Capoterra
(in sardo Cabudèrra) è un comune della
provincia di Cagliari, nella regione del Campidano
di Cagliari. Dalle colline più alte della fascia
montana che fa da corona alla zona pianeggiante del
braccio occidentale del Golfo degli Angeli, si estende
il territorio che prende il nome di Cabuderra. Il
paese di Capoterra dista circa 17 km da Cagliari.
Situato tra mare (a sud il lido di Maddalena Spiaggia),
montagna e laguna (laguna di S. Gilla), è principalmente
un paese agricolo e pastorale, che solo in tempi recenti
sta sviluppando, grazie anche alla sua posizione geografica,
un turismo prima inaspettato. Notevole, è la
sua crescita demografica degli ultimi 50 anni. Importanti
nella sua storia e tradizione, sono le chiese di S.
Efisio (patrono del paese - 15 gennaio), S. Barbara
e San Gerolamo. Le ultime situate nei pressi del paese
sono una delle mete della manifestazione "Monumenti
Aperti". Tra i personaggi nati in questo luogo
ricordiamo Sergio Atzeni (scrittore).
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa Parrocchiale di Sant'Efisio
Chiesa di Santa Barbara (in località Poggio
dei Pini)
DA
VEDERE
Osservatorio Astronomico di Cagliari.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Capoterra ospita insediamenti umani da tempi lontanissimi.
All'epoca nuragica risale l'officina litica ed il
nuraghe, di cui non resta traccia, della zona di Cuccuru
Ibba. Altri ruderi di epoca nuragica sono stati ritrovati
nelle colline attorno a Baccutinghinu., dove si trova
il Nuraghe di Monti Rubiu. Altre strutture facenti
pensare all'antica dislocazione di nuraghi si trovano
nelle zone di Is Antiogus e Is Cuccureddus. All'epoca
punica (V e IV secolo a.C.) risale l'insediamento
scoperto nella zona di Su Loi. L'antico nome della
regione, Cabuderra, deriva certamente dal latino Caput
terrae, quindi risalente all'epoca romana. Nel periodo
romano l'insediamento era localizzato non distante
dalla zona litoranea e in prossimità dello
stagno. I ritrovamenti fanno pensare che l'abitato
sorgesse in località Tanca sa Canna. La Caput
terrae romana è da alcuni studiosi considerata
un oppidum. In epoca giudicale Capoterra divenne una
villa della Curatoria di Nora. Nel 1107 Caput Terrae
venne donata, insieme ad altri territori, dal giudice
Torchitor de Lacon alla Chiesa di S. Lorenzo di Genova.
Nel 1120 Caput terrae ritornerà a far parte
del Giudicato di Cagliari. Dopo la capitolazione di
Santa Igia il giudicato di Cagliari passò sotto
il controllo di Pisa. Nel 1288 i pisani, dopo la sconfitta
navale della Meloria, firmarono la pace con Genova,
ma non la rispettarono, fatto che costrinse i Genovesi
a reagire con azioni violente, fra le quali una di
queste interessò anche la zona di Capoterra.
In seguito il territorio e il villaggio di Capoterra
passarono, per motivi di matrimonio, sotto il controllo
di Mariano II d'Arborea. Dopo la conquista aragonese
della Sardegna i pisani scelsero il litorale di Capoterra
per un massiccio sbarco di truppe contro l'offensiva
militare dell'infante Alfonso. Il 26 febbraio 1324
gli oltre 1200 cavalieri sbarcati nel porto di Maddalena
ingaggiarono una cruenta battaglia con gli eserciti
dell'infante Alfonso nella zona di Lutocisterna. Ma
i pisani subirono una dura sconfitta. In seguito ai
contrasti tra il re d'Aragona Pietro IV e il Giudice
sardo, intorno all'anno 1353 Capoterra fu incendiata
e distrutta dagli uomini del capitano aragonese Berengario
Carroz. Il villaggio rimarrà disabitato per
oltre tre secoli. Il territorio disabitato di Capoterra
fu ripopolato dal barone Girolamo Torrelas nel 1655.
Il periodo non era certo favorevolissimo a causa di
un'epidemia di peste che in quegli anni imperversava
in Sardegna. Il primo nucleo di case fu chiamato Villa
S. Efisio in onore al Santo per il quale si era riacceso
un particolare interesse nell'isola. Poco si sa dei
primi abitanti del nuovo centro Villa S. Efisio. Si
dice che il paese fondato da Torrelas era inizialmente
abitato dai servi e dai familiari dello stesso barone.
In breve crebbe e si ingrossò di profughi degli
altri paesi, specie dal Logudoro e dalla Gallura.
Molti storici sostengono infatti che i primi abitanti
di Capoterra provenivano dalla Sardegna settentrionale
su invito di don Girolamo d'Aragal e Cervellion, che
concesse loro delle "buone condizioni" per
sfuggire alle "vendette" che piagavano l'isola.
Non erano dunque degli stinchi di santo. Capoterra
divenne presto un rifugio per chi aveva pendenze con
la giustizia minore e intendeva iniziare una nuova
esistenza. Probabilmente i primi abitanti erano abili
nell'uso delle armi e pronti a difendersi dagli attacchi
dei corsari Mori.