Ollolai
è un comune della Sardegna centrale situato nella
provincia di Nuoro. Antica sede di curatoria e capitale
dell'omonima Barbagia, il suo territorio si estende su una
superficie di 2.734 ettari. Pur essendo un paese povero,
piccolo, arroccato sui monti, Ollolai è stato centro
di vivace attivita culturale. Vi trascorse gli anni della
giovinezza, presso la casa dell zio rettore Nonnis, e vi
rimase sempre legato, il pittore olzaese Carmelo Floris:
gli anziani lo ricordavano mentre, spesso in compagnia dell'amico
Giuseppe Biasi, disegnava su cartoni, seduto su una pietra
presso la chiesetta di Santa Susanna, scene di vita paesana.
Molti, i ritratti di donne ollolaesi, processioni, feste
e scene di vita familiare. Il territorio è ricco
d'acque e sorgenti. Entro l'abitato, la più famosa
e abbondante è quella di Gupunnio, conosciuta come
" Sa Untana Manna" e dottamente ribattezzata Regina
Fontium. Minore per portata d'acqua, è la fontana
de Su Sapunadorju (il lavatoio), detta Sa Untanedda (la
fontanella). A qualche centinaio di metri dall'abitato,
vi è la fontana de Su Puthu, un tempo utilizzata
come abbeveratoio. Le acque sono tutte fresche e leggere,
ma, ciascuno degli ollolaesi, ha le proprie preferenze.
Nella zona di Littu, vi sono altre rinomate fonti.
MANIFESTAZIONI
Nella tradizione orale ollolaese, il patrono San Michele
Arcangelo , è visto come " Giove Pluvio":
è lui che apre e chiude le porte del cielo! La sua
festa ricorre due volte l'anno: il 29 di settembre, con
l'arrivo delle prime piogge e lampi e tuoni non più
pericolosi, e l' 8 di maggio, con i temporali estivi e lampi
e tuoni altamente dannosi. La prioressa di San Michele,
è quella principale. Di grande venerazione, con relativa
prioressa, gode la Madonna del Monte Gonare, della cui festa,
l'8 di settembre, si fanno carico, con alternanza annuale,
il paese di Sarule e quello di Orani. San Basilio Magno,
è festeggiato nella chiesetta sull'omonimo monte,
il 1° di settembre (qapidanni): primo giorno dell'anno,
secondo il calendario bizantino. Legata ad antichi riti
di alleanza e unione matrimoniale, così come lo era
il pellegrinaggio verso il Monte Gonare, è la festa
dell'Immacolata, l'8 dicembre. Durante la notte della vigilia,
i giovani annunciavano, accompagnati da " su quncordu",
unioni e fidanzamenti veri o presunti. Legata a una visone
cristiana del mito di Prometeo e al culto di Esculapio,
è la festa dedicata a Sant'Antonio abate, il 17 di
gennaio. La sera della vigilia, vengono benedetti il falò
e le arance a cui si dà grande potere taumaturgico.
Molto sentito, era il Carnevale con mascheras limpias, intintos
e bumbones, seguito dai riti della Quaresima e della Settimana
Santa culminanti con s' incontru della Pasqua con gli auspici
per la bella stagione. Ormai scomparsa, con l'avvento dei
trattori, è la festa per San Isidoro con la processione
dei carri trainati da gioghi di buoi inghirlandati di rose
e spighe. In tutte le feste estive, dominano i cavalli,
ad iniziare da quella per San Giovanni Battista il 24 di
giugno: prima del sorgere del sole, si raccolgono erbe medicinali
e antiparassitarie, si compiono riti terapeutici e si traggono
auspici per una buona stagione e un buon matrimonio. La
festa di San Bartolomeo è oggi la più importante.
Dura tre giorni, dal 23 agosto, con i vespri in onore del
Santo, e prosegue nei giorni 24, con la messa solenne, processione
in costume e esibizioni equestri, 25 e 26, con altre manifestazioni
civili. La festa viene organizzata dai ragazzi della leva:
coloro che nell'anno compiono 18 anni.
DA
VEDERE
Nella piazza principale del paese, sistemata ai primi del
1900 incanalando il torrente Su Rivu Mannu che la attraversava,
sorge la parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo.
In essa, oltre ad alcune tavole del pittore Carmelo Floris,
si trova nell'abside, sopra il coro ligneo del 1600, il
grande crocifisso dipinto dal noto pittore ollolaese Franco
Bussu.
La
chiesa ebbe diversi rimaneggiamenti, la parte più
antica è la cappella dedicata a San Bartolomeo apostolo.
Nei
pressi della piazza, sorgeva la chiesetta dedicata a Santa
Susanna, ora completamente demolita.
Al
centro del nucleo più antico del paese, vi è
la chiesa dedicata a Sant'Antonio di Padova; ivi, per tradizione,
si svolge la festa di Sant'Antonio abate, con l'accensione
del falò nella pizzola adiacente.
A
qualche chilometro dal paese, verso valle, si trova la chiesa
dedicata a San Pietro apostolo ricostruita, negli anni settanta,
dopo la demolizione dell'antica chiesa romanica.
Sul
monte omonimo, in una valle nascosta e ben proteta dagli
ammassi granitici delle cime circostanti, la chiesa dedicata
a San Basilio Magno, edificata dai monaci basiliani e utilizzata,
dopo la loro cacciata, dai francescani. L'annesso convento
e "muristene" (cumbersia), utilizzando nella costruzione
conci di trachite provenienti dalla chiesa, parrebbe d'epoca
posteriore.
Accanto
al cimitero, prima dei recenti ampliamenti, erano ancora
visibili le tracce della chiesa dedicata a Santa Vittoria.
Alla voce Ollolai del "Dizionario", Vittorio Angius,
sbagliando, ne cita una dedicata a Santo Stefano. Si tratta,
in realtà, di quella dedicata a San Sebastiano le
cui rovine sono ancora visibili sull'omonima cima che domina
la vallata di Ottana.
L'errore
deriva certamente dalla somiglianza del nome dei due Santi
nella parlata locale: " Istene" ( Stefano) e "Istianu"
( Sebastiano). Sempre l'Angius, parla di una chiesa dedicata
a Santa Maria Maddalena, che si trovava a circa un miglio
dall'abitato, di cui gli ollolaesi non conservano memoria.
Monte
Santu Basili
Dall'abitato
si percorre una strada in salita ma in buone condizioni,
costeggiata da lecci, roverelle, eriche, cisti e timi ed
elicrisi profumati. Proseguendo per l'antica strada si arriva
alla piccola valle nascosta, dove sorge la chiesetta bizantina
dedicata a San Basilio Magno e si intravvedono le rovine
dell'antico convento. Tra i massi, spuntano agrifogli e
tassi ultracentenari.
Dalla
valle, con una certa fatica, improvvisandosi capre, si sale
a Sa Punta Manna chiamata la "finestra della Sardegna"
perché, dai suoi 1126 metri di altezza, è
possibile spaziare lo sguardo, quando l'orizzonte è
terso, sia sul Mar Tirreno sia sul Mar di Sardegna. Molto
più agevole, l'ascesa a Su Nodu de S'As'isorju, che,
anche se non appare, la supera in altezza.
Da
questi due balconi naturali, è possibile contemplare
tutta la valle del Tirso, i piani del Marghine con i monti
omonimi, il Montiferru e il Campidano superiore di Oristano.
All'imbocco del sentiero che porta a S' Asqisorju, a destra,
si trova l'anfratto de 'Sa Onca Frabiqà, utilizzata
come riparo e come sepoltura, dal paleolitico al tardo Medioevo.
Lungo la vecchia strada, sempre a destra, Sa Untana de Sos
Pardes e i resti di un villaggio nuragico.
Gosqini
Paesaggisticamente
eccezionale, di primo mattino, è la strada che, attraverso
Gosqini scende al lago Cuqinadorja. È il regno dei
corbezzoli, dei ginepri e di mille altre essenze odorose.
Sulla
destra, a guardia del lago, i resti dell' insediamento nuragico-tardo
medioevale de Su Triqinzu.
Palai
Una
strada di buona percorribilità, porta a Palai. L'Angius,
vi cita un nuraghe, ma, ai nostri giorni, non se ne notano
tracce evidenti.
A
sinistra, Monte Sant'Istianu con le rovine dell'antica chiesa
e un insediamento nuragico. Dall'altura, si domina Olzai,
la piana di Ottana e ci si può divertire ad individuare
quasi altri trenta paesi.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Sul monte di Santu Basili ci sono le radici del paese. Qui
infatti si hanno testimonianze dei primi insediamenti umani
risalenti al 4000 a.C. Successivamente a queste genti si
unirono clan di nuragici fuggiaschi delle pianure del Campidano
per sottrarsi all'invasore Cartaginese: gli Iolaesi, il
cui nome, nel tempo mutò in Iliesi. Da essi avrebbe
avuto origine il paese. Oltre a Santu Basili, vari reperti
sono stati trovati nelle località di Sinasi, Su Tri'inzu,
Puzone, S'Enucrarzu, Sa 'Erina, Sos Molinos, Donni'eddu
(di origine giudicale), Sos Gadones, Moroniai, Orroco'ina.
Gli abitanti della Barbagia di Ollolai ( chiamata così
in quanto il paese, sede di curatoria in epoca giudicale,
doveva esserne il centro più importante) praticavano
ancora il paganesimo, mentre nelle pianure della Sardegna
il cristianesimo si era rapidamente imposto (IV secolo).
L'imperatore bizantino Maurizio, comprendendo che il dominio
non sarebbe mai stato completo fino a che i Barbaricini
fossero rimasti autonomi, chiese l'intervento del Papa Gregorio
Magno. Il pontefice si rivolse allora al capo dei barbaricini,
Ospitone, che viveva, secondo la leggenda, sui monti di
Santu Basili. Si rivolse a lui in quanto questi si era già
convertito alla religione cristiana, per aiutare o quanto
meno non ostacolare l'opera missionaria dei suoi inviati
Felice e Ciriaco.Durante il periodo giudicale, della curatoria
di Ollolai, anticamente, facevano parte i comuni di Gavoi,
Lodine, Fonni, Ovodda, Olzai, Mamoiada, Teti, Austis, Tiana.
In un secondo momento, vennero integrati Orgosolo e Oliena.
Evento cruciale nella storia dell'antica capitale della
Barbagia, fu l'incendio del 5 agosto 1490, che distrusse
gran parte dei rioni del villaggio. Le cause del disastro
furono viste nella Disamistade di quegli anni tra le due
famiglie più potenti del paese, gli Arbau e i Ladu,
i primi erano favorevoli agli Aragonesi, i secondi parteggiavano
per Arborea. Accadde che un figlio dei Ladu, che i frati
francescani istruivano con cura, venne ucciso e il suo corpo
fu ritrovato nel pozzo dell'orto del convento. Del delitto
probabilmente imputabile agli Arbau, vennero accusati i
frati che, abbandonando in tutta fretta il villaggio, portarono
con loro solo un pregevole Crocifisso ligneo [1], ancora
oggi conservato nella Cattedrale di Santa Giusta a qualche
chilometro da Oristano. Due giorni dopo la loro partenza,
si scatenò improvvisamente l'incendio che la leggenda
attribuisce alla maledizione lanciata dai frati che, nel
partire per non più tornare, del paese batterono
anche la polvere dai calzari, affinché niente andasse
con loro. È molto più probabile che l'incendio
fosse dovuto a una rappresaglia contro gli ollolaesi, ancora
fedeli alla ormai estinta casata degli Arborea a cui i francescani
erano legati. Secondo la tradizione orale, dei sette vicinati
dellantica capitale della omonima Barbagia: Ollolai,
su Triqinzu, Moroniai, Donniqeddu, Mirisone, Orrocoqina,
Su e Pezzi (citati anche da Vittorio Angius), protetto
dal Santo patrono, non scampò che il primo.