Calavino
è un comune della provincia di Trento. Il territorio
comunale di Calavino disegna una lunga fascia irregolare,
trasversale rispetto alla Valle di Cavedine, di cui
occupa l'estremo tronco nord. Dal Monte Bondone, m.
1550, scende nella Valle del Sarca, dove si allarga
ad abbracciare l'intera conca di Toblino. Il Paese
di Calavino è situato alle falde occidentali
del Monte Bondone nella Valle dei Laghi, a 409 metri
di altitudine, a 18 chilometri da Trento, all'imboccatura
della Valle di Cavedine. La sua planimetria si sviluppa
principalmente lungo il torrente che discende da Lasino,
la Roggia, alimentato all'estremità meridionale
del paese dalla sorgente del Buss Foran. È
costituito da quattro rioni: Mas, Bagnol, Piazza e
Casal. Il clima è mite proprio per la benefica
influenza del Lago di Garda e dei laghetti circostanti;
vi si coltivano infatti olivi e vigneti specializzati
con una flora mediterranea. Nel 1928 il comune viene
soppresso e i suoi territori aggregati al comune di
Madruzzo; nel 1953 il comune viene ricostituito (Censimento
1951: pop. res. 1121). Nel 1978 aggregazione di territori
staccati dal comune di Lasino
MANIFESTAZIONI
Ogni anno, a luglio, la Pro Loco di Calavino, in collaborazione
con le altre associazioni del paese, rievoca il passato
e per un fine settimana le vie del paese si trasformano
in quelle di un borgo medievale con i suoi momenti
di vita quotidiana.
La
manifestazione storica è imperniata sul rapporto
fra la Comunità di Calavino e la famiglia Madruzzo,
che per 119 anni (1539-1658) resse ininterrottamente
le sorti del principato vescovile di Trento in uno
dei periodi più importanti della storia della
chiesa trentina.
Anche
se gli avvenimenti che hanno interessato il XVI e
XVII secolo riguardarono la città di Trento,
rimangono segni tangibili della presenza dei Madruzzo
in quei luoghi da cui la famiglia proveniva: i castelli
di Madruzzo e di Toblino, la chiesa arcipretale di
Calavino con la famosa cappella cinquecentesca, la
chiesetta settecentesca dei SS. Mauro, Grato e Giocondo
a Corgnon. Tra Calavino e i Madruzzo si instaurò
un rapporto sia giuridico-amministrativo sia di tipo
socio-economico; la gente era impegnata nello svolgimento
dei lavori sia nel castello che nelle proprietà
agricole, sparse sul territorio, oltre all'assolvimento
di oneri feudali.
Nasce
così la "Carta di Regola" di Calavino,
una sequenza di 27 articoli che regolamentavano la
vita comunitaria, approvata nel 1493 da Giovanni Gaudenzio,
padre del Cardinale Cristoforo Madruzzo. La Carta
regolava democraticamente la comunità, che
si riuniva annualmente alla presenza del rappresentante
della famiglia Madruzzo nella piazza del paese. Nel
corso di questo incontro venivano prese delle decisioni
rilevanti, come l'elezione delle cariche comunali,
il calendario agreste in riferimento allo sfalcio
del fieno e al periodo della vendemmia, ecc. La convocazione
avveniva la sera precedente per mezzo del saltaro,
ossia una guardia giurata comunale che passava di
casa in casa avvertendo i vicini, termine col quale
si indicavano gli abitanti originari del luogo, distinti
dai forestieri, ossia coloro che si erano insediati
da poco nella comunità, di presentarsi all'indomani
in piazza per la regola. La partecipazione era obbligatoria;
gli assenti, salvo cause di forza maggiore, venivano
multati, verificandone la presenza per appello nominale.
Oltre alle autorità locali, come il maggiore
(carica di sindaco) o i giurati (specie di consiglieri),
la figura centrale era rappresentata dal regolano,
l'incaricato vescovile (per Calavino coincideva con
un rappresentante della famiglia Madruzzo o con il
Capitano del Castello) che doveva verificare la regolarità
delle operazioni assembleari e svolgere anche la funzione
di giudice civile fra gli abitanti per eventuali questioni
inerenti i possibili contrasti sul mancato rispetto
delle norme statutarie o liti private. Il momento
più atteso era l'elezione delle cariche pubbliche;
il meccanismo elettorale non era del tutto semplice
e, al di là delle scelta di persone valide
per i posti di maggiore responsabilità, era
in uso allora il sistema della rotazione secondo l'ordine
progressivo delle abitazioni; prevaleva, quindi, il
senso del dovere più che quello dell'onore.
Nella
quotidianità l'attività prevalente era
legata alla terra, piuttosto diffusa era l'attitudine
dei contadini per i lavori artigianali; ossia la realizzazione
in proprio di utensili e di vestiario. Calavino possedeva
inoltre una notevole ricchezza naturale: la roggia,
che costituì per quel tempo e per i secoli
seguenti la risorsa fondamentale per lo sviluppo di
un'attività artigianale con pochi uguali: fra
mulini, fucine, gualchiere, segherie, ecc. La crescita
demografica influenzò l'organizzazione urbanistica
del paese nel corso dei secoli, sia nella viabilità,
sia nell'attività agricola e artigianale lungo
il corso della Roggia portando alla nascita di 4 insediamenti
rionali: Mas (il più antico di stampo prettamente
artigianale in funzione dei suoi innumerevoli mulini,
segherie, fucine, ...), Piazza (il luogo residenziale),
Bagnol (contrassegnato dalle numerose sorgenti e dal
suo rapporto più stretto, data la vicinanza,
con il castello) e Casal (il rione che confinava con
la campagna).
Nacque
così il "Palio dei Rioni" e gli stendardi
per cui battersi, che abbinano i 4 elementi fondamentali
a ciascun rione: l'Aria per Piazza, il Fuoco per Mas,
l'Acqua per Bagnol e la Terra per Casal. La gara,
oltre all'immancabile duello, consiste nell'approvvigionamento
idrico, attingendo con antichi recipienti (secchi
di legno, botti, ...) l'acqua della fontana della
Piazzetta, a cui anticamente potevano rifornirsi gli
abitanti del rione
VALLE
DEI LAGHI
Questa valle gode di un particolarissimo clima: in
pochi chilometri si può osservare nella vegetazione
la transizione tra il tipico clima alpino e quello
mediterraneo: dai pini mughi delle cime, ai boschi
di faggi, pini, abeti e larici delle pendici dei monti,
si passa ai lecci, agli olivi (celebre l'Olio del
Garda), al rosmarino ed alla coltivazione di viti
e ortaggi nelle zone più pianeggianti e soleggiate.
La zona di Toblino è famosa per la produzione
del Vino Santo, unico al mondo proprio grazie al microclima
in cui cresce il vitigno. La Valle dei Laghi in epoca
pre-quaternaria era l'antico alveo del fiume Adige.
Durante la glaciazione si stima che lo spessore del
ghiacciaio in questa zona fosse di oltre 1000 metri,
quasi il doppio a Merano. Questo possente ghiacciaio,
il più grande delle Alpi Orientali, ha modellato
ed eroso il fondovalle con la caratteristica forma
a "U" tipica delle valli glaciali. Il ritiro
del ghiacciaio fu la concausa della formazione del
grandioso Lago di Garda, e delle gigantesche frane
che si possono osservare nei pressi di Dro, con le
impressionanti distese di sassi chiamate Marocche.
Le tracce del potente movimento glaciale sono le profondissime
forre, l'andamento a gradoni della valle, i depositi
morenici, le rocce erose e striate, le cosiddette
marmitte dei giganti e naturalmente gli attuali specchi
d'acqua. Tra i principali: Terlago, S. Massenza, Toblino
e Cavedine e, più in quota, Lagolo e i laghi
di Lamar. La Valle dei Laghi è un ricco intreccio
tra storia e natura. Ben quattro sono i castelli a
pochi chilometri uno dall'altro: Castel Terlago, Castel
Madruzzo, Castel Toblino e Castel Drena. Tra le escursioni
più interessanti la passeggiata archeologica
di Cavedine, che ricalca la cosiddetta "Strada
Romana", la via di comunicazione nord - sud lungo
la dorsale occidentale della Valle di Cavedine, dove
è possibile osservare numerosi reperti come
fontane, iscrizioni, lapidi, capitelli, acciottolati.
Tra i più interessanti La Carega del
Diaol (sedia del diavolo), risalente al I secolo
d.C., la Fonte Romana e la chiesetta di
S.Siro.
ORIGINI
E CENNI STORICI
I primi abitanti della zona vivevano di caccia e pastorizia.
Con l'andar del tempo, però, appresa meglio
l'arte agricola, si trasferirono nella plaga pianeggiante
detta Campagna, dove scorreva anche la roggia proveniente
da Lasino e che solo più tardi, a causa di
alluvioni, prese il corso attuale. In questo pianoro
si costruirono abitazioni più comode, utilizzando
il legname del luogo e bonificando nel contempo il
terreno necessario alla loro sussistenza. È
di questo conglomerato che i Romani prendono possesso
fra il 200 e il 100 a.C., organizzandolo con strade
che furono la traccia delle moderne vie di comunicazione.
Largamente documentata archeologicamente è
la romanità della zona sia sul terrazzo del
centro storico, sia nella campagna che sui monti.