Rovigo
è una città del Veneto, capoluogo dell'omonima
provincia. Gli abitanti si chiamano rodigini in italiano
standard, ma diversi dizionari della lingua italiana
riportano anche la voce popolare rovigotti. Il capoluogo
è conosciuto anche con il nome di Città
delle rose grazie alla descrizione fatta da Ludovico
Ariosto nel suo Orlando furioso, che ne fa derivare
il nome latino Rhodigium dalla parola greca rhòdon,
ossia rosa. Questa derivazione è ormai considerata
una fantasia poetica dalla maggior parte degli storici,
ciononostante la rosa è tuttora uno dei simboli
della città di Rovigo.
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EDIFICI RELIGIOSI
Duomo
Santuario della Madonna Pellegrina detta Commenda
Chiesa di Santa Maria delle Rose
Chiesa dei Santi Francesco e Giustina
Chiesa di San Bortolo
Monastero degli Olivetani
Tempio della Beata Vergine del Soccorso detto la Rotonda
Chiesa di Santa Maria dei Sabbioni
Chiesa di San Pio X
EDIFICI STORICI
Casa Rosetta Ferrari
Palazzina Minelli (detta anche Palazzina gotica)
Palazzetto Veronese
Palazzo Angeli
Palazzo Camerini
Palazzo Campanari
Palazzo Casalini a Porta Sant'Agostino
Palazzo Casalini al Duomo
Palazzo già Vescovile
Palazzo Gobbatti
Palazzo INA
Palazzo Manfredini al Duomo
Palazzo Oliva
Palazzo Paoli
Palazzo Ravenna
Palazzo Roncale
Palazzo Roverella
Palazzo Salvadego-Sgarzi
Palazzo Silvestri
Palazzo Venezze
Villa Tracanella
DA VEDERE
Colonna di San Marco (1519); innalzata in onore della
Repubblica Veneta dopo la lega di Cambrai, sulla sommità
un leone di S.Marco (1881) di Augusto Sanavio. L'originale
fu abbattuto dai francesi nel 1797.
Monumento a Vittorio Emanuele II (1881) di Giulio
Monteverde
Monumento a Giuseppe Garibaldi di Ettore Ferrari
Monumento al garibaldino Domenico Piva di Augusto
Sanavio
Monumento a Cesare Battisti (1917) di Virgilio Milani
Fontana della Riconoscenza di Virgilio Milani
Monumento all'esploratore Giovanni Miani (1917) di
Virgilio Milani
Monumento a Giacomo Matteotti (1978) di Augusto Murer
Corpo di Guardia
Porta San Bortolo
Porta di Sant'Agostino
Torre Donà
Torre Mozza o Torre Grimani
Torre Pighin
TEATRI
Teatro Lorenzo Da Ponte (già Rossini).
MUSEI
Museo della Battaglia
Fondazione "M. Minucci"
Museo del Cenedese
Museo Diocesano d'Arte Sacra "A. Luciani".
ORIGINI
E CENNI STORICI
Pochissimi sono i reperti storici giunti fino a noi
dall'antichità, ma sicure sono le frequentazioni
in zona di antichi Veneti, Etruschi e più tardi
dei Romani. Il primo documento storico sicuramente
attendibile sulla città è dunque quello
del 24 aprile 838, dove Rovigo viene definita in latino
villa que nuncupatur Rodigo, ossia "borgo detto
Rodigo". Nel 920 il vescovo di Adria Paolo Cattaneo
fece costruire una fortificazione in questo borgo
per trasferirvi temporaneamente la sede vescovile
al riparo dalle scorrerie ungare. Questa prima fortificazione
è completata nel 954. Gli Estensi erano presenti
a Rovigo già nel 1117 e furono presumibilmente
loro a promuovere l'ampliamento della fortificazione
nel XII secolo, quando l'abitato di Rovigo si estendeva
già su entrambi i lati dell'Adigetto, che all'epoca
era un vero e proprio fiume. Il mastio del castello,
oggi conosciuto come torre Donà, alto 66 metri
è una delle più alte torri medievali
italiane, quasi sicuramente fu la più alta
torre in muratura della sua epoca. Il dominio estense
su Rovigo fu ufficializzato dal Sacro Romano Imperatore
Enrico VI nel 1194, che ne nominò conte Azzo
VI; a parte brevi parentesi, Rovigo rimase estense
per quasi tre secoli. Il XV secolo fu tormentato per
Rovigo e tutto il Polesine, conteso dalla Repubblica
di Venezia che cominciava in quel periodo ad espandersi
verso la terraferma. Durante i fatti della Guerra
del sale, i Veneziani entrarono definitivamente a
Rovigo nel 1482, e a parte la parentesi della Lega
di Cambrai (1508 - 1511) ne mantennero il dominio
per circa tre secoli. Per imprimere l'impronta della
repubblica, fu costruita in piazza Maggiore (l'attuale
piazza Vittorio Emanuele II) la torre civica in cui
fu trasferita la campana che aveva suonato nel mastio
del castello; nel 1519 fu costruita anche la colonna
con il Leone di San Marco. Alla fine del XVI secolo
la Serenissima celebrò il proprio dominio edificando
su progetto del bassanese Francesco Zamberlan il tempio
della Beata Vergine del Soccorso, noto col nome di
Rotonda, il cui interno è decorato con tele
di elevato valore artistico e allegorico, raffiguranti
i podestà veneziani che governarono su Rovigo
fino agli anni 1660. Durante il XVIII secolo fu ampliato
il duomo la cui facciata rimase incompiuta; l'edilizia
privata produsse piccoli capolavori come il palazzo
Roncale e il palazzo Angeli. In questo periodo il
borgo S. Bortolo cominciò ad assumere una sua
identità di quartiere fuori porta. Rovigo conservò
la sua pianta pentagonale circondata dalle mura e
attraversata dall'Adigetto (che nei secoli perse progressivamente
di importanza). All'inizio del XIX secolo, in seguito
alla caduta della Repubblica di Venezia e all'instaurarsi
della dominazione francese, Rovigo conobbe un rinnovato
impulso sociale e culturale alla crescita e allo sviluppo.
In piazza Maggiore si trovò finalmente il posto
per una sede di prestigio all'Accademia dei Concordi.
Venne demolita la storica chiesa di Santa Giustina
e al suo posto nacque la piazza minore ora intitolata
a Giuseppe Garibaldi; affacciandosi su questo nuovo
spazio pubblico nacquero in seguito, durante la dominazione
austriaca, il teatro Sociale e il palazzo della borsa
commerciale. Vennero abbattute quattro delle sei porte
di accesso alla città e le fosse furono trasformate
in passeggi pubblici per promuovere lo sviluppo della
città all'esterno delle mura estensi. L'economia
era ancora prevalentemente basata su agricoltura e
allevamento; il cavallo polesano divenne famoso in
tutta Europa come la migliore razza di cavalli per
il traino di carrozze. L'annessione al Regno d'Italia
diede la spinta definitiva allo sviluppo; nel 1866
la città risentì favorevolmente della
costruzione della linea ferroviaria Padova-Rovigo,
subito prolungata verso Ferrara. Nel 1927 il territorio
del comune fu allargato, inglobando i territori fino
a quel momento autonomi di Boara Polesine, Buso Sarzano,
Sant'Apollinare con Selva, Borsea, Grignano di Polesine
e Concadirame. Inoltre, la costituzione del quartiere
della Commenda e del nuovo centro sanatoriale favorirono
lo sviluppo della città a nord, mentre a sud-ovest
la località Tassina ormai diventava un quartiere
periferico della città. Nel 1938 il corso dell'Adigetto,
ormai ridotto a un corso d'acqua di scarsa importanza,
fu deviato a ovest; il progetto era quello di creare
al suo posto una grandiosa via di celebrazione in
stile fascista. Il progetto fu realizzato solo parzialmente,
interrotto dalla seconda guerra mondiale; tra gli
edifici costruiti, spiccano per imponenza e stile
di realizzazione il palazzo delle poste e il palazzo
INA. Il castello nel dopoguerra venne trasformato
in giardino pubblico; il gruppo delle "due torri"
sopravvissute nella cittadella diventò così
uno dei simboli della città. A partire dagli
anni 1950 e 1960, Rovigo ha avuto un notevole sviluppo,
sia come tradizionale mercato agricolo, sia come centro
industriale, favorito dall'inserimento del Polesine
nelle zone ad economia depressa; furono costituiti
la nuova parrocchia e quartiere di San Pio X per l'espansione
della città a ovest, fu costruita la chiesa
della Commenda e il quartiere fu ampliato ulteriormente
a est; nel territorio a sud-est compreso tra l'abitato
e la frazione di Borsea si è sviluppata una
organica zona industriale, che ora ha uno sbocco naturale
sul porto appena realizzato sul Canalbianco. A partire
dagli anni 1980 è iniziato il recupero del
patrimonio urbanistico e architettonico del centro
cittadino. In tempi recentissimi si sono sviluppati
il nuovo polo ospedaliero a est e la zona commerciale
a nord della città, dove si sono stabilite
anche le sedi della Fiera e dell'Università.
Si sta infine completando in questi anni il recupero
urbanistico dell'ex ghetto ebraico, iniziato negli
anni 1930. Grazie ai benefici della categorizzazione
in zona depressa durante gli ultimi due decenni del
XX secolo ha beneficiato di una positiva spinta economica
che ha sradicato il capoluogo e parte della provincia
dalla dipendenza dall'economia agricola. Un buon numero
di industrie manifatturiere si sono sviluppate nella
zona industriale della città.