Partanna
è un comune della provincia di Trapani, situato
fra le valli del Modione, a ovest, e del Belice, a
est. Incerta è l'etimologia del nome, che da
alcuni è ritenuto di origine greca (da parthenos,
"vergine"), da altri di origine araba (Barthamnah,
"terra scura"). La piazza principale, intitolata
ai giudici Falcone e Borsellino, è il luogo
di ritrovo per i partannesi. Adiacente alla piazza
Falcone e Borsellino si trova la villa Rita Atria,
ex villa Macallè. È
un centro agricolo e commerciale, a 58 km a sud-est
del capoluogo.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Il sito fu abitato fin dall'epoca paleolitica, come
dimostrano i reperti di recente scoperti sul luogo
e nel Dicembre 2006 iniziarono i lavori per la cotruzione
di un parco naturale. In epoche più vicine
a noi vi si insediarono gli Elimi, i Greci, i Romani
e, in parte, anche i Bizantini. Il nucleo dell'abitato,
però, risale al Medioevo. Diversi
i siti di ricerca archeologica che a Partanna hanno
permesso di rinvenire resti di insediamenti pre storici
o dell'era protostorica. Di seguito se ne citano solo
alcuni. A cominciare dalla Contrada Stretto, dove
sono stati ritrovate tombe a grotticella e tombe a
camera e numerose ceramiche dell'età del bronzo.
Fra i resti, alcuni vasi della tipologia Partanna-Naro
conservati al Museo Archeologico Regionale di Palermo
e caratteristici di altri villaggi preistorici rinvenuti
nel trapanese. Vasi quindi, ma anche coppe, tazze,
boccali, brocche, pissidi di splendida fattura, ornati
con figure geometriche. Scoperte rese possibili grazie
alle campagne di scavo guidate dallarcheologo
Sebastiano Tusa, Direttore della Sezione Archeologica
della Soprintendenza per i Beni Culturali e Archeologici
di Trapani.
Le
popolazioni che occupavano quegli antichi insediamenti,
avevano tecniche evolute per riuscire a coltivare
la terra, soprattutto dal punto di vista della distribuzione
dell'acqua. Basta considerare che gli scavi appena
citati in Contrada Stretto hanno permesso di trovare
alcuni fossati-cisterne, anche di notevoli dimensioni,
utilizzati anticamente per raccogliere l'acqua che
sarebbe servita all'irrigazione. Vere e proprie opere
di idraulica che hanno pochi riscontri in altri siti
dell'epoca, anche e proprio per le dimensioni degli
impianti.
Il
tutto va inquadrato in un ricco panorama preistorico
della Provincia di Trapani e soprattutto del Basso
Belice dove sono presenti giacimenti archeologici
che vanno dal Paleolitico inferiore (Salemi, Santa
Ninfa, Castelvetrano), all'età del Bronzo.
Siti che sono al riparo delle rocce, necropoli, villaggi
che hanno permesso di riportare alla luce vasellame,
armi e utensili di pietra, il tutto lungo una linea
evolutiva chiara.
Un
ritrovamento notevole è stato fatto anche non
lontano dalla Chiesa Madre di Partanna, in pieno centro
storico. Su Corso Vittorio Emanuele sta infatti il
sito preistorico Utc, così denominato perché
fu ritrovato nel 1998 proprio nell'atrio dell'Ufficio
Tecnico Comunale. L'esplorazione dell'antico insediamento
ha permesso di riportare alla luce tre capanne risalenti
alla media età del bronzo, tra la fine del
XV e l'inizio del XIII secolo a.C.
Gli scavi, diretti da Sebastiano Tusa, hanno evidenziato
numerosi focolari,piastre di cottura, moltissime ossa
animali combuste e rotte, resti di pasti che, quindi,
erano consumati proprio nelle capanne o nei focolai
esterni. Inoltre sono stati trovati reperti in ceramica
che inquadrano il sito al tempo della facies media
età del bronzo di Thapsos (Siracusa). Sono
reperti ancora allo studio degli archeologi e in buona
parte esposti al al Museo Civico della Preistoria
del Basso Belice di Partanna.
Non
lontano dal sito preistorico Utc, su Corso Vittorio
Emanuele 68, proprietà Cannia, è possibile
visitare anche una tomba eneolitica, risalente alla
seconda metà del IV, prima metà del
III millennio a.C.
Mai violata, ha rivelato una sepoltura completa di
corredo funerario. Si tratta di un uomo in posizione
rannicchiata e il capo poggiato su una roccia a mo'
di cuscino. Il tutto era cosparso di ocra rossa.
Importanti
per le indagini archeologiche sono le campagne di
scavo/campi scuola di archeologia organizzati dalla
Soprintendenza per i Beni Culturali e Archeologici
di Trapani, dal Comune di Partanna, dalle associazioni
come l'Archeoclub e dalla cooperativa Sys, insieme
ad atenei italiani ed europei come l'Università
di Cordoba. Dall'XI secolo la storia del Feudo di
Partanna è indissolubilmente legata alla Famiglia
dei Grifeo o Graffeo (forma arcaica del nome). Auripione
I Grifeo con un centinaio di Candioti e sotto il comando
del generale bizantino Giorgio Maniace (Macedonia
998 - Costantinopoli 1043) partecipò al primo
tentativo di strappare lisola ai saraceni. Ma
i bizantini non riuscirono nellimpresa. Successivamente
i Grifeo ritornarono nellarmata normanna, questa
volta vittoriosa, del Gran Conte Ruggero. Nel Castello
Grifeo di Partanna, un affresco sul muro del salone
principale racconta le origini dellintitolazione
del Feudo: Giovanni I Grifeo salvò il Gran
Conte durante un duello contro il condottiero arabo
Mogat. Linvestitura ufficiale con il titolo
di Barone fu confermata nel 1137/1139 in favore di
Giovanni II Grifeo ad opera di Re Ruggero II. Il 20
maggio 1628, Guglielmo Grifeo Ventimiglia assurse
al rango di Principe con concessione di Re Filippo
IV di Spagna. Oggi lo stemma del Comune di Partanna
riporta il Grifone, animale araldico dei Grifeo, insieme
al castello della Famiglia che domina parte dell'abitato
e della vallata circostante.
Nel
gennaio 1968 Partanna fu colpita duramente dal terremoto
del Belice. Molti edifici storici subirono danni,
come la Chiesa Madre, altri invece furono completamente
distrutti, come la chiesa di San Nicola. Dopo il terremoto
sorse un nuovo quartiere in contrada Camarro, che
si trova ad un livello più basso rispetto alla
città storica che si trova invece in collina.