Sant'Antioco
è un comune di 11.730 abitanti della provincia di
Carbonia-Iglesias, nella regione del Sulcis-Iglesiente.
L'isola di Sant'Antioco su cui si trova la cittadina omonima,
è la maggiore delle isole sarde e con i suoi 109
km² è la quarta d'Italia per estensione dopo
Sicilia, Sardegna e l'Isola D'Elba, la settima del Mediterraneo
per estensione ed è abitata da ca.11500 abitanti.
Dista da Cagliari 84 km ca. ed è collegata all'isola
madre con un istmo artificiale. Il territorio dell'isola
è diviso fra il comune di Sant'Antioco, il più
popoloso e che sorge sulle rovine dell'antica città
fenicio-punica di Sulci, e quello di Calasetta, secondo
centro abitato più importante dell'isola. Sono inoltre
presenti il piccolo borgo turistico di Maladroxia, che fa
capo a Sant'Antioco e quello di Cussorgia in zona Stann'e
Cirdu, in territorio di Calasetta. L'isola è circondata
da due isolotti disabitati, detti, il più lontano,
Il Toro, e il più vicino alla costa, La Vacca, affiancato
quest'ultimo da uno scoglio denominato Il Vitello.
DA
VEDERE
Fonte
sacra di Funtana Cannai
Nuraghe Feminedda
Nuraghe S'Ega Marteddu
Tomba dei giganti Su Niu 'e Su Crobu
Villaggio nuragico di Grutt'i Acqua
Menhir Su Para e Sa Mongia
Necropoli punica (riutilizzata in età romana)
Tophet (santuario fenicio per bambini deceduti in tenera
età)
Mausoleo funerario Sa Presonedda
Basilica minore di S. Antioco Martire
Catacombe
Ponte Romano
Acquedotto
Torre Canai (1757)
Forte sabaudo Su Pisu (1812)
MANIFESTAZIONI
Sagra
di Sant'Antioco
Quindici giorni dopo la Pasqua si svolge la Sagra di Sant'Antioco,
protettore dell'isola e santo patrono della Sardegna. Da
tutta l'isola arrivano decine di gruppi folcloristici che
sfilano lungo le strade del paese a seguito del simulacro
del Santo. Il sabato precedente alla festa si svolge la
sfilata de "Is coccois". Per l'occasione le donne
più esperte del paese nella produzione del pane preparano
dei piccoli pani speciali bianchi e lievitati detti "Coccòis
de su Santu", decorati con motivi floreali e piccoli
uccelli; is coccois sono portati da gruppi di fedeli nella
Basilica e per alcune settimane sono tenuti ad ornamento
del simulacro e delle reliquie. Queste sono conservate nella
basilica di Sant'Antioco, e anch'esse vengono portate in
processione. Nascosto sotto un reliquiario dorato custodito
in chiesa è conservato il cranio del santo e in una
teca una parte del femore e del bacino. La Sagra di Sant'Antioco
è la più antica festa religiosa documentalmente
attestata in Sardegna. In un documento del 1520 a firma
dell'allora Giudice di Cagliari, Sant'Antioco viene attestato
come santo patrono della Sardegna. L'origine della sagra
attuale va riportata al 1615, anno di ritrovamento di quelle
che si credono le reliquie del santo nelle catacombe sottostanti
la basilica. Il primo di agosto si celebra un'altra edizione
della sagra in onore del santo, certamente non meno suggestiva
di quella primaverile, anche questa con processione religiosa
e parata di gruppi in costume sardo. Il 13 novembre si celebra
la ricorrenza religiosa con processione serale. Gli abitanti
di Sant'Antioco venerano il loro santo in modo profondo
e con un sentimento che va molto al di là della religione.
Al Santo è affidata la protezione della famiglia
e in lui gli antiochensi trovano conforto in periodi di
difficoltà o di malattia. La processione in costume
in occasione delle sagre può sembrare agli occhi
del forestiero variopinta, chiassosa e disordinata ma dietro
il folclore si nasconde un sentimento di affetto e devozione
profondissima per il Santo.
Riti
della Settimana Santa
A Sant'Antioco sono particolarmente sentiti i riti della
Settimana Santa. La processione del venerdì santo,
di stampo catalano, è molto suggestiva. Un Cristo
morto viene portato in processione al tramonto su un catafalco
dorato, seguito dalla Madonna vestita a lutto. La mattina
di Pasqua si svolge il rito de "S'incontru";Cristo
Risorto e la Madonna escono dalla chiesa di Sant'Antioco
Martire e attraverso due strade diverse a passo veloce arrivano
ai due lati opposti di Piazza Umberto. Qui s'incontrano
mentre in segno di festa vengono sparati verso il cielo
dei botti.
COSTUMI
I costumi tradizionali di Sant'Antioco sono oggi indossati
solo in occasione delle sagre religiose. Solo alcune fra
le donne più anziane ancora portano ogni giorno una
versione semplificata del costume tradizionale. I costumi
di Sant'Antioco sono di tipologia diversa in base alla posizione
sociale di chi li indossa. Su "bistiri a nostrana"
era indossato dalle donne della borghesia agricola. Comprende
una gonna a pieghe, "sa fardetta de mesu grana",
di colore rosso, in tessuto d'orbace finissimo, "su
ventalliccu", il grembiule nero ricamato, "su
gipponi", il corpetto stretto in raso o velluto, "sa
camisa a polanias", la camicia bianca ricamata, "su
panneddu", da mettere sulle spalle, "sa perr'e
sera", il fazzoletto ricamato, "is bottinus"
le scarpe rosse con il tacco, i gioielli: "sa gioia"
(un ciondolo), "is arreccadas" (gli orecchini),
"is aneddus" (gli anelli). "Sa massaia",
la donna di casa vestiva in modo più semplice e senza
gioielli (a parte la fede). In questo vestito si ritrovano
"su gipponi", "sa perr'e sera", "su
ventalliccu". Sul capo una cuffia rossa "sa scuffia",
ai piedi gli zoccoli in legno fasciati da una banda rossa:
"is cappus". Sobrio ma fiero il vestito de "Su
massaiu", l'uomo, caratterizzato dai colori nero dei
pantaloni "is cracciònis", tessuti in orbace
e tenuti stretti in vita da una cintura in cuoio e dal bianco
della camicia in lino ricamata: "sa camisa". Alla
cintura viene sempre tenuto un fazzoletto piegato, di colore
rigorosamente rosso. Sul capo una "berritta" nera;
le scarpe sono ricoperte da ghette, sempre nere, "is
cràccias". Il corpetto nero, da indossare sopra
la camicia ("Su cossu") è adornato da una
doppia fila di monete dorate usate a mo' di bottoni. Il
cappotto di lana marrone, "su gabbanu", bellissimo,
comodo ed elegante, è più somigliante ad un
mantello che a un cappotto, ma ha le maniche.
ECONOMIA
Sant'Antioco ha un'economia varia che comprende una modesta
attività portuale, produzione del sale, cantieri
navali, pesca, artigianato tessile, allevamento ovino, agricoltura
(parte dell'isola è coltivata a vigneti di Carignano
da cui si produce un ottimo vino D.O.C.), turismo. L'isola,
oltre ad avere un pregevole patrimonio archeologico, offre
panorami mozzafiato di scogliere a picco sul mare sul lato
occidentale dell'isola, piccole cale e insenature sabbiose
sul lato orientale, ottima cucina tradizionale a base di
pesce, molluschi (arselle e vongole) e crostacei (aragoste).
Sull'isola è ancora viva la tradizione della navigazione
"a vela latina"; Sant'Antioco è tra i pochissimi
comuni in Italia in cui sopravvive la tradizione dei maestri
d'ascia e la costruzione di barche presso piccole aziende
a carattere famigliare.