Ossi
è un comune di 5.735 abitanti della provincia di
Sassari sito nella regione del Logudoro e nella regione
storica denominata Coros.Il nucleo originario del villaggio
si sviluppò intorno allattuale chiesa parrocchiale,
arroccato su unaltura dalla quale lo sguardo spaziava
sulla vallata sottostante sino alla zona di Sassari. In
seguito si estese tuttintorno, negli attuali quartieri
di Intro Idda (che, ben presto, ne divenne il centro), Litterai,
SIscala, Santa Croce, Pascasi, Sadde. Il paese
è situato in colline di origini calcaree e l'orografia
del comune è alquanto disagevole per l'agricoltura,
ma questo non ha impedito agli abitanti di piantare oliveti
e vigneti anche in terreni con un notevole declivio. Il
territorio è caratterizzato dalla profonda vallata
del Rio Mascari che divide il paese dal pianoro ove si estende
Sassari . In questa vallata sono presenti una ferrovia e
la SS 131 a cui Ossi è collegata da una via secondaria.
Altre vie secondarie collegano il paese con la vicina Tissi,
Muros e Banari. Gli abitanti sono chiamati Ossesi.
DA
VEDERE
Villaggio Nuragico di Sa Mandra 'E Sa Giua
Domus De Janas Noeddale
Domus de Janas Mesu e Montes
EDIFICI
RELIGIOSI
Campanile della chiesa di San Bartolomeo di Ossi. Tramonto
ad Ossi.Chiesa di San Bartolomeo: XVI - XVII secolo è
la chiesa parrocchiale, con impianto a navata unica con
cappelle laterali e volta a botte; conserva preziose statue
lignee dei secoli XVI, XVII, XVIII e XIX.
Chiesa di Santa Vittoria: XIV secolo, modificata nel XVII°
Chiesa di Sant Antonio: sorge lungo la strada di Florinas
ed era la chiesa di un villaggio estinto entro il XV°
secolo di nome Briave.
Chiese di Nostra Signora di Silvaru e Santa Margherita:
Anch esse lungo la strada di Florinas sono ormai ridotte
allo stato di rudere (antiche chiese di scomparsi villaggi).
MANIFESTAZIONI
Santa Vittoria: 15 maggio (2 Giorni)
Santa Cecilia: 7 settembre (4 Giorni)
Madonna degli Angeli: 2 agosto (3 Giorni)
San Bartolomeo: 24 agosto (2 Giorni)
IL
DIALETTO
Il dialetto di Ossi è una variante locale del diffuso
logudorese, una parlata che si estende a buona parte del
sassarese con varianti per i vari paesi.
ORIGINI
Le antiche testimonianze si snodano si dall età
prenuragica in una continuità storica che arriva
sino ai giorni nostri. Di questo periodo rimane il complesso
di Noeddale costituito da tombe ipogeiche, la tomba a poliandro
di Ena eMuros e la necropoli di SAdde Asile.
Del periodo nuragico si contano ben nove nuraghi e l
importante villaggio di Sa Mandra e Sa Giua.
CENNI
STORICI
Ossi è citato per la prima volta nelle fonti medievali
con il nome Ogothi. L attuale nucleo è di origine
medievale e apparteneva all antica curatoria di Coros
(toponimo molto usato nella zona di Ittiri) annessa al Giudicato
di Torres. Dalla fine del XII secolo divenne possesso dei
Malaspina fino al 1353 quando il territorio venne confiscato
definitivamente. Subì gravi danni durante l
annessione dei Malaspina alla rivolta Doria e ancora durante
la prima guerra tra la Corona d'Aragona e il Giudicato di
Arborea. Passata nel 1438 alla famiglia Cano come dote di
nozze, alla morte di Antonia Cano i discendenti dei due
mariti della donna, delle famiglie Centelles e Fabra il
disputarono il possesso del paese che nel 1512 passò
a questi ultimi. Il paese passò nei secoli tra le
mani di numerose famiglie: Viramunt nel 1545, Guyo fino
1732, Amat (che ebbero possedimenti anche a Sorso) fino
al 1752 e infine ai Manca di Mores a cui fu riscattato nel
1838. Vittorio Angius nei suoi scritti ottocenteschi riporta
un quadro di Ossi laborioso con le donne del paese intente
nella filatura e anche nel commercio di frutta e ortaggi.
L agricoltura si basava in buona parte sulle vigne
e la pastorizia sulla transumanza in quanto le terre ossesi
erano ostili alle pratiche di allevamento. Entrò
a far parte della provincia di Sassari nel 1821.
IL
LOGUDORO
Il Logudoro (in sardo Logudòro, letteralmente luogo
d'oro) è un vasto territorio della Sardegna centro
settentrionale. Oggi per Logudoro in senso strettamente
geografico si intende la zona che ha per confini i monti
di Osilo-Nulvi a Nord, il fiume Coghinas ad Est, e il sistema
Montiferru-Marghine-Goceano (la cosiddetta Costera) a Sud.
Sue sub-regioni sono il Sassarese, il Coros, il Monteacuto,
il Meilogu, la Nurra e la Planargia (da poco passata in
provincia di Oristano). I centri principali, oltre Ossi
sono Ozieri, Ittiri, Bosa, Bonorva, Ploaghe, Pozzomaggiore
e Thiesi. Altri centri importanti e rinomati Pattada, Buddusò,
Oschiri, Berchidda. La lingua parlata in loco prende il
nome di Logudorese, considerato il principale dialetto letterario
della lingua sarda e base della Limba Sarda Comuna, abbreviata
in LSC.
Di
prevalenti terreni vulcanici, è la zona più
fertile dell'isola. Fin dal tempo delle civiltà preistoriche
fu per questo motivo prediletta , come testimonia la presenza
massiccia dei nuraghi, i tipici monumenti megalitici dell'isola.
Durante l'epoca romana fu uno dei principali granai dell'Impero,
e diverse legioni vi si stabilirono, soprattutto ai piedi
della "Costera" per difendere le zone conquistate
dai Barbari non romanizzati che abitavano le impervie montagne
dell'interno. Durante il periodo giudicale fu centro di
uno dei quattro regni in cui era divisa l'isola, il Giudicato
di Torres o appunto Giudicato del Logudoro, con capoluogo
prima Ardara e poi Sassari. Il territorio del giudicato
corrispondeva pressapoco all'odierna Provincia di Sassari,
ma si estendeva verso sud fino a comprendere Nuoro e Macomer.
Il livello di relativo benessere di cui la regione godette
nel Medioevo è testimoniato dalla ricchezza di chiese
campestri in stile romanico, un patrimonio unico nell'isola.
Con la fine del giudicato, e dopo con il passaggio sotto
il regno di Aragona, iniziò un progressivo declino.
La scelta successiva di Cagliari come sede del governatore
dell'isola portò il Logudoro a una situazione di
marginalità amministrativa. In seguito, sotto i Savoia,
l'oppressione feudale e la sensazione di lontananza dello
Stato sfocò in un diffuso banditismo, quasi prossimo
a quello che opprimeva la Gallura e la Barbagia. La costruzione
di ferrovie e strade portò, agli inizi del Novecento,
un deciso miglioramento, il cui rovescio della medaglia
fu la distruzione dell'immenso patrimonio forestale nei
colli prossimi alle nuove linee di comunicazione, per alimentare
la crescente industria piemontese. Tuttavia negli anni cinquanta
l'eccessiva pressione demografica e la minor competitività
delle culture granifere nei mercati nazionali costrinse
migliaia di Logudoresi ad emigrare, prima nelle città
sarde in espansione o nelle nuove aree costiere bonificate
dalla malaria, poi anche nelle regioni del Centro-Nord Italia
e nei Paesi più sviluppati d'Europa. Il Logudoro
è stato il distretto della Sardegna con il più
forte depauperamento demografico degli ultimi 60 anni.