Pattada
(in sardo logudorese Patàda, in sardo barbaricino
Pathàda) è un comune di 3.364 abitanti. Appartenente
all'antico territorio del Logudoro, con i suoi 778 m di
altitudine (in alcune zone del territorio comunale raggiunge
i 1094 m s.l.m.) è il paese più alto della
Provincia di Sassari e tra i primi dieci in Sardegna. Immerso
nelle bellezze naturalistiche della regione del Logudoro,
il territorio pattadese annovera al suo interno il Lago
Lerno, fonte idrica anche per molti comuni confinanti, che
prende il nome dalla sovrastante montagna: il Monte Lerno.
Qui si è cercato di salvaguardare l'ambiente e dunque
la flora e la fauna. Il punto più alto del paese
è il colle di San Gavino, dal quale si può
ammirare l'affascinante territorio sottostante in maniera
nitida e coinvolgente. Molto rinomata anche l'acqua delle
fontane di Pattada, che è apprezzata per la sua leggerezza
e la sua purezza, è celebre nei dintorni la fontana
de "Su Cuccuru". La parrocchia ha sede nella Chiesa
di Santa Sabina, essa è ricca di elementi architettonici
e decorativi dal grande valore artistico come il massiccio
portone bronzeo all'entrata principale. La bellezza e la
particolarità con la quale, nei vari quadri in cui
è suddiviso il portone, sono state rappresentate
le più famose scene sacre, lo hanno reso oggetto
di attenzione anche da parte dei media. Aspetto fondamentale
di questo paese sono i giovani. Nel paese è presente
un Istituto Comprensivo di scuole Elementari e Medie, al
quale fa capo anche una scuola Materna, mentre un'altra,
la Sant'Anna, fa capo alla parrocchia. La squadra del Pattada
Calcio gioca in casa nello Stadio Bruno Fois e milita in
Seconda Categoria. Dopo un triste e progressivo spopolamento,
le foreste del Monte Lerno e di tutto il territorio pattadese
sono oggi animate da un ben più grande numero di
rari esemplari faunistici: il muflone e il cervo sardo stanno
via via ripopolando, e non è inoltre difficile scorgere
esemplari di cinghiali e lepri. L'aquila reale, il falco,
il nibbio, lo sparviero e l'astore dominano invece i cieli
con la loro eleganza. Per quanto riguarda la flora particolarmente
presenti sono l'agrifoglio e il tasso. In realtà
tutta la zona pattadese era in passato più rigogliosa
di vegetazione (leccio, roverella) che è stata incoscientemente
devastata dagli incendi e dalle deforestazioni, rimangono
solo alcune parti dall'interesse naturalistico tuttavia
molto grande.
I
COLTELLI
Il paese è famoso per la produzione di esclusivi
coltelli a serramanico (Sa resolza). Ha dato i natali a
illustri esponenti della poesia sarda, Pedru Pisurzi o Pesuciu
(nato a Bantine nel 1707 che viene indicato come il padre
dei poeti sardi), Padre Luca Cubeddu, Giovanni Maria Asara
meglio noto come "Limbudu" (morto nel 1907). Sul
finire degli anni '70 divenne teatro di una delle pagine
di cronaca nera più famose del '900 italiano: il
rapimento del cantautore Fabrizio De Andrè e della
moglie Dori Ghezzi. Essi furono prelevati dai malviventi
nei pressi del loro ristorante a Tempio e tenuti nascosti
nelle campagne e nei monti di Pattada. Furono liberati quattro
mesi dopo in seguito al pagamento di un riscatto. A quest'esperienza
De Andrè dedicò la canzone Hotel Supramonte.
In
rare occasioni capita di identificare un luogo con il prodotto
per antonomasia che lì e soltanto lì viene
confezionato. PATTADA è uno di questi luoghi e l'intera
isola di Sardegna può vantare un primato pressoché
assoluto nella fabbricazione dei coltelli grazie alle prodigiose
mani di "frailalzos" (i fabbri) di PATTADA. Il
sottotitolo della mostra "Il coltello a Pattada"
sta a significare la completa e totale identificazione della
zona di produzione con il prodotto stesso, tanto che, come
dicono da queste parti, se non compri un coltello a Pattada
non è autentico. Da anni infatti gli artigiani del
luogo, poco più di una decina, combattono una battaglia
impari contro chi si è appropriato indebitamente
del nome, facendo passare per "modello Pattada"
un coltello che ne è soltanto una pallida imitazione,
e che soprattutto non ha alle spalle la tradizione secolare
di quelli veri. A Pattada, dunque, e non soltanto DI Pattada,
perché questa è la differenza fondamentale:
ciò che nasce qui ha la garanzia di portare sempre
con sé, dentro una fredda lama ed un manico di corno,
una storia, un significato, una tradizione antica quanto
l'intera Sardegna. L'orgoglio di appartenere ad un ristretto
numero di persone che possono vantare doti e capacità
manuali così elevate, non è soltanto frutto
di scelte di mercato, che secoli addietro non esistevano
affatto, ma la consapevolezza di vivere ed interpretare
il luogo che accoglie questi artigiani da tante generazioni.
Di Pattada e delle sue ricchezze nascoste si sono occupati
scrittori e poeti, che negli anni hanno tessuto le lodi
degli avi ed ora di quelli attuali fabbri che hanno costruito
una solida fama ed un vero e proprio alone di leggenda riconosciuto
da tutti nelle loro opere. Nel corso degli anni, però
la produzione dei coltelli a PATTADA non ha saputo solo
continuare con la fabbricazione dei tradizionali "resolza"
e còrrina" (i serramanico e quelli a lama fissa),
ma si è evoluta in forme e volumi sempre nuovi, arricchendo
così la gamma delle mostre a cui di tanto in tanto
gli arigiani partecipano senza mai perdere di vista le origini
ed il loro grande passato. Fiama, dischentes, frailalzos,
resolza, còrrina, leppa, lama, corru, aneddhu, divescias,
maniga, alcu, ferros, girabacchinu, punza, fromma, fraile,
attalzu, sono nomi che sentirete spesso da queste parti
perché ormai da troppo tempo fanno parte del paese,
come i monti che lo proteggono. Le prime testimonianze che
si hanno dell'uso dei materiali da taglio sono riportabili
al ritrovamento delle lame smussate in osso e selce. Queste,
opportunamante lavorate, tali da consentire una certa affilatura,
ben presto verranno sostituite dall'uso dell'ossidiana,
la pietra nera che, essendo più dura poteva consentire
una maggiore resistenza all'uso quotidiano. Il primo vero
strumento paragonabile per concezione, forme ed uso a quelli
attuali, possiamo datarlo alla civiltà nuragica evoluta.Proprio
durante questo periodo, e grazie ad una intensa attività
di estrazione dei metalli, duttili al fuoco, più
funzionali e relativamente più facili da lavorare,
la ricerca di nuove tecniche di lavorazione permette agli
antichi abitanti della Sardegna di impadronirsi di una nuova
e potente arma di uso comune, religioso (nelle cerimonie
sacrificali) e anche di offesa. La forma, che ritroviamo
dalle testimonianze dei bronzetti di quel periodo rinvenuti
nei recenti scavi in prossimità dei nuraghi, è
solitamente quella di un coltello lungo, dal manico piuttosto
grande e ad elsa "grammata", che veniva portato
dal capo tribù a tracolla sul petto. Vicino a PATTADA,
i ritrovamenti archeologici precedenti all'età nuragica
più importanti, sono quelli provenienti dalle grotte
del Carmelo e di San Michele, relative al periodo ultimo
del "neolitico" il cui nome serve oggi ad identificare
il periodo preistorico relativo detto della "Cultura
di San Michele". Dall'antica arma rituale dei nuragici,
dall'antico scopo dell'uso comune quotidiano di difesa prima
e di offesa poi, il coltello nella regione è diventato
via via più prezioso. Arricchitosi delle incisioni
durante la lavorazione delle lame e dei manici, esso finisce
per diventare un oggetto essenziale nell'economia di ogni
giorno della cultura contadina del luogo. E' proprio a partire
dallo sbarco delle popolazioni Puniche e Fenicie, e dalla
loro propensione ai contatti commerciali su tutto il Mediterraneo
che si arricchisce nell'Isola la produzione dei coltelli.
Le nuove tecniche di fusione, insieme ai sempre diversi
minerali estratti aumentano la qualità ed il commercio
di questi prodotti. Ancora prima agli Arabi, ed in seguito
agli Spagnoli, si deve storicamente riconoscere quel salto
di qualità nella produzione artigianale che ha cominciato
a ricreare negli abitanti della Sardegna le condizioni per
un nuovo impulso nella produzione di questi manufatti. Da
qui, le nuove conoscenze apprese nei secoli si sono integrate
con le tradizioni locali e con gli stili di vita di una
economia tipicamente contadina, in cui il coltello era ovviamente
oggetto di lavoro ed inseparabile compagno di ogni giorno.
Nessuno sa ancora spiegare però con precisione come
proprio nelle montagne tra il Logudoro ed il Goceano, due
grandi sub-regioni della Sadegna, si sia potuta concentrare
una così alta capacità di lavorazione del
coltello. Già a partire da oltre due secoli orsono
infatti, PATTADA era centro rinomato per la lavorazione
del ferro in particolare. Su queste basi quindi, sul fatto
che fosse localizzata proprio qui una altissima percentuale
di "frailalzos" di fabbri artigiani, è
nata la leggenda che ancora oggi circonda il lavoro degli
attuali artigiani. L'abilità e la robustezza delle
lame, unite alla perfezione delle finiture sui manici furono
allora, come oggi all'origine del successo di queste produzioni.
Ed in un intera isola in cui per tradizione e cultura la
vita quotidiana aveva bisogno di questi oggetti, la bravura
dei "maestri" di PATTADA fu tale e riconosciuta
universalmente che nel linguaggio comune seppero imporre
addirittura il nome della produzione del coltello: la "pattadesa".
Così oggi in Sardegna, come nel resto del mondo,
ciò che nasce qui ha un valore ed una storia che
ognuno, in ciascun coltello, può portare via con
sé. Nonostante l'avvento della tecnologia, soprattutto
nella meccanica, il vero coltello a Pattada nasce ancora
dalle sapienti mani di chi può vantare una tradizione
secolare. Pertanto le tradizioni sono ancora quelle di un
tempo, ed i passaggi che portano alla creazione di questi
preziosissimi manufatti, resistono negli anni come la bellezza
della natura che circonda il paese. Si ringrazia il Comune
di Pattada per le informazioni e i dettagli tecnici e storici
sul prodotto e il legame con il territorio di riferimento.
COSE
DA SAPERE
- Il famoso modello di coltello a serramanico detto la pattada
o pattadese, prende il nome proprio da Pattada.
-
Sono state recentemente girate nel territorio di Pattada
alcune scene del film di Salvatore Mereu Sonetàula.
-
L'11 ottobre 2008 il Comune di Pattada ha ospitato la quarta
edizione della manifestazione benefica Un Gol di Solidarietà,
a favore delle persone colpite dalla SLA.
IL
DIALETTO
Il dialetto pattadese appartiene alla nobile famiglia del
sardo logudorese, ritenuto dai più il dialetto sardo
per eccellenza. Nonostante facciano parte della stessa famiglia,
i dialetti dei diversi centri del Logudoro presentano diverse
differenze gli uni dagli altri. La parlata pattadese è,
all'interno di quella logudorese, ritenuta a sua volta la
più pura e rappresentativa, ricordiamo che alcune
tra le importanti pagine della poesia sarda sono state scritte
in questo dialetto.
MANIFESTAZIONI
Sos fogos de Santu Giuanne (23 giugno); la notte che precede
il 24 giugno (giorno di S. Giovanni Battista), i ragazzi
del paese sono soliti organizzare in varie parti del centro
abitato dei falò. Da soli o in coppia è usanza
saltarli festosamente in segno di buon auspicio.
Festa di San Giovanni Battista (24 giugno); subito dopo
la messa celebrata all'interno della piccola chiesa dedicata
al santo, il comitato formatosi in occasione della giornata
offre alla popolazione pattadese un rinfresco a base dei
dolci tipici del paese.
Festa della Beata Vergine del Carmelo (16 luglio); la processione
dei cavalli bardati a festa per le vie del pase, si conclude
con un banchetto a base di patate e carne di agnello bolliti,
accompagnate da buon vino e invitanti vassoi di "origliettas".
Mostra del Coltello - Sa Resolza (biennale - agosto); l'esposizione
di quello che è ormai diventato l'oggetto simbolo
del paese attira, edizione dopo edizione, migliaia di turisti
ed appassionati da tutte le parti del mondo.
La Sagra de Sas Pellizzas (data variabile agosto); la possibilità
di degustare il tradizionale piatto povero pattadese, fa
sì che ogni anno la piazza principale sia teatro
di una suggestiva sagra che attira centinaia di curiosi.
Festa di Santa Sabina (29 agosto); gli ultimi caldi giorni
di agosto sono caratterizzati dalla sentita festa patronale:
si potranno osservare, soprattutto nella cavalcata serale,
gli aspetti folkloristici paesani ma anche della Sardegna
in generale. Intrattenimenti vari nelle serate che precedono
e seguono la giornata, rendono ancor più interessante
i festeggiamenti civili. Dal punto di vista religioso la
messa del mattino, è tradizionalmente seguita dalla
benedizione dei cavalli, e dalla processione pomeridiana
guidata dalla bellissima statua lignea.
Su moltu moltu (2 novembre); nel giorno dei Santi i bambini
e i ragazzi di Pattada vanno di casa in casa chiedendo "su
moltu moltu", gli adulti allora regalano loro dolcetti
e frutta di stagione facendo diventare le buste sempre più
pesanti e i piccoli sempre più contenti.
EDIFICI
RELIGIOSI
Santa Sabina; Patrona di Pattada
Nostra Segnora 'e Su Galminu - La Madonna del Carmelo
Nostra Segnora 'e Su Rosariu - La Madonna del Rosario
Santu Ainzu - San Gavino (dedicata a caduti in guerra)
S'Ispideru Santu - Lo Spirito Santo
Santu Giuanne - San Giovanni
Santu Franziscu - San Francesco
Santu Nigola - San Nicola
Santu Miali- San Michele
Santu Giagu (Bantine) - San Giacomo
Santu Pedru (Bantine) - San Pietro
STORIA
Le sue origini risalgono all'epoca preistorica, una delle
ipotesi sul significato del suo nome dice che esso deriverebbe
dal fatto che i vari centri sparsi un po' su tutto il territorio
decisero col tempo di unirsi tra di loro per aumentare la
propria influenza e la propria forza, strinsero dunque un
"patto" (da cui appunto il nome Pattada) dal quale
volle però escludersi Bantine, che rimase sempre
distaccata dal principale centro abitato.