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San
Sperate (in sardo Santu Sperau) è un comune della provincia
del Sud Sardegna. San Sperate è uno dei centri agricoli
più importanti della Sardegna: la felice posizione
geografica, la presenza di falde freatiche superficiali, il
terreno fertile e facilmente lavorabile hanno favorito la
coltivazione dei terreni che fanno parte del piccolo territorio
di San Sperate. La coltivazione prevalente è quella
delle pesche, seguita da quella degli agrumi e in maniera
meno consistente, dell'albicocca, del grano, del pomodoro,
dei cereali e delle verdure. Il territorio appare quindi interamente
ricoperto da splendidi giardini, nei quali la presenza di
piante di limone, d'arancio o di mandarino rappresentano l'elemento
frequente e qualificante. Queste splendide piante hanno trovato
a San Sperate un habitat ideale. I loro fiori bianchi e rosei
ed intensamente profumati e la presenza di numerose serre
di floricoltura hanno permesso un'ampia diffusione dell'apicoltura.
L'artigianato non è particolarmente sviluppato. Esso
è rappresentato principalmente dalle lavorazioni di
tipici dolci locali e dalle lavorazioni ceramiche, mentre
sono scomparsi quasi del tutto gli artigiani che lavorano
le canne e l'olivastro per confezionare pregevoli cesti.
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CHIESA
PARROCCHIALE |
Lattuale
chiesa parrocchiale di San Sperate fu costruita nel XVII secolo
sul luogo in cui nel 1616 fu ritrovata lantica tomba del
Santo. Essa segue uno schema abbastanza diffuso in tutta la
Sardegna, con ununica navata e due cappelle per parte.
La navata, che in passato aveva una volta a botte fatta a tavolato
e frammezzata da archi in stile gotico-aragonese, è ora
interamente realizzata in cemento armato. Le volte appaiono
diverse in altezza: quella della navata ha la dimensione maggiore,
mentre la volta del presbiterio, anchessa a botte, risulta
più alta rispetto a quelle delle cappelle. Il presbiterio
fu costruito del 1816 insieme alla balaustra di marmo policromato.
Laltare maggiore fu realizzato invece nel 1812 e al suo
fianco vi è una scala per scendere alla tomba del Santo.
Alla destra della navata si trovano due cappelle: la prima è
dedicata a Santa prisca, con volta a botte e medaglione della
Santa sul paliotto di marmo. La seconda, invece, è intitolata
alla Vergine del Rosario ed è contraddistinta da un arco
a sesto acuto e volta a crociera. Alla sinistra si trova, invece,
la cappella del Sacro Cuore, che in passato era dedicata a San
Sperate prima, e a San Francesco poi. Laltare di marmo,
infatti, reca ancora sul paliotto limmagine di San Sperate
in bassorilievo. Sempre sulla sinistra troviamo infine la cappella
del SS. Crocifisso con arco a tutto sesto e volta a crociera
con gemma al centro. Allinterno della chiesa si può
ammirare un antico fonte battesimale recante, al centro, il
bassorilievo di Giovanni Battista in atto di battezzare Gesù,
e in ciascun lato, la raffigurazione di un leone. Il pulpito,
di marmo, reca invece la figura di San Sperate, il Santo patrono
del paese. La torre campanaria, in stile aragonese, possedeva
una campana del XVII secolo che fu poi fusa nel 1958. Il cupolino,
invece, è stato rimosso per motivi architettonici nel
1984. |
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ORIGINI
E CENNI STORICI |
La
storia del centro di San Sperate è antichissima. Il
paese, come testimoniano anche i numerosi resti ritrovati,
è sempre stato abitato e coltivato: recenti scavi dimostrano
che i primi insediamenti umani risalirebbero addirittura al
XVIII secolo a.C.
Molti di questi antichi reperti risalgono all'età del
Bronzo (XIII secolo a.C.). Appartengono a questo periodo,
infatti, numerosi oggetti votivi, utilizzati per la celebrazione
d'antichi culti religiosi. Si è pure a conoscenza dell'esistenza
di un nuraghe che fungeva da vedetta e da rifugio fortificato,
e della presenza di numerosi pozzi per l'approvvigionamento
idrico.
Gli abitanti del luogo vivevano prevalentemente d'agricoltura
e di caccia, ma anche le attività artigianali come
la lavorazione della ceramica e la forgia dei metalli dovevano
essere alquanto sviluppate.
Non mancano le testimonianze della dominazione punica, avvenuta
nel IV e III secolo a.C. Nel territorio di San Sperate, infatti,
sono state scoperte quattro necropoli puniche e l'antico abitato
da cui esse dipendevano. Nel 1976, durante uno dei primi scavi
che si sono succeduti nel tempo è stata inoltre ritrovata
la maschera ghignante, unica nel suo genere per la pregevole
fattura con cui è stata realizzata. Degno di nota è
anche un antico modellino di nuraghe, oggi custodito al Museo
Archeologico di Cagliari.
Tra il III secolo a.C. e il V secolo d.C., il paese subisce
la dominazione romana. San Sperate doveva avere un ruolo molto
importante, determinato anche dal fatto che in questepoca
per la regione passava la via che da Karalis (Cagliari) conduceva
a Tharros.
Questo fatto favorì certamente l'attaccamento al luogo
degli abitanti e forse pure qualche nuovo insediamento. La
presenza di un insediamento romano è stata, tra l'altro,
confermata dal ritrovamento, nel 1975, di un'antica necropoli
romana. In questo periodo l'antico nome del centro di San
Sperate era sicuramente civitas Valeria. Recenti studi su
antichi documenti del geografo Tolomeo del III secolo d.C.
dimostrano, infatti, che le coordinate dell'abitato che in
epoca romana si faceva chiamare con questo nome, corrispondono
a quelle dell'attuale paese di San Sperate.
Tra il 455-533 d.C., San Sperate subì la dominazione
vandalica. Nel 507-508 il re vandalico Trasamondo, che regnava
nell'Africa settentrionale, costrinse molti vescovi africani
ad esiliare in Sardegna. Essi portarono con sé le reliquie
d'importanti santi provenienti dal nord Africa per sottrarli
alla profanazione dei vandali. Tra queste ritroviamo le spoglie
di Sant'Agostino, che furono conservate a Cagliari e le reliquie
di San Sperate, che invece furono trasportate a San Sperate
che all'epoca si chiamava Valeria. Tra il 600 e il 1200, l'antico
nome fu poi cambiato in San Sperate, in onore del santo custodito
nella chiesa principale. Nel periodo dominato da Bisanzio,
a partire dal VI secolo (583 d.C.), sino all'occupazione pisana
avvenuta intorno al XI-XIII secolo, l'importanza di San Sperate
va progressivamente regredendo. Nonostante ciò, fu
in questo periodo che vennero edificate le due chiese in stile
romanico dedicate a Santa Lucia e a San Giovanni.
Nel Medio Evo San Sperate fece parte del Giudicato di Cagliari
(Curatoria di Decimo) e subì, per un breve periodo,
la dominazione saracena. Fu poi conquistata dai Pisani e successivamente
dagli Aragonesi. Nel 1355, a Cagliari si tenne il primo Parlamento
Sardo dove furono presenti anche i rappresentanti di San Sperate.
In questo periodo si godeva di una certa libertà democratica:
i rappresentanti del Parlamento erano, infatti, eletti dalle
Assemblee popolari. Ben presto però anche la Sardegna
assunse una struttura feudale e al Parlamento del 1421, al
posto dei deputati eletti dal popolo furono inviati i feudatari,
per lo più iberici. Con la perdita della libertà
politica venne meno così anche quella amministrativa.
Nel 1421, sotto la dominazione aragonese, per volere del re
Alfonso V venne dunque istituito il feudo di San Sperate che
fu concesso a Giordano de Tolo. La struttura feudale fu mantenuta
fino al 1839, con abolizione dei feudi nel 1835. Con la dominazione
spagnola anche San Sperate conobbe lo spopolamento delle campagne
e l'esosità del fisco spagnolo e ad eccezione di una
breve parentesi austriaca, la dominazione spagnola durò
fino ai primi anni del Settecento, quando nel 1720 vi fu l'assegnazione
dell'isola ai Savoia.
Il 29 novembre 1847, si costituì il Regno Sardo-Piemontese
che durò sino alla proclamazione del Regno d'Italia,
avvenuta nel 1861. Da allora la Sardegna partecipò
alle vicende della storia d'Italia.
In questo periodo furono effettuate molte opere di urbanizzazione
e furono realizzate strade e ponti. Nel 1880 fu presentato
un progetto per la realizzazione degli argini del fiume Riu
Mannu che però, a causa delle lungaggini burocratiche,
non riuscì ad andare avanti. Il 20 ottobre 1892, la
tanto temuta alluvione arrivò, causando la morte di
ben 69 persone.
Altri lutti si ebbero con la seconda guerra mondiale: molti
furono, infatti, i sansperatini che persero la vita per amore
della Patria.
Dopo la guerra, nel 1948, la Sardegna è inclusa tra
le regioni a statuto speciale. Negli anni cinquanta, al fine
di incrementare e di migliorare la produzione agricola, si
avvia quell'opera di razionalizzazione dell'agricoltura che
renderà il paese di San Sperate famoso in tutta l'isola:
vengono così impiantate nuove qualità di pesche
e di agrumi.
Nel 1967, San sperate diventa "Paese-Museo" ospitando
diversi artisti italiani e stranieri, organizzando sul proprio
territorio vari incontri culturali, rassegne teatrali e spettacoli
musicali. San Sperate è un Paese - Museo aperto gratuitamente
a tutti, ogni giorno dell'anno e in ogni ora del giorno. L'idea
del Paese-Museo nacque nel 1966 su iniziativa di Pinuccio
Sciola che cominciò prima col dipingere le pareti delle
case di bianco per la festa del Corpus Domini e poi inizio
lui e invitò tanti artisti perché dipingessero
sui muri del paese le loro opere. Gli anni '70 furono un decennio
di grande fermento e di notevole progresso di quella attività
pittorica che aveva preso il nome di muralismo e che aveva
contagiato anche moltissimi centri dell'Isola. nel paese è
oggi possibile visitare ben 260 murales per le vie del paese;
sono quasi tutti disegni realizzati con colori impermeabili
ad acqua eseguiti su pareti intonacate e dipinte col biancone,
esistono comunque opere eseguite con la tecnica del graffito
ed altre realizzate con tecniche miste.
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Popolazione
Residente 6.821 (M 3.452, F 3.369)
Densità per Kmq: 260,8
Numero Famiglie 2.298
Numero Abitazioni 2.480 |
CAP
09026
Prefisso Telefonico 070
Codice Istat 092059
Codice Catastale I166 |
Denominazione
Abitanti sansperatini
Slogan della Città paese museo
Santo Patrono San Sperate
Festa Patronale 17 luglio
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Il
Comune di San Sperate fa parte di:
Regione Agraria n. 11 - Campidano di Serrenti
Associazione Nazionale Città della Terra Cruda |
Comuni
Confinanti
A est: Monastir; a nord-ovest: Villasor; a ovest: Decimomannu;
a sud-est: Sestu; a sud-ovest: Assemini |
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