Oliena
(in sardo Ulìana) è un comune situato in Provincia
di Nuoro. Il paese, adagiato sotto il massiccio calcareo
del monte Corrasi, è cullato a vista dalle cime di
Corrasi e Carabidda. Sorge ai margini della Barbagia di
Ollolai a 10 km da Nuoro. Il panorama di Oliena si può
ammirare, in tutto il suo splendore, dalla cima del monte
Ortobene di Nuoro. Nel suo territorio è situato Badde
Pentumas, un suggestivo canyon.
DA
VEDERE
Il
centro storico di Oliena è tutt'oggi ben conservato;
Le strade, fatte di acciottolato, o d' "impredau",
come si dice in paese, ospitano le antiche case, tutte vicine
tra loro, che sembrano essere sorte con lo scopo di proteggersi
l'una con l'altra. Anche se in gran parte disabitate, le
antiche abitazioni conservano intatta la loro struttura
originaria. Avevano quasi tutte un cortile interno, "Su
porciu", la caratteristica arcata che predominava l'architettura
del paese. Di solito allo stesso cortile si affacciavano
3-4 famiglie, quasi sempre appartenenti allo stesso ceppo.
Entro il cortile stava il pozzo, e "Sa bicocca"
con la scala di granito in bella vista. Il centro della
vita domestica era la cucina, al centro della quale sorgeva
"su ohile", dove si faceva il fuoco. Non tutti
infatti si potevano permettere il caminetto. Il tetto, fatto
sempre con canne sostenute da grosse travi, era facilmente
deteriorabile. Se la casa possedeva un secondo piano, il
pavimento dell'elevato era in legno. Non mancava un piccolo
riparo per le capre, che ogni famiglia possedeva. La porta
d'ingresso dava sulla strada ed era rialzata rispetto al
suolo, per impedire l'ingresso dell'acqua e di animali.
C'erano
però anche alcune case ben fatte, appartenenti alle
famiglie più ricche. Sui muri del centro, si possono
osservare oggi svariati murales, che riproducono scene di
vita paesana. Un'altra particolare caratteristica del tessuto
urbano di Oliena, è l'elevato numero di chiese, all
interno dell'abitato se ne contano infatti 11. Abbiamo :
Sant'Ignazio
Santa Maria
Santa Croce
Nostra signora d'Itria
San Francesco Da Paola
San Lussorio
Su Carmene
Bonaria
San Giuseppe
Sant'Anna
Buoncammino
Non distanti da Oliena troviamo le chiese campestri di:
San
Giovanni
Nostra Signora di Monserrata
Nostra Signora della Pietà
Sul
versante Est del massiccio calcareo del Corrasi, faccia
a faccia con "Sa preda 'e Mugrones" (la pietra
del muflone), nella fertile e ubertosa valle di Guthiddai,
incontriamo una delle fonti carsiche più prestigiose
d'Europa, senz'altro la più bella dell'Italia intera.
È il magnifico Su Gologone. La sorgente, solo parzialmente
esplorata, alimenta il fiume Cedrino. La fonte ha sempre
rappresentato un'importante risorsa idrica, che dà
acqua potabile ai comuni di Oliena e Dorgali. Dopo la sorgente,
a pochi chilometri, ecco la vallata di Lanaitto, luogo dai
tratti belli e suggestivi, con grotte interessanti e visitabili
con attrezzature speleologiche; ricordiamo tra le tante:
Sa ohe, Su ventu, Su mugrone, Helihes Artas. Nella vallata,
dal punto di vista archeologico, si possono visitare diversi
siti. La Grotta Corbeddu, nella quale sono stati trovati
i resti umani più antichi della Sardegna, e il villaggio
nuragico di Carros, dove è stata rinvenuta un'importante
fonte sacra. Non è facile leggere sotto le macerie
di un villaggio che la polvere di almeno 2.000 anni ricopre,
eppure, questo villaggio, assai vasto e imponente, quando
verrà dissepolto, potrà aggiungere una nuova
pagina alla preistoria sarda. Le tombe presenti in esso,
conservano solo in parte i suppellettili che un tempo le
ornavano, ma all'interno dei nuraghi potrebbero celarsi
utensili e oggetti tali da completare le scarse conoscenze
che si hanno sulle popolazioni che abitarono la Barbagia.
Nel villaggio abbiamo un'altissima densità di nuraghi,
pari a 0,60 per km², che lo rendono forse il più
vasto della Sardegna, il quale sorge tra l'altro in una
zona ancora inesplorata. Le abitazioni erano granitiche,
ed è stata rinvenuta una grande officina che produceva
diversi manufatti in metallo, che forniva anche i vicini
centri di Gurruthone, Sòvana, Biriai e Serra Orrios.
Il villaggio non era dunque isolato ma intraprendeva fitti
scambi anche con Fenici e Cartaginesi. Sugli aspri costoni
della valle si trova il villaggio di Tiscali, dove vivevano
popoli guerrieri che mai si sarebbero assoggetati al dominio
di Roma Imperiale. Sulla parete rocciosa della fortezza
si apre un ampio finestrone dal quale si domina la sottostante
valle di Lanaitto. Da li, le popolazioni potevano controllare
tutti i movimenti dei romani. Il villaggio era un luogo
molto sicuro per i suoi abitanti, e i soldati non si sono
mai spinti in zone così impervie per cercare di catturare
i ribelli; semmai lo avessero fatto, le popolazioni indigene
erano pronte a nascondersi dentro le numerose grotte presenti
nella valle, pronti a cogliere di sorpresa gli invasori:
Alludeva proprio a queste genti Cicerone quando diceva che
i "latrunculi mustrincati" pareva sbucassero da
sotto terra come le formiche.
COSTUME
"Su hustumene", il costume: è così
definito dagli olianesi il modo di vestire tradizionale,
quello che si è conosciuto e tramandato dai nonni,
il vestiario che si indossava fino agli anni '30 da grandi
e piccoli, e che oggi è portato quotidianamente solo
dalle donne più anziane del paese, talune volte elegante
e ricco d'oro, tal'altre di fattura semplice, adatto ai
giorni di lavoro. Oggi il costume si porta come elemento
tradizionale e di cultura nelle processioni e manifestazioni
folcloristiche. Il costume di Oliena è oggi poco
imparentato con gli altri 300 presenti in Sardegna, ed è
considerato, assieme a quello di Orgosolo, uno dei più
belli dell'isola.
Le
principali parti di cui si propone il costume, sia maschile
che femminile sono:
Su
Gippone, il corpetto di panno rosso;
Su Muncadore, il copricapo, ricamato a mano con pazienza,
che và sulla testa della donna;
Sa Hammisa, la camicia, ricamata con delicati pizzi, più
complessa quella femminile, più semplice quella maschile;
Sos Carciones de Uresi, il gonnellino di orbace del costume
maschile;
Sas Miggias, le calze, anch'esse di orbace, che ricoprono
le gambe dell'uomo;
Sa Berritta, il copricapo maschile, fatta di panno nero;
Sa Hintoglia, la larga cintura di pelle;
Sa Tunica, la gonna d'orbace femminile;
Il costume olianese, ma anche quello sardo in generale,
viene realizzato interamente a mano, è di difficile
elaborazione e per questo è prezioso e ha un certo
valore. Si indossa con i classici gioielli sardi.
MANIFESTAZIONI
ED ENOGASTRONOMIA
A Oliena abbiamo numerose ricorrenze festive, alcune antiche
addirittura di secoli, altre più recenti. La notte
del 16 gennaio si prepara un grande fuoco, uno in ogni rione
del paese, in omaggio a Sant'Antonio abate, e per l'occasione
si prepara un particolare dolce, "Su Pistiddu",
che si offre agli ospiti insieme a un bicchiere di buon
vino, mentre ci si riscalda tutti insieme davanti al fuoco.
Alcune volte "Su Pistiddu" viene portato dal prete
pro "Sa Benediscione" (la benedizione). Per carnevale
invece si preparano "Sas thippulas","Sas
Rugliettas" e "Sos Gugligliones", questi
ultimi fatti di miele e mandorle. Abbiamo poi tutti i riti
della Settimana Santa, comprendenti la Via Crucis, il Mercoledì
delle Ceneri, la lavanda dei piedi agli apostoli il Giovedì
Santo, e "S'Iscravamentu" il Venerdì Santo,
durante il quale Gesù viene tolto dalla croce, ormai
morto. A Pasqua poi, si può assistere ad un evento
tra i più suggestivi dell'intera isola: "S'Incontru".
Questo rito è l'animazione scenica dell'incontro
tra la Madonna ed il Cristo risorto. Dalla chiesa di San
Francesco parte una piccola processione di fedeli che accompagna
la Madonna; Simultaneamente, un'altra processione che parte
da Santa Croce, accompagna Gesù. I due simulacri
sono ricoperti di ori votivi. L'incontro avviene in piazza
Santa Maria. Alla madonna viene tolto il velo nero del lutto,
gli spari coprono ogni altro rumore, e ad assistere, oltre
ai fedeli, ci sono centinaia di donne e uomini in costume,
che rendono ancora più bella la scena. Il 24 giugno
invece è la festa di San Giovanni "Santu Juvanne
de sos pastores", la quale chiesa, che sorge a pochi
chilometri di distanza dal paese, viene raggiunta da una
lunga processione di fedeli a cavallo, che una volta arrivati
a destinazione ascoltano la messa e gustano il pranzo (di
solito "vervehe hin patata") tutti insieme. Arriva
poi la festa patronale di San Lussorio, a fine agosto. Nei
giorni precedenti la festa, ogni sera viene allestito uno
spettacolo diverso, dal cabaret, ai canti a tenore, ai balli
sardi, fino al concerto finale, che vede come protagonista
ogni anno, un cantante di successo del panorama musicale
italiano. Il 21 agosto, giorno proprio della festa, dopo
la processione, le vie del paese sciamano di gente fino
a tarda notte. Dal 1° all'8 settembre, nel santuario
campestre di Monserrata, si festeggia la Madonna. I novenanti
alloggiano nelle tante "cumbressias" per tutto
il tempo della festa. A metà settembre poi inizia
"Cortes Apertas", una manifestazione culturale
che oggi interessa tutti i comuni dell'isola, ma che è
nata proprio ad Oliena nel 1995. Questa festa vede aprire
tutte le case e i cortili vecchi per essere visitati dai
turisti, e vengono esposti i prodotti di artigianato locale,
e tutti i dolci del posto.
Gabriele
D'Annunzio, ospite a Oliena per un breve periodo, elogia
il vino del paese, il Nepente. Oliena infatti è nota
soprattutto per il suo vino, conosciuto in tutto il mondo,
e che si produce proprio qui, alle pendici del Supramonte.
I giorni di vendemmia sono giorni di festa. Il vino si produce
presso privati, oppure nella cantina sociale, che è
tra le più produttive, ma il risultato non cambia,
non ci sono parole per descrivere quel sapore, quell'odore
particolare, o anche solo il colore, del Nepente olianese.
PERSONAGGI
FAMOSI
Gianfranco Zola - Allenatore ed ex-calciatore della nazionale,
con titolo di onorificenza inglese.
Mario Melis - Ex sindaco di Oliena, Presidente della Regione
Sardegna, Senatore e Deputato, morto il 1° novembre
2003.
Ettore Sequi - Ambasciatore italiano in Afghanistan.
Padre Giovannantonio Solinas - Martire missionario, morto
in Sudamerica; è attualmente in corso la causa di
beatificazione.
Peppino Catte - politico italiano
ORIGINI
E CENNI STORICI
Il primo insediamento abitativo di Oliena, inteso come struttura
societaria permanente, si ha in età romana, anche
se in tutto il territorio sono presenti tracce dell'uomo
fin dall'età neolitica, con una forte presenza di
villaggi e tribù nuragiche. Lo testimoniano i numerosi
ritrovamenti avvenuti presso la valle di Lanaitto e le zone
circostanti l'attuale centro abitato. Il paese, sembra essere
nato dall'unione di tribù minori, che si sarebbero
poi unite ad un preesistente villaggio, più sviluppato
rispetto agli altri, e che quindi offriva più sicurezza
contro gli invasori, ormai penetrati in Barbagia. Gli antichi
antenati di questi popoli, sarebbero stati gli Iliensi,
uomini di mare, fuggiti da Troia in fiamme. Oliena ebbe
un primo notevole sviluppo nel periodo medioevale, quando
venne edificato un castello di cui però oggi non
resta alcuna traccia, se non nella toponomastica, che denomina
appunto "Su Hasteddu", quel rione. Il paese, che
prima apparteneva al giudicato di Gallura, e alla curatoria
di Galtellì - Orosei, nel 1324 risulta sottomesso
a Pisa. Durante questo periodo si incrementa l'agricoltura
con l'introduzione di nuove colture, per lo più sconosciute
ai sardi. Ad Oliena i pisani lasciarono impronte di civiltà.
Resiste ancora il ponte in località "Pappaloppe".
Era un vecchio ponte romano riattivato dai pisani. I vecchi
lo chiamano però "Su ponte 'e sos pisanos".
Da qui veniva esportato il bestiame e i prodotti caseari.
Si importavano invece spezie e varie stoffe, tra cui il
pregiato broccato, che pisani e genovesi acquistavano dall'Oriente
Mediterraneo. A questo periodo risale anche la costruzione
della chiesa di Santa Maria Maggiore, che non a caso fu
così chiamata: S. Maria era infatti la protettrice
dei pisani. La bella chiesa, che oggi appare molto diversa
rispetto all'originaria struttura, databile tra la fine
del XIII e gli inizi del XIV secolo, troneggiava isolata
al di fuori dell'abitato. Al tempo degli aragonesi poi,
il paese poteva definirsi spagnoleggiante, tante erano le
affinità che legavano gli olianesi ai "nuovi
padroni". Siamo al 1600 circa, e il paese va edificandosi
in due distinti rioni: quello di "Sa Banditta"
e quello di "Sa Banda Manna", separati in maniera
regolare dal Rio Golathi, al punto che si sente la necessità
di costruire più ponti. Nel XVII secolo, Oliena aveva
un aspetto molto diverso da quello attuale. La grossa borgata,
fiancheggiata da fitte foreste di lecci, stava arroccata
al di sotto del già citato castello medioevale, e
le case, addossate le une alle altre, andavano digradando
dal rione "Sa Madalena" e "Sant'Idogli"
(San Giorgio), verso la chiesa di Santa Maria. Nel '900,
lo sviluppo è maggiore e in paese arriva la corrente
elettrica. Nel 1935 si dispone di un caseggiato scolastico
(prima infatti le lezioni si svolgevano in case private),
e negli anni '50 si hanno la rete idrica e quella fognaria.
Migliora l'igiene e la popolazione arriva per la prima volta
a quota 5.000. Apre il primo sportello bancario, circolano
le prime automobili e nel 1953 nasce la prima società
calcistica olianese: La Corrasi.
La
pagina più bella della storia di Oliena, è
senza dubbio quella scritta dai gesuiti. Essi arrivarono
nel paese nel 1665. Vi trovarono i frati minori di S.Francesco
da Paola, che già dal 1525 vi si erano stanziati.
Di questi ultimi resta ancora la chiesa. I membri della
Compagnia di Gesù, iniziarono la costruzione di un
grande convento, ed edificarono in seguito l'attuale chiesa
parrocchiale, dedicata al fondatore dell'ordine gesuitico:
Sant'Ignazio di Loyola. Per la costruzione della chiesa
furono usate le pietre del vecchio castello, ormai in rovina,
che vennero smantellate dagli operai. Il convento adiacente
fungeva da scuola, e perciò fu detto "Collegio";
qui si insegnavano latino e retorica. Questa scuola accoglieva
i giovani di Oliena e di tutta la zona, e probabilmente
era la scuola più importante del Nuorese. Oltre un
secolo dopo, nel 1773, in seguito alla soppressione dell'ordine,
i gesuiti dovettero abbandonare il vasto complesso da loro
creato. Sempre nel collegio i religiosi avevano installato
un frantoio e piantato un giardino ricco di agrumi e alberi
sconosciuti nella zona. Grazie al loro infaticabile lavoro
si incrementò l'agricoltura, in quanto introdussero
alberi da frutta, e l'allevamento di vacche, pecore, maiali
e cavalli. Vennero impiantati anche due gioielli di ortofrutta
lavorati in maniera razionale: "S'ortu 'e molinu",
"S'ortu 'e su re", e la vigna di Iriliai, dove
trovarono posto oltre centomila ceppi di vite. Si costruirono
ponti, strade, fontane e utili abbeveratoi, per non parlare
poi delle opere di ristrutturazione.