Sinnai
(in sardo Sìnnia) è un comune di 16.387 abitanti
(ISTAT 01/01/2008) della provincia di Cagliari. Montagna,
campagna e mare: nella sua vastissima superficie territoriale,
una delle più ampie in Sardegna (l'undicesima per
la precisione), che si estende per oltre 220 km², Sinnai
racchiude tutti gli elementi naturali. Sinnai presenta una
forte crescita demografica a partire dagli anni Cinquanta.
La popolazione residente è cresciuta enormemente,
in questo mezzo secolo, essa infatti è passata dai
6736 abitanti del 1951 ai 15235 del 2001, per cui, in questo
periodo di tempo, relativamente breve per quanto riguarda
gli avvenimenti della storia, essa risulta essere più
che raddoppiata. Questa imponente crescita, è da
considerarsi notevole soprattutto tenendo presente che lespansione
demografica, a livello di popolazione regionale, nello stesso
periodo si è presentata con un valore di poco superiore
al 25%. La causa di questo fenomeno è da attribuirsi
fondamentalmente alla consistente mobilitazione che si è
verificata allinterno dellIsola a partire dal
secondo dopoguerra. Questi movimenti sono stati certamente
caratterizzati da un passaggio comprendente una fase iniziale
dove la popolazione regionale era dispersa in un gran numero
di piccoli paesi e villaggi di dimensione tendenzialmente
uguale, ad una fase corrispondente a una concentrazione
della popolazione entro pochi agglomerati di grandi dimensioni.
Eventi migratori di tal genere hanno provocato una vera
e propria ridistribuzione della popolazione sarda, la quale
in questi cinquantanni ha mostrato la tendenza a spostarsi
dalle zone interne e dalle campagne verso le coste e i centri
urbani più importanti. Sinnai, data la sua prossimità
allarea di Cagliari è stata uno dei principali
comuni destinatari di questi flussi.
La
crescita urbana verificatasi nel paese nel corso del decennio
che va dagli anni Cinquanta fino al 1961 deve essere analizzata
principalmente in un contesto più generale, caratterizzato
dallespansione dellintera popolazione sarda,
in particolare delle popolazioni di Cagliari e delle altre
città costiere. LIsola quindi cresce in questo
periodo dell11,2%, mentre Sinnai registra un incremento
solo leggermente superiore, infatti passa dai suoi 6736
residenti del 1951 ai 7725 nel 1961, perciò aumenta
la sua popolazione del 14% circa. Il capoluogo isolano infatti
conosce nel corso di questa fase una certa espansione urbana,
dovuta soprattutto a flussi migratori di persone provenienti
dalle altre aree dellIsola, attirati oltre che dalle
sue importanti caratteristiche economiche e commerciali
di centro portuale, anche dalla concentrazione di risorse
avvenuta nella città in seguito alla creazione delle
varie strutture di governo della Regione Autonoma. Inoltre
non bisogna dimenticare che, come abbiamo visto, in questi
anni nellintera Isola viene definitivamente sconfitta
la millenaria piaga della malaria, ciò ha portato
i sardi a popolare finalmente anche zone costiere, le quali
venivano tradizionalmente evitate perché a causa
della loro vicinanza al mare e la scarsa altitudine, rappresentavano
un habitat ideale per la zanzara anofele, portatrice della
micidiale malattia. Sinnai è comunque interessata
solo marginalmente da questa prima fase di crescita che
nel paese è ancora dovuta più che altro ad
un saldo naturale positivo ed è da considerarsi ancora
piuttosto modesta, soprattutto se paragonata a quella che
si presenterà nei decenni successivi.
LA
PINETA
In prossimità dellabitato è presente
ormai da più di un secolo la Foresta Campidano, meglio
nota come la Pineta di Sinnai ( in sardo sa Pimpinera),
un suggestivo polmone verde costituito da conifereti impiantati
artificialmente che si estende per 1600 ettari nel territorio
di quattro comuni (oltre Sinnai anche Settimo San Pietro,
Dolianova e Soleminis) intorno al rilievo collinare di Bruncu
Mògumu dove è stato scoperto ultimamente un
importante sito archeologico ( resti di un tempietto nuragico
di epoca protostorica e varie tracce di presenza fenicia
del VII sec. a.C.). La Pineta data la sua estrema vicinanza
con l'abitato, è da sempre un rinomato luogo di passeggiate,
di escursioni e di svago non solo per i cittadini sinnaesi
ma anche per tutti gli abitanti dellhinterland cagliaritano.
Il volume della Pineta si è però ultimamente
ridotto di molto a causa del grave incendio del 1997, che
bruciò oltre 600 ettari di bosco.
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa di Santa Barbara
Chiesa di Sant'Isidoro
Chiesa di Santa Vittoria
Chiesa di San Bartolomeo
Chiesa di Sant'Elena
Chiesa dei Santi Cosma e Damiano
APPROFONDIMENTO
Nel corso degli anni 1960 linurbamento del comune
acquista un nuovo impulso grazie alla localizzazione di
grosse quote di nuovi posti di lavoro sorti in seguito alla
nascita di un nuovo polo industriale petrolchimico nellarea
di Cagliari (Elmas, Macchiareddu e Sarroch) di interesse
nazionale. Nella città vengono così, ancora
attratte grandi masse di popolazione da tutta lIsola,
e questo incremento demografico si allarga quindi in maniera
decisamente impetuosa dal capoluogo ai comuni immediatamente
circostanti ad esso (Quartu Sant'Elena, Selargius e Assemini).
Seppur con minor intensità, queste dinamiche iniziano
ormai a interessare anche il comune di Sinnai, che viene
visto sempre più come una valida alternativa allabitare
in questi centri. La crescita demografica del paese in questo
decennio è certamente più significativa di
quella del decennio precedente, infatti nonostante il tasso
di crescita sia stato pressoché costante rispetto
al periodo precedente (14%), il dato va raffrontato con
una scala più generale, e cioè all incremento
demografico che si è verificato nellintera
Isola, e che nel periodo in questione si è aggirato
intorno ad uno scarso 4%. Questa bassa crescita a livello
regionale è in contrasto con un saldo naturale estremamente
positivo per lIsola, il quale viene quasi totalmente
controbilanciato da un impressionante saldo migratorio negativo,
causato dallondata di emigrazioni di individui, che,
data la crescente e preoccupante disoccupazione presente
nellIsola, spesso sceglievano come meta il continente,
nella speranza di trovare finalmente un impiego sicuro e
ben retribuito. Dagli anni 1970 in poi legemonia di
Cagliari, intesa come maggior capacità di attrarre
popolazione rispetto agli altri centri, va via via diminuendo
e inizia un notevole deflusso di popolazione verso i paesi
dellhinterland, anche quelli piuttosto distanti come
appunto Sinnai, Settimo San Pietro e Maracalagonis.Nel paese
si annota quindi un considerevole flusso in entrata di popolazione
soprattutto dal capoluogo e dallhinterland ma si registrano
altresì arrivi anche di persone provenienti da altre
parti della Sardegna. Larrivo di nuove famiglie a
Sinnai è da considerarsi un fenomeno molto importante
oltre che per lapporto determinante allaccresciuto
saldo migratorio (il quale per la prima volta nella storia
del comune è stato decisamente positivo) anche perché
la loro presenza nel territorio ha contribuito ad aumentare
il tasso di fertilità, quindi il saldo naturale.
Nel decennio 1971-81 vediamo infatti che la popolazione
di Sinnai cresce notevolmente (28%). Questo dato, appunto,
è dovuto congiuntamente sia ad un notevole incremento
nel saldo migratorio ma anche ad un saldo naturale estremamente
elevato, di poco inferiore a quello del famoso baby boom
verificatosi oltre che a livello nazionale, anche nel paese
negli anni Sessanta. Nei periodi 1981-91 e 1991-2001 la
crescita demografica si assesta intorno al 16% e stavolta
è dovuta quasi esclusivamente al saldo migratorio
positivo, visto che in questo periodo si assiste ad una
brusca diminuzione del saldo naturale, causato dal calo
delle nascite, fenomeno anchesso presentatosi specialmente
su scala nazionale. Il saldo naturale continua comunque
ad essere nettamente positivo, questo dato ci conferma che
il paese è ancora in una fase di espansione e di
forte vitalità demografica. In generale tutte le
dinamiche evolutive della popolazione si presentano in questi
ultimi anni con minore intensità rispetto al passato.
Sinnai sembra quindi avere raggiunto dei valori demografici
di equilibrio con tassi di crescita stabilizzati, che comunque
si assestano su livelli decisamente superiori a quelli registrati
a livello provinciale. Laumento della popolazione
nel paese in questi cinquantanni è stata sì
notevole, ma al contempo piuttosto progressiva e regolare,
soprattutto se viene paragonata a quella verificatasi in
altri paesi, come ad esempio quelli facenti parte della
cosiddetta prima cintura dellArea metropolitana di
Cagliari (i paesi cioè immediatamente confinanti
con il capoluogo, quindi Quartu Sant'Elena, Elmas, Selargius,
Assemini, Monserrato, Quartucciu) i quali, nella maggior
parte dei casi, hanno vissuto in questo periodo una crescita
urbana spropositata, repentina e, almeno per ciò
che concerne il loro sviluppo urbanistico, a tratti decisamente
irrazionale. Questo dato è ovviamente dovuto alla
lontananza intermedia che Sinnai ha nei confronti del capoluogo
isolano, il quale rappresenta il vero fattore di attrazione
di tutti i flussi migratori provenienti dallinterno
dellIsola, ma al contempo è stato anche la
principale fonte dei flussi in uscita dei quali Sinnai ha
potuto beneficiare nellultimo periodo. Il paese infatti
pur non essendo confinante con il capoluogo, offre comunque
buone vie di comunicazione con esso (a Cagliari ci si può
arrivare, traffico permettendo, in una mezzora scarsa),
e per questo è stato scelto come residenza da molte
famiglie che pur avendo un lavoro a nella città o
nel suo hinterland, hanno realizzato che vivere una vita
da pendolari a Sinnai non era poi così scomodo, infatti
dal 2007 si è trasferita in quel di Sinnai.
ECONOMIA
La composizione settoriale della popolazione attiva e la
sua modificazione temporale ci permettono di notare come
il paese, caratterizzato da unassoluta prevalenza
agricola nel 1951, si presenti nel 2001 con una quota irrisoria
degli occupati in questo settore, che durante questo lasso
di tempo perde quasi tutti i suoi addetti con un calo particolarmente
vistoso verificatosi negli anni Sessanta. Si tratta di un
calo repentino e netto, avvenuto in tempi brevissimi. Il
fatto oltretutto assume una prospettiva assai problematica,
soprattutto se si tiene conto che un'analoga riduzione ha
richiesto più di un secolo nelle altre realtà
continentali europee . Contemporaneamente a questo processo,
notiamo inoltre che il settore terziario è nel 2001
in assoluto quello prevalente, e assorbe addirittura quasi
il 70% del totale degli attivi. Discorso diverso per lindustria
che ha avuto un periodo di particolare vitalità in
un periodo compreso tra gli anni Sessanta (quando è
stata il settore di attività che offriva le maggiori
possibilità di occupazione per i sinnaesi) e linizio
degli anni Ottanta, poi in seguito è andata incontro
anchessa ad un vistoso calo. Lindustria però
si è manifestata a Sinnai essenzialmente attraverso
lindustria di tipo edile, delle costruzioni, che ha
avuto sempre un peso di molto più rilevante rispetto
a tutti gli altri tipi di industria. Questo è vero
soprattutto nel periodo intorno agli anni Sessanta quando
la necessità di nuove case ed edifici, sia nel territorio
comunale sia nel capoluogo e nellhinterland in generale,
dovuta alla globale e imponente espansione urbanistica di
tutta larea metropolitana, ha reso florida queste
attività. In seguito, una volta sorti intorno agli
anni sessanta i grandi impianti petrolchimici di Sarroch
e Macchiareddu, lindustria in senso stretto ha finalmente
cominciato ad assorbire occupati, per poi perderne ultimamente
una parte considerevole, a causa della crisi della petrolchimica
internazionale che ha investito in maniera fortemente traumatica
lintera regione sarda. Dallanalisi questi dati,
ci risulta estremamente chiaro, di come vi sia stato anche
a Sinnai il cosiddetto salto di una fase, vale
a dire la mancata industrializzazione e il conseguente passaggio
degli attivi dal settore primario al settore terziario.
Questo ha riguardato soprattutto le imprese e unità
locali presenti sul territorio, ma anche la quantità
di occupati, impiegati al di fuori dei confini comunali.
Gli occupati nellindustria sono stati la maggioranza
degli attivi solo durante larco di un decennio (1961-71),
e questo dato è fortemente influenzato, come accennato
prima dagli occupati nellindustria delle costruzioni,
la quale ha caratteristiche molto diverse dalla cosiddetta
industria in senso stretto. Se si guarda al profilo occupazionale
quindi, Sinnai appare oggi una società dominata dal
terziario, e questo dominio non è stato affatto preceduto
da una fase di medio lungo periodo dove loccupazione
è stata prevalentemente industriale: in questo le
dinamiche del paese seguono di pari passo le vicende regionali.
Ovviamente questa situazione porta a delle problematiche
che ormai possiamo definire strutturali, e che
riguardano soprattutto questa terziarizzazione precoce.
Lattività agropastorale è stata da sempre
il settore trainante delleconomia sinnaese, essa rappresenta
un ambito nel quale il paese vede radicate le proprie origini
e le proprie tradizioni. Il ruolo dell agricoltura
nel comune non ha avuto soltanto il significato di produzione
di alimenti, ma ha rappresentato anche la massima espressione
del suo patrimonio culturale di popolazione appunto rurale.
Nonostante
queste forti e solide basi sulle quali il comparto agropastorale
si appoggia, il settore ha comunque progressivamente e forse
irreversibilmente perduto il suo peso economico nel paese
con una velocità impressionante: basti pensare che
se gli occupati in questo reparto rappresentavano nel 1951
ben il 55,5% sul totale degli attivi, nel 2001 questa percentuale
è precipitata al di sotto del 4%.
Chi
facesse un giro per le campagne di Sinnai avrebbe immediatamente
davanti agli occhi la misura del grado di abbandono in cui
le stesse versano, soprattutto chi le avesse conosciute
anche solo una trentina di anni fa. Il declino dellagricoltura
quindi si è verificato in maniera estremamente veloce.
Si tratta di un arco di tempo che ha richiesto in pratica,
meno di cinquantanni, e che più o meno ricade
nella media regionale, la quale bisogna ricordare, è
però stata di molto inferiore ai 100-150 anni che
il processo ha richiesto nei paesi occidentali più
avanzati o agli 80 nel nord Italia. Passando invece ad unanalisi
riguardante lambito più puramente statistico,
possiamo anzitutto osservare nel territorio comunale una
riduzione sia della SAU (vale a dire la superficie agricola
utilizzata) che del numero di aziende agricole. La superficie
agricola aziendale totale del territorio di Sinnai è
allanno 2000 di poco superiore ai 9000 ettari, con
un decremento rispetto al 1961 di ben 62 punti percentuali.
A fine 2000, nel territorio risultano presenti 427 aziende
agricole, contro le 779 unità del 1961: una riduzione
quindi delle unità produttive di circa il 45%, fenomeno
questo accentuato particolarmente nellultimo decennio
e andato di pari passo con il decremento della superficie
agricola. Lincremento del costo della manodopera,
determinato dallalternativa di occupazione presso
le imprese industriali, e le difficili condizioni imposte
dallapertura dei mercati ai prodotti esterni, hanno
comportato labbandono di tradizionali produzioni agricole,
quali la viticoltura, la cerealicoltura, la mandorlocoltura
e lolivicoltura, che fino agli anni Settanta avevano
rappresentato un importante fonte di lavoro e di reddito
per il sistema economico locale, in grado di sostenersi
nonostante le svantaggiose condizioni derivanti da un eccessivo
frazionamento dei fondi e dallassenza totale di infrastrutture.
La viticoltura è certamente il settore più
importante dellagricoltura sinnaese. Essa ha avuto
la sua massima estensione e sviluppo nel periodo che và
dal 1955 all85. A partire dal 1985, infatti la Comunità
Europea ha incentivato con premi finanziari lespianto
dei vigneti e la viticoltura si è oggi ridotta, da
allora, di ben due terzi. Il reimpianto ora è possibile
solo rispettando determinate quote di estensione e di produzione,
e seppur questi limiti favoriscano certamente la coltivazione
di vigneti di qualità, tenuta e rendimento, al contempo
rappresentano delle forti strozzature per la quantità
prodotta. La cerealicoltura in questi ultimi anni sta dando
segnali di ripresa, ma dai coltivatori è considerato
pressoché un ripiego in quanto il prodotto è
mal pagato, e anche qui soggetto a limitazioni e quote di
produzione. Succede anche che sia dato come foraggio agli
animali anziché venduto. La mandorlocoltura un tempo
rappresentava una parte importante e rinomata delleconomia
agricola sinnaese, fino a 30 anni fa la Regione finanziava
limpianto e la produzione di mandorle. Da molti anni
non cè più mercato per questo prodotto
e i mandorli non vengono più curati e sostituiti.
Per quanto riguarda lolivicoltura la situazione è
migliore. Da alcuni anni si reimpianta grazie anche a finanziamenti
della Regione e della Comunità Europea, la produzione
è ancora limitata perché gli ulivi necessitano
vari anni per arrivare alla completa maturazione, quindi
alla piena produttività. Come detto, luso produttivo
attuale del territorio è condizionato pesantemente
da fattori oggettivi, alcuni dei quali difficilmente modificabili.
Tra questi spicca particolarmente la frammentazione fondiaria
che è talmente accentuata, tanto che le attività
aziendali devono essere svolte in fondi di modestissima
estensione, disseminati nel territorio, distanti tra loro,
mal collegati e quindi di difficile organizzazione razionale.
Le aziende con meno di 5 ettari di terreno rappresentano
più dell83% del totale, pertanto a Sinnai lAzienda
agricola è, in modo generalizzato, di piccola o piccolissima
dimensione. Gli appezzamenti minimi non sono che raramente
delle vere e proprie aziende, nel senso che in esse si esercitano
attività che molto spesso sono di tipo complementare
o secondario rispetto allattività principale,
extra agricola del conduttore stesso, quindi hanno qualche
utilizzazione colturale saltuaria ed economicamente marginale.
Per cui nonostante attorno al paese gravitino più
di 400 aziende, quelle che possiedono almeno una decina
di ettari riuniti in un unico appezzamento sono davvero
pochissime. Questa assoluta prevalenza della piccola dimensione
dellimpresa agricola è certamente da considerarsi
come un grosso limite allo sviluppo della produttività
del settore, che per esprimere le proprie potenzialità
ha bisogno di un processo di concentrazione delle risorse
agricole. Tale concentrazione risulta funzionale allammodernamento
dei processi produttivi, ed è conseguenza altresì
di una modificazione dei modelli di gestione dellattività
agricola e della remuneratività economica perseguita.
Alla base del problema del frazionamento della superficie
agricola, vi sono svariati fattori di natura storica, economica
e socio culturale: vi è, ad esempio, un atavico attaccamento
e una tradizionale pressione sulla terra, la cui proprietà
veniva e viene vista come una sorta di garanzia, ma anche
semplicemente come una sorta di ritorno e/o riscatto. Infatti
lorigine contadino-rurale è ancora comune a
una gran parte della popolazione e lacquisizione o
il mantenimento della proprietà di una parcella seppur
minima di terra, opera come una forma di attaccamento alle
proprie radici , ed ha soprattutto leffetto
di provocare gli smembramenti dei patrimoni aziendali nelle
divisioni ereditarie. La prevalenza di aziende agricole
di dimensioni ridotte (spesso definite improprie o
marginali) rimanda al tipo di conduzione dellazienda
che a Sinnai, come per la Sardegna e lItalia in genere,
è largamente contadina, cioè, per dirla con
i termini dellISTAT, a conduzione diretta del
coltivatore. Questo tipo di aziende contadine sono
contrapposte a quelle capitalistiche cioè quelle
che nei censimenti dellagricoltura vengono denominate
a conduzione con salariati e/o compartecipanti.
Esse sono dirette da un imprenditore agricolo il quale,
a prescindere dalla effettiva proprietà della terra,
organizza e coordina le operazioni colturali con laiuto
di lavoratori dipendenti. A Sinnai secondo le fonti ISTAT
ve ne sono attualmente soltanto due, le quali però
possiedono e lavorano circa la metà della superficie
totale agricola presente nel Comune. Nella teoria classica
dello sviluppo economico la presenza dellimpresa a
conduzione diretta familiare era considerata un fenomeno
temporaneo. Infatti tale teoria si basava sulla considerazione
che lo sviluppo stesso avrebbe portato nel tempo alla graduale
scomparsa delle piccole e piccolissime unità produttive
a favore di una concentrazione della terra e della produzione
nelle aziende di medio-grandi dimensioni gestite con salariati.
Sebbene un simile processo di concentrazione abbia effettivamente
contraddistinto levoluzione delle strutture agrarie,
la consistente presenza di unità di piccole dimensioni
a conduzione prevalentemente familiare resta un fenomeno
caratteristico dellagricoltura italiana, pur se differenziato
a livello regionale. La trasformazione delle vecchie colture
e lintroduzione di tecniche di produzione innovative,
oltre che per la polverizzazione delle superfici aziendali,
sono fortemente limitate anche dalla scarsa disponibilità
dacqua per usi irrigui. La necessità del ricorso
allirrigazione si presenterebbe, per colture più
intensive, non solo nella stagione estiva ma, a causa del
clima siccitoso, anche nelle restanti stagioni dellanno.
Un altro grave problema che contribuisce a rendere la situazione
dellagricoltura nel paese quanto più critica,
è rappresentato dallallontanamento verso diverse
attività delle nuove generazioni, che quindi tendono
sempre meno a dedicarsi a questo settore. Lagricoltura
locale risente quindi di un forte fenomeno di senilizzazione:
l assoluta maggioranza degli agricoltori sinnaesi
ha unetà superiore ai 50 anni e di questi vi
è una buona parte che supera i 65 anni. Altri aspetti
negativi, per lagricoltura sinnaese in generale, sono
il problema delle eccedenze per i prodotti tradizionali
e le conseguenti sfavorevoli dinamiche di mercato per i
prezzi dei prodotti, particolarmente penalizzanti specie
se riferite a quelle dei costi aziendali. Inoltre la politica
degli organismi istituzionali è generalmente orientata
verso un'industrializzazione crescente delle produzioni
agrarie su aree a debole pendenza che nel territorio in
questione sono piuttosto rare . Conseguenza di questo stato
di cose è la continua, inesorabile riduzione dei
redditi del settore e lautomatico spopolamento delle
campagne, deplorato da coloro che in campagna ci lavorano
ancora.