Civitella
in Val di Chiana è un comune della provincia di Arezzo. Civitella
sorge sulla sommità di un colle a 280 m s.l.m., 15 km a sud-ovest
di Arezzo. Il territorio comunale si può di fatto dividere in
due zone: una di bassa montagna, nella quale è situata la stessa
Civitella, ricoperta di boschi e costituente una propaggine dei preappennini;
ed una pianeggiante, che forma la parte settentrionale della Val di
Chiana. In effetti il territorio civitellino, delimitato a sud dal comune
di Monte San Savino e a nord-est da quello di Arezzo, giunge fino ai
primi comuni del Valdarno, Laterina, Bucine e Pergine che lo delimitano
a nord-ovest. È nella fascia pianeggiante, intensamente coltivata,
che sorgono i centri più popolati del comune, quali Badia al
Pino, Pieve al Toppo, Tegoleto e Viciomaggio. Di fatto lo spopolamento
montano ha fatto sì che tali frazioni superino di gran lunga
per popolazione la stessa Civitella, e addirittura nel 1917 la sede
comunale fu trasferita proprio nella frazione più grande, Badia
al Pino. Nonostante ciò il comune ha conservato l'antica denominazione,
un riconoscimento verso l'antico borgo civitellino. Nella fascia collinare
e montuosa invece si trovano moltitudini di oliveti da cui è
prodotto un olio di ottima qualità. I vigneti civitellini meritano
una citazione, essendo il comune compreso nelle vie del Chianti.
L'ECCIDIO
DI CIVITELLA
La conformazione montuosa e la presenza di boschi nel territorio circostante
il centro abitato di Civitella avevano contribuito, all'indomani dell'occupazione
tedesca dell'Italia, alla nascita di diversi gruppi partigiani. In Civitella
si era di conseguenza installato un comando tedesco, la divisione "Hermann
Göring", che ripetutamente venne a trovarsi in scontri a fuoco
con i partigiani.
Il 18 giugno 1944 quattro giovani soldati tedeschi entrarono nel circolo
ricreativo di Civitella per bere un bicchiere di vino, rifocillandosi
così dal caldo dell'incombente estate. Tra gli avventori del
locale vi erano tuttavia alcuni partigiani che, notati i militi della
Wehrmacht, imbracciarono i fucili, sparando contro di essi. Dallo scontro
a fuoco che ne nacque furono i tedeschi ad avere la peggio: due soldati
morirono subito, mentre un terzo spirò poche ore dopo, a causa
delle gravi ferite riportate.
Immediatamente il comando tedesco impose alla popolazione locale di
fare i nomi dei colpevoli. Gli occupanti lanciarono un ultimatum di
24 ore, trascorse inutilmente le quali sarebbe stata operata una rappresaglia
tra i civili per vendicare i 3 soldati morti. Contemporaneamente i tedeschi
avviarono perquisizioni nelle case di Civitella e delle due frazioni
più vicine, Cornia e San Pancrazio (quest'ultima nel comune di
Bucine), ritenute ospitanti diversi partigiani in quanto circondate
dai boschi e non facilmente raggiungibili. Nessun civile osò
collaborare con i tedeschi e, anzi, furono in molti a lasciare le case,
temendo la rappresaglia.
Il 19 giugno l'ultimatum era scaduto, ma a sorpresa i tedeschi non fecero
nulla. L'ufficiale comandante della guarnigione locale assicurò
che non sarebbe stata operata alcuna rappresaglia, facendo intendere
che i numerosi partigiani caduti negli scontri con i tedeschi erano
stati ritenuti sufficienti a vendicare i 3 militi uccisi il giorno prima.
Come solo in seguito si potrà ricostruire, quella dei tedeschi
era in realtà una trappola. Furono infatti lasciati trascorrere
giorni tranquilli, durante i quali molti civitellini fecero ritorno
nelle proprie case.
Ma il 29 giugno la tragedia si consumò. Al mattino, per la festa
dei SS. Pietro e Paolo, il paese era pieno di persone. Molti non si
erano recati nelle campagne o nei boschi per lavorare, restando così
a casa o andando a Messa. La Chiesa di Santa Maria Assunta, a Civitella,
era piena di fedeli, giunti anche dalle altre frazioni del comune.
Improvvisamente dal comando tedesco partirono 3 squadroni: uno destinato
a Cornia, l'altro a San Pancrazio e un terzo, il più grande,
si riversò nel centro di Civitella. I tedeschi irruppero nelle
case, aprendo il fuoco sugli abitanti a prescindere dal sesso o dall'età.
L'episodio più truce si consumò nella chiesa, mentre si
stava celebrando la Messa. Entrati nell'edificio sacro, i tedeschi divisero
i fedeli in piccoli gruppi. Quindi, indossati grembiuli bianchi per
non sporcarsi di sangue, li freddarono con dei colpi alla nuca. Eroico
fu il gesto del sacerdote, don Alcide Lazzeri: costui, in quanto religioso,
sarebbe stato risparmiato dai tedeschi, ma scelse di condividere la
sorte degli sfortunati parrocchiani.
Compiuta la strage, i tedeschi incendiarono le case di Civitella, provocando
così la morte anche di coloro che avevano disperatamente tentato
di salvarsi nascondendosi nelle cantine o nelle soffitte. Solo pochi
abitanti riuscirono a salvarsi dal massacro. L'orrore di quel giorno
fu percepito anche nelle campagne circostanti, specie nelle frazioni
a valle: qui, nonostante la distanza, furono ben udite le grida disperate
e ben visto il fumo delle case in fiamme.
Alla fine si contarono 244 morti (115 a Civitella, 58 a Cornia e 71
a San Pancrazio).
Ai martiri di Civitella è stata intitolata la via principale
del centro abitato. Il Comune fu insignito, nel 1963, della medaglia
d'oro al valor civile.
Il gruppo de La casa del vento nel 2004 ha composto una canzone riguardo
la strage di Civitella intitolata "Renzino", che è
all'interno dell'album "Sessant'anni di resistenza".
MONUMENTI
- Il Borgo storico
- Il Castello, eretto nel 1048 e circondato da un'imponente cerchia
muraria; il castello, trasformato dalla Wehrmacht in quartier generale
durante l'occupazione nazista, fu semidistrutto durante un bombardamento
alleato nel 1944 e mai ricostruito.
- Il Palazzo pretorio (XIV secolo);
- L'antica Cisterna, che sorge al centro del paese;
- Villa Oliveto, situata in località Oliveto e antica dimora
dei Conti Barbolani di Montauto.
CHIESE
- Chiesa di Santa Maria Assunta, eretta quale priorato benedettino nell'XI
secolo, ultimata in stile romanico nel 1252 e restaurata dopo la Seconda
Guerra Mondiale. Al suo interno si trova un tabernacolo con l'effige
della Madonna col Bambino in maiolica, di scuola robbiana;
- Chiesa di San Bartolomeo (nota anticamente come "Badia al Pino",
da cui ha preso il nome la località in cui sorge), ricordata
per la prima volta nel 1039;
- Oratorio della Madonna di Mercatale, edificata nell'omonima località
nel XVII secolo e ospitante una raffigurazione della Madonna ritenuta
miracolosa.
MANIFESTAZIONI
- Storie di Paese, concorso di teatro amatoriale, in gennaio e febbraio;
- Il piacere di leggere, mostra mercato del libro per ragazzi, in marzo;
- Soggettivamente: scultura moderna per un paese antico, mostra di scultura
moderna, giugno;
- Marcia per la pace, da Civitella a San Pancrazio in occasione della
ricorrenza dell'eccidio, realizzata in collaborazione con il comune
di Bucine;
- Estate a Civitella, periodo di spettacoli teatrali, musicali e cinematografici,
in agosto;
- Pullman della musica, serie di concerti eseguiti nelle varie frazioni,
in ottobre;
- Iniziativa "L'olio nuovo", promozione dell'olio prodotto
nelle colline comunali;
- Concerto di Natale, organizzato dall'amministrazione comunale in dicembre.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Già popolata in epoca romana, Civitella divenne roccaforte longobarda
e vi fu costruito il castello che tutt'oggi è visibile. Nell'XI
secolo il feudo di Civitella passò sotto il Vescovo di Arezzo,
che la designò quale capoluogo del Viscontado della Valdambra.
Fu all'epoca che il centro venne ribattezzato "Civitella del Vescovo".
Nel XIII secolo il territorio comunale fu messo a dura prova, prima
dalla battaglia di Pieve al Toppo fra Siena e Arezzo (ricordata da Dante
nel XIII canto dell'Inferno: «Lano, sì non furo accorte
le gambe tue alle giostre del Toppo»), vinta da quest'ultima,
poi la stessa Civitella fu distrutta. Nel 1272 il Vescovo aretino Guglielmino
degli Ubertini la ricostruì, ma dopo la sconfitta aretina a Campaldino
(1289), Civitella fu presa da Firenze.
Nel 1311 tornò ad Arezzo e proprio a Civitella fu stipulata la
pace tra il vescovo Ildebrandino dei Conti Guidi di Romena e l'imperatore
Enrico VII di Lussemburgo, che garantì alcuni anni di relativa
pace. Dopo un "tira e molla" tra Arezzo e Firenze, Civitella
entrò definitivamente a far parte del territorio di quest'ultima
del 1348, divenendo sede di Podesteria. Nel 1554 fu assediata da Siena,
ma venne difesa con successo da Paolo da Castello, capitano di ventura
a servizio di Cosimo I de' Medici.
Nel 1774 la cittadina assunse grande importanza per la rivalutazione,
voluta dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena, dell'antica
"strada dei mercanti", che collegava i centri chianini e valdambrini
per il commercio del grano.
Gli anni del regno d'Italia condussero un'epoca di pace, ma questa fu
violentemente turbata dalla Seconda Guerra Mondiale. La rocca longobarda,
da secoli simbolo di Civitella, fu distrutta da un bombardamento alleato,
poiché al proprio interno si era installato il locale comando
tedesco. Ma, soprattutto, Civitella fu sconvolta da una delle più
sanguinose stragi che la storia italiana ricordi. Si tratta del tristemente
noto eccidio di Civitella.