Aci
Sant'Antonio (Jaci Sant'Antoniu in siciliano) è
un comune della provincia di Catania.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Si narra che Aci Sant'Antonio e le altre Aci trassero
la propria origine da Xiphonia, misteriosa città
greca oggi del tutto scomparsa; alcuni dicono si trovasse
tra i comuni di Aci Catena e Aci S.Antonio. I poeti
Virgilio e Ovidio fecero nascere il mito della fondazione
alla storia d'amore tra una ninfa chiamata Galatea
ed un pastorello chiamato Aci, e del ciclope Polifemo.
In epoca romana esisteva una città chiamata
Akis, che partecipò alle guerre puniche. Nella
prima metà del 1100 il borgo di "Casalotto"
sorgeva a nord-ovest dall'attuale centro urbano di
Aci Sant'Antonio. Per mezzo di una struttura corporativa
i rappresentanti di "Casalotto" si riunivano
con i rappresentanti delle comunità limitrofe
per decidere le sorti della zona chiamata Aci. La
storia del borgo è strettamente collegata alle
sorti del vicino e grande centro chiamato oggi Acireale
fino al 1639. Sotto il dominio spagnolo, infatti,
il notevole sviluppo economico di Aquilia Nuova (Acireale)
causò contrasti e rivalità con i casali
che, pur facendone parte, chiedevano l'autonomia amministrativa.
Dopo varie lotte e scontri, l'ormai grande Aquilia
si separa in Aci Inferiore (Acireale) e Aci Superiore
(Aci SS. Antonio e Filippo) Con la separazione delle
Aci, Aci Santi Antonio e Filippo ingloba diverse comunità
e centri limitrofi odierni come Aci sant' Antonio,
Aci Castello, Valverde, Viagrande, Aci Bonaccorsi,
Aci Catena, Aci San Filippo. Nel 1747 Aci Castello
si separa e successivamente anche Aci Bonaccorsi.
Nel 1826 un decreto regio separa ulteriormente l'antico
Aci Superiore in Aci Sant'Antonio e Aci San Filippo
e Catena.Nel 1951 stessa sorte avviene per Valverde.
DA
VEDERE
La piccola cittadina santantonese offre al visitatore
mille e inaspettati bellissimi scorci. Edifici come
Palazzo Riggio-Carcaci (o villa Paternò-Carcaci),
Palazzo Amico, l'ex sede comunale risaliente ai primi
del '700 (oggi sede della biblioteca), Palazzo Spitaleri,
Casa Maugeri avente il più bel portale in pietra
lavica della cittadina (oggi adibito a caserma dei
carabinieri), il collegio della "Santa Maria
della Provvidenza" risaliente ai primi dell'Ottocento,
Palazzo Puglisi risaliente alla metà del '700
a testimonianza del ricco patrimonio barocco santantonese.
A
ciò si aggiunge l'ancor più ricco patrimonio
di chiese come la Chiesa Madre del santo patrono Sant'Antonio
abate risalente alla metà del Seicento ma con
origini assai più antiche(1530 circa), la chiesa
di San Michele Arcangelo risaliente alla fine del
Seicento, la chiesa di San Biagio di cui si han tracce
sin dal 1592,la chiesa di S.Maria delle Grazie risaliente
al 1690 circa.
Non
tutti sanno che Aci S.Antonio è la patria del
carretto siciliano. Ancora conserva botteghe in cui
è possibile ammirare la sapiente e spettacolare
arte dei maestri "carradori" e dei maestri
pittori (come Nerina Chiarenza e Domenico Di Mauro).
Sulle sponde dei carretti vengono raffigurate le ormai
celebri scene appartenenti alla tradizione cavalleresca
(Orlando, Carlo Magno) e personaggi come Sant'Alfio
e i suoi fratelli, Sant'Agata e Santa Rosalia.
MANIFESTAZIONI
La festa del santo patrono, Sant'Antonio abate, si
svolge dal 1563 con solenni festeggiamenti. Dal '700
alla processione religiosa si aggiungono 4 candelore
(scolpite nel legno e riccamente adornate) che seguono
il persorso della "vara" del santo (risaliente
al 1563 circa). Veri e propri monumenti dell'arte
e della storia santantonese (la "vara" dela
santo patrono).
Sant'Antonio abate è tra i santi più
celebrati nell'Italia meridionale e in Aci Sant'Antonio,
che in onore al divino egiziano cambiò nel
1400 il nome originario di borgata Casalotto, si rendono
grazie e riconoscenza per i favori ricevuti con caratteristiche
manifestazioni che richiamano usi e costumi risalenti
agli inizi del X secolo d.C.; la più particolare
è quella della sfilata delle candelore. (cereo
dei carrettieri, cereo dei contadini, cereo dei mastri
o artigiani, cereo degli agricoltori della piana di
Catania e dal 1971 pure cereo degli impiegati.
Queste
sono delle particolari costruzioni votive molto riccamente
scolpite e dipinte in oro e smalti multicolori le
quali, a rappresentanza di quattro categorie sociali,
vengono portati a spalla da un gruppo di portatori
scelti ('a chiurma); per l'occasione le candelore,
o cerei, vengono addobbate con fiori e luci e portate
in giro per il paese precedendo durante la processione
la statua del Santo.