Carbonia
(in sardo Carbònia o Crabònia) è
un comune, capoluogo della provincia del Sud Sardegna.
Il suo nome sta ad indicare luogo o terra del carbone,
a testimonianza della sua vocazione mineraria. Carbonia
è situata nel sud-ovest della Sardegna, nella
storica regione del Sulcis di cui è il principale
centro urbano, a circa 65 km a ovest di Cagliari,
in un'area un tempo paludosa e in seguito bonificata
durante la costruzione della città. La morfologia
del territorio è in buona parte pianeggiante,
con pochi rilievi di altitudine modesta (inferiore
ai 300 metri), tra cui monte Sirai (da cui si può
ammirare un panorama della laguna di Sant'Antioco),
monte Crobu, monte Leone e monte Rosmarino. Il colle
più elevato nel comune è il monte San
Michele Arenas (in sardo: Santu Miali), alto 492 m
s.l.m.. Da questo colle, nei pressi dei ruderi della
chiesa di San Michele, forse di origine bizantina
ma ormai scomparsa, si può ammirare un vasto
panorama con quasi tutti i comuni del Sulcis, escluso
Gonnesa e Teulada. La città è attraversata
dal rio Santu Milanu e dal suo affluente rio Cannas,
due corsi d'acqua a carattere torrentizio i cui alvei
sono in secca per buona parte dell'anno, e che sfociano
nella laguna di Sant'Antioco. Il rio Santu Milanu
o Millanu (che significa rivo San Gemiliano o Emiliano,
santo del I o II secolo d.C., originario di Cagliari,
venerato nel sud Sardegna) era denominato nelle carte
catastali dell'Ottocento riu Bau Baccas (rivo Guado
delle Vacche).
DA
VEDERE
Monte Sirai: Situato alla periferia nord-ovest della
città, ospita una vasta area di interesse archeologico
con una necropoli fenicio-punica e un tophet Inoltre
poco distanti si trovano varie domus de janas di epoca
neolitica e i resti del nuraghe Sirai.
Sirri: Nella frazione sono state rinvenute delle domus
de janas anch'esse risalenti al neolitico, nelle rocce
denominate di "Su Carroppu".
Cannas di Sotto: Praticamente inglobata nel tessuto
urbano si trova una necropoli ipogea, in parte ancora
inesplorata.
Monte Crobu: In questa località sono state
rinvenute delle domus de janas risalenti al neolitico.
Piazza Roma: Tipico esempio di architettura fascista,
è il cuore sociale della città. Sorge
sul monte Fossone, e ospita buona parte degli edifici
della vita pubblica cittadina. Ristrutturata a inizio
millennio, con la rimozione della strada interna creata
nel dopoguerra e il rifacimento della pavimentazione
e degli arredi urbani, nel 2007 uno studio di 5 università
europee l'ha inserita tra le 60 piazze più
vivibili d'Europa.
Via Crucis (1938): Quadri lignei di Eugenio Tavolara
nella chiesa di San Ponziano.
Santa Barbara (1938): Statua in marmo bianco di Carrara
di Gavino Tilocca collocata dal 1994 nel chiostro
della chiesa di San Ponziano.
Bassorilievo allegorico marmoreo (1939): Bassorilievo
di Venanzo Crocetti, nell'ex sacrario della torre
Civica.
Nascita di Carbonia (1938): Quadro futurista di Corrado
Forlin, nell'ex sala udienze (o del Direttorio) della
torre Civica.
Frammento di Vuoto I(2005[8]): Una delle ultime sculture
realizzate da Giò Pomodoro prima della sua
morte, si trova davanti al palazzo del comune in piazza
Roma. È formata da un grande blocco di marmo
bianco di Carrara, con dinanzi una vasca d'acqua a
pianta rettangolare.
Pietra sonora: Statua di Pinuccio Sciola, in grado
di produrre particolari suoni se strofinata in una
certa maniera, situata davanti all'ingresso del teatro
Centrale.
Monumento al Minatore (1988): Situata nei giardini
pubblici tra piazza Roma e via Roma, questa statua
in bronzo di Giuseppe Vasari fu posta in occasione
del cinquantenario della fondazione della città
a ricordo dei propri minatori.
Monumento ai Caduti: Statua posta in piazza Rinascita
in onore dei caduti delle guerre, realizzata dallo
scultore Franco DAspro.
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa di San Ponziano (1938 - ing. Cesare Valle e
arch. Ignazio Guidi): la principale chiesa cittadina,
situata nella centrale piazza Roma, fu inaugurata
con la città e consacrata il 18 novembre 1939.
Realizzata in stile neoromanico e basata su progetto
degli architetti della fondazione cittadina Valle
e Guidi, presenta una forma dell'edificio rettangolare
con pianta interna a croce suddivisa in una navata
centrale e due laterali. All'esterno il materiale
maggiormente utilizzato in fase di costruzione è
la trachite e il granito, che caratterizza buona parte
degli edifici del centro cittadino. La chiesa fu danneggiata
in maniera importante dai bombardamenti del 1943,
che distrussero il rosone originale. A fianco della
chiesa sorge il campanile a pianta quadrata, alto
46 metri, realizzato anch'esso in trachite (a parte
la cuspide) e che riprende le linee di quello di Aquileia.
Chiesetta del rione "Lottobì", già
"Lotto B", o ex chiesa Beata Vergine Addolorata
(1947): caratteristica chiesetta situata nel quartiere,
ottenuta dalla trasformazione di un ex camerone presente
nella zona di via Sicilia. Caratterizzata da un piccolo
campaniletto a vela nella facciata, fu chiusa nel
1958, anno di apertura della nuova chiesa della Beata
Vergine Addolorata, situata nel vicino quartiere di
Rosmarino.
Chiesa Beata Vergine Addolorata (1958)
Chiesa Gesù Divino Operaio (1953)
Chiesa di Santa Barbara (1938): La chiesa della frazione
di Bacu Abis, fu edificata in seguito a un voto fatto
dai minatori delle miniere di questa località,
minatori di cui Santa Barbara è la patrona.
Costruita in stile razionalista, è affiancata
da un campanile alto circa 15 metri. Nelle vicinanze
si trova anche la Grotta di Lourdes, una riproduzione
in scala di quella della città francese, realizzata
nel 1953.
Chiesa di Santa Maria di Flumentepido (XI secolo):
situata nella frazione di Flumentepido, risale all'XI
secolo. Di stile romanico, presenta una facciata con
campanile a vela e interno a navata unica.
Chiesa di Santa Lucia di Sirri (di origine medievale):
situata fuori dall'abitato di Sirri, risalente forse
al periodo giudicale, ma fortemente rimaneggiata.
Chiesa di Santa Barbara di Piolanas (di origine medievale):
situata in località Piolanas (nel Medau o Casale
Manca), risalente forse al periodo giudicale, ma fortemente
alterata dai pesanti restauri.
EDIFICI
STORICI
Torre Civica (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali):
situata in piazza Roma, è alta 27.5 metri suddivisi
in 5 piani. Nota come torre Littoria durante il regime
fascista, da questo edificio Mussolini pronunciò
il discorso di inaugurazione della città. Utilizzata
per vari scopi nel corso degli anni, fu tra le altre
cose sede della Pretura sino agli anni settanta. Oggi
ospita alcuni uffici comunali.
Teatro Centrale (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali):
situato in piazza Roma, a lungo fu utilizzato anche
come cinema.
Dopolavoro Centrale (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali):
situato tra la torre Civica e il teatro Centrale,
questo edificio a due piani, ristrutturato recentemente,
ospita tra l'altro la nuova sala del consiglio comunale.
Palazzo Municipale (1938): occupa il lato ovest della
piazza Roma.
Villa Sulcis (1938 - arch. Eugenio Montuori): situata
nell'omonimo parco, fu la residenza di servizio del
direttore delle miniere cittadine. Ospita oggi l'omonimo
museo archeologico.
Scuola Nord o liceo classico (1938): situato in via
Brigata Sassari
Asilo infantile (1938): situato in via Brigata Sassari
Scuola Sud ora scuola media Satta (1938): situato
in via della Vittoria
Albergo Centrale (1938 - arch. Eugenio Montuori):
ubicato in via Fosse Ardeatine
10 alberghi operai (1938): ubicati in via Umbria,
via Costituente e via Mazzini
Cine-Dopolavoro-Torretta comunitaria (1938 - arch.
Gustavo Pulitzer-Finali e aiuti): ubicato in piazza
S. Barbara a Bacu Abis
Dopolavoro rionale Nord o Rosmarino (1938 - arch.
Gustavo Pulitzer-Finali e aiuti): ubicato in piazza
Primo Maggio
Dopolavoro rionale ora parrocchia San Giovanni Bosco
(1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali e aiuti): ubicato
in via Coghinas
dopolavoro rionale (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali
e aiuti): ubicato in piazza Marinai d'Italia
dopolavoro rionale Sud (1938 - arch. Gustavo Pulitzer-Finali
e aiuti): ubicati tra via della Vittoria e via Mazzini
Edificio dell'istituto tecnico commerciale Beccaria,
già centro di accoglienza per minatori (1939
- arch. Eugenio Montuori): ubicato in piazza Repubblica
2 edifici tipo "L", uno del "Caffè
Roma" (1939 - arch. Eugenio Montuori): ubicati
tra piazza Repubblica e via Costituente
Palazzo Ceva (o Ce.Va) (1940 - arch. Eugenio Montuori,
con aiuti dei tecnici Ceppi e Varsi): ubicato in piazza
Iglesias
Isolato e rione Palazzoni di Serbariu (1940 - arch.
Eugenio Montuori e aiuti): ubicati tra via Sanzio
e via Manzoni
Complesso ex Nucleo Carabinieri ora sede della giunta
provinciale (1940): ubicato in via Fertilia
Direzione della miniera o villa di Anselmo Roux (casa
padronale di fine ottocento): via Pietro Micca a Bacu
Abis
Portici di Piazza Venezia (1940-'42): piazza centale
di Cortoghiana porticata e con edifici a portici.
MUSEI
Museo archeologico di Villa Sulcis: sito nel parco
di Villa Sulcis, ospita vari reperti rinvenuti nei
siti archeologici della città e delle vicinanze.
Museo civico di Paleontologia e Speleologia "Edouard
Alfred Martel": sito all'interno dell'area della
miniera di Serbariu, ospita una collezione di reperti
a partire dal cambriano inferiore sino al quaternario,
(da 570 milioni di anni fa ad oggi).
Museo del carbone - Centro italiano della cultura
del carbone - Grande Miniera di Serbariu
Museo sardo delle "attività agro-pastorali":
raccolta di diversi materiali del mondo agro-pastorale
presso il ristorante Tanit.
ORIGINI
E STORIA
I primi insediamenti in epoca moderna di quella che
oggi è Carbonia si ritrovano nell'abitato di
Serbariu, divenuto comune autonomo nel 1853, staccandosi
da Villamassargia come altri comuni del Basso Sulcis
nel XIX secolo. La scoperta di grandi giacimenti carboniferi
nel sottosuolo sulcitano, portò nei primi decenni
del Novecento all'apertura di varie miniere e a numerosi
lavori di sondaggio per valutare l'eventuale apertura
di nuovi pozzi grazie alle seguenti società
carbonifere. Così il 9 dicembre 1933 a Trieste,
nella sede dell'Arsa o Società Anonima Carbonifera
Arsa (istituita nel 1919), nacque la Societa Mineraria
Carbonifera Sarda SpA, o semplicemente Carbosarda,
per rilevare le miniere di carbone del Sulcis, gestite
dalla Società anonima miniere di Bacu Abis
(costituita a Torino nel 1873 dall'ing. Anselmo Roux)
con questa società già dichiarata fallita
il 12 aprile 1933 per difficoltà finanziarie.
Guido Segre, alto esponente della comunità
ebraica triestina e già presidente dell'Arsa,
fu il primo presidente della Carbosarda. Poi il 9
giugno 1935 vi fu la comunicazione dell'istituzione
del bacino carbonifero del Sulcis da parte di Mussolini
nella sua prima visita a Bacu Abis. Da tutto ciò
ne consegue che il 28 luglio 1935 con R.D.L. n. 1406
si costituì l'A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani),
con primo presidente sempre Guido Segre, che gestì
il bacino carbonifero del Sulcis con la Carbo-Sarda
o Carbosarda, o anche S.M.C.S. (Società Mineraria
Carbonifera Sarda) e quello minerario dell'Istria
sud-orientale con la Carbo-Arsa o Arsa. L'ebreo Segre
fu il vero artefice e dinamico presidente di tutte
le società minerarie in attività sia
nel bacino carbonifero sulcitano sia in quello istriano,
costruendo due nuove città operaie di fondazione
vicino alle miniere: Arsia e Carbonia. Verso la fine
del 1936 con il metodo dei sondaggi vi fu la scoperta
del giacimento di carbone nella zona di Serbariu-Sirai,
che si rivelò di un'enorme vastità,
tanto che l'A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani), proprietaria
dell'intero bacino carbonifero con la Carbosarda e
in previsione di un'intensa attività estrattiva,
propose al governo di costruire una città operaia
vicino alle miniere e al porto di Sant'Antioco per
il trasporto e l'imbarco del minerale. Il governo,
condividendo la scelta dell'A.Ca.I., decise così
di fondare una nuova città mineraria, da costruire
al servizio della miniera e dei suoi lavoratori. Il
nome scelto, Carbonia, denominazione futuristica che
significa "terra o luogo del carbone" caratterizza
questa volontà.
Fu
così che nel 1937, nei pressi della miniera
di Serbariu, iniziarono i lavori per l'edificazione
di Carbonia, fortemente voluta dal regime fascista.
Precisamente il giorno della fondazione del centro
comunale viene fatto risalire al 9 giugno di quell'anno,
data della prima visita del capo del governo fascista,
Benito Mussolini, al centro carbonifero di Bacu Abis
(destinata a divenire frazione mineraria di Carbonia,
molto simile ad Arsia, in Istria), avvenuta due anni
prima nella stessa data. La rituale cerimonia della
fondazione di Carbonia, con le tipiche celebrazioni
del regime di quel periodo, si realizzò, in
presenza delle diverse autorità civili, militari
e religiose, con la posa della prima pietra e di un
astuccio contenente una pergamena (con i nomi dei
partecipanti al rito battesimale della nuova città)
nel fosso delle fondamenta della torre Littoria, ora
torre Civica, primo edificio costruito in città
sul Monte Fossone.
La
costituzione del comune di Carbonia fu stabilita con
Regio Decreto numero 2189 del 5 novembre 1937. Secondo
larticolo 1 del suddetto Decreto si prevede
l'istituzione del comune di Carbonia con capoluogo
nel villaggio minerario in località Monte Fossone,
la cui circoscrizione comprende lintero territorio
del comune di Serbariu, nonché le parti dei
territori dei Comuni di Gonnesa e di Iglesias, delimitate
in conformità della pianta planimetrica. I
lavori, costati circa 325 milioni di lire dell'epoca,
vennero completati nel 1938, sebbene parecchi quartieri
sarebbero stati costruiti negli anni successivi. I
lavori si basarono sui progetti realizzati dall'ingegner
Cesare Valle e dall'architetto Ignazio Guidi.
La
data che è comunemente celebrata come l'anniversario
della città è quella dell'inaugurazione
che avvenne il 18 dicembre 1938 alla presenza di Mussolini,
il quale, nella sua seconda visita del bacino carbonifero
del Sulcis, tenne un discorso inaugurale e propagandistico
dalla torre Littoria in presenza di oltre cinquantamila
persone, radunate nella centrale piazza Roma, a conclusione
dei lavori di edificazione del centro urbano della
città. Carbonia, la seconda città a
carattere minerario realizzata dal regime dopo Arsia,
andò a sostituire il comune di Serbariu (divenuto
frazione della città), oltre ad inglobare nel
suo territorio aree dei comuni limitrofi che il governo
aveva trasferito alla nuova città. Seguì
poco dopo un riconoscimento per Carbonia con lattribuzione
del titolo di città (con Regio Decreto Legge
del 9 febbraio 1939).
La
città, negli anni dell'autarchia, fu meta di
un vasto flusso migratorio da altre regioni dell'isola
e anche da oltre Tirreno (si valuta che l'11% della
popolazione cittadina dell'epoca provenisse dalle
altre regioni italiane[3]), infatti le miniere di
carbone sulcitane lavoravano a pieno regime essendo
una delle principali fonti di approvvigionamento di
combustibile dell'Italia dell'epoca, fatto che aumentò
notevolmente i livelli occupazionali nel Sulcis. Nel
periodo dal 1940 al 1943, tutte le miniere del bacino
carbonifero del Sulcis furono militarizzate; furono
raggiunti i massimi livelli di produzione di carbone
con grandi sacrifici e numerosi incidenti sul lavoro
anche mortali. La Carbosarda, forte della condizione
di azienda militarizzata, attuò un regime di
sfruttamento con provvedimenti arbitrari come l'aumento
dei viveri di prima necessità negli spacci
aziendali e il costo dell'energia, fino all'aumento
degli affitti per le case dei minatori e per gli alberghi
operai, in contrasto con gli accordi contrattuali,
tanto che vi fu quasi subito un'unanime reazione di
contrapposizione da tutti i lavoratori del bacino
carbonifero del Sulcis. Così il 2 maggio 1942
nella città vi fu il primo sciopero d'Italia
durante il regime fascista e la guerra, contro il
caro vita, organizzato da cellule clandestine del
partito comunista e diretto da Tito Morosini, delegato
confederale del sindacato dei lavoratori, iniziato
con l'astensione totale dal lavoro nei pozzi carboniferi
di Sirai. La gente accorsa a Carbonia in questi anni
fu superiore alle aspettative del governo, e per accogliere
parte di questi minatori fu inaugurata il 15 maggio
1942 Cortoghiana (anche in questo caso alla presenza
di Mussolini, che, con la sua terza visita nel Sulcis,
fece un secondo discorso in piazza Roma a Carbonia),
tuttora una delle frazioni più popolate di
Carbonia, da cui dista pochi chilometri.
Durante
la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943 Carbonia fu bombardata
tre volte dagli aerei anglo-americani, poi divenuti
alleati, seppur subendo danni minori rispetto a quelli
patiti da altri centri dell'isola. Dopo la fine del
conflitto e la caduta del fascismo si visse un nuovo
periodo di espansione economica, essendo le miniere
carbonifere sulcitane rimaste le sole a poter garantire
adeguati livelli di produzione nel paese, dopo che
l'Istria e i suoi giacimenti erano passati alla Jugoslavia.
Dal
7 ottobre 1948 al 17 dicembre dello stesso anno fu
effettuato lo sciopero "bianco" dei 72 giorni,
attuazione della "non collaborazione" per
contrastare le misure repressive e provocatorie della
direzione della Carbosarda, in attuazione di una rigida
politica di costi e ricavi nella gestione aziendale,
posta in essere con licenziamenti e trasferimenti
di personale (soprattutto quello più politicizzato
e sindacalizzato), aumento indiscriminato dei fitti
delle case e degli alberghi operai, dei viveri negli
spacci aziendali, dei prezzi dell'energia e del carbone
ceduto alle maestranze, riduzione arbitrarie degli
stipendi anche con applicazione delle multe ai dipendenti
responsabili di presunti disservizi.
Lo
sciopero "bianco" si attuò con la
"non collaborazione", cioè i minatori,
presenti regolarmente al lavoro nei cantieri minerari,
dopo le 8 ore di normale servizio giornaliero, non
effettuarono più prestazioni straordinarie
a cottimo (retribuite secondo la quantità di
carbone estratto), in base a precedenti accordi aziendali,
tanto che la produttività della Carbosarda
scese del 50%. La direzione della Carbosarda reagì
con misure drastiche e incontrollate ancora più
pesanti di quelle sopra indicate, ricorrendo con intimidazioni
alla polizia e alla magistratura. Esplose così,
non solo a Carbonia e nel Sulcis, ma anche in tutta
la Sardegna e nel resto della penisola, un vasto movimento
popolare di solidarietà e sostegno alla lotta
dei minatori carboniferi con i seguenti gesti significativi:
parecchi lavoratori sottoscrivono a loro favore mezza
giornata di paga, come i dipendenti comunali di Carbonia;
i commercianti della città aprono crediti alle
famiglie dei minatori; la C.G.I.L. nazionale inviò
più volte un contributo di un milione di lire;
i minatori di tutta Italia proclamarono uno sciopero
di 24 ore in segno di solidarietà. Un tentativo
di mediazione, fra la direzione mineraria e le rappresentanze
sindacali, promosso dal Ministero del Lavoro il 19
novembre 1948 fallì per rigidità e intransigenze
della Carbosarda. Dopo un lungo braccio di ferro nel
quale la Direzione della Carbosarda minacciò
di non corrispondere salari e gratifiche natalizie,
e dopo che i minatori licenziati si barricano nei
pozzi minerari per non essere allontanati dal posto
di lavoro con l'intervento della polizia, la S.M.C.S.,
con la mediazione del presidente dell'A.Ca.I., Ing.
Mario Giacomo Levi (contrario alla posizione portata
avanti dalla Carbosarda finora) sottoscrisse un accordo
con le rappresentanze sindacali il 17 dicembre 1948,
annullando tutti i provvedimenti restrittivi presi
(licenziamenti, multe, aumenti dei prezzi nei viveri,
nei fitti e nell'energia) e aumentando le retribuzioni,
con vittoria quasi totale nella vertenza dei lavoratori
carboniferi.
Nel
1949 si toccherà la punta massima di popolazione
della storia cittadina, con oltre 48.000 residenti
e 60.000 dimoranti. Il 25 maggio 1952 vi fu la "Seconda
Nascita di Carbonia" o "Rifondazione della
città", con questa data delle seconde
elezioni comunali di Carbonia, si attuò, con
la giunta municipale guidata dal sindaco Pietro Cocco,
un primo programma politico di riscatto dalla servitù
aziendale dell'A.Ca.I., già tentato dalla precedente
giunta diretta dal sindaco Renato Mistroni, che coinvolse
tutta la cittadinanza appartenente sia alla maggioranza
e sia alla minoranza politica. Il 18 febbraio 1953
con l'adesione dell'Italia alla C.E.C.A. la (Comunità
europea del carbone e dell'acciaio), che fu creata
col Trattato di Parigi del 18 aprile 1951, si ebbero
importanti conseguenze economiche e sociali per il
bacino carbonifero del Sulcis e per le miniere a Carbonia.
Con
la fine dell'embargo contro l'Italia, i carboni esteri,
più economici e con minore presenza di zolfo,
portarono alla crisi del settore estrattivo sulcitano,
particolarmente grave in quanto all'epoca Carbonia
e altri comuni della zona si basavano economicamente
su questo tipo di attività. Nell'autunno del
1962 vi fu il primo ritrovamento di un reperto nel
sito archeologico di Monte Sirai da parte di un ragazzo
di Carbonia. Tutto ciò desterà un interesse
nazionale e internazionale su Monte Sirai, tanto che
nell'agosto del 1963 vi fu la prima campagna di scavi
sul sito archeologico, condotti dalla Sopraintendenza
di Cagliari e dall'Istituto Studi del Vicino Oriente
dell'Università La Sapienza di Roma.
Nonostante
i numerosi scioperi, alla fine si assistette alla
chiusura di molte miniere sulcitane, e tra queste
anche quella di Serbariu, la cui attività estrattiva
fu interrotta nel 1964. Conseguenza di queste dismissioni
fu un vasto esodo da Carbonia, che si assestò
negli anni a seguire sui 30.000 abitanti. Con l'apertura
del vicino polo industriale di Portovesme, finanziato
da aziende statali, i livelli occupazionali della
zona si risollevarono, seppur in parte. La popolazione
della città aumentò leggermente tra
gli anni settanta fino agli anni novanta. Però
il disimpegno dello Stato tramite le privatizzazioni
di queste realtà produttive, dovuto all'eccessivo
debito pubblico, mostrò ben presto la scarsa
competitività delle medesime. Ciò determinò
una nuova pesante crisi della città e del suo
tessuto produttivo, con una notevole diminuzione dei
lavoratori nel polo di Portovesme. Di conseguenza
questo ultimo fattore determinò un riaumento
dell'emigrazione, che portò la popolazione
a diminuire in meno di dieci anni di circa duemila
unità.
Segnala
un certo dinamismo economico e sociale di quel perido
anche il fatto che un gruppo di imprenditori e liberi
professionisti di Carbonia nel 1975 costituirono in
città "Tele Uno", la seconda televisione
libera e privata in Sardegna, subito dopo la TV Videolina
di Cagliari; poi nel 1976, in seguito alla sentenza
n. 202/1976 della Corte Costituzionale, con la quale
si decise la fine del monopolio RAI e si consentì
l'installazione e l'esercizio degli impianti di diffusione
radiofonica via etere di portata non eccedente l'ambito
locale, si costituirono in Italia diverse radio libere
e private, fra queste la prima di Carbonia e della
Sardegna[senza fonte]: Radio Gamma 102.
Tutto
ciò fu accompagnato da tragici fenomeni sociali
che colpirono duramente soprattutto la popolazione
giovanile. Tra questi si può annoverare la
diffusione tra la fine degli anni ottanta e i primi
anni novanta dell'eroina che da un lato determinò
l'aumento di fenomeni legati alla cosiddetta criminalità
predatoria e dall'altra a un notevole aumento della
mortalità giovanile. Per quanto gli ultimi
dati demografici del 2004 abbiano mostrato almeno
una minima crescita della popolazione, si possono
considerare come esemplificativi della condizione
economica della città i tassi di disoccupazione
giovanile maschile e femminile: il primo si attesta
al 57%, mentre il secondo ben al 71%.
Comunque
sia, effettivamente nel primo quinquennio degli anni
2000 vi è stata una notevole crescita del settore
dei servizi, in particolar modo grazie alle nuove
attività commerciali sorte in città.
Negli ultimi anni inoltre la città sta giocando
la carta del turismo legato soprattutto all'archeologia
industriale: a questo riguardo va segnalata la ristrutturazione
della vecchia miniera di Serbariu, riconvertita a
museo (ospita il Centro Italiano della Cultura del
Carbone), e i lavori di ristrutturazione del centro
storico (piazza Roma), ora più simile allo
stile della fondazione.
Il
12 ottobre 2005 con delibera del Consiglio Provinciale
n. 21 (Determinazione del Capoluogo. Atto Statutario.)
a Carbonia, unitamente a Iglesias, è stata
attribuita la qualifica di capoluogo della Provincia
di Carbonia-Iglesias. A Carbonia ha sede, quindi,
il Presidente della Provincia e si riunisce la Giunta
Provinciale.
FRAZIONI
BACU
ABIS
Bacu Abis conta circa 2000 abitanti[9] e dista circa
13 km dalla città di Carbonia. L'insediamento
ottocentesco del centro carbonifero di Bacu Abis era
inizialmente costituito da un nucleo abitativo di
due lunghi edifici fronteggianti fra loro, denominato
"Case Congia" (edificato nel 1914). Poi
negli anni 1936-'38 (su progetto di Gustavo Pulitzer-Finali
e aiuti) si decise di costruire un "razionale
villaggio operaio", comprendente 20 isolati,
con alloggi per 80 famiglie di minatori, e 3 isolati
per 7 famiglie di impiegati. A questo primo nucleo
edilizio, costruito nell'asse viario di viale della
Libertà, si aggiunge la casa del fascio con
piccola torre, il dopolavoro con cine-teatro, lo spaccio
aziendale e l'ambulatorio. Il nome della frazione
indica la "forra o gola delle api" (in sardo:
bacu o baccu); un altro significato potrebbe però
essere "buco degli Abis", una famiglia che
in antichità era la diretta proprietaria delle
terre dove oggi sorge il paese. Bacu
Abis, già Delegazione comunale, è sede
di circoscrizione decentrata e di parrocchia, che
si trova nella chiesa di Santa Barbara, inizialmente
dedicata a San Valeriano.
La
miniera di Bacu Abis
La storia di questo paese inizia alla metà
dell'Ottocento con la scoperta di alcuni giacimenti
di lignite, utili per il fabbisogno nazionale come
fonte energetica. La
fortuna della miniera è l'interesse da parte
di un ingegnere minerario piemontese (Anselmo Roux)
che con le proprie sostanze ed il finanziamento di
alcuni possidenti locali fonda la Società mineraria
Bacu Abis. Nel 1870 circa il carbone estratto da Bacu
Abis sale al vertice nazionale come fonte energetica,
e la miniera conta all'inizio circa 700 operai che
lavorano all'estrazione. Dopo
alcuni anni di splendore arrivò la crisi, i
soci di Roux si ritirarono, essendo la società
in crisi economica, e l'ingegnere rilevò la
miniera da solo. Dopo la sua scomparsa la miniera
fu rilevata dalla società Monteponi, e nella
grande guerra il suo carbone servì come combustibile
per le navi. Durante
il Fascismo nel territorio videro splendere altre
miniere e un interesse particolare ebbe il Duce per
Bacu Abis. Il paese si trasformò, furono costruite
case per i minatori e nel giro di pochi anni divenne
un vero e proprio centro abitato. Vennero ampliati
i pozzi che c'erano già e ci fu una attività
estrattiva fino ai primi anni sessanta, quando la
miniera cessò la sua attività.
Barbusi
Frazione, ormai sobborgo di Carbonia, situata a nord-ovest
della città, sorge lungo la strada provinciale
per Villamassargia. Secondo alcuni la denominazione
della frazione, derivando dal fenicio-punico "bar-bus",
significherebbe "pozzo fetido" o "acquitrino".
Nei pressi della frazione è presente una rara
pianta: il bosso delle Baleari, esistente solo in
una piccola montagna, denominata S'arriu de suttu,
minacciata da una cava per l'estrazione della ghiaia.
Barbusi,
già delegazione comunale, è sede di
circoscrizione decentrata e di parrocchia, che si
trova nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, costruzione
che sostituisce la vecchia chiesa medievale (dedicata
sempre alla Madonna) abbattuta con l'antico cimitero
e che si trovava vicino all'olivastro millennario.
La vecchia chiesa, pare di origine giudicale e bizantina,
fu tappa della strada denominata "de sa reliquia",
cioè il percorso della processione di Sant'Antioco
che da Iglesias arrivava all'antica Sulci, raggiungendo
le chiese di Santa Maria di Barega, Santa Barbara
di Piolanas e Santa Maria delle Grazie di Barbusi.
Cortoghiana
Sita sulla strada per Iglesias, conta 2700 abitanti
circa, e fu progettata nel 1939 nei pressi dell'omonima
miniera e della zona nota come Corti Ogianu, da cui
deriva il suo nome. L'inaugurazione avvenne il 15
maggio 1942, alla presenza del capo del regime fascista
Benito Mussolini, che visitò il nuovo centro
abitato e la locale miniera, tenendo poi un discorso
a Carbonia, meno solenne ma più propagandistico
rispetto a quello del dicembre 1938 (influenzato dallandamento
negativo della guerra). Strutturalmente
simile a Pozzo Littorio dArsia, in Istria, è
di particolare rilevanza l'organizzazione urbanistica
dell'abitato, di stampo razionalista, e la vasta piazza
Venezia, tipico esempio di architettura del Ventennio.
Cortoghiana, già Delegazione comunale, è
sede di circoscrizione decentrata e di parrocchia,
che si trova nella chiesa dedicata al Sacro Cuore
di Gesù, costruita negli anni settanta e non
rispondente affatto a quella prevista con torre campanaria
nei progetti dall'architetto progettista del villaggio
minerario, Saverio Muratori.
La
miniera di Cortoghiana
A circa due chilometri da Cortoghiana si trovano le
imponenti strutture dell'omonima miniera carbonifera(che
dovrà essere valorizzata), costituita da diversi
edifici: direzione mineraria, magazzini, officine
e impianti minerari, ora utilizzati per attività
artigianali e commerciali.
Is
Gannaus
Il vecchio casale di proprietà delle famiglie
Gannau si trova, vicino al rio Santu Milanu, in località
denominata in passato "Coderra" (in sardo:
coderra o coa de terra significa spazio di terra in
una zona acquitrinosa). Ora costituisce una zona residenziale
in espansione, posta nel lembo sud-occidentale del
territorio comunale, sorge infatti al confine con
la frazione di Is Urigus, appartenente al comune di
San Giovanni Suergiu. La borgata di Is Gannaus (ormai
sobborgo di Carbonia) è sede di circoscrizione
decentrata e di parrocchia, che si trova nella moderna
chiesa dedicata a San Marco Evangelista.
Serbariu
Questa frazione, completamente inglobata nella città
di cui costituisce la periferia sud-est, si può
considerare il nucleo originario del comune di Carbonia.
Secondo alcuni la denominazione deriverebbe da "s'erba
de s'arriu", che significa "l'erba del rivo".
La vecchia borgata di Serbariu, già antica
villa giudicale e medievale, rinacque infatti tra
il XVIII e il XIX secolo e fu proclamata comune nel
1853, staccandosi da Villamassargia di cui era stata
frazione con quasi tutti gli attuali comuni del Sulcis.
Lo status di comune autonomo per Serbariu si manterrà
sino alla fondazione di Carbonia che ne acquisì
tutto il suo territorio. Serbariu, già Delegazione
comunale, è sede di circoscrizione decentrata
e di parrocchia, che si trova nella chiesa moderna
dedicata a San Narciso.