Oria
è un comune di circa 15.000 abitanti del Salento,
in provincia di Brindisi, situato su un territorio
collinare. Oria è collocata su una serie di
antiche dune fossili, in una posizione dominante sulla
circostante pianura salentina, sul percorso dell'antica
Via Appia, tra Brindisi e Taranto e a circa 60 Km
da Lecce.
STORIA
DELLO STEMMA
Lo stemma di Oria è costituito da tre colli
al naturale, con il castello di tre torri al naturale,
da cui fuoriesce un serpente ai due lati due leoni
d'oro e coronati, sul castello una cicogna in volo,
il tutto su uno sfondo d'azzurro. Presso la chiesa
di San Francesco di Paola vi è una statua quattrocentesca
del patrono di Oria; San Barsanofio che tiene in mano
una riproduzione di questo stemma. Quindi lo stemma
cittadino era utilizzato almeno da tale periodo, ciò
non esclude che sia stato utilizzato anche precedentemente
ma non sappiamo la modalità di tale uso, in
ogni caso ad oggi la raffigurazione più antica
rimane questa. Il leone e il serpente erano presenti
anche in un antico mosaico raffigurante un leone che
aveva tra le fauci un serpente, segnalato nel XIX
secolo presente nel palazzo vescovile che oggi è
andato perduto o comunque non se ne ha più
notizia.
DA
VEDERE
Il
castello
Il castello oritano, spesso erroneamente definito
"Svevo" (poiché quello degli Svevi
in particolare con Federico II nel 1225-1227 non fu
che uno dei tanti restauri, ricostruzioni e riadattamenti
del maniero), ha una storia molto lunga ed articolata
come d'altronde il suo complesso architettonico. Dove
ora sorge il castello, probabilmente era anche sede
dell'acropoli messapica, e quindi anche di un probabile
presidio romano; dato che è situato sul colle
più alto è meglio difendibile della
città.
Si trova a 166 m sul livello del mare, in forte posizione
dominante rispetto al territorio, ha forma di triangolo
isoscele con il vertice rivolto a Nord con la torre
detta dello Sperone.
Il muro meridionale ha ulteriori 3 torri: "quadrata",
"del salto", "del cavaliere",
sul muro orientale troviamo merli e due ingressi.
La massiccia torre quadrata è probabile che
sia di epoca normanno-sveva, mentre le torri cilindriche
sono angioine. Dalla terrazza della torre "del
Cavaliere" è possibile dominare un vasto
territorio e le posizioni delle città limitrofe
sono indicate su un'apposita lastra marmorea di orientamento.
La piazza d'armi poteva contenere da 3000 a 5000 soldati,
dunque tale caratteristica insieme allo spessore dei
muri di circa 4 m non lascia dubbi sulla natura difensiva
del complesso. All'interno della piazza d'armi era
anche presente un antica chiesa probabilmente di epoca
bizantina, dedicata agli antichi patroni della città
San Crisanto e Santa Daria. Alcune narrazioni riferiscono
di un passaggio segreto che congiungeva il castello
di Oria con quello di Brindisi.
Il castello è stato luogo di eventi lieti e
di altri eventi tragici che mischiano a volte la realtà
con la leggenda. Numerose volte il castello ha dovuto
resistere a numerosi assedi, come quello di Manfredi,
o gli assalti di Giacomo Caldora (1433), di Pietro
de Paz (1504) che non riuscì a prendere la
rocca divenuta imprendibile, grazie anche a numerose
gesta eroiche.
Il castello fu anche luogo accogliente per re, principi
e cavalieri; vi sostarono la regina Maria d'Enghien
(1407), il suo sposo Ladislao, re di Napoli (1414),
la principessa Isabella di Chiaromonte e il re Ferrante
d'Aragona (1447), un episodio molto importante per
l'epoca è la partenza di Alfonso II da Oria
per liberare Otranto dai Turchi (1480).
Anche in tempi recenti fu meta di personalità
e studiosi celebri italiani e stranieri quali: Maria
Josè di Savoia, Margareth d'Inghilterra, il
cardinale Tisserant, principi di casa d'Asburgo, T.
Mommsen,P. Bourget, F. Gregorovius ed altri ancora.
Il castello è stato restaurato diverse volte,
che ne hanno modificato diverse volte l'aspetto, ulteriori
rimaneggiamenti ci sono stati dopo il ciclone del
settembre 1897 che danneggiò gravemente l'antico
maniero.
Dal 1933 è stato di proprietà dei Conti
Martini Carissimo, e oggi il castello è monumento
nazionale. Il castello di Oria è stato venduto
il 2 Luglio 2007 per 7 milioni e 750mila euro, cifra
ritenuta irrisoria dai più dato l'importanza
storico artistica del castello, alla società
Borgo Ducale SRL che fa capo ai coniugi Romanin-Caliandro.
Porta
degli Ebrei
E' una delle 3 porte della città, una delle
quali non più in situ, è denominata
Porta degli Ebrei o Porta Taranto perché da
qui ci si dirigeva verso la città ionica. Tale
porta è detta degli ebrei poiché all'interno
di tale porta si sviluppava la fiorente comunità
ebraica, nota in tutto il meditteraneo medievale,
giunse al culmine durante il IX sec. Al centro della
porta troviamo uno stemma il cui disegno non è
più presente, ai lati due stemmi più
piccoli della città. Al di sopra della porta
la statua dell'Immacolata.
Porta
Manfredi
È detta anche Porta Lecce o Degli Spagnoli
perché da qui entrarono gli spagnoli dopo un
lungo assedio. La forma attuale della porta la dobbiamo
a Michele III imperiali, che probabilmente trasformo
o ricostrui una già esistente porta. Era sormontata
da tre statue, due delle quali abbattute dal ciclone
del 1897 e la terza rimossa nel 1958 perché
pericolante. Erano presenti anche 3 stemmi, probabilmente
appartenenti alla precedente porta ivi presente; dei
tre stemmi è rimasto solo quello di Oria seppur
in pessime condizioni, gli altri 2 raffiguravano lo
stemma degli Imperiali e quello della Provincia d'Otranto.
Palazzo
Martini
Palazzo Martini, situato nel cuore del centro storico
di Oria; non lontano dalla Basilica oritana. Il palazzo
è un classico esempio dell'architettura barocca
del XVIII. Nella parte alta dell'edificio è
presente lo stemma della città, ha ospitato
il comune fino a metà degli anni 80', oggi
è utilizzato per mostre ed esposizioni, attualmente
ospita materiale archeologico.
Palazzo
Vescovile
Il palazzo vescovile, sorge sull'antica acropoli messapica,
a dimostrazione di ciò alcune testimonianze
dell' 800' riferiscono che qui, in un posto non meglio
precisato era presente un mosaico che raffigurava
un leone che aveva tra le fauci un serpente (elementi
che ritroviamo nel successivo stemma della città
dove il serpente esce da un castello, due leoni che
poggiano sul castello e una cicogna che tenta di afferrare
il castello); oggi il palazzo vescovile sorge accanto
alla basilica cui è collegato da un passaggio
interno. L'attuale palazzo, fu costruito dall'arcivescovo
di Oria Gian Carlo Bovio tra il 1564 e il 1570, al
suo interno sono presenti elementi architettonici
dell'antica acropoli messapica e della antica cattedrale
che occupava la settecentesca basilica. Di particolare
interesse storico-artistico sono: alcune colonne marmoree;
una colonna di età classica e riscolpita nel
medioevo con una figura di arciere a cavallo; alcuni
fregi e particolari architettonici dell'antica chiesa;
due leoni scolpiti. Inoltre all'interno troviamo pregevoli
soffitti affrescati attribuiti a Pellegrino Tibaldi
della scuola di Raffaello.
Torre
Palomba
La torre "Palomba" è una torre cilindrica
situata alle spalle della basilica; è un probabile
resto della fortificazione messapica, anche se dato
la sua continuità fino ai giorni nostri e la
sua posizione centrale è molto probabile che
fu modificata ed utilizzata anche in periodi successivi;
è anche denominata "carnara" poiché
fino al XVIII secolo servì come ossario.
Il
Sedile
Il Sedile si trova in piazza Manfredi, fu fatto costruire
intorno al 1700 da Michele III Imperiali e dal sindaco
Nicola Martini in stile barocco. Ha una pianta quadrata
e sulla sommità porta le statue di S. Carlo
Borromeo e di S. Barsanofio, quindi è probabile
che almeno all'inizio la costruzione dovesse avere
funzione religiosa. Fu sede dei Decurioni (per questo
viene indicato anche come "Seggio dei Nobili")
e, dopo essere stato il Comando della Polizia Municipale,
oggi è un punto di riferimento turistico.
Basilica
Cattedrale
La forma attuale della Basilica Cattedrale la si deve
al vescovo Castrese Scaja, che nel 1750 fece demolire
la precedente chiesa medievale (pericolante a causa
di un terremoto avvenuto il 20 febbraio 1743) facendo
costruire la nuova cattedrale di gusto barocco; a
sua volta probabilmente la struttura medievale poggiava
su un tempio pagano. Nei sotteranei della Basilica
sono inoltre visibili resti della preesistente città
messapica, e di una cisterna romana; qui sono inoltre
state rinvenute alcune tombe. Durante la edificazione
della nuova cattedrale barocca, su progetto dell`architetto
Giustino Lombardi, abbiamo testimonianza che due colonne
di marmo verde furono acquistate per 8000ducati dal
Re di Napoli per abbellire la cappella della Reggia
di Caserta e finanziare il nuovo progetto. La facciata
è in carparo locale. A sinistra si erge la
torre dell'orologio e, dietro, quella campanaria.
Il tutto è poi dominato dalla superba cupola
policroma. La pianta è a croce latina a tre
navate. all'interno sono presenti numerosi dipinti
di gran pregio che vanno dal XVI sec. fino al XX.
Sono inoltre presenti pregiati marmi e stucchi, 4
candelabri in bronzo, e di particolar pregio sono:
artistiche statue tra le quali quelle dei Santi Medici
di scuola veneziana e quella del protettore San Barsanofio
di scuola napoletana. Per la forte somiglianza con
Basilica Vaticana e` soprannominata `San Pietro in
Piccolo`. Nei recenti lavori di restauro della Basilica
sono venute in luce alcune tombe di vescovi e ossari,
dove è ora presente un presepe permanente.
La Cattedrale, per volere di Sua Santità Giovanni
Paolo II, è stata elevata nel 1992 a Basilica
Pontificia Minore. Di particolare interesse risulta
la "cripta delle mummie", un oratorio cinquecentesco
sulle cui pareti sono state ricavate nicchie che contengono
i cadaveri mummificati di confratelli dell`Arciconfraternita
della Morte. La mummificazione è probabilmente
dovuta alla forte umidità presente nei sotteranei
della Basilica Cattedrale.
Chiesa
di S.Domenico
La chiesa di San Domenico risale al 1572 (progettata
dall'architetto Saverio Amodio) e fu eretta dai Padri
Domenicani che giunsero ad Oria nel 1282, stabilendosi
nell'antico Calogerato di San Basilio, dentro le mura
cittadine. L'attuale chiesa, ebbe i maggiori rifacimenti
nel XVIII sec. L'interno è a croce latina con
pregevoli altari barocchi di scuola leccese del 600'.
Sono inoltre presenti alcune tele di valore, in particolare
quella di San Domenico. Nel convento annesso, troviamo
un magnifico chiostro. Fu canonicamente eretta parrocchia
il 22 agosto 1947 dall'Amministratore Apostolico Ferdinando
Bernardi.
Chiesa
di S.Francesco di Paola
La chiesa di S. Francesco di Paola come la vediamo
oggi risale al XVI sec. fu costruita nel 1580 insieme
all'attiguo convento provisto anche di un orto come
si osserva da alcune carte della città del
600' come quella del Centonze. La chiesa attuale si
sviluppa sopra la cripta di San Barsanofio dove si
conserva il sacello che, dal 890 al 1170, conservò
le reliquie del Patrono. Questa chiesa risulta ancora
oggi molto importante: qui i nuovi vescovi indossano
i paramenti sacri prima di entrare in città;
infatti la chiesa si trova appena fuori le mura molto
vicina alla già citata porta degli Ebrei. All'interno
è di particolar pregio la statua in pietra
del Santo Patrono, e una di Madonna con Bambino entrambe
del XV sec. Sono inoltre presenti pregevoli altorilievi
raffiguranti scene del presepe e alcune tele. All'esterno
incastonato nella parete della chiesa troviamo materiale
di reimpiego medievale. Annesso si trova il Convento
dei Frati Minimi Paolotti. Fu canonicamente eretta
parrocchia il 1 ottobre 1976 dal Vescovo Alberico
Semeraro.
Chiesa
di S.Giovanni Battista
La chiesa e il convento furono eretti per volere della
baronessa Filippa di Cosenza nel XIV sec., di cui
rimane inoltre lo stemma sulla facciata, raffigurante
un leone rampante. All'interno sono presenti numerose
pitture murali medievali, raffiguranti santi, seppur
in pessimo stato; in una di tali pitture si riconoscono
S. Benedetto e S. Barsanofio. L'originaria costruzione
romanica fu inglobata in un grande complesso barocco
qual era il Convento dei padri Celestini, edificato
nel XVII secolo. Nel 1912 il convento dei Celestini
fu abbattuto per dare spazio all'attuale scuola elementare
"Edmondo De Amicis". Quasi contemporaneamente
fu abbattuto un portico di sedici archi antistante
alla chiesa: secondo la tradizione qui avveniva il
"Ballo di San Giovanni", che si svolgeva
nella notte tra il 23 ed il 24 giugno cui conveniva
tutta la popolazione del circondario; tale usanza
fu vietata nel XVI secolo sotto il marchesato dei
Borromeo, in quanto ritenuta immorale. Oggi rimane
solo la chiesa, che attualmente non è adibita
al culto, venendo utilizzata come auditorium o come
spazio espositivo (negli ultimi anni durante il periodo
estivo ha ospitato la mostra dei Palii del Torneo
dei Rioni), secondo i bisogni della Parrocchia della
Basilica Cattedrale, che ne è legittima ed
esclusiva proprietaria.
Chiesa
e convento di S. Benedetto
L'attuale chiesa, dedicata a Maria Santissima del
Ponte, risale al 1850. L'annesso convento delle Benedettine
Cassinesi è occupato dall'Orfanotrofio Antoniano
Femminile e venne costruito nel secolo XVII sull'area
del convento molto più antico di San Barbato
fatto erigere nel 1123 dalla principessa Costanza,
moglie del normanno Boemondo.
Chiesa
S. Francesco d'Assisi
La chiesa di S. Francesco d'Assisi secondo la tradizione
popolare ricorda il passaggio da Oria del santo d'Assisi.
L'attuale costruzione è di periodo barocco,
coeva della Basilica Cattedrale. In origine doveva
essere una chiesetta basiliana, dedicata alla Madonna
di Costantinopoli. Intorno al 1219 nei pressi di quella
chiesetta basiliana fu fondato un cenobio dallo stesso
San Francesco d'Assisi, di ritorno dalla Palestina.
Nel XV secolo la chiesa, con l'annesso convento francescano,
venne ricostruita dal principe Giovanni Antonio Del
Balzo Orsini, per poi essere nuovamente rifatta nel
XVIII secolo. All'interno si conservano le reliquie
del Beato Francesco da Durazzo (antico protettore
di Oria che si festeggiava nella Domenica in Albis)
ed una Pietà litica del XV secolo che era conservata
nella chiesetta rupestre della Madonna di Gallana.
Sul fianco delle chiesa troviamo il cenotafio del
principe Giovanni Antonio Del Balzo Orsini, che edificò
la chiesa quattrocentesca (prima dell`attuale barocca).
Ospita il rinomato Premio Letterario Internazionale
'Il Pozzo e l'Arancio', nato nel 2005. Fu canonicamente
eretta parrocchia il 22 agosto 1947 dall'Amministratore
Apostolico Ferdinando Bernardi. Ristrutturata negli
anni '50, ha visto nuovamente lo splendore con un
restauro (2004-2005) che ha riportato alla luce resti
della chiesa quattrocentesca e ha ridato l'attuale
chiesa all'antico splendore barocco.
Chiesetta
S. Maria al Tempio
Tra le numerose chiesette sparse nel centro cittadino,
ricordiamo quella di S. Maria al tempio, alcune tradizioni
la vogliono di frequentazione e fondazione templare,
dato il nome della piccola chiesa; il che può
essere veritiero dato che è probabile che qui
ad Oria vi fosse un presidio di templari o crociati,
dato la vicinanza con il mare in particolare con Brindisi
(porto molto importante nel medievo) e con altri centri
in cui sono attestati crociati o templari come ad
esempio Uggiano (già commenda dei cavalieri
di Malta).
Cripta
di San Mauro
La cripta di San Mauro è attualmente localizzata
al di sotto dell'altare del Santuario di Sant'Antonio
da Padova. "L'edificio" religioso fu probabilmente
utilizzato in un primo momento dai monaci basiliani
con rito greco, e poi con la conquista normanna avvenuta
nel 1055 fu utilizzato dai monaci benedettini. È
probabile che la grotta fu utilizzata sin dal periodo
tardo antico. I monaci basiliani dedicarono l'edificio
a San Basilio e in seguito i benedettini lo dedicarono
a San Mauro. Dimenticata, fu riscoperta da un pastorello
nel 1660 e subito il canonico oritano Lucio Riccardia
volle edificarvi sopra una chiesa. Nel corso del XVII
sec. fu poi utilizzata oltre che come luogo di culto,
come ossario dai Frati Alcantarini. La forma della
cripta è rettangolare. All'interno, seppur
in pessime condizioni, sono ancora visibili alcuni
affreschi: quello centrale rappresenta S. Mauro, alla
destra vi è la cosiddetta Madonna del Melograno,
di ottima fattura, mentre a sinistra vi è un
affresco più piccolo che raffigura il Cristo
coronato di spine, la Madonna di Costantinopoli e
S. Giuseppe.
Santuario
di San Cosimo
Il santuario di San Cosimo alla Macchia è sito
a circa 5 Km dalla città di Oria. È
un importante centro cultuale legato ai Santi Medici,
compatroni di Oria. L'importanza del santuario valica
i "confini" del Salento: infatti registra
un numero di presenze di fedeli nell`Italia Meridionale
secondo solo al Santuario di Padre Pio in San Giovanni
Rotondo. Il santuario attuale fortemente ristrutturato
nel corso del 900' e degli ultimi anni (la facciata
del santuario porta la data del 1900), in realtà
ha probabilmente inizio nel corso nel IX sec. quando
era presente un piccola chiesa di monaci basiliani.
Un cimitero medievale risalente a tale periodo è
stato messo in evidenza sotto parte dell'ala ovest
dell'attuale chiesa. Edificio probabilmente connessa
ad un villaggio o casale medievale (oggi scomparso),
così come appare nelle guide topografiche e
archeologiche. Dal XVIII sec. ad oggi il complesso
è stato interessato da forti modifiche, che
rendono ormai invisibile la conformazione originale
del santuario. Connessa al santuario è presenta
un musei con gli ex voto dei fedeli. Tale santuario
è rivestito di tale importanza poiché
in Oria risiedono numerose reliquie dei Santi Medici.
Solenni festeggiamenti sono previsti ogni anno il
V giovedi` dopo Pasqua, durante le cosiddette `Pirdunanzi`.
Interessante la presenza del Museo Etnografico, il
primo, per numero di oggetti conservati, dell`Italia
Meridionale.
Chiesette
rupestri
Nel territorio di Oria sono presenti diverse chiesette
rupestri, spesso di difficile datazione, ma ricche
di opere d'arte, storia e molto legate alle tradizioni
e all'affetto della popolazione. Va detto che le fonti
medievali ricordano diverse chiese rupestri, oggi
ormai del tutto scomparse o non bene identificate.
Tra le più importanti ricordiamo:
Chiesa
Madonna di Gallana o Gallano
Tale chiesetta è situata a circa 5 Km dalla
città in direzione Latiano lungo l'antico percorso
della Via Appia. Probabilmente tale chiesa era già
presente durante il periodo tardo-antico, al suo interno
inciso su un muro è stato trovato un antico
gioco romano. Nel periodo medievale le fonti la citano
come chiesa di Gallano. I racconti della chiesa si
fondono tra storia e leggenda. Alcune leggende riferiscono
che la stessa chiesa fu fondata da tale Galerana moglie
di Carlo Magno, altri racconti, dicono che una moglie
devota pregasse qui il ritorno del marito partito
per le crociate. Un`altra leggenda vuole che la chiesa
sia stata consacrata da ben 22 vescovi (secondo lo
storico locale Marsella) tra cui san Turpino.
Chiesa
Madonna della Scala
Altra importante chiesa rupestre è quella della
Madonna della Scala; situata a tre chilometri da Oria
sulla via vecchia per Manduria sull'area di un antico
casale rupestre del quale faceva parte la chiesa di
S. Ustino. La datazione anche qui è incerta
ma alcuni elementi riconducono al XIII-XIV sec. All'interno
sono presenti affreschi dell'Apocalisse.
Chiesa
di San Lorenzo
L'aspetto attuale risale al XVII sec. ma è
probabile che esistesse una chiesetta di età
precedente. All'interno è conservata una tela
raffigurante una Madonna con Bambino. Secondo la tradizione
da qui il vescovo che doveva prendere "possesso"
della diocesi oritana, partiva su un cavallo bianco
per entrare nelle mura cittadina, non prima di essersi
fermato nella cripta di San Barsanofio (dove sorge
l'attuale chiesa di S. Francesco di Paola). Annesso
vi è un piccolo convento che ha ospitato anche
una esigua comunità monastica.
Parco
Montalbano
Ai piedi del castello si sviluppa un parco ricco di
numerose piante ed alberi, rimanenza della foresta
che circondava l'intero territorio oritano. Fu nel
1700 che divenne un vero e proprio parco, divenne
poi proprietà della Curia Vescovile Oritana
e dal 1982 e' proprietà del comune di Oria.
MUSEI
Collezione "Martini Carissimo"
Mostra Archeologica Oria
Museo Archeologico "F. Milizia"
Museo Didattico Zoologico
Raccolta Kalefati
Castello Svevo "Federico II di Hohenstaufen".
MANIFESTAZIONI
Il Torneo dei Rioni di Oria si svolge ad Oria dal
1967 ed è la piu` importante rievocazione storica
medievale del Mezzogiorno, che affonda le sue radici
tra leggenda e storia. Il bando del Torneo si vuole
emanato da Federico II di Svevia nel 1225, mentre
attendeva ad Oria la futura moglie Jolanda di Brienne
figlia del Re di Gerusalemme Giovanni di Brienne (che
avrebbe poi sposato a Brindisi nel mese di novembre
dello stesso anno). L'imperatore bandì il Torneo
tra le quattro contrade della città: Judea,
Castello, S. Basilio e Lama. Oggi La manifestazione
si svolge il secondo fine settimana di Agosto in 2
giorni: il sabato vi è il Corteo Storico per
le vie cittadine al cui termine si presenta il Palio;
la domenica si svolgono le gare per l'assegnazione
del Palio. Per vincere il Palio gli atleti dei quattro
rioni dovranno conquistare il maggior numero di punti
durante cinque prove (ariete, botte, forziere, gara
del ponte, velocità e destrezza), il cui ordine
di svolgimento viene sorteggiato poco prima dell'inizio
del Torneamento. Vi sono inoltre altre gare che hanno
funzione esclusivamente spettacolare come scontri
cavallereschi. Importante e` la presenza dei quattro
Gruppi Sbandieratori e Musici della Citta` di Oria:
Gruppo Sbandieratori e Musici 'Rione Lama', Gruppo
Sbandieratori e Musici 'San Domenico', Gruppo Sbandieratori
e Musici 'I Federiciani', Gruppo Sbandieratori e Musici
'San Basilio'. Evento abbinato spesso alla Lotteria
Nazionale, si fregia dell'Alto Patrocinio della Presidenza
della Repubblica.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Il territorio oritano è stato frequentato sin
dai periodi più remoti, prime tracce di presenza
antropica le si trovano un po' in tutto il territorio
oritano, in particolare nelle contrade "Laurito"
e "S. Giovanni lo Pariete" è stato
rinvenuto materiale litico con punte, raschiatoi e
bulini; inoltre vi sono stati anche rinvenimenti di
ceramica preistorica. La fondazione di Oria, secondo
Erodoto, avvenne quando un gruppo di cretesi naufragò
lungo le coste salentine non lontano da Oria. I cretesi
scelsero il colle più alto per iniziare la
costruzione della città in quanto da lì
potevano ben controllare tutto il territorio circostante.
Diedero a tale città il nome Hyria. Partendo
da Oria tali gruppi di cretesi colonizzarono in seguito
tutto il territorio salentino; furono poi denominati
prima dai greci e poi dai romani Messapi o Sallentini.
A dimostrazione di tale apporto minoico-cretese, vi
sono stati rinvenimenti di ceramica minoica. Durante
l'VIII secolo a.C. Oria comincia, la sua evoluzione
da abitato "sparso" a città vera
e propria, infatti abbiamo una concentrazione, probabilmente
di capanne sul colle più alto della città
come attestato dalla libera università di Amsterdam.
In seguito intorno al VI secolo a.C., in tali abitazioni
si riscontra l'uso di tegole. Sempre da riferire all'età
arcaica è uno tra i più importanti santuari
messapici, il santuario di "monte papalucio"
(attuale denominazione del colle ove sorgeva il luogo
di culto). Vi son stati rinvenuti un gran numero di
materiali ceramici votivi, monete (delle città
più importanti del tempo, tra cui ad esempio
Metaponto e Sibari) e materiale combusto, ossa di
maialini e vari vegetali, riferibili al culto di Demetra
e Persefone cui il santuario era dedicato. Altri importanti
ritrovamenti archeologici del periodo messapico e
medievale, sono stati trovati durante uno scavo d'emergenza
condotto dall'Università di Lecce durante i
lavori per il rifacimento della pavimentazione in
piazza cattedrale. In questa occasione è emerso
il muro di cinta messapico riferibile al V-IV secolo
a.C., e diversi depositi funerari. La città
messapica di Oria aveva contatti con tutte le più
importanti città dell'epoca, sia della messapia
che città magno-greche. Di particolare interessa
risulta il rapporto con la vicina e potente città
di Taranto, con la quale il rapporto non era certo
dei più pacifici, anche se vi erano periodi
di floridi scambi culturali e commerciali. La rivalità
dei Messapi con Taranto giunse all'apice nel 473 a.C.
quando i Tarantini, uniti ai Reggini si scontrarono
con i Messapi. La disfatta di Taranto e Reggio fu
terribile, ci riferisce infatti Erodoto:" fu
questa la più grande strage di Greci e Reggini
che noi conosciamo, che dei Reggini morirono 3000
soldati e dei Tarantini non si poté nemmeno
contare il numero". L'avvenimento ebbe una forte
eco in tutto il mondo greco tanto che Aristotele precisa
che l'avvenimento: "accadde un po dopo che i
persiani invasero la Grecia" e aggiunge che fu
anche a causa di tale sconfitta che Taranto mutò
il suo regime da aristocratico a democratico. Tale
forte conflitto fini con l'indebolire sia i Messapi
che i Tarantini, Con il 272 a.C. Taranto e di li a
poco i Messapi persero la loro indipendenza almeno
in parte, a causa della crescente potenza di Roma,
Oria non perse però la sua importanza. Nel
88 a.C. divenne quindi municipio romano, ed ebbe l'importante
privilegio di continuare a battere monete. Diverse
tipologie di monete sono state rinvenute negli scavi
archeologici, troviamo la raffigurazione di Eros,
del fulmine di Zeus, della colomba, dell'aquila che
afferra un fulmine, di Ercole con il copricapo leonino,
spesso appare la scritta Orra; nome latino della città.
Inoltre a dimostrazione dell'importanza di Oria una
delle vie consolari più importanti: La Via
Appia, passa da Oria. Nel 44 una leggenda vuole San
Pietro di passaggio ad Oria, dove predicò il
Vangelo agli oritani e consacro` il primo vescovo:
di tale avvenimento abbiamo poche prove certe tra
cui spicca una lamina bronzea trovata nel XVI secolo
durante i lavori sotto l`antico calogerato basiliano;
certo è che Oria già dagli albori del
cristianesimo ebbe una delle comunità cristiane
più antiche, che porterà poi alla nascita
della sede episcopale ad Oria tra le più importanti
e antiche d` Italia. Risale al 606 la prima notizia
certa della cattedra vescovile, e abbiamo il primo
nome di vescovo storicamente accertato Reparato. Nel
785 un altro documento ci riferisce della cattedra
vescovile di Oria come indipendente dal Patriarcato
di Costantinopoli. Con l'altomedioevo come spesso
accade le notizie si fanno più scarse e meno
certe, in particolar modo durante la guerra greco-gotica;
Oria fu spesso devastata come del resto gran parte
dell'Italia Meridionale. Anche il territorio circostante
decadde come cosi le vie di comunicazioni romane (la
via Appia per esempio), si sviluppa intorno alla città
la cosiddetta "Foresta oritana" toponimo
presente nei documenti medievali e fino al secolo
scorso. In seguito Oria fu un territorio di transizione
tra Bizantini e Longobardi, nell'area della città
doveva trovarsi il cosiddetto limitone dei greci;
una sorta di confine tra territori longobardi e bizantini.
Da riferire probabilmente a tale periodo, alcuni importanti
monumenti religiosi della città: la cripta
ipogea sita all'interno del castello; di San Crisanto
e Santa Daria (antichi protettori della città)
la cripta di San Barsanofio , e probabilmente in questo
periodo era presente una basilica bizantina. Da riferire
al IX secolo una delle più importanti comunità
ebraiche del meridione, di tale comunità rimane
ricordo nel Rione Giudea e nella cosiddetta Porta
degli Ebrei. La comunità ebraica oritana era
sede di un importante accademia di studi scientifici
e religiosi che divenne famosa in tutto il Mediterraneo.
Uno dei più illustri uomini della comunità
ebraica oritana fu Shabbataj Ben Abbraham Donnolo.
Nel corso del IX-X secolo Oria fu spesso bersaglio
dei Saraceni, che saccheggiarono e distrussero più
volte la città. L'imperatore Ludovico II nel
867 si recò in Oria per liberarla dai saraceni;
ma gli attacchi non cessarono. Nel 924 i saraceni
misero a ferro e fuoco la città ci furono numerose
vittime tra cui molti ebrei e molti oritani furono
deportati come schiavi in Africa. La città
non perse comunque la sua importanza, fino a che nel
977 non subì un duro colpo venendo completamente
distrutta. In tale periodo iniziarono ad arrivare
nel territorio oritano alcuni monaci basiliani, che
occuparono le grotte presenti nei colli oritani e
le vicine campagne, per sfuggire agli imperatori iconoclasti.
In questo periodo il territorio oritano e sotto il
dominio bizantino; tuttavia nel corso del IX secolo
si assiste all'ascesa dei normanni, e nel 1055 Oria
fu conquistata dal Conte Unfredo di Altavilla. Oltre
a nuovi ordinamenti amministrativi, e ad una nuova
organizzazione del territorio, durante il periodo
normanno assistiamo all'ascesa anche in Oria dell'ordine
monastico dei benedettini a discapito dei basiliani;
in un più amplio "scontro" di "rito
greco" e "rito latino". Di particolare
interesse religioso in Oria nel 1170 fu rinvenuto
il corpo di San Barsanofio protettore della città,
il cui corpo era scomparso nel 977 a seguito della
distruzione della città. Nel 1198 Oria dopo
lunghe lotte tra Normanni e Svevi divenne di pertinenza
di quest'ultimi. Il più noto degli Svevi fu
Federico II; il puer apuliae ampliò nel 1225
il vecchio maniero normanno che a sua volta poggiava
probabilmente su fortificazioni bizantine e andando
ancora più indietro nel tempo messapiche. Oria
si ribellò a Manfredi, subì l'ennesimo
assedio ma ne fu presto liberata grazie anche all'eroico
Tommaso d'Oria. Sotto il dominio degli Angioini, Oria
subì un nuovo assedio, nel 1433 venne saccheggiata
da Giacomo Caldora famoso condottiero dell'epoca.
Divenne poi feudo degli Orsini Del Balzo che abbellirono
la città, e il principe Giovanni Antonio Orsini
Del Balzo ricostruì Porta degli Ebrei, fece
erigere o restaurò, non è chiaro; la
chiesa dei Francescani (dove sorge l'attuale chiesa
di San Francesco d'Assisi) e abbellì il castello
in occasione della nozze di sua nipote Isabella di
Chiaromonte con il figlio naturale del Re Alfonso
I d'Aragona, Ferdinando I. Alle soglie del 1500 Oria
dovette subire nuovi assedi, celebre l'aspra resistenza
contro gli spagnoli che assediavano la città,
salvata secondo la leggenda dal patrono San Barsanofio,
e dal valore di tutti i cittadini. Da questo momento
in poi la città fu "affidata" a diverse
famiglie nel 1572 San Carlo Borromeo elienò
il feudo al vescovo di Cassano; per poi passare agli
Imperiali, famiglia nobile di origine genovese. Dopo
il 1500 Oria non è più al centro della
grande storia, e comincia anche un lento declino dell'antica
città, forse il primo pilastro di tale "decadimento",
si ebbe quando Oria, si alleò a Francesco I
contro Carlo V, la sconfitta del re di Francia, alienò
Oria dai favori di Carlo V, ad esempio privò
il maniero della città di gran parte della
forza di artiglieria, il celebre canone il "cane"
fu portato da Oria a Brindisi. Nel corso del settecento
a cura di Michele Imperiali vengono restaurati alcuni
monumenti della città tra cui Porta Manfredi.
Risale al 1743 la costruzione della nuova Cattedrale,
la precedente di epoca medievale venne demolita a
causa di un terremoto ne rimangono solo alcune trabeazioni
e colonne classiche riscolpite nel medioevo. La cittadina
partecipò anche al risorgimento italiano. Il
21 settembre del 1897, la città venne investita
da un potente ciclone che danneggiò gran parte
dei monumenti antichi; le porte della città
furono gravemente danneggiate, alcune statue che facevano
parte di tali porte sono andate perdute o molto danneggiate;
anche l'imponente castello subì notevoli danni,
fu restaurato solo nel 1933 dopo che i Conti Martini-Carissimo
acquistarono il castello dal comune. Durante le Guerre
Mondiali Oria ha versato il suo contributo alla Patria:
furono molti infatti gli oritani morti combattendo.
Nel 1950, con Decreto della Presidenza del Consiglio
dei Ministri, ad Oria fu conferito il titolo di Città.