Santa
Maria di Licodia è un comune della provincia
di Catania.
Sorge
a m. 442 s.l.m., sul versante sud occidentale dellEtna.
Il comune è circondato da lusseregianti campagne
coltivate per lo più ad agrumi e uliveti nella
parte bassa, e a vigneti nella zona alta. La ferrovia
Circumetnea e l'ex strada statale 121, ideata durante
l'epoca borbonica, che nel centro abitato prende nome
di Via Vittorio Emanuele, attraversano l'abitato.
Dal capoluogo di provincia è ben raggiungibile
attraverso la strada a scorrimento veloce Catania-Paternò.
La Città fa parte della Provincia di Catania
e dell'Arcidiocesi di Catania, ed è inserita
tra i comuni del Parco dell'Etna.
ETIMOLOGIA
Lodierno nome di Licodia, ha senzaltro
origini greche, ed è stato interpretato in
parecchie versioni. Alcuni sostengono che la radice
lukos deriverebbe dal greco lupo, quindi
Terra dei lupi. A ciò fa riferimento
la scritta greca sulla Icona della Madre di Dio di
Licodia, venerata nella Chiesa Madre,
ORIGINI
E CENNI STORICI
La storia dellodierna Santa Maria di Licodia,
ha origine remotissime che si perdono nelloblio
del tempo e della storia. Secondo quando affermano
numerosi storici, la città odierna sorge in
loco dellantica città di Inessa, le cui
genesi risalirebbe allepoca della dominazione
Sicana della Sicilia, ovvero al secolo XII o XI a.C.
Gerone I tiranno di Siracusa, si impose con la forza
per affermare lautorità delle città
doriche sulle calcidiche. Marciando quindi su Catania,
la conquistò, popolandola di coloni greci e
siracusani e mutò il suo nome in Etna, dal
vicino vulcano nellanno 476 a.C. Al suo breve
governo successe il fratello Trastibulo, che però
a causa del suo mal governo dovette fuggire. Caduta
la dinastia Gelonica, i catanese cacciati dalla loro
patria, approfittando della disfatta di Trastibulo
e con lausilio del principe siculo Ducezio,
marciarono verso la città. Gli etnei (catanesi),
cacciati dalla città, ottennero di potersi
ritirare nella città di Inessa, che occuparono
nel 461 a.C. In memoria dellantica patria perduta
essi ne mutarono il nome in Etna. Busto femminile
in terracotta del secolo V a.C., rinvenuto in contrada
CivitaGli storici però non dimenticarono lantico
nome, e chiamarono la città promiscuamente
sia Etna che Inessa. Durante il periodo di dominazione
romana della Sicilia, esattamente ai tempi del grande
Cicerone (73-70 a.C.), la città di Etna era
alquanto famosa per la coltura del grano. Essa faceva
parte delle città dette Decumane.
Come tutte le centri siciliani, toccò anche
ad essa la sorte di subire le angherie del Console
Romano Caio. Verre in tale periodo, faceva preparare
agli abili tessitori della città, delle stoffe
pregiate in porpora. Etna, come altre città
della Sicilia, possedeva la sua zecca in grado di
coniare monete. Filippo Paruta ne descrive due esemplari;
in una moneta erano rappresentati la testa di Apollo
e nel rovescio un milite armato con asta. Un altro
conio raffigurava la testa della dea Cerere coronata
di spighe, e sul rovescio la cornucopia. Entrambe
portavano incisa la scritta Aitnain. Appo
Antonio, nel suo itinerari delle città romane
parla di Etna, segnandone le distanze. Della città
si hanno notizie fino allepoca imperiale, 117
d.C. ma nessuno segna la data della sua decaduta,
ne levento che segnò la sua definitiva
distruzione, probabilmente dovuta a movimenti tellurici.
Una chiesa dedicata alla Madre di Dio, esisteva sin
dallepoca delloccupazione saracena della
Sicilia., nella contrada denominata Licodia. Con loccupazione
Normanna della Sicilia, inizia il processo di ri-cristianizzazione
dellisola, che venne affidato agli Ordini Religiosi,
quali i Benedettini, con la fondazione di vari monasteri
e abbazie disseminati nel territorio. Presso la chiesa
esistente a Licodia, il Conte Simone di Policastro,
Signore di Paternò, volle fondare un monastero
benedettino. Con diploma dellAgosto 1143, la
chiesa e il cenobio, venivano affidati al Monaco Cassinense
Geremia di Sant'Agata e ai suoi seguaci, donandogli
i vasti possedimenti che stavano intorno al monastero,
con lobbligo di renderli fruttuosi, e la facoltà
di fondare un casale soggetto solo allautorità
del priore. Sicché il Monaco non mancò
di dare ai contadini e agli agricoltori che ne facevano
richiesta un appezzamento di terreno da coltivare
e uno spazio nelle adiacenze del monastero per potervi
costruire labitazione. In tal modo ebbe origine
lodierna città che, dal nome del monastero
della Madre di Dio e della contrada, si chiamò
Santa Maria di Licodia. Al monastero fu riconosciuto
il diritto-privilegio di esercitare la sua funzione
giuridico- amministrativa, sui feudi e sullabitato
di appartenenza. Per privilegio del Vescovo Ruggero,
nel Dicembre del 1205, il monastero della Madre di
Dio di Licodia, nella persona del suo priore Pietro
Celio, già monaco di SantAgata, veniva
innalzato alla dignità Abbaziale, con facoltà
a tutti i successivi abati, di far uso delle insegne
vescovili della mitria dellanello e del baculo.
In tale occasione la Chiesa abbaziale di Santa Maria
(Chiesa Madre), venne dichiarata sacramentale. Con
la medesima, alla novella abbazia venivano accorpati,
per munificenza di re Federico II dAragona,
i cenobi benedettini di San Leone del Pannacchio,
destinato alla cura dei frati infermi, e San Nicolò
lArena. Il vescovo Marziale il 25 Luglio del
1359, confermava la riunione canonica dei cenobi,
sotto la giurisdizione dellAbate di Santa Maria
di Licodia, mentre veniva stabilito che presso il
monastero di San Nicolò lArena risiedesse
un priore o un sub priore designato dallabate.
Nel 1336 lAbate Jacopo de Soris, vicario generale
della Chiesa di Catania, con un decreto del marzo
1344, riformò il monastero trasferendolo più
a nord, nellattuale sito dove laria era
più salubre, dove già aveva posto la
sua residenza. In questo periodo lo sviluppo urbanistico
del casale di Licodia fu notevole, tanto da distinguersi
in Licodia Vetus e Licodia Nova. Con diploma datato
in Catania il 15 Gennaio 1334, la Regina Eleonora,
moglie di Federico II, rese esente lAbbazia
Licodiese da qualsiasi soggezione alla Curia Reggia
e lo arricchì di beni e privilegi. Il figlio
Pietro II, con diploma messinese del 10 Novembre 1341,
liberò lAbbazia da ogni tassa imposta
e da imporsi in futuro. Clemente VI, con bolla dell11
e 15 Marzo 1392, approvava e sanciva tali concessioni.
Ulteriore conferma diede il Re Martino I in Catania,
il 20 Agosto del 1392.
Nel
1358, il priorato di Santa Maria del Robore Grosso,
(da cui probabilmente derivava lantica statua
già venerata nella chiesa Madre), sito presso
Adrano, e fondato nel 1356 da Adelasia nipote del
Conte Ruggero, diveniva pertinenza dellAbbazia
Licodiana. Ad essa venivano annessi i feudi di Granirei,
dellIsola Carobene, e dellisola Lanolina
in Malta. Il 26 Luglio 1425, Bianca di Navarra, vedova
del Re Martino il Giovane, concedeva allAbbazia
le Consuetudini Licodiesi, una raccolta
di decreti che sancivano lamministrazione e
la legislazione dellAbbazia di S. Maria di Licodia.
Con la realizzazione nel secolo XVI della Reggia
Benedettina, ossia il grandioso Monastero di
San Nicolò lArena, dentro le mura della
città di Catania, il priorato si trasferì
dalla Casa Madre di Licodia a Catania. LAbate
però serbò il titolo di Abate di Santa
Maria di Licodia e San Nicolò lArena,
a cui spettava il diritto di sedere presso il Parlamento
Siciliano, come membro del braccio ecclesiastico e
successivamente, in seguito alla costituzione siciliana
del 1812, come pari spirituale. Nella Casa di Licodia
rimasero diversi monaci guidati da un priore, sostituito
in seguito da un sub priore a causa della diminuzione
dei monaci. I Padri Benedettini rimasero tuttavia
amministratori dei feudi licodiesi e guide spirituali
fino alla soppressione e allo scioglimento delle congregazioni
religiose del 1866. Ultimo abate di Santa Maria di
licodia e San Nicolò l'Arena fu il Beato Giuseppe
Benedetto Dusmet.
LA
TORRE CAMPANARIA
E' per eccellenza il simbolo glorioso del Comune.
Ledificio merlato, è un opera del 1143.
Lo stile di transizione la colloca nellepoca
di passaggio dal romanico al gotico. Di pianta quadrangolare
ha la facciata principale rivolta ad oriente su cui
si aprono bifore dagli archetti con lintradosso
a tutto sesto e lestradosso a sesto acuto, decorato
con motivi ornamentali e animali di stile romanico.
Le bifore a nord sono di eguale misura, le bifore
rivolte ad oriente sono di diversa grandezza e sulla
facciata rivolta a sud si apre una grande monofora
a tutto sesto. Notevole è leffetto decorativo
della loggia superiore, realizzato dal contrasto tra
la pietra lavica scura e la bianca pietra calcarea.
Sulla facciata principale delledificio, è
impresso lo stemma dellAbate Vescovo Platamone,
restauratore delledificio nel 1454. Il quadrante
circolare di un antico orologio sovrasta la grande
monofora decorata. Al pian terreno delledificio
si osservano tracce della medioevale cappella di San
Leone, antico luogo di sepoltura dei monaci, da cui
proveniva una quattrocentesca tavola San Leo del Panacchio
che adesso si trova a Catania. La torre svolgeva anche
la funzione di anello di congiunzione tra il castello
di Adrano e quello di Paternò per le segnalazioni
luminose. Attaccato alla torre si trovava il chiostro
del monastero benedettino demolito nel 1929.
IL
MUNICIPIO
Dalle origini medioevali, più volte ampliato
ed trasformato durante i secoli, ledificio aveva
funzione di rappresentanza, in questo corpo di fabbrica,
prospiciente sul piano centrale ed affiancato alla
Chiesa Monastica, risiedeva l'Abate. Lattuale
edificio risale al 1646, come è riportato sulla
facciata, a metà ottocento, vennero però
apportate delle modifiche al prospetto. A seguito
della scorporazione di beni ecclesiastici, nel 1860,
fu adattato a sede municipale. Interessanti reperti
medioevali si riscontrano allinterno. Frammenti
di pavimentazione del secolo XIV ed elementi romanici
e gotici. L arco in pietra lavica del XII secolo,
cavalca via che consente il passaggio in piazza, dal
piano della Badia' attuale piazza Madonna
delle Grazie, è il fulcro del prospetto, ed
è sovrastato da barocco balcone principale,
in pietra bianca. Testimonianze dellepoca medioevale
e delle sovrapposizioni architettoniche dei vari secoli,
si notano nella prima sezione della facciata. Interessante,
al piano superiore, la stanza del sindaco, ex stanza
dellabate, con un ricco arredo mobiliare ligneo,
il soffitto decorato, e un lampadario in vetro.
LA
ZONA ARCHEOLOGICA
Nella contrada Civita, a sud est dell'abitato, nell'anno
1951, venne alla luce i resti di un agglomerato urbano,
con una grossa cinta muraria, oltre a resti di bronzi,
ceramiche, terrecotte ed altro. Gli esperti sentenziarono
che si tratta dei ruderi dell'antica città
di Inessa. I Beni archeologici rinvenuti nella zona
sono esposte nei musei archeologici di Adrano e Siracusa,
ma purtroppo a causa della assoluta indifferenza di
chi di dovere, la zona lasciata reclusa in proprietà
private, è stata depredata più volte
da bande di tombaroli. Nella zona sono presenti anche
i ruderi di un acquedotto greco-romano, adoperato
per trasportare l'acqua da Santa Maria di Licodia
a Catania. L'imponente opera fu restaurata a suo tempo
dal Console Romano Flavio Arsinio. Il pittore J.Heoul,
durante il suo viaggio in Sicilia nel secolo XVIII,
immortalò nelle sue tele i resti dell'acquedotto,
oltre al serbatoio d'acqua, esistente fino alla fine
del secolo XVIII, nella zona denominata "costa
botte", attuale piazza Matteotti, a sud dell'abitato.
CHIESA
DELLA MADONNA DEL CARMELO
Locata nella via omonima, edificata nel 1929, é
Parrocchia dal 1932. La chiesa è la seconda
della Città per grandezza e importanza. L'interno
è decorato da gradevoli stucchi, di foggia
barocca, opera dellartista licodiese Giuseppe
Anile detto Pippinu a Pinta. La
Vergine del Carmelo, compatrona della cittadina, è
solennemente festeggiata il 16 e 17 luglio.
VILLA
COMUNALE GIARDINO BELVEDERE
Il polmone verde della città, grande aspirazione
del popolo licodiese, venne realizzato dal geometra
Luigi Sambataro, nel 1957, dopo sei anni di lavoro,
sul terreno donato dalla signora Adelaide Bruno Alessi,
a cui venne dedicato in seguito il viale che conduce
alla Villa. Il Giardino, poggia sulla timpa di rupe
basaltica, da cui si gode una bellisima visuale sulla
Piana di Catania e sui monti Erei. L'arioso ingresso
della villa è formato dalla larga piazza circolare,
sul cui selciato campeggia lo Stemma Comunale, e in
fondo alla quale è posta l'artistica fonta
centrale, con la statua marmorea della Venere Italica,
copia del celebre marmo di Antonio Canova.
VILLA
DELLE CONSUETUDINI
La Villa delle Consuetudini, nasce nel 2003, come
esigenza estetica per la principale via Vittorio Emanuele.
Il suo nome ricorda le "Consuetudini Licodiesi",
raccolta legislativa, a favore dell'Abbazia Licodiese,
concessa dalla Regina Bianca di Navarra, il 26 Luglio
1425. La villa conserva tre ceppi di ulivi centenari,
in ricordo della secolare cultura degli ulivi nella
zona e il monumento lavico al sindaco Turi Samperi.
Le fanno da cornice, i bei prospetti liberty e barocchi
delle palazzine prospicenti sulla via principale.
MANIFESTAZIONI
I solenni festeggiamenti, che la città di Santa
Maria di Licodia tributa in onore al Patrono San Giuseppe,
vengono ininterrottamente celebrati lultimo
sabato domenica e lunedì del mese di agosto,
dal lontano 1876. La festa ha origini più antiche,
certamente risalenti al secolo XVII, ma fu proprio
in quellanno che il Beato Giuseppe Benedetto
Dusmet, Cardinale Arcivescovo di Catania, decise di
collocare i festeggiamenti nel mese di Agosto, in
concomitanza con lanniversario di fondazione
e infeudazione del villaggio di Licodia (Agosto 1143),
e della successiva autonomia comunale ottenuta con
Regio Decreto nellAgosto 1840.
Carnevale
È antica tradizione festeggiare il Carnevale
prima dellinizio dellaustera Quaresima.
La cittadina si mobilita per organizzare al meglio
i festeggiamenti. Per tre giorni sulla via Vittorio
Emanale, sfilano i gruppi in maschera e i carri allegorici.
Durante le serate, nel tendone sistemato nella Villa
Comunale, si organizzano serate di ballo. La sera
del Martedì Grasso, al termine della sfilata,
avviene la premiazione dei gruppi in maschera e del
carro allegorico più bello, tra leuforia
generale. Dolci tipici del carnevale sono le Chiacchere,
una pastella fritta cosparsa di zucchero a velo.
San
Giuseppe
Il Santo Patrono è ricordato in maniera solenne
anche il 19 Marzo, nella sua festa liturgica. Per
loccasione si svolge in Chiesa Madre la Settina
in onore al Santo. Tradizionale il pranzo dei Virgineddi,
offerto ai bambini in onore al Patriarca. Il 19 Marzo
si svolge una breve processione con il simulacro,
portato a spalla sulla piazza.
Pasqua
Le ricorrenze pasquali sono tra le più partecipate
a Santa Maria di Licodia.
La
Domenica delle Palme, è caratterizzata dalla
processione mattutina, per la benedizione delle palme.
Durante la Settimana Santa, si susseguono i riti di
Adorazione nelle chiese cittadine, e la Sacra Rappresentazione
vivente della Morte e Passione. Il Giovedì
Santo, dopo la Messa in Coena Domini, avviene il rito
dellAdorazione e Visita ai Sepolcri allestiti
nelle chiese. Il Venerdì Santo, dopo lAdorazione
della Croce, ha inizio la Processione solenne dei
Misteri della Passione. Le quattro confraternite cittadine,
sfilano portando in processione i simulacri del Cristo
alla Colonna, della Pietà, di San Giovanni,
della Madonna Addolorata e del Cristo Morto. Infine
durante la Veglia Pasquale il Sabato Santo, avviene
linsorgenza del maestoso simulacro del Cristo
Risorto, dallaltare maggiore delle Chiesa Madre.
Corpus
Domini
Durante la settimana del Corpus Domini, si snodano
per le vie cittadine le solenni processioni del Santissimo
Sacramento, a cui partecipano le confraternite cittadine.
Lungo il tragitto vengono allestiti i tradizionali
altarini, manifestazioni di fede e folklore.
San
Luigi Gonzaga
Il Protettore della Gioventù, viene festeggiato
il 21 Giugno. A cura della Confraternita omonima,
il simulacro del Santo, dalla chiesa Madre, viene
portato in processione a spalla per le vie del paese,
seguito dalla banda musicale e dai fedeli. immancabili,
come in tutte le feste religiose, i fuochi pirotecnici.
Madonna
del Carmelo
La Compatrona, viene solennemente festeggiata il 16
e 17 luglio. La festa è anticipata dalla solenne
quindicina che si tiene nella Chiesa del Carmine.
Nei giorni della festa si svolgono le solenni processioni
della Madonna sul fercolo, per le vie del paese. Immancabili
i fuochi dartificio e gli spettacoli musicali.
Madonna
Assunta
In contrada Cavaliere, il 15 agosto viene festeggiata
la Madonna Assunta, con la processione del fercolo
a spalla per le vie della contrada.
Fiera
dellEtna
Durante il mese di settembre, si tiene sulla piazza
Umberto I, la Fiera dellEtna. Mostra fieristica
di artigianato locale, e spettacoli musicali e di
vario genere.
LImmacolata
Concezione
L8 Dicembre viene solennemente ricordata la
Madonna Immacolata, grandemente venerata nella cittadina.
Il prezioso simulacro, dalla Chiesa Madre viene portato
in processione a spalla, per le vie del paese, seguito
da una moltitudine di fedeli. Il rientro in chiesa
è salutato da uno spettacolo di fuochi dartificio.