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Licata
Sicilia

Licata è un comune della provincia di Agrigento. Il territorio comunale, che si estende per 24 km lungo la costa meridionale della Sicilia è prevalentemente pianeggiante, con alcuni modesti rilievi collinari. In generale può dirsi che la morfologia è fortemente caratterizzata dalla presenza del fiume Salso che ha dato origine ad una pianura alluvionale detta la Piana. Il Salso sfocia nel mare di Licata con un estuario che divide quasi a metà l'area urbana. Licata è divisa ad est dal comune di Butera dal torrente Cantigaglione, che sfocia in località Punta Due Rocche. Il centro abitato è posizionato al limite occidentale del Golfo di Gela, ed è disposto a ridosso di una collina detta la Montagna. Il litorale, sebbene segnato in varie parti dall'edificazione selvaggia degli anni '70 e '80, conserva caratteri di naturalità che ne fanno uno dei più belli di tutta la costa meridionale della Sicilia, soprattutto per l'alternarsi di ambienti sabbiosi e rocciosi caratterizzati dalla presenza di ampie praterie di Posidonia Oceanica. Il territorio di Licata si sviluppa per circa 20 km su una costa dalle caratteristiche molto eterogenee: ad est della città si hanno litorali sabbiosi, ad ovest suggestive scogliere si alternano a spiagge di ciotoli in un susseguirsi di promontori, baie piccole e grandi, con lunghi tratti di spiagge sabbiose. Nel 2007 è stato inaugurato un villaggio turistico a 4 stelle a est della città.

ETIMOLOGIA
Il nome ha subito nei vari secoli molteplici variazioni. Ci si riferisce infatti all'attuale Licata con molti diversi nomi: "Alukatos", Limpiadum, Limpiados, Lecatam, Cathal, Katta, Licatam, Leocata, Alicata. Il documento più antico che cita il nome di Licata è un atto di donazione da parte di Ruggiero d'Altavilla a Gerlando, vescovo di Agrigento, dove la città viene indicata con l'appellativo di Limpiadum. In un documento dello stesso anno, proveniente dall'archivio della cattedrale di Agrigento, figura invece con l'appellativo di Lecatam. Sul significato del nome nel corso dei secoli sono state formulate molte ipotesi; per alcuni deriverebbe dal greco Leycada, per altri deriverebbe dal saraceno al Kalata (rupe fortificata, castello, luogo forte); altre ipotesi meno accreditate farebbero risalire il toponimo da alikìs (salsedine); da tale Alì, signore del castello della città; da alica, da intendersi come un cereale, simile al frumento che abbondava nelle campagne licatesi o come alga, ancora oggi in dialetto chiamata alica, di cui il mare di Licata è ricchissimo; da Lica, madre di Dafni, una delle divinità ctonie adorate anche nel territorio di Licata; da alukon, nome greco del Salso; da alec (sale) ed ata (presso) nell'idioma musulmano, con allusione al fatto che la città sorgeva presso il mare e il fiume salato; da alico, altro appellativo geografico del Salso; da Aluca, città sorta sulle rovine di Finziade; da leon (leone) e cata (presso), con allusione forse a quel leone di grande altezza e di bella fattura, che anticamente era scolpito nella dura pietra della località Stretto, a 9 Km dalla città e che secondo il Serrovira fu distrutto nel 1600 dallo spagnolo Emanuele Filiguerra. Secondo Benedetto Rocco, infine, Alicata deriva dall'accusativo del nome greco Halykàda (città posta sul Salso).

DA VEDERE
Le dominazioni succedutesi in Sicilia nel corso dei millenni hanno lasciato una presenza tangibile oltre che nei ritrovamenti archeologici anche nell'architettura civile e religiosa e nella struttura urbanistica della città: ne sono testimonianza l'impianto arabo del quartiere della Marina, la struttura del quartiere Maltese di S.Paolo e le la tipologia barocca dei corsi principali.

Numerosi sono i ritrovamenti archeologici risalenti al Paleolitico, il Mesolitico e il Neolitico. Particolarmente degni di nota sono l'ipogeo Stagnone Pontillo, la monumentale necropoli a grotte artificiali di Monte Petrulla, la Grangela (opera idraulica di epoca preellenistica), il frourion di Falaride (fortezza di epoca greca), nonché i resti della città greca di Monte Sant'Angelo.

Molti dei reperti ritrovati presso questi ed altri siti di rilevanza archeologica ritrovati nel territorio comunale sono conservati ed esposti presso il Museo Archeologico cittadino, nei locali del chiostro della Badia.

Tra i beni monumentali di maggior pregio si citano:

il Castel Sant'Angelo: Forte di avvistamento spagnolo risalente alla fine del XVI secolo dal quale è visibile gran parte del litorale e della Piana di Licata;
il Palazzo di Città, tipica espressione del liberty siciliano, realizzato su progetto di Ernesto Basile;
la Chiesa di Santa Maria La Nuova (Matrice): di impianto quattrocentesco e con rifacimenti di epoca barocca, ospita la Cappella del Cristo Nero;
la Chiesa di Sant'Agostino, di stile neoclassico, conserva la celebre statua lignea dell'Addolorata
Santa Maria La Vetere: nel quartiere di Santa Maria, è la chiesa più antica e prima matrice di Licata, di origini due-trecentesche;
il Carmine: il complesso duecentesco, formato dalla chiesa e dal convento, ha subito una riedificazione nel 1700, su disegno di Giovanni Biagio Amico;
la Chiesa di Sant'Angelo, ove sono custodite le reliquie del santo che porta il suo nome;
le chiese barocche: Chiesa di San Francesco, Chiesa del Purgatorio, Chiesa del SS. Salvatore, e Chiesa di San Domenico; in quest'ultima sono ospitate due opere di Filippo Paladini Sant'Antonio Abate in cattedra (1603) e Santissima Trinità e i Santi (1611);
i palazzi nobiliari barocchi, Palazzo Bosio e i palazzi Frangipane;
le ville liberty: costruite sulla collina che si erge sulla città, costituivano le residenze delle famiglie nobili e borghesi degli inizi del Novecento;

MANIFESTAZIONI
Le funzioni della Settimana Santa trovano il culmine nella processione del Venerdì Santo, che si sviluppano in diverse fasi per tutto l'arco della giornata.

La prima processione, che si svolge di notte, parte dalla chiesa di San Girolamo, nel cuore della Marina. Il simulacro del Cristo che l'indomani sarà posto sulla croce, posizionato su una lettiga e accompagnato dalla Madonna Addolorata, viene trasportato in una cappella appositamente allestita. Nella tarda mattinata e nel primo pomeriggio, la processione di un'altra statua, rappresentativa del Cristo portatore della Croce, percorre i corsi principali e, sostituita da quella collocata nella cappelletta durante la notte, prosegue fino alla crocifissione.

L'Addolorata di Sant'Agostino: il venerdì prima della Domenica delle Palme si svolge l'Addolorata. È una ricorrenza molto sentita e partecipata, ed apre di fatto le funzioni religiose della Settimana Santa. Il suo culto ha avuto inizio nel 1755;
l'Immacolata, celebrata l'8 dicembre anch'essa con una statua per le vie cittadine, tipico dolce legato alla festa è a' cicirata, torrone preparato con ceci;
la festa di San Giuseppe, (19 marzo);
la Madonna del Quartiere: nota anche come l'ausiliatrice, si celebra il 20 giugno;
il Corpus Domini;

ORIGINI E CENNI STORICI
Le sue origini risalgono alla Preistoria. Nel Museo Archeologico della Badia, sono presenti numerosi reperti che documentano l'antica storia della città di Licata. Numerose indicazioni storiche indicano la città esistente già nel III secolo a.C., come dimostrato anche da recenti scavi archeologici, in cima alla Montagna. A proposito delle origini della città esistono versioni contrastanti: alcuni sostengono che la città, in origine, coincideva con la colonia greca Gela, fondata da Antifemo di Rodi e da Entimo di Creta nel 690 a.C. Altri scostengono invece la tesi per cui la città, chiamata Finziade, sarebbe stata fondata nel 282 a.C. da Finzia, tiranno di Agrigento, il quale, distrutta Gela, trasferì nel nuovo insediamento tutti gli abitanti della città sconfitta. I sostenitori di quest'ultima ipotesi fanno coincidere l'antica Gela con l'attuale città di Gela. Prima dell'arrivo dei Greci, il sito di Licata, tra il XII secolo a.C. e l'VIII secolo a.C., fu frequentato dai Fenici, mentre alla fine del VII secolo a.C., sul "Gelae Mons" (ovvero la collina di Licata), fu edificato, da parte dei Geloi, un forte di guardia per presidiare la foce del fiume Himera. Nel VI secolo a.C., Falaride, tiranno di Agrigento, in guerra con Gela, occupò parte del territorio erigendo un avamposto fortificato. Nel IV secolo a.C. la città fu occupata dai Cartaginesi che rimasero fino al 256 a.C. Fu in questo anno che si combatté, nel mare di Licata, durante la Prima Guerra Punica, la famosa battaglia navale di Capo Ecnomo(per Polibio la più grande battaglia navale dell'antichità), dove i Cartaginesi con 250 navi e 15.000 marinai affrontarono i Romani del console Marco Attilio Regolo, con al seguito 230 navi e 97.000 uomini fra soldati, e marinai. A seguito della battaglia, la città fu conquistata dai Romani vincitori. Sotto i Romani si espanse l'attività commerciale e con essa la dimensione della città. Il paleo-cristianesimo ha lasciato il segno della sua presenza nelle necropoli ricavate all'interno delle grotte nell'attuale quartiere di Santa Maria. Il primo nucleo dell'attuale centro storico si sviluppò durante il periodo bizantino, attorno al castello a mare di Lympiados. L'inizio della dominazione araba a Licata ha inizio nell'anno 827 quando la città fu conquistata dal cadì Asad ibn al-Furat. Tale dominazione durò più di duecento anni e si concluse con la conquista da parte dei Normanni, avvenuta il giorno 25 luglio 1086. Durante il periodo Normanno Licata visse un'età felice: venne riconosciuta Città Demaniale (ovvero soggetta alla sola giurisdizione della Corona) e insignita dell'onorificenza di "Dilectissima" nel 1234 dall'imperatore Federico II di Svevia che le diede come emblema l'aquila imperiale che tuttora è il simbolo della città. Nel 1270 si instaura in Sicilia il regno Angioino. Licata, che conta circa 7.000 abitanti ed è soggetta a pesantissime vessazioni, partecipa alla rivoluzione dei Vespri Siciliani: guidati dai baroni Rosso Passaneto e Bernardo Passaneto, i licatesi insorgono e vengono assaliti e saccheggiati i presidi francesi presenti in città. Durante il regno di Alfonso I d'Aragona la città riceve il titolo di "Fidelissima" (1447). Sotto la lunghissima dominazione spagnola, Licata, visse alterne fortune. Un evento particolarmente drammatico fu quello che si ebbe nel luglio del 1553, quando la città venne saccheggiata e distrutta dal pirata Dragut (giacché gli Ottomani, alleati dei francesi, erano in guerra con la Spagna). In seguito a tali vicissitudini, alla fine del Cinquecento, furono ricostruite le mura e venne edificata una poderosa torre di guardia sulla sommità del colle Sant'Angelo (che domina a tutto'oggi la città). Licata cominciò lentamente a rivivere e ciò grazie anche ad una immigrazione di cittadini maltesi (1565) approdati a Licata per mettersi in salvo dalle continue aggressioni della flotta ottomana. Nonostante un periodo nefasto che ebbe a perdurare a causa della peste del 1625 e della carestia del 1647, successivamente, e per tutto il secolo XVII, la città si sviluppò sempre più all'interno della cinta muraria, interamente ricostruita, e vennero edificate numerose opere civili e religiose. La colonia maltese, incrementatasi ulteriormente per una nuova immigrazione avvenuta nel 1645, diede origine al primo borgo extra moenia di Licata (l'attuale quartiere di S. Paolo) sulle propaggini nord-orientali del colle Sant'Angelo, in prossimità dell'antica chiesa di Santa Agrippina, che in seguito fu dedicata a San Paolo, protettore di Malta. Il porto diventò molto frequentato da parte di imbarcazioni di tutto il Mediterraneo, in special modo dai mezzi mercantili che venivano a rifornirsi di grano. A cavallo tra il VII secolo e il VIII secolo venne avviata una vasta opera di riqualificazione urbanistica in seguito alla quale venne ampliato il Cassaro. Lungo il Cassaro (oggi c.so Vittorio Emanuele), furono edificati diversi palazzi da parte delle principali famiglie patrizie, cosicché venne a definirsi l'attuale connotazione barocca del centro storico. Nei primi anni dell'Ottocento si ebbe l'ultimo sbarco di pirati turchi che vennero però respinti. Nel 1820 Licata si sollevò contro i Borboni. La resistenza contro il re di Napoli fu guidata dal patriota Matteo Vecchio Verderame. Durante l'Impresa dei Mille, dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala, la città insorge ed invia un proprio contingente armato al seguito dell'Eroe dei Due Mondi. Il figlio di Garibaldi, Menotti, insieme a Nino Bixio, fu ospitato nella notte del 20 luglio 1860 nel palazzo del marchese Cannarella. Dopo la cacciata dei Borboni, quando la città, come tutta la Sicilia, passò sotto il controllo del governo piemontese, Licata ospitò, in qualità di comandante della 9ª compagnia del 57º reggimento di fanteria, lo scrittore Edmondo De Amicis. Negli anni compresi tra il 1870 e il 1872, furono costruiti il ponte sul fiume Salso, il porto commerciale, e diverse strade che permisero ai carriaggi a trazione animale il collegamento diretto con le miniere di zolfo presenti nella parte interna del territorio. Furono realizzate cinque raffinerie, tra le quali la più importante d'Europa[senza fonte]. Dato che l'interesse maggiore era quello di far arrivare in gran quantità e a prezzi più contenuti lo zolfo alle raffinerie della costa e al Porto di Licata, Canicattì e il comprensorio nisseno vennero collegati con una linea ferroviaria nel febbraio 1881; in tale data venne inaugurata la stazione ferroviaria e si poté raggiungere sia Caltanissetta e Catania che il capoluogo regionale Palermo per ferrovia mettendo fine agli estenuanti viaggi in diligenza. Il 26 novembre 1888 venne finalmente realizzato anche il raccordo con il Porto di Licata e con i moli relativi [1] Le miniere e le attività commerciali ad esse connesse determinarono un grosso sviluppo socio-economico, creando un indotto che fece la fortuna della città. Licata divenne così residenza abituale di famiglie facoltose, nobili e borghesi, nonché di numerose sedi consolari e questo favorì una intensa attività edificatoria, durante la quale furono costruiti numerosi palazzi e ville liberty, alcune delle quali furono progettate da Ernesto Basile ed affrescate da Salvatore Gregorietti. L'esigenza sempre più pressante di abbattere il costo di trasporto dello zolfo che arrivava a Licata su carri o muli a prezzi esorbitanti spingeva alla realizzazione di una rete ferroviaria a servizio dell'area mineraria, tuttavia questa fu realizzata in forte ritardo tra il 1915 e il 1921 quando vennero aperte al traffico la Canicattì-Naro-Palma di Montechiaro-Licata e successivamente la Agrigento-Favara-Naro; la nuova linea ferrata a scartamento ridotto serviva direttamente le aree zolfifere. Questo accrebbe ancor più l'importanza dell'impianto licatese che divenne uno snodo ferroviario importante sia per le merci che per i viaggiatori. Nel 1922 iniziano anche a Licata gli anni del fascismo che ebbero termine il 10 luglio 1943 quando la 3ª divisione di fanteria USA sbarcò sulle coste della Playa prendendo possesso della città e mettendo termine allera fascista della città. Prima la guerra e dopo la crisi dello zolfo (di ottima qualità, ma le cui caratteristiche imponevano l'impiego di tecniche di estrazione divenute poco competitive), determinarono un progressivo impoverimento del territorio, segnando una svolta in senso negativo per le condizioni economiche generali, che spinse molti licatesi ad emigrare verso il nord dell'Italia e verso altri Paesi, soprattutto in Germania, Belgio e Francia e, Oltreoceano, negli USA, in Argentina ed in Venezuela. Nonostante uno sviluppo edilizio non regolato nelle periferie (soprattutto tra gli anni '70 e '80), Licata ha conservato gran parte del suo patrimonio artistico, monumentale e naturale, che oggi costituisce la sua ricchezza più grande.

DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 37.976 (M 18.587, F 19.389)
Densità per Kmq: 212,3

CAP 92027
Prefisso Telefonico 0922
Codice Istat 084021
Codice Catastale E573

Denominazione Abitanti licatesi
Santo Patrono Sant'Angelo
Festa Patronale 5 maggio

Numero Famiglie 13.315
Numero Abitazioni 22.062

Il Comune di Licata fa parte di:
Regione Agraria n. 6 - Colline litoranee
Circuito dei Borghi Marinari (le Città del Mare)
Associazione Nazionale Città del Pesce di Mare
Patto Territoriale Gela

Comuni Confinanti
Butera (CL), Camastra, Campobello di Licata, Naro, Palma di Montechiaro, Ravanusa.