Melara
è un comune di 1.943 abitanti della provincia di
Rovigo. Melara è al confine con la Lombardia.
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesetta di Santo Stefano
Chiesetta della B. V. di Loreto
Chiesa di Santa Croce (ex Oratorio di San Pietro Martire)
Chiesa di San Materno Vescovo
MANIFESTAZIONI
Festa della Zucca (dal 15 al 31 agosto), con stands gastronomici.
LIVIA
BIANCHI (Melara, 19 luglio 1919 Cima Valsolda,
Porlezza, 21 gennaio 1945)
Nome di battaglia "Franca" è stata una
partigiana, casalinga italiana, Medaglia d'oro al valor
militare (alla memoria). Si sposò a soli sedici anni
con un giovane di Revere (Mantova) che, chiamato alle armi
e spedito al fronte durante la II guerra mondiale, cadde
prigioniero degli Alleati. Rimasta sola con un figlio piccolo,
senza marito e senza lavoro, sul finire del 1942 Livia raggiunse
la propria famiglia, che si era frattanto trasferita a San
Giacomo Vercellese. Qui trovò lavoro come bracciante
in risaia, per poi trasferirsi a Torino, ove entrò
in contatto con ambienti antifascisti. In coincidenza con
larmistizio dell8 settembre 1943 si unì
alla lotta antifascista, inquadrata con il nome di battaglia
di "Franca" nella formazione partigiana "Ugo
Ricci", fu operativa come staffetta porta-ordini e
combattente nella regione montuosa del Lago di Como. Il
21 gennaio 1945, a seguito di un violento combattimento
contro le forze nazi-fasciste fu costretta con altri compagni
a cercare rifugio in una casa a Cima di Porlezza. Circondato
e indotto alla resa dallo scarseggiare di munizione e dalla
falsa promessa di aver salva la vita, il gruppo di partigiani
asserragliato nell'abitazione fu invece speditamente condotto
al locale cimitero e schierato di fronte al muro di cinta
per essere sommariamente passato per le armi. A Livia Bianchi
fu offerta la grazia e la libertà in quanto donna,
ciò che - come recita la motivazione della Medaglia
d'oro al valore militare che le fu concessa alla memoria
- ella rifiutò per la sua dignità di donna
e di partigiana, restando unita ai compagni nel supremo
sacrificio.
AMOS
BERNINI (Melara, 11 marzo 1842 Rovigo, 29 novembre
1909)
Amos Bernini è stato un politico italiano. Fu con
Garibaldi a Mentana nel 1867. Uomo politico, militò
nelle file del partito progressista. Amos Bernini nasce
nel 1842 a Melara, comune altopolesano ora ai confini della
lombarda provincia di Mantova ma allora territorio dell'impero
Austriaco, da una famiglia economicamente modesta e dedita
all'agricoltura. Fin dalla giovane età Amos dimostra
un'intelligenza precoce che lo esorta ad ottenere il permesso
di frequentare a Verona, dagli anni cinquanta del XIX Secolo,
il Liceo-Convitto nell'ex convento domenicano di Santa Anastasia
(dove sorge l'omonima chiesa). Dopo aver conseguito il diploma
di maestro elementare e seguito degli studi ginnasiali,
si iscrive alla facoltà di legge presso l'università
di Padova ma, a causa delle sue idee, la polizia austriaca
lo sospetta di essere un cospiratore e lo costringe ad allontanarsi
dalla città. Amos si trasferisce quindi a Pieve di
Cento, in provincia di Ferrara, dove intraprende l'attività
di insegnante mentre continua gli studi in legge presso
l'ateneo bolognese. In seguito assume anche la direzione
della scuola tecnica centese. Riesce a conseguire la laurea
in giurisprudenza il 20 luglio 1863 dopo la quale si avvia
ad un periodo di praticantato a Ferrara. Nel capoluogo estense
diventa successivamente uno dei dirigenti della locale sezione
del Partito d'Azione ed inizia una collaborazione con il
locale giornale L'Eridano. Tra gli articoli che pubblica
su quest'ultima pubblicazione non risparmia aspre critiche
a Napoleone III di Francia, atteggiamento che gli procura
una nuova espulsione questa volta dal Regno d'Italia. Si
rifugia allora in Svizzera ma mantiene ancora contatti con
la vita politica italiana stringendo una forte amicizia
con Carlo Cattaneo e Giuseppe Mazzini. Nel 1866, allo scoppio
della guerra di liberazione del Veneto, rientra in Italia
per arruolarsi nel 1° Reggimento del Corpo Volontari
Italiani, al comando di Giuseppe Garibaldi, con i quali
parteciperà alla battaglia di Mentana del 3 novembre
1867 e dove rimase ferito in combattimento. Una volta disciolto
il Corpo Volontari, Bernini ritorna nel paese natale dove,
nel 1870, viene eletto sindaco ed in quel ruolo si fece
promotore di una serie di iniziative che, tramite anche
la realizzazione di importanti opere pubbliche, segneranno
lo sviluppo sociale e politico della cittadina. Nel 1874
comincia la carriera politica a livello nazionale. Viene
inizialmente eletto deputato nelle liste del Partito democratico
costituzionale del collegio di Badia Polesine ed una volta
alla Camera verrà invitato ad unirsi al gruppo dello
statista bresciano Giuseppe Zanardelli. Venne eletto per
quattro legislature e divenendo inoltre presidente del consiglio
provinciale di Rovigo. Nel 1889 divenne il primo sindaco
elettivo di Rovigo e guidò per lunghi anni una giunta
popolare, costituita da esponenti del partito radicale,
da repubblicani e da socialisti. La sua amministrazione
si segnalò per l'attenzione ai problemi dell'istruzione
tecnica, della bonifica, del decoro urbano. In suo onore
furono eretti busti onorari sia a Melara che a Rovigo, opera
rispettivamente del melarese Policronio Carletti e del veronese
Armando Zago. Il monumento per Rovigo, nei giardini di via
Umberto I, venne fuso durante il fascismo, e fu parzialmente
ripristinato nel 1959 a cura dello scultore Virgilio Milani.