Tempio
Pausania è una città della provincia
di Sassari in Sardegna. Situata nel cuore della regione
storica della Gallura, ai piedi del Monte Limbara
è inoltre sede vescovile (Diocesi di Tempio-Ampurias)
e di Tribunale. La denominazione amministrativa "Pausania"
venne aggiunta agli inizi del '900 ad indicare Phausiana,
che fu la prima sede vescovile in Gallura, secondo
alcuni, località medioevale sorta sui ruderi
della Olbia romana o nelle sue immediate vicinanze
(anche se al momento non vi sono evidenze storico-archeologiche
che lo proverebbero). Tempio Pausania è sede
di Università (sede staccata dell'Università
di Sassari con corsi di laurea della Facoltà
di Farmacia in Tecniche erboristiche e Tossicologia
degli inquinanti ambientali), scuole superiori, ospedale
civile. Il 31 agosto 2006 con Delibera Statutaria
del Consiglio Provinciale è stata attribuita
la qualifica di capoluogo della Provincia di Olbia-Tempio
sia ad Olbia (sede legale dell'Ente, della Presidenza,
della Giunta Provinciale e del Consiglio Provinciale)
che a Tempio Pausania (sede condivisa della Presidenza
e del Consiglio Provinciale). Importante centro amministrativo,
vi si trova la sede di Tribunale civile e penale (con
competenza sull'intera provincia), uffici finanziari
(sede locale dell'Agenzia delle Entrate, conservatoria
dell' Agenzia del Territorio) e previdenziali (INPS),
sede condivisa della Presidenza e del Consiglio della
Provincia, uffici regionali con competenza provinciale
(Servizio Demanio e Patrimonio di Tempio-Olbia, Servizio
Territoriale della Gallura dell'Agenzia ARGEA Sardegna
(ex ERSAT), Ispettorato ripartimentale di Tempio Pausania
dell'Ente Foreste della Sardegna,sede dell'ispettorato
ripartimentale forestale, sede dell'Unione di Comuni
"Alta Gallura" (comprendente 10 comuni),
sede del sistema bibliotecario Anglona-Gallura, sede
dell'Ordine degli Avvocati, sede del Dipartimento
della Ricerca per il Sughero e la Silvicoltura dell'Agenzia
AGRIS Sardegna (ex Stazione Sperimentale del Sughero),
Stadio calcistico (omologato per la serie B), sede
vescovile (diocesi di Tempio-Ampurias).
MUSEI
Museo "Bernardo De Muro", parco delle Rimembranze;
Museo Diocesano "Museum Templense" Polo
San Pietro Apostolo, Palazzo Pes-Villamarina (antico
Seminario), via Villamarina.
Museo delle Ferrovie, via Limbara;
Raccolta Ornitologica e centro di documentazione storica
"Gen. Francesco Stazza".
MANIFESTAZIONI
Il Carrasciali Timpiesu è il carnevale con
sfilata di carri allegorici più famoso della
Sardegna, che attira una presenza media giornaliera
di circa 20.000 visitatori.
La festa mascherata di canti e balli in costumi stravaganti
si svolge lungo le vie del centro storico della città
ed ha un tradizione plurisecolare che ha sempre coivolto
tutta la popolazione di ogni ceto e (viene citata
nel 1700 dal sacerdote Pietro Molinas che scrive in
gallurese Suzzedi a lu carrasciali, una caresima pronta,
undi si paca e si sconta, l'alligria generali, e l'omu
chi godi abali, dumani è in calamitai) ma è
dal 1960 che ha inizio la consuetudine della sfilata
dei carri di cartapesta (sul modello del carnevale
di Viareggio).
Chiude la sfilata la maschera di re Giorgio (Ghjolghju
Puntogliu), che rappresente il potere seduto sul trono,
circondato e adulato per sei giorni dalla sua corte
e dagli ambasciatori e di cui si celebrano le nozze
con la formosa popolana Mannena. Tra le antiche figure
tradizionali in maschera si cita lu Traicogghju, spirito
che si trascina pelli di bue o di cavallo, catene
e paioli, arcaica sintesi tra figura animalesca e
maschera demoniaca (come il Mamuthone e altre maschere
sarde), la Réula, schiera dei morti, e lu Linzolu
Cupaltatu, figura femminile avvolta in un lenzuolo
e per questo irriconoscibile e disinibita (sotto le
cui spoglie può però anche rivelarsi
un uomo...). Tra le figure estemporanee si cita il
personaggio di "Sgiubbì".
A margine della sfilata, cui partecipano anche sbandieratori
e majorettes vengono distribuiti le frittelle (li
frisgioli longhi) possibilmente fritte nell'olio di
lentischio (òciu listincu) e il moscato di
Tempio.
I festeggiamenti del carnevale, durante il quale si
svolge anche un Palio di abilità a cavallo
(lu palu di la frisgiola, di antica origine, nel quale
i cavalieri devono afferrare al galoppo una frittella
posta a notevole altezza), si concludono la sera di
martedì grasso con il processo di sua maestà
re Giorgio per tutte le colpe e i problemi di Tempio
e della Gallura e la sua condanna al rogo sulla pubblica
piazza mentre i giullari gridano Ghjogliu meu! Ghjogliu
meu!, lu mé fiddòlu bonu ch'eri tu!
ohi! ohi! Moltu è carrasciali! Carrasciali
è moltu! in una festa ironica e irriverente.
La notte nei locali della città si susseguono
maratone di ballo e veglioni mascherati. La macchina
organizzativa del carnevale e della sfilata coinvolge
diverse migliaia di persone.
Festival
Internazionale del Folklore
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L'Incontro
Internazionale del Folklore dedicato a Isa Bionda
e organizzato dall'Accademia Tradizioni Popolari Città
di Tempio, si svolge nella seconda metà del
mese di luglio con la partecipazione di numerosi gruppi
etnici provenienti da tutto il mondo.
Giornate
Fabrizio De André - Incontri
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Dedicate allo scomparso poeta e cantautore Fabrizio
De André (che ha vissuto parte della sua vita
a Tempio nella tenuta di L'Agnata insieme alla compagna
Dori Ghezzi), le giornate si articolano in conferenze
e serate musicali..
DA
VEDERE
Centro storico della città in blocchi di granito
grigio (prevalentemente settecentesco); degni di nota
Corso Matteotti, via Roma (Carrera Longa, Lu Runzatu,
Lu Pultali), Piazza d'Italia (Piazza di l'Ara), Parco
delle Rimembranze, Fonte Nuova (Funtana Noa) e Parco
di San Lorenzo, via Mannu (ex via dei Nobili o dei
Cavalieri o del Macello);
Nuraghe Maiori (Naracu Maiori), SS133 per Palau, a
due coni con struttura granitica, risalente al 1000
a.C. presenta una tipologia mista tra l'impianto dei
nuraghe a corridoio e di quelli a tholos con corridoio
centrale e camere binate;
Nuraghe Polcu (Naracu Polcu), SS133 per Palau, uno
dei rari esempi di nuraghe a tholos in Gallura;
Resti della residenza attribuita al Giudice Nino Visconti
di Gallura (1200), menzionato nell'8° canto della
[Divina Commedia], inglobati in un modesto fabbricato,
via Nino di Gallura;
Chiesa di Santa Croce di impianto medioevale (1200
circa) con volta a botte in mattoni ottocentesca;
già sede della confraternita della Santa Croce;
via Roma ang. piazza San Pietro;
Cattedrale di San Pietro (Santu Petru), di origine
due-trecentesca (consacrata nel 1219) ma notevolmente
ampliata nel 1832/39 in stile barocco genovese da
Gian Domenico Canti, a navata unica absidata con cappelle
laterali, imponente prospetto principale lungo la
facciata laterale e campanile quattrocentesco aragonese
(sopraelevato nel 1822), arco verso la casa parrocchiale
(1827); divenuta collegiata con bolla di Gregorio
XV Sacri Apostolatus, venne eretta in Cattedrale dal
papa Gregorio XVI con bolla Quamvis aequum del 1839;
All'interno affresco "San Pietro" (1907)
di Mario Paglietti; piazza San Pietro;
Oratorio del Rosario (XIII-XIV secolo) anch'essa di
origine trecentesca con interessante facciata gotico-aragonese
in granito e altare ligneo all'interno, insiste nel
luogo in cui si voleva sorgesse l'antico luogo di
culto prima pagano e poi romano che ha probabilmente
dato nome alla città (Templum); sulla facciata
due statuette che hanno sostituito le originali raffigurazioni
attribuite a Castore e Polluce del periodo romano
(che il parroco don Grimaldi cedette al professor
Cannas) e che sono presumibilmente all'origine degli
antichi toponimi "Gemellae" e "Gemini";
Piazza san Pietro;
Chiesa di San Francesco (Santu Franciscu), costruita
nel 1543 e già annessa al convento dei frati
minori osservanti (successivamente riconvertito prima
in carcere, poi in ospedale e quindi in scuola superiore);
Vi venivano sepolti i nobili di Tempio, tra cui don
Gavino Pes; Circonvallazione San Francesco;
Palazzo Antico Seminario Villamarina-Pes; prima residenza
della famiglia nobiliare tempiese dei Pes marchesi
di Villamarina venne gradualmente ceduto alla Diocesi
tra il 1804 e il 1933; fu sede del Vescovo e del Seminario
Vescovile fino al 1966; oggi sede di uffici della
Curia Vescovile e del Museo Diocesano "Museum
Templense"; piazza Gallura;
Palazzo Villamarina-Pes (XVII secolo), appartenne
alla famiglia Pes (oggi sede di uffici regionali e
degli organi della Provincia di Olbia-Tempio); piazza
Brigata Sassari;
Palazzo degli Scolopi, convento con corte porticata
a crociera dei padri Scolopi della metà del
XVII secolo (è stata la prima sede della Provincia),
piazza del Carmine;
Palazzo Pes in "via dei Nobili", che riporta
sulla facciata lo stemma gentilizio della famiglia
Pes (il piede scalzo); via Mannu;
Chiesa di Sant'Antonio (Sant'Antoni) (1657), seicentesca
ma ampliata nel 1788;
Chiesa del Purgatorio (Lu Pulgatoriu) (1679), fatta
erigere in epoca spagnola dal nobile possidente Jaime
Misorro ad espiazione dei gravi crimini commessi,
piazza Purgatorio;
Carceri "La Rotonda" (1845), tipologia carceraria
ottocentesca a pianta circolare con cortile interno,
probabilmente su progetto dell'ing. Enrico Marchesi,
autore anche delle analoghe demolite vecchie carceri
di Nuoro (La Rotonda) e del piano di ampliamento e
abbellimento di Sassari;
ORIGINI
E CENNI STORICI
Delle prime forme di frequentazione e popolamento
del territorio in epoca preistorica prenuragica sono
testimonianza i ritrovamenti di strumenti in selce
ed ossidiana risalenti al neolitico e di contenitori
ceramici dell' eneolitico di probabile utilizzo pastorale
sulle falde Monte Limbara, appartenenti alla cultura
di Abealzu-Filigosa. Maggiori tracce testimoniano
l'insediamento di gruppi in epoca nuragica (dal 1800
a.C.), di cui sono testimonianza il villaggio sotto
roccia del Monte Lu Finocchiu, le tombe di Monte di
Deu e i nuraghi Izzana, Agnu (nella tipologia a "corridoio",
maggiormente tipica della Gallura), Polcu (a thòlos)
e Maiori (a tipologia mista corridoio-tholos), spesso
accomunate dall'integrazione tra strutture architettoniche
e rocce circostanti. La presenza fino all'800 del
nuraghe di Monti Pinna (citato dall'Angius), la denominazione
del rione "lu Naracu" e cavi condotti nell'attuale
piazza Gallura hanno rivelato la presenza di resti
di un villaggio nuragico anche in corrispondenza della
parte alta dell'area centrale della città.
Dopo la conquista della Sardegna da parte dei romani
(238 a.C.), in età imperiale (I secolo a.C.)
alcune ipotesi vi individuano il centro romano di
"Gemellae", citato dall'Itinerarium Antonini
del III secolo d.C. sull'itinerario sulle strade per
Olbia (via Tertium, l'odierna Telti) e Tibula (l'odierna
Castelsardo), da dove proseguiva per Turris Libisonis
(oggi Porto Torres). Altri studi collocano Gemellae
in località Milizzana (ai piedi del Monte Limbara),
tra San Lorenzo e San Giorgio (nei pressi delle Fonti
di Rinaggiu) o - come oggi sembra più probabile
- a Monte Rennu (sul Coghinas, nei pressi di Perfugas).
Un'altra ipotesi più recente individua a Tempio
il santuario rurale "Hereum" di Tolomeo,
dedicato a Era-Giunone. In ogni caso sono stati rinvenuti
ritrovamenti romani (miliari, resti di antiche strade
e di murature in mattoni) nella zona di Milizzana
(località Tanca di li Frati) situata nei pressi
dell'odierna zona industriale, il cui toponimo potrebbe
derivare dall'insediamento di un'antica milizia romana
(forse una doppia legione o una coorte ausiliaria
gemina composta da sardi e corsi, avamposto militare
per il controllo delle popolazioni dei còrsi
che abitavano l'interno della Gallura e dei Balari
che abitavano il Monteacuto a sud del Limbara) [3]
che poteva avervi posto le basi per lottare contro
le popolazioni indigene che vivevano nei pressi dell'odierno
centro cittadino con insediamenti nuragici nei quartieri
Monti Pinna e San Pietro. Citata come Templo per la
prima volta nel 1173 in un atto tra la Primaziale
di Pisa e il Vescovo di Civita (oggi Olbia) e successivamente
come Villa Templi, in periodo giudicale diviene capoluogo
della Curatoria di Gemini, una delle divisioni amministrative
del Giudicato di Gallura. Nel 1296 con la morte di
Nino Visconti (citato da Dante nella Divina Commedia),
il Giudicato di Gallura cade in mano pisana. Proprio
a Nino Visconti la tradizione popolare attribuisce
la presenza di una residenza a Tempio individuandola
in un modesto edificio del centro storico nei pressi
di Piazza Gallura in cui sono effettivamente inglobati
alcuni resti di una architettura medioevale (altri
resti medioevali sono incastonati in altri edifici
del centro). Pur considerando, come ipotesi, la propensione
delle corti giudicali ad itinerare tra la capitale
(Civita, l' attuale Olbia) e i maggiori centri del
Giudicato [5], non sussistono comunque evidenze storiche
a comprova di questa attribuzione. Conquistata la
Sardegna dagli Aragonesi (1323), in periodo aragonese
e spagnolo, viene menzionata nel "Rationes decimarum
Italiae: Sardinia" (1346-1350) come de Tempio
e in una carta del 1358 ("Castella villæ,
silvæ saltus, terræ et jura totius Judicatus
Galluræ") in cui vengono elencati i villaggi
della curatoria di Gemini che pagavano le decime alla
curia romana, suddivisi in Gemini Superiore (Agios,
Villa Templi, Villa Latinacho, Guortiglassa) e Gèmini
Josso (Villa Nughes, Villa Laùras, Villa Campo
de Vinyes e Calanyanus), dalla quale risulta essere
uno dei centri con minore carico fiscale. Il XIV secolo
viene infatti caratterizzato, in conseguenza di guerre
e pestilenze, da una forte crisi demografica che coinvolge
in particolar modo le aree costiere (nel 1358, secondo
il Repartimiento de Cerdeña aragonese, che
riprende una descrizione pisana del 1320, Terranova,
l'antica capitale Giudicale, conta appena 132 "uomini"
soggetti all'imposta del testatico, che fa presumere
una popolazione di circa 800 abitanti, in tutta la
Gallura nel corso del secolo scompaiono più
di sessanta piccoli centri) ma che non risparmia l'entroterra.
Nel XV secolo, nel centro - già infeudato nel
1420 alla potente famiglia iberica dei Carroz d'Arborea
- si avvia un processo di sviluppo demografico ed
economico, anche per effetto dell'immigrazione dalla
vicina Corsica. Dalla prima metà del XVI secolo,
in seguito alla decadenza di Terranova - che nel 1559
avrebbe contato non più di 90 fuochi, ossia
famiglie, pari a circa 360/400 abitanti - diviene
gradatamente il centro principale della regione storica
della Gallura, la più settentrionale della
Sardegna. Nel 1506 con la bolla "Romanus Pontifex",
il papa Giulio II, unisce le diocesi di Civita e Ampurias,
lasciando al destino il compito di scegliere la sede,
infatti stabilì che il titolo diocesano sarebbe
rimasto al vescovo che fosse sopravvissuto. Il vescovo
di Civita Pedro Stornell morì nel 1510 e la
residenza vescovile, della diocesi unita, venne stabilita
a Castellaragonese (oggi Castelsardo). Nel 1543 viene
fondato a Tempio su iniziativa di donna Giovanna de
Portugal, moglie del feudatario, un convento francescano
in cui nel 1545 si insediano i frati Minori Osservanti.
Nel 1554 un Memoriale del Virrey del Reyno de Cerdeña
rileva la presenza dei còrsi in Gallura (riferendosi
a questa "... parte de Cerdeña que confina
con la Corçega ..." cita "Está
mucha parte d.ella habitada de corços ..."),
che compaiono anche un lettera di García Hernández
a Filippo II del 1563 in cui si accenna ai numerosi
còrsi che abitavano in Sardegna e che aderivano
alla causa indipendentistica còrsa propugnata
da Sampiero Ornano, mentre nel 1562 in un atto relativo
alle campagne di Tempio compare la prima attestazione
della presenza degli stazzi ("... quoddam stacium
seu capannam pastorum ..."). Nel 1571, a seguito
di una contesa per la successione, Tempio e la ex
curatoria di Gemini passano alla famiglia De Portugal.
Tra il 1580 e 1589 viene citata come "Oppidum
Templi" nella "Chorographia Sardiniae"
di Giovanni Francesco Fara che rileva come gran parte
della Gallura sia del tutto disabitata ("...
multique ex illis pastoriciam et agrestem cum tota
familia in montibus degunt vitam, mille greges illi
totidemque armenta per herbas pascunt ..." e
che farà affermare a Le Lannou "... La
popolazione di quella vasta provincia è ormai
tutta concentrata nella parte più interna,
tra la grossa borgata di Tempio e i suoi villaggi
satelliti. Tuttavia alcuni pastori coraggiosi percorrono,
con le loro pecore e le loro capre, i "saltus"
solitari. Sono esseri miserabili, in eterno movimento,
abituati a dormire al riparo dei cespugli di lentischi
e delle quercie o tra le pietre dei nuraghi crollati").
Risparmiata dalle epidemie cinquecentesche, dal '600
è sede di un importante mercato bovino che
attira numerosi commercianti di origine iberica nonché
la piccola nobiltà iberica, corsa e sassarese.
Contemporaneamente in questo e nei secoli successivi
si alimentano le correnti immigratorie dall'esterno,
in particolar modo fuggiaschi provenienti dalla Corsica,
che determinano dapprima lo stanziamento di popolazioni
còrse nelle aree marginali delle campagne sotto
forma di stazzi e insediamenti sparsi "dando
così a queste zone, insieme al loro originale
habitat disperso, un'originalità anche etnica
che non si è mai più cancellata",
mentre nei centri abitati la popolazione era probabilmente
ancora sardofona. Nel 1613 il vescovo Giacomo (Diego)
Passamar nomina don Giovanni Antonio Manuello, vicario
parrocchiale di Tempio, suo procuratore per la presa
della diocesi di Civita e ordina la prima ricognizione
delle reliquie dei martiri olbiesi custodite nella
cattedrale di San Simplicio. Nel 1621 con la bolla
"Sacri Apostolatus" papa Gregorio XV, su
richiesta del vicario parrocchiale, eresse la collegiata
di Tempio, chiedendo il nulla-osta al capitolo di
Ampurias. Nel frattempo si consolida l'urbanistica
del suo centro storico che presenta una tipica architettura
di palazzi in blocchi di granito con marcate similitudini
ai centri del sud della Corsica. La famiglia de Portugal
nel 1630 unisce le sorti di Tempio e della Gallura
a quelle del Marchesato di Orani. Tra il 1651 e il
1654 la peste scoppiata ad Alghero giunge a Sassari
e Tempio decimandone la popolazione ma facendovi in
proporzione meno danni che nelle altre città
della Sardegna. Dal 1665 vi ha sede un collegio dei
padri Scolopi che pone le basi dell'insegnamento ginnasiale
in città (vi si insegnavano latino, filosofia,
musica e teologia) e nel 1687 si insedia un monastero
di cappuccine. Nella seconda metà del Seicento
vengono inoltre costruiti gran parte dei palazzi nobiliari
delle famiglie Pes e Misorro. Nel 1688 ebbero inizio
le richieste alla Santa Sede per il trasferimento
a Tempio della sede vescovile e in quello stesso anno
le venne proposto dal governo spagnolo il titolo di
città, rifiutato per l'esosità dei tributi
che lo stesso comportava. Nel 1688 Tempio conta 3.020
abitanti (mentre a Terranova ne vengono contati 240)
e nel 1698 (ultimo censimento della dominazione spagnola,
riportato dal Casalis) 3.867 abitanti (a Terranova
379). Nel 1693 vengono riedificate le vecchie carceri
(nell'attuale piazza Mercato). Passata la Sardegna
per un breve periodo sotto il dominio austriaco, nel
corso della guerra di successione spagnola, la nobiltà
tempiese, già ostile agli ambienti dell'aristocrazia
spagnola di Cagliari, si schiera a favore dell'arciduca
d'Austria Carlo VI contro Filippo V, mentre la popolazione
gallurese resta sostanzialmente indifferente alla
disputa. Nel 1710 i filo-spagnoli tentano la riconquista
della Sardegna ma, sbarcati a Terranova, vengono fermati
nel tentativo di raggiungere Tempio e Castellaragonese
dagli uomini guidati dai tempiesi Francesco Pes e
Giovanni Valentino e dal sopraggiungere della flotta
britannica e olandese. In seguito a questi eventi
nel 1711 Carlo VI d'Austria conferisce a don Francesco
Pes il titolo di Marchese di Villamarina e al conte
Giovanni Valentino il titolo di duca di San Martino,
per il supporto prestato "in reductione Regni
Sardiniae ad nostram regiam obedientiam, signanter
in invasione per inimicos tenta in Terranoba".
Tempio ebbe inoltre dagli austriaci l'immunità
dai tributi. I primi decenni del '700 sono inoltre
quelli in cui in Gallura viene a cessare l'utilizzo
nei documenti religiosi della lingua sarda logudorese
(sostituita nel 1706 dallo spagnolo, da secoli già
utilizzato nei documenti amministrativi) e assume
invece maggiore visibilità il dialetto gallurese
di matrice còrsa (le cui prime attestazioni
letterarie risalivano al 1683), in cui sono documentati
numerosi componimenti poetici. Nel 1720, conclusasi
la guerra di successione spagnola e in virtù
del Trattato di Londra la Sardegna viene ceduta alla
casa dei Savoia. Nel corso del '700 Tempio è
oggetto di forte incremento demografico. Vi svolge
la sua opera poetica in gallurese Gavino Pes, a testimonianza
dell'avvenuto assestamento linguistico della parlata
locale, di cui la città diviene uno dei centri
di diffusione in Gallura. Al fine di promuovere il
ripopolamento delle zone spopolate della Gallura e
l'aggregazione delle popolazioni sparse degli stazzi
viene in questo secolo promossa la realizzazione di
chiese che costituiranno i nuclei della successiva
trasformazione delle "cussorge" (aggregazioni
di stazzi) in villaggi: San Francesco ad Aglientu,
Santa Maria ad Arzachena, Santa Vittoria a Telti,
San Teodoro ad Oviddè, etc. Ma ancora nel 1756
il Marchese di Rivarolo scriveva riferendosi a Tempio
"La maggior parte dei cavalieri di detta villa,
che è una delle più popolate e cospicue
del Regno, vivono di contrabbando e tengono mano alle
rapine dei banditi". Alla fine del '700 Tempio
conta 4.500 abitanti. Nel 1808 nell'estrema parte
settentrionale del territorio comunale e sui resti
del villaggio di Longosardo, venne dato avvio alla
fondazione del borgo di Santa Teresa, promosso da
Vittorio Emanuele I. Con Regio Editto del 4 maggio
1807 Tempio diviene sede di Prefettura (il cui territorio
comprende la Gallura e l'Anglona). Nei primi decenni
dell' '800 conta 5.827 abitanti ed è la sesta
città dell'isola per popolazione (dopo Cagliari
28.887, Sassari 20.175, Iglesias 9.545, Ozieri 7.200
e Alghero 6.700, precedendo altre città regie
come Oristano 4.991, Bosa 3.500 e Nuoro 3.349, mentre
Castelsardo ne conta 1.592 e Terranova 1.474). Nel
1821 Tempio raggiunge i 7.000 abitanti ma con la riorganizzazione
amministrativa della Sardegna la Prefettura di Tempio
viene soppressa ed accorpata a quella di Ozieri. Nel
corso dell'800 si rafforza progressivamente il potere
della nobiltà locale, fedele alla casa sabauda,
e in particolare dei Valentino (conti di San Martino)
e dei Pes (marchesi di Villamarina) e dei Falqui,
di cui alcuni rami si trasferiranno a Cagliari. La
città si svilupperà ulteriormente divenendo
la quarta città della Sardegna, sede del 20%
dell'aristocrazia dell'isola e rivestendo notevole
influenza alla corte cagliaritana dei Savoia (periodo
cosiddetto del "Governo dei Tempiesi").
Nel 1816 diviene viceré del Regno di Sardegna
il tempiese Giacomo Pes di Villamarina, già
governatore e ministro del Regno. Tempio aveva ormai
acquisito una caratteristica peculiare con severi
e dignitosi palazzi multipiano in cantoni di granito
a vista legati da argilla, che riecheggiano quelli
della vicina Corsica, ai quali erano sospesi enormi
balconi di legno retti da mensole lignee. Quando nel
1830 Tempio viene visitata da Paul Valéry nel
corso del suo Voyage en Corse, à l'île
d'Elbe et en Sardaigne, egli si stupisce per l'eccezionalità
urbanistica di questo "ricco villaggio"
nel contesto isolano, e sostiene che le sue "alte
case, con un po' di architettura, sarebbero palazzi
degni di Venezia, di Roma e di Firenze.". Pochi
anni dopo tra 1830 e 1835 le ordinanze obbligarono
alla rimozione dei balconi in legno (per motivi di
sicurezza emersi nel corso della visita del Re, e
successivamente sostituiti da minori ma più
sicuri balconi con mensole in granito, "li passizi")
e all'intonacatura delle facciate (nel falso concetto
di igiene e dignità urbana). Non tutti i viaggiatori
dell'800, però, furono concordi nelle lodi
espresse dal Valery, lo scrittore-avvocato inglese
John Warre Tyndale scriveva nel 1843 le proprie impressioni
nel libro 'L'isola di Sardegna'..Cè poco
da vedere a Tempio. Le strade, trattandosi di una
città sarda, sono larghe ma sono pochi gli
edifici che richiamano interesse. Quasi tutte le case
sono fatte di granito rosso grigiastro, in quanto
è il materiale più a buon mercato, e
raramente vengono intonacate. Le più alte,
non superano quasi mai i tre piani ed in ciascuna
di esse vivono famiglie singole.... Il palazzo del
governatore, sede e seguito compresi, consta di tre
stanze poste su un secondo piano, una domestica ed
una sentinella alla porta. Lincarico non è
da invidiare sia per la sinecura che per la retribuzione,
ed è stato ricoperto soltanto di recente dopo
essere rimasto vacante per parecchio tempo, in quanto
fu difficile trovare qualcuno che si accollasse quellufficio.
Molto triste la descrizione di quello che doveva essere
l'orfanotrofio cittadino: Non riuscii ad avere dati
esatti sul complesso dei figli illegittimi nati nel
distretto perché, per quanto povere e derelitte
le madri possano essere, o desiderose di tener nascosta
la loro disavventura, preferiscono, tuttavia, la miseria
e la mortificazione piuttosto che mandare le loro
creature nel miserabile tugurio di Tempio destinato
a questi esseri infelici. Non esiste un canile in
Inghilterra che si possa mettere a paragone con questo
immondo ed offensivo alloggio. Nel 1833 Tempio diviene
capoluogo della nuova Provincia di Gallura -la più
estesa dell'isola con 2.138 km². Con Regio Diploma
del 10 settembre 1836 viene elevata al rango di Città
da re Carlo Alberto che la aveva visitata nel 1829
e nel 1837 diviene sede di una sette Prefetture giudiziarie
in cui è divisa l'isola. Nel 1839 diventa vescovo
di "Civita e Ampurias" Diego Capece, tempiese,
che - con l'appoggio di re Carlo Alberto - inoltra
la richiesta di creazione della diocesi in "Ampurias-Tempio",
meglio rispondente alle mutate condizioni storiche
e demografiche. Le istanze di Monsignor Capece vengono
accolte e Tempio viene eretta sede vescovile della
diocesi di "Ampurias e Tempio", così
denominata da papa Gregorio XVI con la bolla "Quamvis
aequam", contemporaneamente cessa di esistere
dopo 15 secoli la diocesi di Civita. Nel 1848 a seguito
della "fusione" del Regno di Sardegna con
gli Stati piemontesi della terraferma e della Legge
sabauda n.807 del 7 ottobre 1848 "sull'amministrazione
comunale e divisionale" la Sardegna viene ripartita
in 3 divisioni e 11 province e la Provincia di Gallura
viene rinominata in Provincia di Tempio (compresa
con i suoi 2.136 km² nella divisione di Sassari).
Al censimento del 1844 il Comune di Tempio conta 8.577
abitanti. Nella seconda metà dell'Ottocento
vengono create passeggiate alberate, creati i caselli
daziari, vengono realizzati i palazzi pubblici (la
Casa Comunale che ospitava anche il Tribunale e la
Prefettura, le Carceri, il Mercato pubblico), le strade
della città vengono lastricate in granito,
la città si dota di un piano regolatore e viene
creata la strada nazionale per Sassari e Terranova
Pausania. Nel 1858 vengono censiti a Tempio 9.547
abitanti, che ne fanno la terza città dell'isola
dopo Cagliari (30.958 ab.) e Sassari (23.672 ab.).