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Gavoi
è un comune di 3.011 abitanti della provincia di
Nuoro. Situato nel cuore della Barbagia di Ollolai, in posizione
strategica fra Nuoro ed il Gennargentu, sorge sul fianco
sud-orientale di una collina (Monte 'e su Sennore) fronteggiata
dai monti di Lodine (Pisanu Mele), fra boschi e corsi d'acqua.
Nelle vicinanze si trova il lago artificiale di Gusana,
bacino di primo salto per la produzione idroelettrica della
centrale di Coghinadorzas e meta turistica. Nel territorio
ci sono diversi siti archeologici di età nuragica
e romana. Gavoi possiede da sempre un'enclave in territorio
del vicinante comune di Lodine, in località "Sa
Itria", dove è ubicato il santuario dei gavoesi.
ORIGINI
E STORIA
La storia di Gavoi è molto antica. Pare ormai accertato
che si tratti di una colonia ebraica del IV secolo d.C.,
probabilmente proveniente dalla stessa Isola: nel I secolo
d.C. i Romani avevano effettuato massicce deportazioni dall'attuale
Medio Oriente, ed avevano creato (principalmente nel Campidano
di Cagliari) colonie giudaiche in Sardegna, alcune delle
quali si erano successivamente spostate verso località
più favorevoli. Dell'età romana resta un ponte,
oggi sommerso dal lago artificiale, mentre le numerose suppellettili
di età romana, di cui si aveva notizia ancora sul
finire dell'Ottocento, con buona probabilità sarebbero
state oggetto di commerci archeologici clandestini. Della
provenienza religiosa rimane invece il culto di Sant'Antioco,
uno dei primi santi cui si riferivano le comunità
ebraiche che per ovvi motivi di opportunità si convertivano
al Cristianesimo. Lo stabilirsi di una comunità di
un certo rilievo è confermato anche dalla costante
presenza del toponimo nelle carte geografiche e dalle strade
interne, di tracciato romano, che tuttora sono in uso e
che non vennero quindi abbandonate o avvicendate. In età
medievale, si hanno cenni di Gavoi a causa dell'intensa
attività di un suo celebre mediatore, Bernardu Lepore
(o Leporo), delegato della Barbagia di Ollolai e della curatoria
di Austis, ma più prosaicamente al servizio della
celebre giudichessa Eleonora d'Arborea, per conto della
quale riuscì a raggiungere il trattato di pace del
1388 con Giovanni I d'Aragona. Il Lepore era peraltro il
favorito della giudichessa, che gli conferì il titolo
di conte e che favorì il paese con agevolazioni fiscali
e conferendo il suo patronato a competizioni equestri che
forse altro non erano che, in nuce, la ben nota corsa de
sa Itria. Al tempo, il paese apparteneva alla giurisdizione
della diocesi di Santa Giusta. Presto avrebbe accresciuto
il suo territorio di parte delle terre di Oleri (distrutta
dalla peste nel 1401) e nel 1504 divenne feudo di Pietro
Carroz d'Arborea. In questo periodo fu eretta la chiesa
di Sant'Antioco. Intorno al Seicento, la rigogliosità
dei boschi vi condusse diverse famiglie di carbonai (per
lo più provenienti dalla Toscana, come del resto
testimoniano i cognomi diffusi nel paese), che però
non distrussero le vaste foreste, ed anzi ne utilizzarono
solo una minima parte, principalmente intorno all'abitato.
Con il commercio del legname e del carbone, giunse dal Continente
anche l'architettura pisana, neo-romanica, di cui la parrocchiale
di San Gavino è un notato esempio in graniti rosati.
Nel 1604 il paese fu annesso al Ducato di Mandas. Il Settecento
fu un secolo importante per la comunità locale, che
grazie ai suoi poeti estemporanei cominciò ad essere
sempre più conosciuta nel resto dell'Isola. La tradizione
orale ha salvaguardato rime di numerosi autori che, nel
confronto con quanto tramandato in altre aree sarde, testimonia
la presenza di una produzione artistica corposa ed apprezzata.
Sulla fine del Settecento, gli echi delle pestilenze che
avevano spopolato le coste sarde giunsero anche nelle Barbagie
e a Gavoi, che da sempre si caratterizzava per la mobilità
dei suoi abitanti (dediti alla pastorizia nomade ed al commercio
ambulante) e che per questo subì questo flagello
prima di altri paesi dintorno. Ben presto la popolazione
fu decimata ed alcuni gavoesi, per salvarsi, fondarono la
vicina frazione di Lodine, che si accrebbe sino a divenire
il centro più importante del circondario. Gavoi divenne
quindi frazione di Lodine. Successivamente, almeno qualche
decennio dopo, la peste giunse anche a Lodine, mentre Gavoi
si era ormai risanata, e si ebbe perciò il fenomeno
contrario: da Lodine le famiglie si spostarono nuovamente
a Gavoi, che riprese il controllo della zona, riducendo
Lodine a frazione. Nell'Ottocento, la confluenza delle colline
a Sud-Est del paese fu indicata dal generale Alessandro
Lamarmora (che per conto dei Savoia, nuovi re di Sardegna,
esplorava l'isola e ne effettuava rilevazioni geodetiche)
come sede ottimale di un invaso artificiale per lo stivaggio
dell'acqua potabile soprattutto proveniente dal fiume Taloro.
Il progetto pare sia stato fortemente caldeggiato da un
tal Piras, gavoese, al tempo medico dei Reali a Torino,
ma non ebbe seguito immediato. All'inizio del Novecento,
con l'introduzione dell'energia elettrica, il progetto riprese
corpo e nel 1926 la società incaricata dello studio
e della realizzazione acquisì un intero quartiere
di Gavoi per stabilirvi i suoi uffici, iniziando poco dopo
le operazioni che si sarebbero concluse in via definitiva
solo dopo la Seconda Guerra mondiale. Negli anni '20, il
crollo di un muraglione che sorreggeva un terrapieno sulla
piazza di Sant'Antioco uccise una scolaresca di bambini
dell'asilo che rincasavano. La tragedia fu rapidamente avvertita
e partecipata in tutta la Sardegna, dove ormai Gavoi era
conosciutissima per l'attività dei Zillonarzos, ambulanti
che vendevano i prodotti del paese, come orbace, coltelli,
finimenti, selle, tamburi (in pelle di cane) ed il formaggio
"Fiore Sardo". Nel dopoguerra Gavoi ebbe uno sviluppo
intenso sia nelle attività tradizionali (pastorizia,
artigianato, produzioni alimentari) che nei campi finanziari,
in cui numerosi gavoesi raggiunsero posizioni di estrema
importanza sia nelle carriere pubbliche che in quelle private,
instradando poi la vispa imprenditoria locale su sentieri
efficacemente vantaggiosi. Ciò si tradusse in una
veloce crescita delle risorse disponibili ed in una ragguardevole
capacità di investimento anche in anni di crisi generale,
portando il paese a detenere quote ingenti dei possedimenti
e delle aziende dell'intera regione, superando addirittura
la stessa Nuoro. Contemporaneamente, e sino ad anni recenti,
Gavoi ha restaurato le sue tradizioni culturali e urbanistiche,
affacciandosi con poco sforzo al turismo.
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Popolazione
Residente 3.011 (M 1.480, F 1.531)
Densità per Kmq: 78,9 (Censimento Istat 2001)
CAP
08020
Prefisso Telefonico 0784
Codice Istat 091028
Codice Catastale D947
Denominazione
Abitanti gavoesi
Santo Patrono San Gavino
Festa Patronale 25 ottobre
Numero
Famiglie (2001) 1.047
Numero Abitazioni (2001) 1.258
Il
Comune di Gavoi fa parte di:
Comunità Montana Nuorese
Regione Agraria n. 2 - Gennargentu Occidentale
Area Minoranza Linguistica Sarda
Località e Frazioni di Gavoi
Santu Bainzu, Sant'Antoni, Santu Juvanne, Moddone, Malupensu,
Carthonna, Sant'Antiocru, Mesu Bidda, S'antana Nova,
Pira e via, Didova, Sa Serra, Maristiai, Loai,
Binza Bezza, Cathida, Santomine, Pireddu, Santa Maria,
Sa Mandra e sas capras, Sa Costa, Gutturinos,
S'antana e susu, Callatei, Palas de serra, Calchinarjos,
Corunè, S'isprullarju, Mal'e porcheddu, S'orroja,
Binzadonnia, Sas pischinas, Su carruzu, Su ponte e
sa codina, Sa prunitha, Cucuru e serra, Badu Lodine,
Cucuru e Basili.
Comuni Confinanti
Fonni, Lodine, Mamoiada, Ollolai, Ovodda
Chiese e altri edifici religiosi gavoesi
Santuario Nostra Signora d'Itria
Chiesa di Sant'Antioco
Chiesa di San Gavino (in stile tardo-gotico rinascimentale)
Eventi,
Feste e Sagre
Carnevale (settimana di carnevale).
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