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Il
comune di Palaia è un centro agricolo della
provincia di Pisa. Posto ad una altitudine di 240
metri s.l.m., ha una popolazione di circa 4500 abitanti.
Per chi attraversa la via che separa Pisa da Firenze,
Palaia fornisce l'occasione di ammirare bellezze paesaggistiche
e monumenti storici di grande rilievo.
ETIMOLOGIA
Deriva dal termine latino palus, ossia palo, con l'aggiunta
del suffisso -aria e significa "vivaio di piantoni".
FRAZIONE MONTEFOSCOLI
Montefoscoli è posta sopra la sommità
di una collina, alle cui falde orientali passa il
torrente Carfalo, a ponente il rio Tosola e a libeccio
il Roglio nel quale i due confluiscono. Il paese è
disposto a forma di un lungo borgo saliente; la parte
più moderna è al suo ingresso inferiore,
quella più antica presso alla cima del poggio,
dove esiste la chiesa plebana arcipretura, e dove
era la sua rocca.
Fino
dall'esordio del secolo XII aveva signoria in Monte
Foscoli un tale Ranieri, il quale nel 1022 diede a
riformare il già esistente mon. de' SS. Ippolito
e Cassano a Carisio sotto Monte Foscoli agli eremiti
di Camaldoli. - Ad ogni modo alla fine dello stesso
secolo troviamo che il comune di Monte Foscoli inviò
nel 1198 i suoi sindaci al Castello di S. Maria a
Monte per fare leghe e compagnie a nome e per conto
proprio senza licenza di alcun feudatario, o signore
del castello. Altronde l'altro dominio di Monte Foscoli
fino da quella età dipendeva dagli Anziani
di Pisa, mentre in quanto allo spirituale apparteneva
ai vescovi di Volterra, dal cui contado il distretto
di Monte Foscoli era stato di corto smembrato.
MUSEI NEL COMUNE DI PALAIA
Museo del Lavoro e della Civiltà Rurale
Museo della Civiltà Contadina (Montefoscoli)
EDIFICI RELIGIOSI NEL COMUNE PALAIA
Chiesa di San Martino
Chiesa di Sant'Andrea
Fu il castello di Palaja nei secoli vicini al mille
posseduto per metà dai vescovi di Lucca, sotto
la cui giurisdizione ecclesiastica già da gran
pezzo si trovava la popolazione di S. Martino a Palaja,
compresa allora sotto il pievanato di S. Gervasio
in Verriana, ossia di Val d'Era. - Vedere GERVASIO
(S.) in Val d'Era. Dico il Castello di Palaja posseduto
per metà dai vescovi di Lucca, tostoché
nel secolo XI tale lo dichiaravano i due fratelli
Ugo e Tegrimo figli di Azzo, quando per istrumento
del 24 luglio 1077 ricevevano ad enfiteusi da Anselmo
vescovo di detta città il Castello e pieve
di S. Gervasio, a condizione che d'allora in poi i
vescovi di Lucca non dovessero in alcun modo molestare
i sopraddetti due fratelli né i loro eredi
per la porzione che eglino possedevano del Castello
di Palaja; per cui il vescovo Anselmo promise difenderli
contro i nemici, eccettuati il re, il marchese, o
marchesa di Toscana, con la penale ai vescovi lucchesi
mancando di perdere quello porzione del castello di
Palaja che spettava alla mensa di S. Martino. - Inoltre
nello stesso documento si dichiara, che il suddetto
castello di Palaja era stato di corto circondato di
fossi e di carbonaje. - (MEMOR. LUCCH. T. IV. P.II.)
Anche gl'Imperatori Arrigo VI, Ottone IV e Carlo IV
nel confermare con ripetuti privilegi del 1191, 1209,
e 1355 i diritti e giurisdizioni ai vescovi di Lucca,
accordavano loro la metà del castello e corte
di Palaja, e ciò quasi nel tempo stesso che
i sovrani medesimi confermavano ai Pisani la giurisdizione
politica e civile sopra i castelli di Palaja, S. Gervasio
ecc ed agli arcivescovi di Pisa il feudo di Usiglian
di Palaja, altrimenti detto Usiglian del Vescovo.
Infatti i Lucchesi erano in guerra coi Pisani allorché
nel 1172 trovavasi in Palaja per potestà del
vescovo di Lucca un tale Bastalfolli del fu Ildebrando
di Palaja, il quale per atto pubblico del dì
15 maggio, davanti la porta del suddetto castello
dichiarò di voler custodire e di non cedere
a chicchessia il castello, torre e borgo di Palaja,
e di fare ogni suo sforzo affinché Lando vescovo
di Lucca e il Comune di detta città conservassero
il possesso di cotesto Castello durante la guerra
tra i Lucchesi e i Pisani. - (Opere cit.) E quantunque
il Castello di Palaja poco dopo fosse stato preso
e guardato dai Pisani, questi alla pace del 1175 dovettero
restituirlo (almeno in parte) al vescovo di Lucca.
Dissi restituirlo almeno in parte, siccome lo dichiara
il diploma dell'Imperatore Arrigo VI concesso nel
1191, e confermato dagli Imperatori Ottone IV e Carlo
IV, coi quali fu accordata ai vescovi di Lucca, medietatem
castri et curtis, quod vocitatur Palaria. - Tornarono
peraltro i Pisani nelle guerre successive a impadronirsi
armata mano, e quindi a riconsegnare il castello di
Palaja ai Lucchesi; siccome accadde alla pace del
4 agosto 1254, confermata in Firenze li 23 settembre
del 1256 fra i Fiorentini e i Lucchesi da una parte,
e i Pisani coi loro aderenti dall'altra. Né
questa fu l'ultima volta in cui i Pisani tennero il
dominio del Castello di Palaja, poiché esso
era ricaduto in poter loro, quando col trattato del
1276 tra i Pisani e i Fiorentini, i primi dovettero
consegnare Palaja ed altri castelli di Val d'Evola
e di Val d'Era al nunzio pontificio per restituirli
ai Lucchesi. Al tempo però dell'assedio di
Pisa (anno 1406) tutti i castelli di questa parte
di Val d'Era e delle Colline pisane sotto dì
25 ottobre di detto anno si sottomisero unitamente
alla Repubblica Fiorentina che poco dopo promise Palaja,
Capannoli, Peccioli, Lajatico, ed altri luoghi compresi
in quella comunità, a Giovanni Gambacorti signor
di Pisa, in ricompensa della consegna che prometteva
fare di quella stessa città. - Vedere PECCIOLI.
Riaccesasi nel 1431 la guerra fra il Comune di Firenze
e il duca Visconti di Milano, si riempì di
scompiglio la Toscana e la Lombardia quando Niccolò
Piccinino generale del duca essendo calato per Pontremoli
si avanzò da Pisa per la Val d'Era, dove prese
anche il Castello di Palaja, restandovi prigione il
potestà che costà faceva ragione a nome
de'Fiorentini. Ma il castello medesimo dovette restituirsi
al Comune di Firenze mediante la pace di Ferrara del
26 aprile 1433, con tutti gli altri paesi e luoghi
del contado pisano dai Fiorentini perduti. - Finalmente
nell'anno 1495 gli uomini di Palaja all'occasione
che le genti fiorentine si erano rimosse dai paesi
del territorio di Pisa, gettandosi nel partito de'Pisani,
accolsero nel loro castello questi ultimi, i quali
però ben presto furono forzati ritirarzi di
là dopo che la Signoria di Firenze ebbe dato
ordine al comandante de'suoi eserciti di rintuzzare
l'alterigia de'nemici col riprendere armata mano il
castel di Ponsacco. Frattanto una parte delle sue
genti sotto gli ordini di Rinuccio de'Baschi da Marciano
andava ad accamparsi sotto il castel di Palaja, che
in quella circostanza dové prestamente aprire
le porte per sottoporsi di nuovo al dominio di Firenze;
dal di cui governo d'allora in poi gli abitanti di
Palaja più non si dipartirono. La chiesa plebana
di S. Martino a Palaja, sino almeno al 1260 fu compresa
nel pievanato di S. Gervasio, dal quale non doveva
essere staccata allora quando si edificava l'attuale
chiesa plebana di S. Martino, situata nella pendice
settentrionale dello stesso colle circa mezzo miglio
toscano distante dal borgo, e la cui architettura
mostrasi anteriore al secolo XIV. - Ciò lo
dà a credere il non trovare annessa alla pieve
di S. Martino alcuna sorta di canonica per abitazione
del pievano e de'suoi cappellani (canonici) o curati
suffraganei, giacché è noto che fino
all'epoca del concilio di Trento in campagna ebbero
canoniche le sole chiese battesimali, o le priorie
di giuspadronato delle abbadie. - Vedere CANONICA.
La chiesa plebana di Palaja ha la sua facciata a strisce
di marmi bianchi e neri secondo il costume introdotto
per tutta la Toscana nei primi secoli dopo il mille.
Essa è a tre navate con archi a sesto intero,
con colonne parte tonde e parte composte di quattro
mezze colonne legate in un sol ceppo. Nella cimasa
del capitello sopra la seconda colonna a mano sinistra
entrando fu scolpito l'anno e il nome dell'architetto,
e ciò che è da notarsi, scritto in lingua
volgare colle seguenti parole ricopiate e pubblicate
da Gio. Targioni Tozzetti nel Volume VI de' suoi Viaggi,
cioè: Andrea fu que mi fece?.. anno MCCLX.
Se l'epoca del 1260 è esatta cessa il dubbio
che l'architetto di cotesta pieve non fosse quell'Andrea
Pisano che fuse nel 1330 la prima porta di bronzo
del tempio di S. Giovan Battista a Firenze. La cosa
più notabile che esista in detta chiesa, soggiunge
lo stesso Targioni, è la pila di marmo dell'acqua
benedetta, la quale è di figura conoide parabolica,
la di cui cavità è profonda soldi 7
e denari 8, che ha di diametro interno nella bocca
soldi 10 e 1/2, e nel cui orlo della larghezza di
soldi 3 e 1/2 si legge: Hec est mensura vini de Palaja
que debet impleri usque huc, facta tempore Domini
Hubaldi. Infatti in una rubrica delli statuti di Palaqja
riformati dalla Repubblica fiorentina si ordina, che
l'olio che si venderà nel Comune di Palaja,
si debba misurare colle misure dell'opera della Pieve
di S. Martino di Palaja, e quello si venderà
nel Comune di Collegoli si debba misurare colle misure
dell'opera della chiesa di S. Bartolommeo di Collegoli,
e che si debba pagare agli rispettivi operai, per
ciascun orcio danari 4: e che ciò è
fatto per conservazione e sussidio di dette opere.
La chiesa succursale di S. Andrea posta dentro il
paese di Palaja è fornita di una canonica,
che serve di abitazione al pievano. Anche la costruzione
di quest'altra chiesa sembra della fine del secolo
XIII o dei primi anni del XIV. Rispetto alle memorie
del secolo XIV relative a Palaja citerò fra
le pergamene dell'ospedale di Bonifazio in Firenze,
ora nel Regio Archivio Diplomatico, un istrumento
del 18 gennajo 1395, col quale il sindaco della Comunità
di Palaja vendé per tempo e termine di un anno
la gabella, e il diritto comunitativo sulla vendita
del vino e delle carni nella terra di Palaja, ritraendone
il prezzo di L. 382.2.6. Un altro istrumento della
stessa provenienza in data del 24 gennajo 1396 tratta
di una simile vendita fatta allo stesso accollatario,
a nome e per interesse del Comune di Palaja, della
gabella e diritto delle carni e del vino per un anno
mediante il prezzo di L. 450 -. La pieve di Palaja
era dotata di copiose rendite, per cui spesse volte
essa era concessa dai pontefici in benefizio a prelati
ed anche a cardinali.
Comunità
di Palaja. - Il territorio di questa Comunità
occupa una superficie di 25811 quadrati agrarj, dai
quali detraendo 653 quadrati Spettanti a corsi d'acqua
e a pubbliche strade, restano quadrati 25158, pari a
miglia 31 e 1/3 toscane di territorio soggetto alla
prediale. Nel qual territorio esisteva nel 1833 una
popolazione di 8782 persone, a ragione di 279 abitanti
per ogni miglio quadrato di suolo imponibile. Confina
con 8 comunità del Granducato, cioè, Montopoli,
Sanminiato, Montajone, Peccioli, Capannoli, Ponsacco,
Pontedera, e S. Maria a Monte. - La più corta
linea di contatto è di contro a maestro con quest'ultima
di S. Maria a Monte, mediante il fiume Arno, a partire
dallo sbocco della via che và sino all'Arno da
Castel del Bosco e di là rimontando la ripa sinistra
del fiume sino al podere della Casa nuova a Vajano,
dove abbandonando la sponda sinistra dell'Arno, e la
Comunità di S. Maria a Monte, cosicché
voltando faccia a grecale essa trova alla sua sinistra
la Comunità di Montopoli, con la quale entra
nella strada postale pisana davanti all'ingresso dello
stradone della villa di Varramista, dopo di che entrambe
scendono nella fiumana di Chiecinella, o Cecinella.
Mediante l'alveo di questa fiumana i due territorii
comunitativi si dirigono verso scirocco sino a che passata
la confluenza del torrente Chiecina nella Cecinella
entra a confine dallo stesso lato di grecale la Comunità
di Sanminiato. Con questa il territorio di Palaja rimonta
per breve tragitto il corso della Chiecina per poi voltare
la fronte da grecale a levante e andare incontro al
tronco superiore della Cecinella che ritrova presso
la strada rotabile tracciata fra Sanminiato e Palaja.
- Da lì in poi il corso della Cecinella serve
di confine alle due comunità testé indicate
dirigendosi da levante a libeccio, sino a che attraversata
la detta fiumana queste due Comunità tornano
nella vallecola della Chiecina superiore in cui rientrano
per i fosso di Camastella. A cotesta confluenza entra
a confine dal lato di grecale la Comunità di
Montajone, con la quale l'altra di Palaja continua a
rimontare la Chiecina nella direzione di libeccio, poi
in quella d'ostro finché trapassata la sua vallecola,
entrambe scendono per la faccia meridionale dei colli
a ponente della Chiecina, onde entrare nella Val d'Era,
che percorrono mediante il rio Bandaccino, quindi pel
botro de'Bagnacci, donde poi sboccano nel torrente Carfalo.
A questo punto dalla parte d'Ostro sottentra di contro
alla Comunità di Palaja quella di Peccioli, fronteggiando
insieme non solo per tutto il restante corso del torrente
Carfalo, ma ancora per buona parte di quello del torrente
Roglio, in cui il Carfalo influisce, fino passata l'antica
badia di S. Cassiano a Carigi, presso dove sbocca in
Roglio la strada comunitativa rotabile fra Monte Foscoli
e Peccioli. Al di là di questa strada entra a
confine dirimpetto a libeccio la Comunità di
Capannoli mediante il restante corso del Roglio sino
al suo sbocco nel fiume Era, dove trova la Comunità
di Ponsacco, colla quale la nostra di Palaja costeggia
per il corso tortuoso del suddetto fiume, quindi mediante
la viottola che dalla sponda destra dell'Era si dirige
nella via detta Maremmana sino allo sbocco dello stradone
di Val di Cava. A questo punto dirimpetto a ponente
la Comunità di Palaja trova quella di Pontedera,
e con essa confina, da primo mediante detto stradone,
poi voltando la fronte a maestrale per la via maestra
da Pontedera a Treggiaja che ben presto lascia per quella
delle Tanacce, con la quale si dirige nel borro di Monte
Castello, finché non entra in quello di Giuncaja,
mediante il quale borro arriva alla via fra Treggiaja
e Monte Castello. A cotesto punto voltando la fronte
verso settentrione la Comunità di Palaja dirigesi
al Castellare di sotto a S. Gervasio, dove piegando
da ponente a settentrione attraversa la via fra Pontedera
e S. Gervasio. Trapassata la quale strada entra nel
rio Bonello, che rimonta sino alla strada comunale che
sale la collina di S. Brunone sopra Castel del Bosco;
e quà, trapassando la strada Regia postale di
Pisa, i due territori si dirigono sulla ripa sinistra
dell'Arno dove la Comunità di Palaja ha dirimpetto
quella di S. Maria a Monte. Fra i maggiori corsi d'acqua
che lambiscono, o che attraversano il territorio comunitativo
di Palaja contansi, sebbene per corto tragitto, i fiumi
Arno ed Era, e fra le fiumane e torrenti maggiori tributarii
dell'Arno, sono la Cecinella e la Chiecina, mentre dalla
parte dell'Era vi entra il Roglio. Varie strade rotabili,
ma tutte tortuose, percorrono una gran porzione del
territorio comunitativo, come quella da Sanminiato a
Palaja e a Tojano, la strada per Collegoli e S. Gervasio,
oltre la via ch'è tracciata lungo la ripa destra
del torrente Roglio per condurre a Pontedera e i vari
tronchi che guidano alle ville signorili sparse per
cotesta contrada. L'aspetto del territorio di Palaja
è veramente pittoresco per la forma frastagliata
e variatissima delle sue colline tufacee e marnose,
non che per le profonde e vaste frane che scendono quasi
a picco da quelle pareti. Ma simili frane appunto manifestano
assai bene ad occhio nudo i diversi strati di marna
cerulea ricca di testacei marini, sopra i quali ordinariamente
in molte di esse fiancate vedesi distinta la disposizione
delli strati di tufo siliceo-calcare sparsi essi pure,
sebbene in minor copia, di fossili marini; i quali strati
ivi spesso alternano con depositi di minuta ghiaja,
e con avanzi di crostacei terrestri e marini. È
in quest'ultima varietà di terreno, dove restano
tuttora in piedi gruppi di piante di alto fusto, come
pini, lecci, querci, ulivi ecc. E vaglia il vero, non
debbo qui omettere ad elogio di un veterano geologo
toscano, il far conoscere, che fu costà nelle
colline stesse di Palaja, dove il celebre Giovanni Targioni
Tozzetti prese ad esaminare con sommo criterio la struttura
geognostica della valle dell'Evola e di quella dell'Era
inferiore, giacché egli fu anche il primo ad
annunziare che coteste campagne altro non sono che il
dorso di un ampio strato orizzontale di creta marnosa,
ossia di mattajone. Egli stesso avvertì, che
negl'interstizi che restano fra uno strato e l'altro
si trovano più copiosi i depositi di conchiglie
marine calcinate, e che costà spesse volte s'incontrano
delle lastre di solfato di calce laminare (specchio
d'Asino). Fu parimenti Giov. Targioni quegli che osservò
il dorso delle colline fra Montefoscoli, Palaja e Tojano
coperto da strati di tufo arenoso color leonato e per
lo più sciolto, sebbene non manchino (avvisava
egli medesimo) de'luoghi, dove il tufo si trova impietrito,
da esso col vocabolo di panchina designato. Fra le pietrificazioni
che incontransi in questa contrada non sono da omettersi
le così dette pietre Aquiline, o pietre Etiti,
della grandezza di un uovo di piccione, oltre molti
cogoli orbicolari di tufo ferruginoso configurati a
guisa di palle da cannone, e formati da molte sfoglie
concentriche di colore giallo rosso ruggine nell'interno,
e giallo pagliato nella parte esterna, il cui nucleo
talvolta lascia uno spazio vuoto, e talaltra racchiude
nel centro qualche pezzo di ghiaja. Tali sono, per esempio,
quelli che s'incontrano nella collina di Forcoli, una
delle più abbondanti in simili formazioni a strati
concentrici. Un'altra non spregevole osservazione venne
fatta costà nei poggi di Tojano dal ch. fisico
prenominato; cioè, che la porzione delle colline
situate a ponente del Castello di Tojano consiste quasi
tutta di tufo marino, sebbene a luogo a luogo anche
costà si scuoprano degli strati di mattajone.
Le quali colline tufacee conchigliari, oltre a essere
molto fruttifere, poiché in esse provano bene
le viti, gli ulivi ed altri alberi da frutto, sono anche
dilettevoli all'occhio; ed è specialmente in
questa sorta di terreno donde pullulano acque sufficientemente
salubri. Finalmente le colline medesime, in confronto
di quelle coperte di solo mattajone, sono se non le
sole, al certo le più abitate, quelle sulle quali
appariscono ville signorili, pievi ed altre chiese parrocchiali,
antichi castelli, resedij signorili e villaggi. - Vedere
LAJATICO. All'epoca del motuproprio del 17 giugno 1776
relativo al regolamento generale delle comunità
della provincia, ora compartimento di Pisa, questa di
Palaja comprendeva anche le tre popolazioni di Capannoli,
Solaja e Santo Pietro, le quali nel 1810 furono costituite
in una comunità separata, appellata di Capannoli.
- Nell'anno suddetto 1776 questa di Palaja si componeva
dei seguenti 13 comunelli: 1° Palaja, compreso l'antico
Comune e popolo di S. Gervasio, 2° Alica, 3°
Capannoli, 4° Collegoli, 5° Forcoli, 6°
Monte Foscoli, 7° Marti, 8° S. Pietro a Santo
Pietro, 9° Solaja, 10° Tojano, 11° Treggiaja,
12° Usigliano di Palaja, 13° Villa Saletta.
Palaja fino al novembre dell'anno 1838 fu residenza
di un potestà sottoposto pel criminale e per
il politico al vicario Regio di Pontedera, cui è
stata riunita la giurisdizione civile sopra i popoli
di tutta la comunità, mediante la legge del 2
agosto 1838. In Palaja si tiene un mercato settimanale
di piccolo concorso che cade nel giorno di sabato. Una
buona fiera di bestiame e di merci ha luogo nel primo
lunedì di agosto, ed un'altra sotto dì
25 luglio alla Villa Saletta. - Che in Palaja peraltro
si costumasse tenere un mercato sino dal secolo XV lo
dà a conoscere l'espressione del borgo del mercatale
di Palaja che leggesi in un istrumento fatto in Palaja
nel 4 giugno del 1448, pel quale Michele di Francesco
Lenzi di Palaja vendé al Monastero di S. Brigida
al Paradiso in Pian di Ripoli un casolare con orticello
annesso, posto nel borgo del Mercatale di Palaja per
il prezzo di fiorini 9 di oro, a ragione di lire 4 fiorentine
per ogni fiorino - (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell'Ospedale
di Bonifazio.) La Comunità mantiene nel capoluogo
un medico, un chirurgo e un maestro di scuola; ed altri
tre medici e tre maestri di scuole elementari risiedono
in Marti, in Montefoscoli e in Treggiaja. |
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Popolazione
Residente 4.536 (M 2.239, F 2.297)
Densità per Kmq: 61,7
CAP 56036
Prefisso Telefonico 0587
Codice Istat 050024
Codice Catastale G254
Numero Famiglie 1.703
Numero Abitazioni 2.017
Denominazione Abitanti palaiesi
Santo Patrono San Martino
Festa Patronale 11 novembre
Il
Comune di Palaia fa parte di:
Area Geografica: Bacino Idrografico del Fiume Arno
Località e Frazioni di Palaia
frazioni: Gello, Partino, Villa Saletta, Alica,
Baccanella, Montanelli, Forcoli, Montacchita, Montechiari,
Colleoli, San Gervasio, Toiano, Montefoscoli;
località: Agliati, Chiecinella, Sant'Andrea,
Usigliano
Comuni Confinanti
Capannoli, Montaione (FI), Montopoli in Val d'Arno,
Peccioli, Pontedera, San Miniato. |
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