San
Giovanni Valdarno è un comune di 17.067 abitanti della provincia
di Arezzo. Come indica il suo nome, si trova nella valle del fiume Arno.
All'origine (1296) si chiamava Castel S.Giovanni. Venne edificato per
conto di Firenze sui progetti che Arnolfo di Cambio elaborava per realizzare
gli avamposti del governo centrale, le "terre nuove fiorentine"
(non vi è la certezza della diretta partecipazione dell'urbanista
ai lavori). La struttura urbanistica del centro storico richiama l'organizzazione
della città romana, con grande piazza centrale dalla quale partono
i due assi principali perpendicolari tra loro, dai quali nascono le
strade secondarie.
CHIESE
Convento di San Francesco a Montecarlo
Basilica di Santa Maria delle Grazie
Chiesa della Santissima Annunziata
Chiesa di San Lorenzo
Chiesa di Santa Lucia
Pieve di San Giovanni Battista
PALAZZO
D'ARNOLFO
Il Palazzo Pretorio, noto soprattutto con il nome di Palazzo d'Arnolfo
(dal nome di Arnolfo di Cambio), è un palazzo duecentesco che
costituì per secoli il centro di potere del paese di San Giovanni
Valdarno. L'impianto medievale, rimaneggiato già nel quattrocento,
ha goduto recentemente di sapienti lavori di restauro che lo hanno riportato
all'antico splendore. Il piano terreno è costituito da un ampio
porticato con quattro arcate sulle facciate e sei sui fianchi, sostenute
da pilastri ottagonali ornati con gli stemmi della città dominante,
Firenze (il cui emblema è appunto il giglio fiorentino) e del
partito dei guelfi (un'aquila). Nell'atrio della struttura viene conservato
l'originale del Marzocco, una statua posta su un alto piedistallo di
pietra che personifica il dominio fiorentino sulla città: un
leone seduto che regge con la zampa lo scudo gigliato. Alle pareti,
di notevole interesse sono gli stemmi affrescati che rappresentano le
famiglie di rilievo del paese. Il primo piano presenta sulle facciate
due loggiati su colonne e capitelli di stile rinascimentale. Una torre
emerge dal centro della parete posteriore, con un doppio ordine di finestre
ed è completata da una merlatura. La facciata, forse la parte
più rilevante dell'intero edificio, è contraddistinta
da oltre duecentocinquanta blasoni, che rappresentano gli stemmi rimasti
di tutti i vicariati della città, dal più antico del 1410
al più recente del 1772. Queste decorazioni sono realizzate in
pietra o in ceramica e altri sono scolpiti nei pilastri dell'edificio,
o ancora sono dipinti ad affresco.
IL
PALAZZACCIO
Detto anche Palazzo Salviati, è di origine trecentesca, ma presenta
anche modifiche successive. La facciata si propone singolare, ricordando
i modelli dell'architettura toscana del tardo rinascimento, col tipico
utilizzo della sovrapposizione di logge ad archi ribassati nei primi
due orgini e architravati a terrazza sul terzo.
GASTRONOMIA
Stufato alla Sangiovannese, ricetta segreta legata alla tradizione degli
Uffizi nei saloni della Basilica di Santa Maria delle Grazie.
Rigatina, uno speciale tipo di pancetta "stesa" locale, molto
saporita.
Sangiovese, vitigno. Sembra che il termine Sangiovese, termine con il
quale in Toscana si identificava il vino rosso nel periodo rinascimentale,
provenga da San Giovanni Valdarno. L'approvvigionamento vinicolo della
capitale Firenze in quel periodo proveniva proprio dai Castelli del
Valdarno di Sopra, costruiti nei territori conquistati dai fiorentini
qualche secolo prima. Nel 1716, il Granduca Cosimo III de' Medici emanava
un Bando per regolamentare la tutela dei vini del Chianti, Pomino, Carmignano
e Valdarno di Sopra.
MANIFESTAZIONI
Uffizi di Carnevale
Carnevale Sangiovannese
Festa della Salacca
Valdarno Cinema Fedic
Giugno Sangiovannese
Europlà, Festa Internazionale del Teatro comico di Strada
Giugno Sport
Fierucola
Festa della Rificolona
Festa del Perdono
ORIGINI
E CENNI STORICI
Tra la fine del XIII ed il XIV l'area del comune ancora oggi denominata
Valdarno Superiore non era ancora inserita in modo stabile nell'ambito
del contado di Firenze; a questo scopo il capoluogo fiorentino decise
di consolidare il controllo dell'intera area dell'Arno attraverso un
complesso sistema di presidi militari. I centri abitati già esistenti
vengono difesi con la creazione di cinte murarie come nella località
di Montevarchi, mentre al tempo stesso vengono fondate tre nuove città,
prontamente munite di difese murarie. La fondazione dei comuni di San
Giovanni e Castelfranco risale infatti, secondo lo storico Giovanni
Villani, al 1296, mentre una provvisione del 26 gennaio 1299 prevedeva
la costruzione della terza città, Terranuova, che viene popolata
soprattutto grazie alla vicina città di Castello San Giovanni.
I coloni venivano incentivati attraverso notevoli sgravi fiscali, ma
sebbene Firenze stessa si fosse accollata la parte economica di queste
nuove costruzioni, a loro spettava sempre la manodopera manuale e l'edificazione
delle nuove abitazioni. I tre paesi dovevano essere prevalentemente
agricoli, e come tale venne stabilito che nessun nobile potesse risiedervi
stabilmente, ma potesse mantenervi dei possedimenti terrieri o edilizi.
Firenze lamentò in quest'epoca una certa lentezza nell'esecuzione
di questi lavori di edificazione e fortificazione che esponeva l'intera
area ad attacchi sempre più frequenti, soprattutto ad opera dei
pisani e della vicina Arezzo. Già nel 1352, un rapporto locale
indica che le mura risultano in pessime condizioni e come tale, tra
il 1356 ed il 1363 la cinta muraria viene ristrutturata e rafforzata,
portando a ventiquattro il numero delle torri difensive. Dopo la conquista
di Arezzo, lo stato fiorentino deve ora scontrarsi con la politica espansionistica
dei Visconti di Milano che mirano ad impadronirsi delle terre dell'Emilia
e della Toscana. Questo fa si che il paese di San Giovanni mantenga
la propria funzione di presidio militare di rilievo. Dopo secoli di
lotte interne, la Valle dell'Arno vive tra la fine del XIV secolo e
l'inzio del XV secolo un periodo di relativa pace che consente al paese
di San Giovanni Valdarno di svilupparsi internamente. A ques'epoca risale
il Palazzo Pretorio che fino al 1401 fu sede del Podestà di San
Giovanni e che invece, dagli inizi del XV secolo, accolse anche i Vicari
del Valdarno Superiore. Questi vicari avevano una giurisdizione sui
territori dei comuni di Greve, Pontassieve, Incisa, Figline, Cascia
di Reggello, Castelfranco di Sopra, Terranuova, Montevarchi, Bucine,
Laterina. Nel 1431 diversi centri della Valle dell'Arno vengono colti
impreparati per l'ennesima volta dai temuti attacchi dei Visconti, a
cui ben presto, nel 1478, si sostituiscono quelli dell'esercito papale
di Sisto IV che invadono la Valle dell'Arno e conquistano i paesi di
San Giovanni e Montevarchi. Come se non bastasse, l'anno successivo
a San Giovanni si sviluppò una grande epidemia di peste che sterminò
i due terzi della popolazione cittadina. La cittadinanza, ripresasi
dagli sconvolgimenti, eresse l'Oratorio della Madonna delle Grazie.
Nel XVI secolo ormai l'area compresa nel contado Fiorentino è
ormai consolidata nei suoi possedimenti e gran parte dell'area di Arezzo
è al sicuro. Questo fatto fa perdere ovviamente d'importanza
tutti quei comuni che avevano svolto funzioni strategiche rilevanti
nell'area e lungo tutto il corso del fiume Arno. Il paese di San Giovanni
si ridimensiona anche sotto l'aspetto economico, in quanto la politica
immobiliare portata avanti dalla borghesia fiorentina, fece passare
in secondo piano il ruolo commerciale del centro. Da segnalare, per
il periodo, è la ristrutturazione delle mura cittadine, seriamente
danneggiate nei primi anni del XVI secolo da una delle frequenti e devastanti
piene dell'Arno. La rinascita (anche demografica) del paese si registrò
invece a partire dal periodo di amministrazione austriaca. Le riforme
del Granduca Pietro Leopoldo che tendevano a consentire una certa autonomia
alle identità locali segnano, tra il 1772 e il 1774, la fine
dei vicariati e delle podesterie dei paesi del corso dell'Arno. La politica
del Granduca, fortemente favorevole all'agricoltura, promosse grandi
opere di canalizzazione e bonificazione delle terre della valle, il
che permise un maggiore sfruttamento dell'area. A San Giovanni la ripresa
é documentata dall'intensa opera di ristrutturazione e di ammodernamento
di importanti palazzi del centro cittadino. Sotto il governo napoleonico,
San Giovanni Valdarno é compresa nel Dipartimento dell'Arno.
Nel 1848, per decreto del granduca, vengono definitivamente soppressi
i vicariati e le podesterie e il paese perde anche il controllo della
frazione di Cavriglia, divenuta così comune autonomo, entrando
nello stesso anno a far parte della provincia di Arezzo. Questo passaggio
viene poi confermato nel 1862 dopo l'unità d'Italia e dopo l'annessione
della Toscana ai domini piemontesi con il plebiscito del 1859. Il comune
di San Giovanni Valdarno, però, da sempre fedele a Firenze e
legato al capoluogo da profonda devozione storica, chiese inutilmente
di essere reintegrato in quella provincia con una raccolta di 484 firme
dei personaggi più in vista del paese. San Giovanni Valdarno,
già dalla fine dell'Ottocento, conosce un periodo di forte crescita
e riqualificazione. Notevole è l'impegno sindacale e operaio
dell'area, che si distingue anche in ambito fiorentino ed aretino per
impegno sociale. La Seconda Guerra Mondiale, però, spezza l'illusione
di benessere della cittadinanza danneggiando seriamente le principali
strutture produttive agricole e industriali della città. Il dopoguerra,
di conseguenza, è incentrato sulla ripresa economica del centro
e da un consequenziale aumento demografico. Sul finire degli anni '70
iniziò anche il recupero del centro storico, fortemente degradato
dagli eventi bellici e dalla scarsa manutenzione operata già
dai primi del Novecento. Il fatto comportò uno studio completo
per la riqualifica delle case più antiche.