Carloforte
(U Pàize, ossia Il Paese in ligure tabarchino) è
un comune di 6.488 abitanti della provincia di Carbonia-Iglesias,
situato sull'isola di San Pietro; l'isola, piuttosto grande
per essere occupata da un solo comune, è situata
a circa 10 Km dalla costa sarda, nella regione del Sulcis-Iglesiente.
Oggi é un comune onorario della Provincia di Genova.
MANIFESTAZIONI
La Madonna dello Schiavo, Patrona di Carloforte
La Madonna, (una piccola statuetta in legno), probabilmente
una piccola polena di un veliero portata sulla spiaggia
dai marosi, fu trovata dal giovane schiavo tabarchino Nicola
Moretto nella spiaggia di Nabeul, presso Tunisi il 15 novembre
1800. Il ritrovamento della "Madonnina Nera" fu
accolto come un segnale divino dagli schiavi in terra d'Africa,
ma soprattutto come esortazione e conforto per sopportare
le tribolazioni e le persecuzioni. Portata nell'Isola di
San Pietro nella loro emigrazione dagli schiavi liberati,
la Madonnina è rimasta un fortissimo simbolo di fede
ma, al di fuori del significato strettamente religioso,
anche di libertà e di forte unione solidale della
comunità. La festa della Madonna dello Schiavo è
senza dubbio quella più sentita dalla comunità
Carolina e da diversi anni questa festa si rinnova anche
a Pegli l'ultima domenica di novembre.
San
Pietro, Patrono dei Pescatori.
La devozione a San Pietro risale alle origini della colonia.
Il culto per il santo protettore dei corallari e dei tonnarotti
verteva attorno alla chiesetta delle Fontane, di impianto
duecentesco, ma ristrutturata nel XVIII secolo. Ancora oggi
il 29 giugno è festa solenne per Carloforte. I festeggiamenti
si concludono a sera con una suggestiva processione a mare
e, successivamente, spettacolo pirotecnico a tempo di musica.
La devozione religiosa svolse importante funzione per propiziarsi
la benedizione divina nelle imprese di mare, data la forte
tradizione marinara della popolazione, e nella calata della
Tonnara, importantissima risorsa dei secoli passati, impresa
a cui partecipava tutta la popolazione.
Girotonno
Manifestazione culturale e gastronomica che si svolge tutti
gli anni durante la mattanza dei tonni, valorizzandone le
tradizioni. Il logo di questa manifestazione raffigura un
tonno multicolore al cui interno vi è l'isola di
San Pietro.
Creuza
de ma
"Creuza de mà" è la manifestazione,
giunta alla seconda edizione, che si svolge a Carloforte
nel mese di settembre. Essa fa parte dell'iniziativa "le
isole del cinema" che si compone di 4 manifestazioni
tra cui "Pensieri e parole" (isola dell'Asinara),
"La valigia dell'autore" (isola La Maddalena),
"Una notte in Italia" (isola di Tavolara) e appunto
"Creuza de ma" a Carloforte.
EDIFICI
RELIGIOSI
Oratorio della Madonna dello Schiavo, in via XX Settembre
Chiesa parrocchiale di San Carlo Borromeo
Chiesa di San Pietro (settecentesca)
DIALETTO
LIGURE TABARCHINO
Il dialetto tabarchino, con ambizioni di lingua scritta,
origina direttamente dal Ligure del XVI secolo e si è
in parte coevoluto con la lingua ligure e genovese per via
dei contatti mantenutisi con la madrepatria, sia durante
la permanenza in Tunisia, che dopo la colonizzazione dell'isola
di San Pietro, per transito di persone e di traffici. Infatti
il porto di Carloforte, per la sua posizione, ha avuto fino
all'inizio del 1900 una notevolissima importanza come sede
di navigazione e traffico marittimo di medio cabotaggio.
La lingua conserva come deposito linguistico alcuni sostantivi
e rare forme grammaticali alquanto desuete nel genovese
attuale, non riporta peraltro i francesismi affluiti nel
genovese nei secoli recenti. E' curiosa la perdita di termini
dialettali non più (ovviamente) usati in terra africana,
come quelli per il gelo, la neve ed il ghiaccio, riacquisiti
poi dall'italiano; sono anche ovvie le acquisizioni per
nomi di cibi o verdure tunisini fatti propri dai tabarchini
ed appartenenti ora alla cultura tabarchina, il cashcà
(derivato dal cus-cus tunisino) noto piatto di semola di
grano, la facussa (dal tunisino faguss), un particolare
cetriolo dolce. L'accento (còccina) del tabarchino
tipico è soprattutto quello di Pegli e del ponente
ligure, piuttosto che quello del genovese puro. Come affluenze
linguistiche esterne sono da segnalare pochissimi sostantivi
di origine sarda, araba, toscana, in ordine di ricorrenza.
La lingua tabarchina è in Italia tra le maggiori
come frequenza di uso nella sua popolazione competente,
(oltre l'80% della popolazione la usa correntemente).
CENNI
STORICI
Carloforte è un'isola linguistica ligure e si può
considerare una "località di Genova antica",
in quanto l'isola di San Pietro, a poca distanza dalla costa
sarda (Sud-Ovest della Sardegna) fu colonizzata da Pegliesi
provenienti da Tabarca, località tunisina, nel 1738.
Carloforte, unico centro abitato dell'isola, fu realizzata
su progetto dell'architetto piemontese Augusto de la Vallée.
Gli abitanti di Carloforte conservano ancora intatto il
dialetto dei loro avi liguri che per il comune passaggio
nell'isola tunisina di Tabarka è detto Tabarchino.
Gli abitanti di Carloforte sono detti Carlofortini o Carolini;
parlando di se' stessi, in termini di etnia, si definiscono
Tabarchini. I suoi abitanti partirono nel 1542 da Pegli,
giungendo da Pegli e dai vicini paesi della riviera ligure,
ed al seguito dei Lomellini, cospicuo casato genovese dedito
ai traffici, si insediarono sulla costa tunisina nell'isolotto
di Tabarka nei pressi di Tunisi, dove pescarono corallo
e si dedicarono a traffici e commercio fino al 1738; vennero
per questo definiti "Tabarchini". Nel 1738 una
parte dei Tabarchini, con a capo Agostino Tagliafico, accettò
la proposta del Re Carlo Emanuele III di Savoia di colonizzare
l'isola di San Pietro, allora deserta; negli ultimi anni
a Tabarka era diminuito il corallo, la concessione dei Lomellini
era diventata meno redditizia, ed erano aumentati i dissidi
con gli Islamici. In onore del Re il paese si chiamò
Carloforte ed a San Carlo Borromeo fu dedicata la chiesa
parrocchiale, il re donò per l'occasione un pregiato
quadro raffigurante il Santo Patrono, ancora oggi nell'abside
della parrocchiale, testimone della colonizzazione dell'isola.
Dopo i primi tempi durissimi per la presenza di aree insalubri,
poi bonificate, e conseguenti malattie, in breve la colonia
riuscì a migliorare le proprie condizioni ed a prosperare,
fu di supporto l'arrivo di altri coloni da Tabarka, e di
un gruppo di famiglie provenienti direttamente dalla Liguria.
Una ampia zona paludosa bonificata presso il paese fu allestita
a salina che risultò essere molto redditizia. Un
secondo insediamento di coloni provenienti da Tabarka avvenne
nel 1770 nella vicina Isola di Sant'Antioco, sul lato prospicente
all'Isola di San Pietro, dove fu fondato il paese di Calasetta.
Nel 1798 Carloforte subì una feroce incursione piratesca:
900 suoi abitanti furono catturati e tenuti schiavi a Tunisi
per 5 anni. Successivamente furono riscattati. Le persecuzioni
piratesche però continuarono ancora per diversi anni,
fino a quando il fenomeno fu definitivamente represso in
tutto il Mediterraneo. A testimonianza delle incursioni
barbaresche restano ancora alcuni tratti di mura di cinta
a difesa del paese, la dotazione di forti, e diverse torri
di avvistamento. Il 10 novembre 2004 Carloforte è
stato riconosciuto come comune onorario dalla Provincia
di Genova in virtù dei legami storici, economici
e culturali con il capoluogo ligure e, in particolare, con
Pegli. Nel 2006 questo riconoscimento fu dato anche alla
vicina città di Calasetta. Carloforte vive tutti
gli anni celebrazioni di gemellaggio con Pegli. Anche l'architettura,
la cultura, i costumi, gli usi di Carloforte sono di tipo
strettamente ligure. Una parte minore di popolazione proveniente
dall'esodo di Tabarca si diresse alla costa spagnola nei
pressi di Alicante, fondando il villaggio di Nova Tabarca,
dove però la popolazione attuale, pur conservando
in parte i cognomi originali, è stata completamente
assorbita come linguaggio e costumi dalla comunità
di lingua catalana. La popolazione di origine tabarchina
è dispersa inoltre in tutto il mondo, primariamente
a Genova e sulla costa ligure, a Gibilterra, a Boca di Buenos
Aires, ed in genere soprattutto in città portuali
per un numero stimato di oltre 18000 persone.