Domusnovas
è un comune della provincia di Carbonia-Iglesias
nella zona sudoccidentale della Sardegna, nella regione
del Sulcis-Iglesiente, al centro della valle del rio Cixerri
e adagiato ai piedi del massiccio della Punta San Michele
(906 m s.l.m.). E' nota per le Grotte di San Giovanni e
meta di arrampicatori sportivi da tutta europa per via delle
spettacolari pareti rocciose site nel territorio comunale
che consentono un'arrampicata di diverse caratteristiche.
Alle spalle delle Grotte di San Giovanni si apre la valle
d'Oridda, ricoperta dalla foresta del Marganai e ricca di
miniere abbandonate, come Sa Duchessa.
ETIMOLOGIA
L'origine del nome Domusnovas è risalente al periodo
della colonizzazione romana, dal latino Domus (case) e Novae
(nuove).
DA
VEDERE
Chiesa di Santa Barbara
Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta (in stile neoromanico),
in piazza Matteotti
Pozzo Sacro (in località Pedru Cossu)
Complesso Nuragico Sa Domu e S'Orku.
LE
GROTTE DI SAN GIOVANNI
Domusnovas è nota per le Grotte di San Giovanni,
situate a circa due km dal Paese. Si tratta di una grotta
a galleria naturale lunga 850 metri, percorribile interamente
a piedi da un'estremità all'altra attraverso una
strada illuminata. È l'unica grotta con queste caratteristiche
in Italia. Fino al 2000 la strada era aperta al traffico
veicolare in quanto non esisteva una strada alternativa
per collegare Domusnovas alla valle d'Oridda. All'imboccatura
della grotta è possibile ammirare le vestigia di
un'imponente muraglia di origine preistorica.
MANIFESTAZIONI
Numerose sono le feste civili e religiose che si svolgono
durante l'anno.
Le
dominazioni pisana prima, e spagnola poi, hanno lasciato
un segno indelebile sulle tradizioni religiose di Domusnovas,
in particolare sui Riti della Settimana Santa. Non esistono
fonti scritte che permettano di datare l'inizio di tali
riti; certo è che i simulcari da sempre utilizzati
per le funzioni religiose risalgono al XIV-XV secolo. Attualmente
i Riti della Settimana Santa sono organizzati e presieduti
dalla Confraternita della Madonna Addolorata[1]. In tutte
le processioni della Settimana Santa compare la figura del
"baballottis". I baballottis ricordano gli antichi
penitenti che in periodo medioevale andavano per le strade
flagellandosi e battendosi il petto coperti dal cappuccio.
L'abito dei babballottis è costituito da una tunica
bianca legata in vita da un cingolo rosso, e da un ampio
cappuccio.
La
tarda sera del giovedì che antecede la Domenica delle
Palme - Vestizione a lutto della Madonna Addolorata - la
Confraternita affida alle mani delle componenti dell'Associazione
del SS. Rosario la statua della Vergine. La Presidente e
le socie rivestono la Vergine con abiti neri, di foggia
spagnoleggiante.
La
sera del venerdì che precede la Domenica delle Palme
si compie la processione "Sa Mamma chi circara su Fillu".
scortata dai baballottis con gli stendardi dei Misteri Dolorosi
e dalla Confraternita, il simulacro della Vergine Addolorata
è portato per le strade del paese alla ricerca del
Figlio. Questa processione interrotta per alcuni decenni
è stata reintrodotta dalla Confratenita nel 1997.
Il
Venerdi Santo è il giorno più intenso, ricco
pathos. Alle nove del mattino i simulacri dell'Ecce Homo
e della Vergine Addolorata scortati dalla Confraternita
raggiungono la chiesa di S.Barbara. Qui dopo un piccola
liturgia inizia la processione del Crocifero. Il Cristo
che porta il solo asse orizzontale della Croce seguito dalla
Vergine, percorre, portato in spalla da 16 uomini, per le
vie del centro. Giunti nella chiesa della B.V.Assunta viene
scoperta la scena del calvario. Su una croce di quattro
metri si trova il Cristo Crocifisso, spendida opera del
XV secolo.
La
sera invece alle ore 21.00 avviene il rito più antico
e il più suggestivo: Su Scravamentu (Il dischiodamento
di Gesù dalla Croce). Nella chiesa della B.V.Assunta
fanno il loro ingresso i Babballottis con le matraccas,
il tamburo e la loro croce, seguiti dalla Veronica, le guardie
romane, i Giudei, il San Giovanni e la Maddalena, la Confraternita
e infine la Vergine Addolorata. Dopo l'omelia i Giudei silenziosamente
compiono il rito. Segue poi la processione con il Cristo
Morto per le vie del centro illuminate da piccole candele.
La
domenia di Pasqua alle ore 11.00 si compie l'ultimo dei
riti paraliturgici pasquali: S'Incontru (l'incotro tra il
Cristo Risorto e la Madonna). Nella piazza Matteotti la
Madonna, che indossa ancora il velo nero, corre incontro
al Cristo Risorto. Dopo che i simulacri si salutano con
tre inchini, mentre suonano le campane a festa e i cacciatori
esplodono dei colpi a salve, alla Vergine viene fatto indossare
il velo azzurro della festa. Segue poi la processione per
le vie del paese.
ORIGINI
E STORIA
Domusnovas è stata abitata fin dai tempi più
remoti. Ancora oggi infatti troviamo le tracce di insediamenti
risalenti al neolitico,come i resti delle due mura ciclopiche
che chiudevano l'ingresso della grotta di San Giovanni e
che vennero demolite nel XIX secolo. L'età nuragica
ha lasciato segni evidenti, il più importante dei
quali è il nuraghe "Sa Domu 'e s'Orcu".
Questo nuraghe è costituito da una torre centrale
circondata da un bastione di figura irregolare con al suo
interno un cortile, circondato all'esterno da una muraglia
intercalata da cinque poderose torri. Durante la dominazione
romana, Domusnovas, era un grosso villaggio situato lungo
la strada della Kalaris-Sulcis e si trovava nel distretto
della vicina Metalla, dalla quale riceveva il minerale da
lavorare nelle sue fonderie, situate lungo il corso del
rio San Giovanni. Nel 1257 il giudicato di Cagliari venne
occupato dalle truppe di Pisa e la piana del Cixerri venne
concessa al Conte Ugolino Donoratico della Gheradesca. Il
conte Ugolino, giunto nei suoi territori sardi non essendo
ancora sorta Villa di Chiesa (Iglesias), si stabilì
a Domusnovas, all'epoca cinta da mura, dove costruì
una rocca. Nel 1288 il Conte fu fatto prigioniero dai Pisani
e morì in carcere. Il figlio, Guelfo, con la popolazione
di Domusnovas e Villa di Chiesa, si ribellò a Pisa,
scatenando l'immediata reazione della città toscana
che inviò le truppe sotto il comando di Ranieri e
del Giudice d'Arborea, Mariano II. Guelfo perdette e Domusnovas
venne occupata dagli Arboresi, i quali smantellarono la
rocca. Guelfo ritornò all'assalto, aiutato dal fratello
Lotto, e riprese, ma solo per poco tempo, il potere. I due
fratelli furono poi definitivamente sconfitti e messi in
fuga. Il dominio pisano durò poco: nel 1324 si ebbe
l'occupazione Aragonese ad opera dell'Infante Alfonso. Durante
questo periodo Domusnovas fu amministrata da un Vicario
inviato dal Re in persona e nel 1355 inviò due rappresentanti
all'assemblea per la costituzione del primo parlamento sardo.
Nel 1432 il re Alfonso affidò Domusnovas a Luigi
D'Aragal suo luogotenente. Gli Aragal furono i feudatari
fino al 1510 quando estinta la famiglia il feudo passò
a Ludovico Bellit e ai suoi eredi e nel 1605 subentrò
Ludovico Gualbes. Nel 1627 passò ad Antonio Brondo
e ai suoi eredi fino al 1730 quando il feudo passò
a Cristoforo Bou Crespi di Valdaura e ai suoi eredi fino
all'anno 1839 in cui i feudi furono aboliti. Nel XIX secolo
l'economia fu concentrata quasi esclusivamente sull'attività
mineraria, abbandonando l'attività agricola e pastorale
che aveva caratterizzato l'economia di Domusnovas nei periodi
precedenti. Questa tendenza proseguì fino agli anni
'50 del XX Secolo, quando il comparto minerario entrò
in crisi in tutta la Regione.