Nora è un'antica città
di fondazione nuragica e successivamente punica, capitale
del popolo dei Noritani. È situata sul promontorio
di Capo Pula, sulla costa meridionale della Sardegna
ad ovest di Cagliari, attualmente nel comune di Pula.
Pausania attribuisce la sua fondazione all'eroe eponimo
Norace, alla guida degli Iberi. Il più tardo
Solino attribuisce a Norace una provenienza dalla
mitica città di Tartesso. Il nome deriva da
Norace, come confermato anche dallo stesso Solino:
"a Norace Norae oppido nomen datum" (da
Norace fu dato alla città il nome di Nora).
Sono state ritrovate tracce della presenza nuragica,
attestanti una frequentazione del sito nell'età
del bronzo (in particolare un pozzo nuragico presso
le "Terme a Mare" e dei manufatti d'importazione
del miceneo III b databili alla piena età nuragica).
Nel territorio circostante sono attestati alcuni nuraghi
(Nuraghe "Sa Guardia Mongiasa" sull'unico
modesto rilievo nell'immediato entroterra; Nuraghe
Antigori di Sarroch, più distante, nel quale
sono state rinvenute ceramiche micenee). Tracce della
ripopolazione nuragica-fenicia si riferiscono all'VIII
secolo a.C. (Stele di Nora, con iscrizione in un alfabeto
simile al fenicio, con la più antica attestazione
del nome della Sardegna), mentre i resti più
antichi rinvenuti si riferiscono ad una necropoli
con tombe databili tra la fine del VII e gli inizi
del VI secolo a.C. Rimangono pochi resti della città
originaria (tophet, fondazioni di una struttura sacra
dedicata alla dea Tanit, resti di fortificazioni,
impianti artigianali nella zona più prossima
al mare). I materiali rinvenuti nelle tombe attestano
tuttavia il fiorire della città nel V e soprattutto
nel IV secolo a.C. e i precoci contatti con Roma antica.
All'epoca della conquista romana della Sardegna (238
a.C.) si trattava probabilmente della più importante
città dell'isola, scelta inizialmente come
capitale della provincia romana di Sardegna e Corsica.
In epoca romana fu municipio. I resti attualmente
presenti testimoniano dello sviluppo della città
in particolare nel II e III secolo d.C. Della città
romana si conservano i resti di numerosi edifici quali
foro, teatro, anfiteatro (non ancora scavato), impianti
termali e case di abitazione, mentre i materiali archeologici
testimoniano la continuazione e la prosperità
dei commerci con le regioni affacciate sul mar Mediterraneo.
L'abbandono della città dovette iniziare nel
corso del V secolo, con l'occupazione da parte dei
Vandali e la maggiore difficoltà dei traffici
marittimi: gli abitanti si dovettero ritirare progressivamente
nelle località più sicure dell'interno.
Nel VII secolo l'anonima Cosmografia ravennate cita
Nora come praesidium (fortezza e non più città).
La frequentazione successiva del sito è legata
alla tradizione del martirio qui avvenuto di sant'Efisio,
al quale venne dedicata una piccola chiesa eretta
nel 1089. I ruderi ancora visibili vennero identificati
con la città di Nora già dall'erudito
cinquecentesco Giovanni Fara e citati ancora dai viaggiatori
ottocenteschi. Alla fine dell'Ottocento risalgono
i primi scavi (Giovanni Spano, Filippo Vivanet nel
1889, Filippo Nissardi 1891-1892). Lo scavo sistematico
venne condotto negli anni tra il 1952 e il 1960 (Gennaro
Pesce).
TOFET
Il tofet di Nora fu scoperto nel 1889 grazie ad una
mareggiata, con gli scavi realizzati nell'anno successivo.
Qui sono stati ritrovati molti materiali, in particolar
modo alcune stele in arenaria locale, perlopiù
con raffigurazioni simboliche, comprese in piccole
edicole, con accenni agli elementi architettonici.
I materiali sono datati fra la fine del V e la fine
del IV secolo a.C.
Le stele di Nora presentano una preferenza per le
raffigurazioni simboliche: il betilo, pietra sacra
sede della divinità, ed il segno di Tanit,
dea del pantheon cartaginese, raffigurata come un
triangolo sormontato da un cerchio, spesso arricchito
da simboli astrali (disco solare e falce di luna).
Meno frequenti sono le raffigurazioni di figure umane.
Le dimensioni variano da stele piccole a veri e propri
monumenti alti più di un metro. La datazione
del tofet si può porre fra il V ed il III secolo
a.C.
TEMPIO DI ESHMUN-ESCULAPIO
Il grande complesso sacro è interessato da
varie vicende costruttive, rifacimenti e distruzioni
che hanno complicato la comprensione della planimetria
generale e la funzione dei vani. Il tempio è
disposto su diversi livelli. Interessanti alcuni ambienti,
mosaicati, databili ad età imperiale; un'abside
si apre sul lato meridionale dell'edificio. La duplicazione
del penetrale, ottenuta disponendo un tramezzo, porta
a supporre una preesistenza punica nella zona, essendo
questa una caratteristica tipica dell'architettura
sacra del mondo punico.
Lo scavo ha riportato in luce una serie di quattro
statuette piccole e due più grandi, in ceramica,
rivelatesi di notevole importanza, soprattutto cronologica.
I reperti si inquadrano nel II secolo a.C., nel periodo
romano repubblicano. La Sardegna, pur ormai politicamente
romana era ancora permeata di cultura, materiale e
tradizioni puniche. Le statuette raffigurano dei devoti
offerenti; le due sculture più grandi, più
significative, consentono l'identificazione della
divinità a cui il tempio era dedicato. Una
raffigura un uomo dormiente, disteso, attorno al cui
corpo è avvolto un serpente. È noto
che nei santuari della divinità salutifera
Esculapio era praticato il rito dell'incubazione e
che il serpente era animale sacro ai dio; quindi il
collegamento è evidente. Se si è certi
di questo e di una fase almeno del II secolo a.C.,
non esistono tracce sicure di un impianto punico precedente,
né di fasi intermedie fra il II secolo a.C.
e il IV secolo d.C. epoca in cui si data il mosaico.
L'unica traccia di questi secoli è un'epigrafe
frammentaria che si può datare agli inizi del
III secolo d.C. ma non si è certi della sua
collocazione originale.