Senorbì
è un paese della provincia del Sud Sardegna che dista
circa 40 km da Cagliari. Principale centro della Trexenta,
situato nella parte centro-meridionale dell'isola, conta
quasi cinquemila abitanti con le due frazioni Arixi e Sisini.
Situato in una zona storicamente ricca, tanto da essere
soprannominata "il granaio di Roma" per l'importante
produzione di frumento, Senorbì ha consolidato e
via via rafforzato negli anni l'importanza che occupa nell'ambito
zonale. Senorbì è un caso raro di incremento
demografico tra i comuni non costieri sardi. Il sardo migratorio
è attivo da diversi anni così come quello
naturale, grazie anche all'insediamento di coppie giovani
nella cittadina provenienti dai comuni vicini.
Oltre
che grosso centro agricolo, in virtù delle estese
e fertili campagne, è divenuto un'importante centro
commerciale, tanto che nella via Carlo Sanna si possono
trovare esercizi commerciali di tutti i tipi, dall' abbigliamento
al multimediale. Occupa inoltre da tempo un primissimo ruolo
nel settore terziario, sia in virtù della presenza
di due istituti di istruzione superiore, che per via di
vari uffici pubblici che a Senorbì hanno posto le
loro basi. L' Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri
"L. Einaudi" e l'Istituto Professionale per l'Agricoltura
"S. Cettolini" richiamano quotidianamente centinaia
di ragazzi da centri abitati che distano anche 30 km, dimostrando
anche la buona volontà. Tra gli uffici pubblici:
Asl, Inps, ufficio circoscrizionale per l'impiego fanno
del paese il motore della Trexenta.
Di
rilievo architettonico, la chiesetta romanica di Santa Maria
della Neve e la chiesa parrocchiale di Santa Barbara; altresì
importante la zona archeologica "Monte Luna",
mentre numerosi reperti archeologici sono custoditi nel
Museo Comunale "Sa domu nosta".
Nel
1681, a causa della peste, alcuni abitanti dalla periferia,
come quelli di Segolay, decisero di trasferirsi a Senorbì.
Sono
nati a Senorbì lo scultore settecentesco Giuseppe
Antonio Lonis (1720-1805) ed il Generale Carlo Sanna (1859-1928)
mitico comandante della Brigata Sassari durante la Grande
Guerra.
MUSEO
SA DOMU NOSTA
Il Museo Archeologico Comunale "Sa Domu Nosta"
ha sede in una casa padronale il cui impianto originario
risale agli inizi dell'Ottocento. L'edificio si sviluppa
intorno ad una corte chiusa, al cui interno è stato
ricavato un pozzo. Nei primi anni del XX secolo venne costruito
il piano superiore, che attualmente ospita il museo. La
prima sala presenta alcuni manufatti provenienti dalla zona
comunale, datati ad un periodo compreso fra il Neolitico
(III millennio a.C.) e l'epoca medievale (XIV secolo). Le
vetrine dedicate alla Preistoria contengono oggettistica
in pietra e ceramica della cultura di Ozieri, di Monte Claro,
del Campaniforme e di Bonnanaro, scoperti sia in necropoli
che abitazioni. Seguono poi le attestazioni della civiltà
nuragica, d'epoca fenicia e punica, nonché l'abbondate
materiale d'importanzione greca e centro-italica. I materiali
presentati provengono dai centri rurali e dalla necropoli,
dove è documentato il rito dell'incinerazione e quello
dell'inumazione. In età medievale non si riscontra
una presenza umana costante nel territorio, e i borghi locali
sorgono prevalentemente intorno ai santuari. La seconda
sala ospita i reperti rinvenuti durante lo scavo della necropoli
di Monte Luna dove, tra il V e il III secolo a.C., vennero
sepolte le genti sardo-puniche che abitarono l'antistante
collina di Santu Teru. Dalle camere ipogeiche provengono
i monili e il vasellame che accompagnavano il riposo dei
defunti, e gli amuleti che dovevano proteggerli nella vita
terrena come in quella ultraterrena, i più diffusi
dei quali sono gli scarabei prodotti nelle botteghe di Tharros,
benché di origine egiziana.