San
Teodoro (Santu Diadòru in gallurese, Santu Tiadòru
in sardo) è un comune della provincia di Sassari,
nella regione storica della Gallura e sorge nell'immediato
entroterra alle pendici di monte Nieddu. L'economia di San
Teodoro è basata per la maggior parte sull'industria
turistica balneare, ma agricoltura, allevamento e industria
di trasformazione alimentare impiegano una forza lavoro
non trascurabile.
LE
SPIAGGE
Le principali spiagge di San Teodoro sono, da sud verso
nord: Costa Caddu, L'Isuledda, Cala d'Ambra, La Cinta, Punta
Aldia (in gallurese Punta di l' Aldia, cioè punta
della guardia), Lu Impostu, Cala Brandinchi, Salina Bamba,
Baia Salinedda, Cala Suaraccia, Cala Ginepro, Cala Girgolu.
ORIGINE
L'origine del nome deriva dalla presenza dell'attuale chiesa
parrocchiale, dedicata a San Teodoro di Amasea, soldato
romano d'oriente, martire del IV secolo d.C. In periodo
Giudicale, il territorio dell'attuale comune di San Teodoro
era allora noto come Offolle (da cui in secoli successivi
i toponimi Ovoddé e poi Oviddé) e faceva parte
del Giudicato di Gallura, che sarebbe passato nella fase
finale della sua storia in possesso del comune di Pisa.
CENNI
STORICI
Il territorio di Offolle era collegato con il principale
centro urbano Gallurese di Civita (l'attuale Olbia) attraverso
una Strada Pisana, che dai pressi del castello di Pedres
scendeva verso sud passando attraverso il territorio ancora
oggi detto "Uttaru pisanu", arrivava alle falde
di Monte Almuttu, poi portava all'agro di Offolle, nelle
vicinanze dello stagno, per dirigersi verso gli altri centri
costieri a sud dell'attuale San Teodoro. Le ultime notizie
certe su Offòlle risalgono al 1348. Poi, probabilmente
a causa delle gravissime pestilenze che colpirono l'Europa,
quindi anche la Sardegna e la Gallura, di tale comunità
si perde ogni traccia. Viaggiatori e geografi del XV-XVI
secolo descrivono il territorio Teodorino e in genere le
zone costiere della Gallura come lande boscose e semi-desertiche
frequentate da pastori transumanti. Varie cale e calette
della zona erano poi frequentate da navi barbaresche, situazione
quet'ultima che si sarebbe protratta fino ai primi del XIX
secolo. Tracce di un ritorno alla vita si avranno solo alla
fine del Seicento, come risulta da alcune carte conservate
all'archivio della Diocesi di Tempio-Ampurias e negli archivi
di stato della Sardegna, in cui si testimonia l'esistenza
all'epoca di insediamenti di coloni tempiesi nell'area allora
nota sotto i nomi di Ovodde/Ovoddè/Oviddè.
Il territorio fece parte, fin dall'introduzione del feudalesimo
in Sardegna, effettuata in seguito alla conquista aragonese
dell'isola nel XIV secolo (si veda - Storia della Sardegna
aragonese), di un feudo che comprendeva, grosso modo, gli
attuali comuni di Posada, Siniscola, Torpè, Lodè,
Budoni e San Teodoro. Tale feudo fu noto nel corso dei vari
secoli con vari nomi (per es. Contea di Montalbo, Baronia
di Posada). il suo centro amministrativo principale era
Posada. Con il riscatto e successiva eliminazione dei feudi
sardi attuati dalla Casa Savoia nella prima metà
dell'Ottocento, e con la formazione dei moderni comuni,
il territorio di San Teodoro d'Oviddè continuò
a rimanere accorpato al comune di Posada, che mantenne svariati
territori dell'ex feudo. Già in quegli anni, però,
la zona di San Teodoro, così come parte dell'attuale
Budoni, era, come su accennato, popolata da coloni di origine
tempiese. Questi, avvertendo la necessità di una
maggiore autonomia, nonché consapevoli di una serie
di differenze culturali (per esempio, linguistiche) che
li distinguevano dalla popolazione delle Baronie, richiedevano
in modo sempre più deciso il distacco dal comune
di Posada. Nel 1927, in epoca fascista, il comune di Posada
e con esso San Teodoro, venivano inclusi nell'ambito della
nuova provincia littoria di Nuoro, rendendo
così ancora più forte il distacco amministrativo
di San Teodoro dal resto della Gallura. Indicativa della
diversità culturale che separava Posada e i limitrofi
centri delle Baronie dai territori settentrionali del feudo
(comprendenti, come già detto, gli attuali comuni
di San Teodoro e parte del territorio di Budoni) e, in seguito,
del comune, è, tra l'altro, l' "appartenenza"
di tali territori alla diocesi attualmente nota come Tempio-Ampurias,
che comprende i territori storici dell'Anglona e della Gallura.
Tale appartenenza è comprovata perlomeno dal XVII
secolo, ed è prova certa dei legami culturali della
comunità teodorina con la realtà gallurese.
Questa discrepanza, durata a lungo, tra confini amministrativi
e confini culturali, ha contribuito a far sì che
ancora adesso il comune di San Teodoro venga da alcuni ritenuto
parte dell'Alta Baronia e da altri parte della Bassa Gallura.
Le due distinzioni, in realtà non si escludono necessariamente
a vicenda, in quanto la prima è da ritenersi, nel
caso teodorino, una definizione di carattere puramente amministrativo,
che è risultata valida per alcuni secoli, mentre
la seconda è stata ugualmente valida, pur se, perlomeno
negli ultimi secoli, da una prospettiva esclusivamente culturale
e linguistica. Nel 1959, infine, San Teodoro e Budoni sono
riusciti a costituirsi come comuni autonomi.