Legnago
è un comune della provincia di Verona in Veneto.
La città, nota per aver dato i natali al famoso
compositore di musica sacra, lirica e classica Antonio
Salieri, sorge lungo la sponda destra del fiume Adige,
nella bassa veronese. Legnago dista 43 chilometri
da Verona ed è la città riferimento
del sud della provincia assieme alla vicina Cerea.
Fino a pochi anni fa era, dopo il capoluogo, il secondo
comune per abitanti nella provincia. È molto
vicina anche a Mantova, Rovigo, Vicenza, Padova e
a Ferrara, in una posizione di interscambio strategico
della bassa veronese. Legnago, inoltre, è l'ultima
delle città attraversate dal fiume Adige. Legnago
presenta nel territorio comunale molte aziende produttrici
di impianti per il riscaldamento, il condizionamento
dell'aria, caldaie e radiatori. Tra le aziende, la
maggiore è Riello S.p.a.. Oltre ad essere un
importante polo economico (si citano la presenza di
innumerevoli industrie che spaziano dal settore tessile
calzaturiero, al comparto agroalimentare per
poi passare al settore del ferro, della meccanica
e della chimica) sviluppatosi a seguito del boom degli
anni '80, nella periferia del comune si trovano coltivazioni
di mais, frumento, soia, barbabietole, uva, frutta
e ortaggi oltre all'allevamento di bovini ed ovini.
Numerosi sono i negozi all'interno del centro storico
oltre alla capillare presenza di centri commerciali
situati presso le più importanti vie di comunicazione.
ETIMOLOGIA
Attestato con il nome Lemniacum, è stato interpretato
fantasiosamente risalendo agli Argonauti, che avrebbero
scoperto la località chiamandola così
in onore della loro patria, Lemno. Secondo altri deriva
da legno, per la folta foresta che vi era. L'ipotesi
più accreditata vuole che il nome derivi dal
nome latino di persona Laenius, con l'aggiunta del
suffisso -acus.
DA
VEDERE
Il
Duomo
In piazza della Libertà si trova il Duomo di
Legnago; opera incompiuta risalente all'epoca neoclassica
e dedicata a San Martino Vescovo, protettore della
cittadina. Esso venne ricostruito nei secoli XVIII
e XIX e inaugurato nel 1814 su progetto di don Francesco
Ziggiotti. La chiesa si presenta allesterno
con una facciata a capanna molto semplice, con mattoni
a vista mentre al suo interno si possono trovare molteplici
opere artistiche tra le quali la Pala di San Martino
ubicata nellabside (olio su tela, 480x350cm
realizzata da Antonio Maria Perlotto Pomè).
Questopera è una commemorazione ed un
dono votivo della comunità legnaghese per la
scampata inondazione dell'Adige del 1839. Essa rappresenta
il protettore della cittadina nel momento il cui egli,
dal paradiso, invia un angelo con un ramoscello dulivo
con il compito di placare lira del fiume. Ai
piedi del santo patrono si scorge una rappresentazione
ottocentesca della città di Legnago. Sull'altare
dell'Addolorata è possibile ammirare una pietà
risalente al Quattrocento appartenente alla scuola
austro-boema. Sono inoltre presenti cinque statue
ottocentesche realizzate da Innocenzo Fraccaroli,
uno stimato scultore veronese. Lungo i lati della
navata interna sono presenti una cappella absidata
e tre cappelle minori; la navata si conclude con una
zona presbiterale rialzata con soffitto cupolato.
Le 6 campane presenti sul campanile sono state fuse
da Achille ed Ettore Cavadini di Verona nel 1901.
La maggiore di 982 kg suona la nota RE3. Altre opere
di pregevole fattura conservate allinterno delledificio
sono un olio su tela (databile al XVI secolo) appartenente
ad un ignoto autore di scuola veronese il quale rappresenta
la Madonna in trono con Bambino tra i santi Giovanni
e Andrea e la cena in Emmaus realizzata da Adeodato
Malatesta. Il fonte battesimale risale al Quattrocento.
Nella zona presbiterale, a destra e a sinistra, in
alto, si trovano i due organi settecenteschi. Il duomo
possedeva anche un altro organo più piccolo,
oggi posto nella Chiesa S. Celestino di Nichesola,
nel comune di Terrazzo.
Campanile
di San Rocco
Il seicentesco campanile di San Rocco presenta lanterna
e altarino in stile barocco ed è attorniato
da palazzi della stessa epoca, ma ristrutturati. Esso
è lunica testimonianza rimasta della
chiesa della Disciplina, demolita nel 1899 per permettere
la costruzione delladiacente strada. Alla base
del campanile è possibile pregare presso un
piccolo altare dedicato a San Rocco, costruito per
ricordare la peste del 1630. Altri arredi dellex
chiesa della Disciplina sono oggi conservati presso
la chiesa dellAssunta.
Chiesa
dell'Assunta
La struttura dell'edificio sacro è ubicata
in Corso della Vittoria ed è dedicata alla
Madonna dell'Assunta. Ledificio risale al 1900
ed è stata voluta dallallora parroco
locale don Giuseppe Trecca. La chiesa sorge allinterno
di un lotto donato dal comune come risarcimento
per la demolizione della preesistente chiesa della
Disciplina; qui sono conservate opere come la Pala
della Madonna dellassunta, precedentemente collocate
nella chiesa che è stata distrutta. Questopera
risale al XV secolo e viene attribuita al domenicano
Ranuccio Arvari. La Madonna viene rappresentata nel
giardino del paradiso con il Bambino in grembo, nella
parte superiore il Padre Eterno posto in un
sole dorato - veglia con lo sguardo i protagonisti,
è possibile notare anche una colomba che rappresenta
unallegoria dello Spirito Santo, mentre ai lati
sono presenti angeli che offrono in regalo fiori,
canti e musiche. Lo stile architettonico si può
definire neogotico per la presenza di una facciata
a capanna, finestre ogivali ed un rosone. Rimasta
chiusa al culto per un lungo periodo, la chiesa venne
riaperta solamente nel 1991.
Chiesa
di San Salvaro
La famosa chiesa romanica si trova nella vicina frazione
di San Pietro e risulta essere una delle più
antiche strutture del veronese. Dell'origine non si
conosce che un accenno probabile, una tradizione leggendaria,
mentre la tradizione più attendibile, basata
sull'iscrizione posta nell'angolo nord-est della chiesa,
è quella che l'aggiudica al XII secolo: «Contesa
Matelda hoc opus fecit fieri 1117 D.I.C.». L'edificio
sarebbe quindi stato eretto nei pressi di una strada
romana per volere della contessa feudataria Matilde
di Canossa sopra una preesistente chiesa databile
al VI secolo d.C. (questo è deducibile dal
fatto che la cripta contiene numerosi resti risalenti
all'Alto Medioevo). Il complesso ha subito un lavoro
di ristrutturazione novecentesca il quale, però,
ha alterato la posizione originaria di alcuni elementi
architettonici (tra i quali il campanile). La facciata
è a salienti, presenta una bifora centrale
e un portale lunettato, mentre alcuni archetti pensili
sono visibili lungo gli spioventi del tetto. L'edificio,
all'interno, è formato di tre navate: quelle
laterali sono strette e dividono la navata centrale
grazie a cinque tozzi pilastri quadrangolari che sostengono
sei archi a tutto sesto alternati di tufo e laterizi.
L'altare è rivolto ad oriente. Una bella gradinata
di marmo rosso, congiunge la parte piana col presbitero,
in fondo al quale, nell'abside, si trova l'unico altare
su cui si eleva la statua del Salvatore risorto; due
scale congiungono poi le navate laterali con la cripta
a tre absidi. Bello è il compendio dell'epopea
della Redenzione, rappresentata dagli affreschi e
dalle statue. I dipinti nel catino dell'abside (in
particolare la Trasfigurazione di Cristo) sono del
veronese Daniele dal Pozzo. All'interno della struttura
si possono altresì ammirare quindici medaglioni
con effigi di santi, otto bassorilievi rappresentanti
alcuni stemmi austriaci provenienti dalle ormai scomparse
mura di Legnago (molti, infatti, sono i frammenti
provenienti dalle ex mura). Il dipinto su muro più
facilmente leggibile è la Madonna con Bambino
ubicata sulla faccia di un pilastro alla destra del
presbiterio. L'immagine più venerata e forse
anche la più antica, benché ritoccata
più volte nel corso del Novecento(loriginale
era di fattura Trecentesca, è la Vergine detta
la Madonna di San Salvaro, dipinta su una volta della
cripta. Essa era solita essere invocata dalla popolazione
locale in occasione di epidemie o di calamità
naturali. Nella stessa furono impiegati dei frammenti
romani e, prova di tale induzione, sono tutte le pietre
lavorate che sostengono i pilastri, i due bellissimi
capitelli corinzi di travertino e il fregio che poggia
sul nome di Giulio e Emilio figlio di Paolo che aveva
alzato il tempietto o al quale era dedicato l'arco
sepolcrale, e più di tutto il leone e il cavallo
che si rincorrono sulla facciata.
Santuario
della Madonna della Salute
La chiesa si trova nella frazione Porto e, originariamente,
era stata costruita dai domenicani durante il medioevo
per essere successivamente ricostruita attorno al
XVIII secolo poiché i bombardamenti delle guerre
mondiali hanno distrutto il santuario originale, ma
hanno risparmiato il campanile, tuttoggi visibile
anche se isolato dalla nuova costruzione. Su di esso
è installato un melodioso concerto di 6 campane
in tonalità REb3, realizzato nell'anno 1937
dal fonditore veronese Ettore Cavadini, con campana
maggiore del peso di kg 1280. Il nuovo edificio è
stato progettato nel 1946 dall'architetto Giovanni
Fregno, il quale ha voluto donargli una facciata a
salienti e una pianta longitudinale. Venne aggiunta
anche una cripta allinterno della quale si sono
svolte tutte le funzioni religiose fino al novembre
del 1955; anno in cui venne inaugurata la nuova chiesa.
L'antica statua in legno della Madonna della Salute
è stata collocata nel 1999 allinterno
della cappella situata alla destra del santuario (questultima
fu costruita nel 1970) dopo unattesa di oltre
cinquantanni.Gli interni sono stati decorati
con lo stile dellaffresco graffito negli anni
Novanta per opera di frate Ugolino da Belluno (Silvio
Alessandri). Si possono inoltre ammirare alcune opere
precedentemente conservate nella chiesa andata distrutta,
tra le quali si annovera una Madonna con Bambino attribuita
a Ranuccio Arvari.
Il
Torrione
In piazza della Libertà, a pochi passi dal
Duomo, fa bella mostra di sé il Torrione; unico
esemplare rimasto delle mura che circondavano la cittadina.
Esso viene altresì considerato il simbolo della
città di Legnago proprio perché ricalca
la storia architettonica e militare autoctone. Anticamente
è stato usato con la funzione di prigione (qui
sono stati incarcerati alcuni patrioti tra i quali
il conte Emilei di Verona e il poeta Aleardo Aleardi).
Le mura cittadine (e quindi anche il Torrione) sono
state costruite a partire dal 1525 durante il dominio
della Serenissima, in seguito alla rovinosa guerra
della Lega di Cambrai. La costruzione delle mura bastionate
terminò solamente nel 1559 e, negli anni, vide
il susseguirsi di architetti illustri quali sono Bartolomeo
d'Alviano, Fra' Giocondo, Michele Leoni e Michele
Sanmicheli. L'opera veneziana venne successivamente
ammodernata dai francesi prima e dagli austriaci poi
(si ricorda che Legnago faceva parte del cosiddetto
Quadrilatero). Le mura perderanno il loro ruolo difensivo
dopo l'annessione al Regno d'Italia e saranno demolite
nel 1887 per quanto riguarda la parte destra dellAdige
e durante gli anni Venti nella parte sinistra del
fiume per lasciare il posto allespansione delle
cittadine di Legnago e Porto. Il torrione è
stato più volte restaurato subendo, nel corso
degli anni, pesanti variazioni rispetto alla sua architettura
originale (numerose sono state le critiche anche durante
l'ultimo restauro per l'aggiunta di una parte superiore
che originariamente non esisteva). Altri frammenti
delle mura sono oggi visibili presso il cortile dell'istituto
Canossiano in via Leopardi e nei pressi dellex
ospedale militare austriaco (oggi trasformato nel
Centro Ambientale ed Archeologico).
Ex
macello
Ad oggi questo edificio è la sede del Gruppo
Alpini e viene utilizzato anche in occasione di aggregazioni
culturali e sociali, ma la sua forma originaria risale
allepoca in cui Legnago era dominata dagli austriaci.
La struttura si presenta con un accesso voltato ed
un portale che ricorda lepoca classica dal quale
si dipartono due accessi laterali che conducono alla
corte centrale. Il pavimento è in pietra vulcanica.
Il macello è stato distrutto dallinondazione
dell'Adige del 1882 e successivamente costruito da
Giuseppe Tavecchio,"padre di Silvio a sua volta
padre di Silvia e Alessandro attualmente residente
in via malon 47 coniugato con Anna Maria Rossato,
avente 2 figli di nome: Stefano padre di Chiara Silvia,
e Luca padre di Mattia". facendo riferimento
ad un vecchio progetto austriaco. La struttura fu
adibita a macello fino al 1976, periodo in cui conobbe
un periodo di oltre venticinque anni di abbandono.
Solamente in epoca moderna è stato concesso
in comodato al Gruppo Alpini i quali con l'aiuto dei
volontari e del supporto economico garantito dalla
Fondazione Cassa di Risparmio è stato recuperato
grazie all'intervento dell'architetto Lodovico Scodellari.
L'edificio ad oggi è così suddiviso:
nella parte destra vi sono le stanze riservate al
Gruppo Alpini di Legnago mentre nella parte sinistra
sono presenti alcuni spazi di servizio ed il sottotetto
dove si trovano le sale per il coro, per le riunioni
ed un deposito. Sempre nella parte sinistra della
struttura, è presente un'area che originariamente
era adibita alla lavorazione della carne ad oggi trasformata
in una sala munita di palco ed utilizzata per rappresentazioni
teatrali o convegni.
Gli
scavi di Porta Mantova
Nel 2003, a seguito di alcuni lavori eseguiti dal
Comune di Legnago per la sistemazione di Corso della
Vittoria, sono tornati alla luce alcuni resti di una
delle quattro porte di cui disponeva la città
durante il periodo in cui era fortificata. Legnago,
infatti, oltre ad alcune rocche poste a difesa del
ponte, era dotata di quattro porte (due delle quali
erano situate nell'odierna frazione Porto): Porta
San Martino, Porta Mantova (in seguito chiamata anche
Porta Nuova) e Porta Padova. I resti erano in buono
stato di conservazione ed occupavano una superficie
di circa 380m2. Le mura sono state costruite utilizzando
diversi materiali tra i quali si annoverano: mattoni,
ciottoli fluviali, pezzame laterizio e calcare bianco.
Stando alle ricostruzioni si possono individuare i
locali del corpo di guardia dei soldati, il casello
per il vigilante in servizio, due prigioni militari
e la latrina. Questi reperti hanno rappresentato uno
dei pochi resti di un passato importante della città
fortificata, inoltre durante gli scavi archeologici
sono state rinvenute anche alcune importanti testimonianze
che potrebbero aiutarci a capire meglio quale fosse
l'uso della porta. Tra i frammenti rinvenuti si annoverano:
frammenti ceramici, elementi lapidei, frammenti vitrei,
materiali ferrosi (in particolare tre grate da finestra,
un fittone da muro con anello, una moneta austro-ungarica
e una palla da fucile), una moneta e un manufatto
in ottone, varie pipe di terracotta, vetri, cuoio
e bottoni.
Nel dicembre 2011, con la nuova giunta comunale, i
ruderi delle fondamenta di Porta Mantova sono stati
ricoperti di teli protettivi e nuovamente sotterrati,
con ripristino del piano di calpestio; ciò
per le richieste avanzate dai negozianti del centro
e per esigenze di viabilità[7]. Si è
erroneamente diffusa tra i cittadini la voce che la
ricopertura sia stata fatta per proteggere i resti
dal degrado che conseguirebbe alle intemperie, ma
ciò è solo una leggenda metropolitana.
Come è vero che i mattoni si stavano effettivamente
rovinando a causa delle intemperie, è altresì
vero che la Sovrintendenza, poco prima delle elezioni
del 2009, aveva autorizzato il Comune a sostituire
i mattoni rovinati con altri, nuovi, per esterno,
resistenti al gelo, della stessa dimensione e colore.
La ricopertura degli scavi ha invece comportato una
spesa di circa 175.000 euro oltre alla disapprovazione
da parte di molti cittadini per la perdita di una
delle poche memorie storiche rimaste alla Città.
I
leoni di Venezia
A Legnago e Porto si possono facilmente trovare cinque
leoni in pietra di Michele Sanmicheli. Essi vengono
rappresentati secondo l'iconografia classica della
Serenissima: sotto gli artigli tengono aperto il Vangelo
di San Marco ed è possibile leggere la scritta
«Pax tibi Marce evangelista meus»; le
zampe anteriori poggiano sulla terra mentre quelle
posteriori sul mare ad evidenziare quindi che Venezia
era una potenza sia di terra, sia di mare.
Palazzo
Scodellari
Detto anche "Palazzo De' Provveditori e Capitani"
poiché durante il Quattrocento è stato
sede dei Provveditorati e dei Capitani di Venezia.
L'edificio risale al XV secolo e nella facciata è
presente una bifora.
Il
parco cittadino
Noto grazie all'anello sul quale, a partire dal 1898,
si cimentarono alcuni campioni dell'ippica (cavalli
francesi e inglesi), del ciclismo (Giro d'Italia:
tappa Venezia-Legnago nel 1936) e del motociclismo
(Omobono Tenni).
Il
Teatro Salieri
La città di Legnago può vantare di questa
struttura teatrale a partire dal 1911, anno in cui
Vittorio Bressan e Benvenuto Maggioni iniziarono la
costruzione del teatro su commissione della "Società
anonima teatrale". A causa dello scoppio del
primo conflitto mondiale, i lavori di costruzione
subirono una battuta darresto (mancavano alcuni
lavori di sistemazione del tetto e della facciata)
e furono ripresi in gran fretta nel 1925 per poter
festeggiare il 1º centenario della morte di Antonio
Salieri, noto musicista legnaghese al quale fu dedicato
il teatro. Alcune difficoltà economiche colpirono
la Società anonima teatrale la
costrinsero a cedere la struttura al Comune, il quale
la adibì a sala cinematografica. L'interno
del teatro e la sua facciata furono pensati nel 1941
dallarchitetto Luigi Piccinato, ma tale progetto
non venne portato a termine e il teatro venne ultimato
solamente dopo il secondo conflitto mondiale. Il teatro
Salieri venne inaugurato il 15 settembre 1956 e per
oltre trent'anni il suo calendario è sempre
stato ricco di rappresentazioni teatrali, oltre ad
essere usato anche come sala cinematografica. L'edificio
venne chiuso nel 1989 per poter permettere la realizzazione
di alcuni lavori di ristrutturazione e di manutenzione
straordinaria al fine di adeguarlo alle norme di legge.
Luciano Cenna, l'architetto a cui è stato affidato
questo lavoro, ha preferito operare attraverso un
restauro conservativo recuperando tutti gli elementi
preesistenti. In seguito a questi lavori, il teatro
è stato nuovamente inaugurato nella forma che
possiamo ammirare oggi il 13 febbraio 1999.
Il
Museo Fioroni
Il museo è ubicato nel palazzo ottocentesco
chiamato Villa Fioroni, edificio risalente al 1887,
che custodisce una raccolta privata della famiglia
Fioroni. La struttura sorge nel Viale della Stazione
ed è oggi sede dellomonima Fondazione
culturale (costituita grazie allimpegno e alla
dedizione della fondatrice Maria Fioroni
e riconosciuta come Ente morale dello Stato italiano
nel 1958). Di particolare interesse è la Sala
Orientale situata al piano terra della struttura
la quale accoglie souvenir esotici e trofei di caccia
grossa (si possono infatti ammirare lunghi fucili
coloniali,vestiti di capi tribù africani e
orientali oltre ad oggetti raccolti dal sig. Fioroni
durante le sue spedizioni e foto d'epoca), mentre
al primo piano nelle Sale del Risorgimento
sono visibili alcuni cimeli di patrioti legnaghesi.
Interessante anche la camera da letto, appartenuta
all'Hotel Paglia, all'interno della quale alloggiò
Giuseppe Garibaldi. Oggi il museo ha stretto varie
collaborazioni con attori turistici locali per promuovere
il patrimonio storico-culturale legnaghese puntando
soprattutto sulla formazione degli alunni delle scuole
primarie. Nella stessa struttura si possono inoltre
trovare la Biblioteca Civica e l'archivio. La biblioteca
Fioroni è stata inaugurata l'11 ottobre 1964
dallonorevole Luigi Gui il quale ha consegnato
a Maria Fioroni la medaglia d'oro dei benemeriti dellArte
e della Cultura. Essa può vantare un patrimonio
librario di oltre 40.000 volumi e si sostenta grazie
a donazioni ricevute da privati (tra i quali il professor
Gino Barbieri che ha permesso lacquisto di 13.000
volumi). L'archivio del museo risulta essere tra i
più importanti della bassa veronese poiché
esso custodisce documenti risalenti al XVI secolo;
tra questi il più antico e prezioso risulta
essere un catasto del Quattrocento il quale è
sopravvissuto alla distruzione dell'antico archivio
del Comune durante la guerra dei Cambrai. Si possono
inoltre trovare: gli atti dei consigli comunali svoltesi
in età veneziana, i libri expensarum (libri
contabili, mappe, proclami), l'archivio ottocentesco
del Consorzio di Bonifica Valli Grandi Veronesi (registri
contabili, mappe del territorio, progetti di lavori
effettuati), fotografie e documenti vari relativi
alla prima guerra mondiale, la dominazione fascista
e la seconda guerra mondiale.
Il
Centro Ambientale ed Archeologico
E' stato ricavato dallex ospedale militare austriaco
"alla Prova" nonché ex polveriera
dell'epoca della prima guerra mondiale, accanto al
ponte vecchio ben restaurato e valorizzato. La struttura
originale risale all'Ottocento quando gli austriaci
lo utilizzarono come caserma di cavalleria prima,
ed ospedale poi. Il restauro è avvenuto nel
1999 rispettando e conservando la struttura preesistente.
Il centro è stato voluto dal Consorzio di Bonifica
Valli Grandi e Medio Veronese e la sua attività
viene portata avanti grazie ad alcuni progetti congiunti
dei comuni di Cerea e Legnago i quali mirano a tutelare
e salvaguardare gli ambienti fluviali circostanti
e sviluppare progetti archeologici. Esso è
uno dei musei più estesi del nord Italia e
conserva materiali unici tra i quali monili, armi,
vasellame, e ricostruzioni di insediamenti e necropoli
ritrovati nelle campagne della pianura veronese. Anche
il Centro Ambientale ed Archeologico sta coinvolgendo
le scuole per rendere i futuri cittadini più
consapevoli e rispettosi dellambiente naturale
ed archeologico che ci circonda.
Il
Cinecentrum
La multisala cinematografica è stata realizzata
riqualificando l'area un tempo dedicata allo zuccherificio.
L'opera vanta di 5 sale cinematografiche dotate di
proiettori digitali, 3D, bar caffetteria e sala giochi.
Gli spettacoli cinematografici proposti variano dai
blockbuster del weekend alle proiezioni maggiormente
acculturate della Rassegna "Cineforum Legnaghese"
a marchio FIC, oltre all'intrattenimento tramite i
"contenuti alternativi" quali concerti,
balletti, opere teatrali, lirica ecc, proposti sia
in diretta che in differita, addirittura con tecnologia
3D. L'attività si propone alla collettività
come centro di aggregazione, prestandosi per noleggi
sala, conferenze, videoconferenze, feste ed assemblee
d'istituto, compleanni ed eventi realizzati ad hoc.