Buggerru
(in sardo Bujèrru) è un comune di 1.163 abitanti
della provincia di Carbonia-Iglesias, nella regione del
Sulcis-Iglesiente. Nei mesi estivi Buggerru è una
meta turistica molto apprezzata grazie agli ex siti minerari
e alle sue rinomate spiagge. Il comune si trova sulla costa
occidentale della Sardegna. La sua nascita, nel 1864, è
legata alle vicende minerarie della Sardegna sud-occidentale.
Il paese, caratterizzato da casette disposte a ventaglio,
si trova sullo scenografico sbocco a mare di un impervia
valle, il Canale Malfidano, che ha dato il nome alla più
importante miniera della zona.
Guardando
l'evoluzione demografica del paese si può notare
come, agli inizi del XX secolo, la popolazione di Buggerru
fosse addirittura cinque volte quella attuale, questo perché
in quegli anni la cittadina viveva il periodo più
florido delle sue miniere. In quel periodo il paese veniva
chiamato «petit Paris» ovvero "La piccola
Parigi" in quanto i dirigenti minerari che si erano
trasferiti nel borgo minerario con le rispettive famiglie
avevano ricreato un certo ambiente culturale[1]. Fra questi
Achille Georgiades che era un greco di Costantinopoli, arrivato
in Sardegna nel 1903 per dirigere le miniere della Societé
des mines de Malfidano di Parigi, la cui Sede operativa
in Sardegna era Buggerru. C'era anche il francese Georges
Perrier che gestiva un cinema, inoltre in paese vi era anche
un teatro ed un circolo riservato alla ristretta élite
dei dirigenti della società francese. Dall'altra
parte c'erano i minatori che lavoravano in condizioni disumane,
sottopagati e costretti a turni di lavoro massacranti, spesso
vittime di incidenti mortali sul lavoro; questi erano organizzati
nella Federazione dei minatori. Nel 1904, a seguito dell'inasprimento
del trattamento imposto dal Georgiades, i minatori si rifiutarono
di lavorare e presentarono le loro istanze alla società
francese, per tutta risposta questi chiamarono l'esercito
che fece fuoco sugli operai uccidendone tre e ferendone
molti. Quella domenica 4 settembre 1904 sarà ricordata
come la data dell'eccidio di Buggerru per il quale sarà
fatto il primo sciopero generale in Italia.
CENNI
STORICI
La storia lontana del paese è intimamente legata
alle vicende storiche che hanno interessato il Fluminese,
nei cui confini è sempre stato, storicamente, lattuale
territorio di Buggerru. Le testimonianze più antiche
delle presenza umana in questa zona risalgono al neolitico
antico nella Grotta di SAcqua Gelada (5000-6000 a.C.)
mentre poco più recenti sono quelle della Grotta
di Padre Nocco. Le grotte furono utilizzate inizialmente
come abitazioni e successivamente come luoghi di sepoltura.
La civiltà nuragica ha lasciato numerose tracce nel
circondario di Buggerru, incrociandosi con quella dei Fenici
prima (intorno a 1200 a.C.) e dei Cartaginesi successivamente.
La ricchezza mineraria, i boschi immensi che ricoprivano
il territorio, la cacciagione abbondante e la fertilità
della valle del Rio Mannu e di San Nicolò furono
per loro una grande attrazione, ma lo fu maggiormente per
i Romani.
Molteplici sono le testimonianze dei Romani da Cala Domestica
a San Nicolò, da Portixeddu a Grugua, dove alcuni
studiosi ritengono che si trovasse Metalla. E certo
comunque che i Romani avviarono una vera e propria attività
mineraria, non solo a livello estrattivo ma anche di fusione,
soprattutto del piombo.
Con la caduta dell Impero Romano lattività
mineraria decrebbe e cessò definitivamente con linvasione
dei Vandali nel 456 d.C., per riprendere con laffermarsi
del dominio pisano dopo 1050 quando si organizzarono i quattro
giudicati. Il nome di Buggerru risale tuttavia allanno
1206 quando fu istituito il confine tra il Giudicato di
Cagliari e il Giudicato di Arborea che passava proprio vicino
allattuale abitato in località Buguerru.
Dalla stessa testimonianza si traggono indicazioni anche
su altri siti che rappresentavano punti cardine dalla frontiera
tra i due Giudicati con riferimento a Grugua, i monti di
Candiazzus, San Nicolò, luoghi verosimilmente abitati
da pastori e agricoltori.
Le vicende belliche che coinvolsero i territori minerari
dal XIV secolo fino quando lIsola passò a far
parte del Regno di Sardegna non consentirono un mantenimento
dellattività mineraria. In questo periodo si
può ritenere che ci sia stato un rifiorire di piccoli
nuclei abitativi che si svilupparono a San Nicolò
e Grugua. Questi centri non ebbero però una vita
facile, sia perché il Fluminese era zona di confine
tra i Giudicati, sia per i ripetuti attacchi barbareschi.
Le invasioni barbaresche hanno spopolato queste zone, colpendo
soprattutto la popolazione che viveva a San Nicolò
e Portixeddu. Dal 1600 si usavano già sistemi di
difesa di cui il più importante fu la fortificazione
costiera mediante torri litoranee. Anche Cala Domestica
ebbe la sua torre che guardava a Sud Porto Paglia e a Nord
Capo Pecora. Di forma cilindrica, in pietra calcarea e tufo,
essa misura circa 12 m di diametro per un'altezza di circa
11 m.
A fonte di continue aggressioni, gli antichi fluminesi abbandonarono
i villaggi costieri e si rifugiarono sui monti. Nel 1421
Alfonso, re dAragona, diede in feudo al Nobile Gessa
di Iglesias una grande proprietà, compreso il territorio
Fluminese. Il 22 aprile 1704 viene rifondato lantico
paese di Flumen Mayor nellattuale sito di Fluminimaggiore
ad opera di Pietro Maccioni, Francesco Pinna e Pietro Serpi,
sulla concessione del Visconte Ignazio Asquer e della sua
moglie Eleonora Gessa.
Con labolizione dei feudi il territorio Fluminese,
compressa lodierna Buggerru, fu assegnato nel 1836
al Demanio dello Stato. Le sue ricchezze attirarono gli
interessi di imprenditori, ricercatori e speculatori. Si
assiste così al taglio indiscriminato dei boschi
da parte della ditta Millo-Chiarella di Cagliari. Successivamente,
dopo lacquisto di terreni dei Modigliani di Livorno
che stabilirono la loro sede a Grugua, continuò lopera
di disboscamento. Si cedeva ad una società metallurgica
francese la fornitura di legname e carbone che venivano
accatastati e accumulati sulle spiagge di Buggerru e di
Cala Domestica, in attesa di essere imbarcati sui battelli
dei carlofortini. Fu inviato sul posto un agente di fiducia
di nome Remy Jacomy che può essere considerato il
primo abitante stabile della cala di Buggerru.
Anche
se nel 1848 si proclamò lunione della Sardegna
al Piemonte e lisola diventò una regione del
Regno Sabaudo, le condizioni economiche, politiche, sociali
e culturali rimanevano, comunque, drammaticamente molto
arretrate. Molteplici erano i problemi da affrontare, ma
fra i tanti vi era quello di stimolare la ripresa mineraria.
Solo nel 1848 con lestensione alla Sardegna della
legislazione mineraria vigente nel Piemonte fu promosso
un vero e proprio sviluppo di questa attività con
connotazioni tipicamente industriali moderne. Nel 1859 fu
approvata la nuova legge mineraria che creò opportunità
per lo sviluppo minerario, favorendo la nascita di nuovi
insediamenti industriali che ebbe benefici riflessi sulle
condizioni economiche e sociali delle zone minerarie.
Nel 1852 nella località di Malfidano, la società
mineraria La Fortuna avviò una ricerca,
ma il tentativo falli, poiché era mirato allestrazione
di minerali di piombo. Ma fu per meritò di un ingegnere
belga, Jean Eyquem, che aveva studiato i giacimenti della
zona sin dal 1851 e dallingegnere Bourdiol che ne
proseguì il lavoro, che fu scoperto il più
grosso giacimento di calamina (silicati e carbonati di zinco)
dellItalia e forse dEuropa. Una volta acquistati
dai Modigliani i terreni di Malfidano, Caitas, Gennarenas
e Planu Sartu, la Società Malfidano iniziò
ad organizzare la propria attività industriale.
La figura del minatore specializzato era inesistente in
Sardegna, pertanto al minatore piemontese, bergamasco, lombardo,
toscano e ligure si affiancavano i sardi addetti ai lavori
più pesanti e meno remunerati. La maggior parte dei
lavoratori sardi proveniva dal Campidano e dal Nuorese.
Gli operai sardi ed i minatori continentali trovarono le
prime sistemazioni nella cala di Buggerru e nel sobborgo
Spignau, quindi a Caitas e Planu Sartu, ciò
nei luoghi immediatamente più vicini ai cantieri
di lavorazione.
Linsularità, la lontananza dai centri abitati
e dalle zone industrializzate del Nord non scoraggiarono
i dirigenti della miniera, i quali seppero sfruttare al
massimo le strutture produttive che furono ulteriormente
ampliate e potenziate con la costruzione degli impianti
di lavaggio del minerale: le laverie Buggerru (1878-1880),
Malfidano (1888-1890) e Lamarmora (1900-1901). L'ultima
non entrò mai in funzione per un veto del demanio
marittimo. Furono costruite le strade da Buggerru a Caitas,
Planedda, Planu Sartu e Cala Domestica, furono realizzate
le ferrovie che collegavano i cantieri minerari con gli
opifici, fu costruito il porto per limbarco del minerale.
Nel
1866 lavoravano a Buggerru molti operai ma già nel
1869 lorganico era di 717 unità lavorative,
mentre nel 1899 erano impiegati complessivamente 3431 operai
più 182 nelle miniere vicine, senza contare gli uomini,
le donne e i bambini che lavoravano nei cantieri, nelle
laverie, nei forni e alla cernita.
La struttura abitativa del paese sembra che abbia seguito
due direzioni di sviluppo, una per i dirigenti della società
mineraria, che trovò la sua collocazione nellarea
attorno alla villa degli amministratori e alla casa del
direttore ed una di tipo abitativo che si sviluppo lungo
lattuale via Marina, Via Roma e successivamente nel
quartiere attorno alla chiesa.
In meno di trentanni il villaggio minerario assunse
le caratteristiche di una vera e propria cittadina dotata
di energia elettrica, con case a più piani, ospedale,
scuole, negozi vari, il teatro, il cinema, la banda musicale.
I tecnici francesi portarono anche il loro modo di vivere,
singolare per la Sardegna dellepoca, e questo fece
attribuire al paese lappellativo la piccola
Parigi. Buggerru progredisce è gia ai primi
del 900 conta più di 8000 abitanti distribuiti tra
il centro abitato e i villaggi satelliti di Caitas, Monte
Beccu e Planu Sartu.
Sempre
agli inizi del 1900, a causa delle durissime condizioni
di lavoro, esplosero degli scontri sociali tra gli operai
e i dirigenti. Nel settembre 1904 vi era stato il primo
sciopero nazionale che si era concluso tragicamente, con
tre morti e sette feriti (da vedere Buggerru EVENTI - Il
centenario dell'eccidio).
Durante la prima guerra mondiale lattività
mineraria entrò in crisi e tutti i cantieri della
zona furono chiusi. Nel 1930, dopo la crisi del 1929, per
la seconda volta, tutti i lavori di estrazione si fermarono
e molti minatori tornarono nei loro paesi dorigine.
Nel 1933 le miniere riaprirono i battenti ma i segni del
declino economico era ben visibile: giacimenti sfruttati,
poche ricerche, impianti vecchi e personale sfiduciato.
Nel 1937 le difficoltà economiche della Malfidano
determinano un esodo verso la nascente Carbonia e da Buggerru
iniziarono i trasferimenti che proseguiranno negli anni
succesivi. Nel 1939 la Società Malfidano
decise di associarsi alla Società Mineraria e Metallurgica
di Pertusola. Durante la seconda guerra mondiale le miniere
di Buggerru cessarono le attività estrattive. Per
evitare la paralisi totale del paese, la direzione locale
cercò di sopravvivere con una produzione artigianale.
Negli anni 50 si riaprirono i cantieri di Nanni Frau e Pira
Roma con un organico complessivo di 334 operai.
Nel
1961 chiudono i cantieri di Malfidano e Caitas. Linteresse
si sposta verso le montagne del lato orientale della cala
di Buggerru. Il cantiere San Luigi diventa il giacimento
più importante nelle miniere del gruppo Buggerru.
Nel 1969 viene disimpegnata la miniera di Buggerru mentre
la concessione per piombo e zinco passa alla Piombo Zincifera
Sarda. Nel 1976 chiudono i cantieri di Nanni Frau, San Luigi,
Pira Roma e le ricerche proseguono a Planu Sartu ed a Sa
Marchesa. Nel 1977 chiude laveria Malfidano. Dal 1990 si
può considerare chiuso il periodo storico minerario
di Buggerru.
Nel 1880 gli abitanti di Buggerru presentarono unistanza
al Comune di Fluminimaggiore per ottenere lautonomia
amministrativa. Allora la richiesta fu respinta ma nel 1960
Buggerru metteva in atto il primo caso in Italia di una
frazione che diventa comune autonomo tramite referendum
e per volontà dei cittadini.