il generale
austriaco Alvinczj che vi aveva posto il quartier
generale. Dello scontro restano alcune tracce (lasciate
dai proiettili dei cannoni) visibili sulle murature
dell'abbazia e del suo campanile. Oltre 400 soldati
francesi, feriti o ammalati, furono ammassati nell'antico
complesso monastico. In seguito, comunque, il generale
francese vinse ad Arcole: San Bonifacio risentì
solo marginalmente della battaglia. Ciò che
cambiò profondamente il paesaggio sambonifacese
sarà, negli anni cinquanta dell'Ottocento il
tracciato della "strada ferrata lombardo-veneta"
detta anche "Ferdinandea". Essa aveva una
stazione (eretta nel 1849) nel Comune di San Bonifacio
e lo attraversava interamente collegando Milano a
Venezia. Fu una fortuna per l'economia locale. Vista
l'importanza come centro del Distretto austriaco,
il livello economico di molti cittadini e la facilità
di comunicazione con i comuni vicini e con le città
di Verona e Vicenza, San Bonifacio fu uno dei pochi
comuni dotati di un teatro stabile durante la dominazione
austriaca: era il "Teatro Adelfico". Nel
1876, con San Bonifacio nel regno d'Italia, si costruì
l'odierno Municipio, realizzato su disegno di Antonio
Caregaro Negrin. Nello stesso anno si sostituì
il vecchio ponte sull'Alpone (quello che conduceva
alla Motta) con un altro (l'attuale) avente strutture
in ferro ma più basso degli argini. Per favorire
l'attività produttiva agricola, nel 1892, venne
costituita l'Associazione Agraria del Basso Veronese
che prese successivamente il nome di Unione dei Consorzi
Agrari di Legnago, Cologna Veneta, Isola della Scala,
Sanguinetto e San Bonifacio. Fu grazie all'Unione
che si sviluppò in maniera particolare la coltivazione
delle barbabietole da zucchero che portarono alla
costruzione dello zuccherificio a Villanova (edificio
esistente,esempio di archeologia industriale seppure
in stato di abbandono). Altro campo d'intervento fu
la zootecnia per cui venne rilanciata l'antica Fiera
di San Marco in occasione del 25 aprile e continuò
la felice tradizione della Fiera di San Michele (che
prima si svolgeva a Torri di Confine) il 29 settembre.
Verso la fine del XIX secolo Locara volle dotarsi
di una chiesa più grande per soddisfare le
esigenze della popolazione aumentata. Così
nel 1875 vennero gettate le fondamenta del nuovo edificio
sacro poco lontano dalla vecchia chiesa del 1750.
I lavori però si bloccarono e ripresero solamente
nel 1906 e, nel 1911, il parroco benediceva il nuovo
edificio (consacrato, in seguito a nuovi lavori, nel
1927). Agli inizi del XX secolo venne restaurata anche
l'antica chiesa di Sant'Abbondio. Altri episodi da
segnalare nella prima metà del Novecento sono
la bonifica della valle Zerpana nel primo dopoguerra,
la nascita della parrocchia di Lobia (1925), l'inaugurazione
dell'ospedale Zavarise Manani (1933), la nascita dell'oratorio
con la chiesa di San Giovanni Bosco (1935), la costruzione
della nuova chiesa di parrocchiale di Prova (anni
quaranta). Durante la seconda guerra mondiale, causa
la linea ferroviaria e il ponte per Monteforte d'Alpone,
il paese e le sue vicinanze subirono bombardamenti
e mitragliamenti intensi (provocando anche alcuni
morti e sfiorando l'abbazia di Villanova).