Ceglie Messàpica

Ceglie Messapica è un comune della provincia di Brindisi. La città si trova a metà strada fra Brindisi e Taranto sull'ultimo lembo di Murgia meridionale ad una quota collinare di 302 metri s.l.m. nell'Altosalento e nella splendida valle d'Itria. L'altezza massima raggiunta è di 382 metri s.l.m. in località "Monte d'oro".

ECONOMIA
L'economia è basata prevalentemente sull'agricoltura (soprattutto ulivi e viti), anche se non mancano attività manifatturiere. Artigianato ( Ebanisteria, Costruzione trulli, Muri con pietre a secco,

ORIGINI E CENNI STORICI
Il passato di Ceglie si perde nelle epoche precedenti la venuta di Cristo; alcuni dicono XVII secolo a.C., altri XIV secolo a.C.. Secondo Erodoto la città fu fondata da Japige, mitico re di Creta, approdato in Sicilia al comando di schiere cretesi per vendicare la morte di Minosse. Il re, colto da una furiosa tempesta, approdò sulle coste del Salento, ove alloggiò a lungo con i suoi soldati nelle città allora esistenti, tra le quali l’antica Kailia, nome primordiale di Ceglie, ma anche Kailinon dalla città di Kailidon, nella regione storica greca di Etolia, e che secondo gli storici sarebbe stata la patria di Diomede. Secondo altri autori un popolo venuto dall'Oriente in Puglia - quello dei Pelasgi - fondò le antichissime mura chiamate Paretoni e le costruzioni, formate da grossi blocchi di pietra, chiamate Specchie. All'incirca nell'VIII secolo a.C. furono i Greci a portare in queste terre i propri modi di vita e Ceglie assunse il nome di Kailìa ed i caratteri della loro civiltà. Il nucleo urbano della città si estendeva ai piedi di un colle, chiuso da possenti mura di pietre di cui si conservano poche tracce; la zona abitata occupava approssimativamente l'area in cui si trova oggi la Stazione delle Ferrovie del Sud Est. All'acropoli si accedeva tramite una scalinata, anch'essa tuttoggi esistente, che nel dialetto locale viene indicata come " li ciend' scalun' ". In cima, dove è ubicato il Castello Ducale, si trovavano gli edifici pubblici ed i templi delle divinità più importanti. Fuori le mura erano metà di pellegrinaggi delle genti messapiche due celebri santuari dedicati ad Apollo - dove ora sta la chiesa di San Rocco - ed a Venere, sulla collina di Montevicoli. Divenuto un centro ricco e fiorente Ceglie,dovette combattere dure guerre contro la potente Taranto come tutta l'area Messapica. Quando Roma assoggettò la Penisola, anche Ceglie, ormai decaduta, passò sotto il suo dominio e fu da essa assimilata. Nel medioevo sotto il dominio dei Longobardi la città prese l’appellativo di Ceglie della Foresta, e, in seguito, con voce ancora longobarda di Geglie del Gualdo. Divenendo un povero villaggio, sotto la dominazione spagnola, in cui si conduceva un'esistenza grama, all'ombra del piccolo maniero nel quale risiedeva un barone, fu denominata "Celie de Galdo". Molte furono le famiglie che dominarono la baronia in quei secoli: Orimi, Scisciò, Brancaccio, Dentice, Pignatelli. Il feudo risulta in possesso per un sessantennio anche degli Arcivescovi di Brindisi, finché, il 24 ottobre 1584, don Cornelio Pignatelli, signore di Ceglie, non compie una permuta con don Ferdinando Sanseverino, conte della terra di Saponara, che diventa feudatario della città. Intanto, nelle campagne intorno a Ceglie, i monaci italo-greci avevano fondato dei grandi monasteri, di due dei quali restano notevoli testimonianze: l'abbazia di S. Anna, alla periferia dell'odierno abitato, e la chiesa della Madonna della Grotta, sulla vicinale per Francavilla Fontana. I Sanseverino ampliarono il castello conferendogli approssimativamente la struttura attuale. Promossero l'arricchimento economico e culturale di Ceglie, favorendo la fondazione del convento dei Cappuccini, abbattuto qualche anno fa, e quello dei Domenicani, fino al 2005 sede del Comune. Nei 1521, rivelatasi angusta, per le accresciute esigenze cultuali, la vecchia madrice, fu innalzata l'attuale Collegiata che poi, nel 1786, fu ingrandita ed imbarocchita. Ai Sanseverino subentrarono i Lubrano e i Sisto y Britto, che si estinsero con il duca Raffaele, nel 1862, anno in cui ereditarono il castello e le residue proprietà dell'ex feudo i Verusio. Nel Risorgimento, a Ceglie fu costituita una vendita Carbonara da Domenico Termetrio, originario di Cisternino. Da Pietro Elia, amico personale del Mazzini, venne fondata invece una sezione della Giovine Italia che molto contribuì al riscatto dal dominio borbonico. Raggiunta l'unità, anche Ceglie venne a far parte del nuovo Regno Sabaudo e, proprio allora, alla fine dell'ottocento, conobbe un periodo di fervore di cui sono testimonianza le opere e i monumenti realizzati in quegli anni: S. Gioacchino, il Macello comunale, S. Rocco, il Cimitero, il Teatro Comunale, il Convento dei PP. Passionisti, la torre dell'Orologio nella Piazza Plebiscito. Nello stesso periodo si stampava un'importante rivista che, rimasta in vita per oltre un biennio, ebbe diffusione nazionale: "La scuola laica", diretta da Giuseppe Elia. All'inizio del Novecento la città ha vissuto le stesse vicende degli altri comuni del Meridione, con un costante incremento demografico, nonostante l'emorragia emigratoria, che costituisce la spia della situazione economica e sociale di Ceglie in quegli anni. Oggi, Ceglie guarda al futuro cercando anche di basare la propria economia sullo sviluppo turistico e culturale, avendo come referenti il grande pittore futurista Emilio Notte e lo scienziato Cataldo Agostinelli.


RESTI
Della civiltà messapica rimangono numerosi resti archeologici: sistema difensivo (specchie, fortini messapici, mura e muraglioni chiamati paretoni), necropoli oltre a iscrizioni, monete, vasi, trozzelle messapiche e reperti vari conservati in piccolissima parte nel locale museo archeologico a Ceglie e nei musei di Taranto, Brindisi, Lecce ed Egnazia ma, in massima parte dispersi in collezioni private e pubbliche (citiamo ad esempio un vaso rinvenuto nel 1820 raffigurante la lotta tra Diomede e i Messapi che si trova presso il museo di Berlino).

Ceglie, era dunque la roccaforte militare della Messapia, per la sua posizione naturale in cima a un colle e per il suo territorio collinare da cui era ben visibile Taranto, la città rivale che ambiva a conquistare tutta la Messapia per consentirsi lo sbocco sull’Adriatico.

Kailia (il nome messapico di Ceglie) aveva ben quattro cinte murarie con sulle cinte esterne (paretoni) elevate fortificazioni in blocchi megalitici (le specchie alte anche oltre 20 metri e diametro fino a 60 metri), la cinta di mura più interna aveva un perimetro di 5 Km e racchiudeva una popolazione non inferiore ai 40.000 abitanti.

Risalente al settembre 2006 è l'ultimo ritrovamento di un sito archeologico nell'atrio adiacente la Scuola Secondaria di I grado «Leonardo da Vinci» di via Toniolo durante lavori di ristrutturazione. Si tratterebbe di una tomba familiare risalente alla seconda metà del IV secolo a.C., che contiene ben 5 scheletri ed un corredo funerario di numerosi manufatti (cinture in bronzo e forme ceramiche ornamentali e legate alle funzioni nutrizionali).

MANIFESTAZIONI

Giovedì di settembre
Particolarmente sentita dai cegliesi è la festa dei "giovedì di settembre". Più che una festa vera e propria si tratta di un'usanza ereditata dalle civiltà contadine del passato; difatti queste "feste" si svolgono nelle campagne, tra amici, dove si mangia, si beve, si balla e si cantano canzoni popolari fino a tarda notte. Sconosciuto è il motivo per cui quest'usanza esiste, anche se la spiegazione più verosimile è che veniva usata come pretesto per consumare il vino "vecchio" e svuotare i capasoni per far posto al vino "nuovo". L'usanza è talmente radicata che alcuni utilizzano il "giovedì di settembre" come giustificazione per la loro assenza dal posto di lavoro il giorno seguente.

Carnevale

Scascia Pignata
Tradizionalmente avviene la domenica dopo carnevale.

Quaremma
Pupazzo tradizionale rappresentante una vecchina che fa il fuso con appesa una collana formata da 7 taralli. Il fantoccio si appende per le strade a inizio quaresima e ogni settimana si toglie un tarallo fino a quando terminati i taralli si festeggia la fine della quaresima incendiando il fantoccio.

Gastronomia
Arrivando a Ceglie un cartello stradale indica l’inizio della città : - Ceglie Messapica, città d’arte e terra di gastronomia -. La cittadina è la capitale indiscussa della gastronomia dell’Altosalento con numerosi riconoscimenti avuti già negli anni 50 e più recentemente con vari premi assegnati agli ‘artigiani del gusto e della buona tavola’. Molti ristoranti sono segnalati nelle principali guide enogastronomiche, i forni a legna producono artigianalmente pasticceria tipica e prodotti da forno distribuiti in tutta Italia, il gelato artigianale cegliese conquista, in una passata edizione, il secondo posto assoluto alla fiera di Rimini nell’ambito del Salone Internazionale della Gelateria.

Biscotto Cegliese
È un pasticcino prodotto a Ceglie Messapica di colore bruno a base di mandorle tostate, con fragranze di marmellate di amarene e, appena, di limone; sono ricoperti di una glassa a base di zucchero e cacao (u scilepp'). Le mandorle utilizzate sono esclusivamente prodotte dai mandorleti dell'Altosalento, sono una particolare varietà chiamata "cegliese" che si distingue per il guscio semiduro. I biscotti cegliesi venivano prodotti dalle famiglie contadine in occasione delle feste importanti e dei banchetti nuziali. Sono venduti, in particolare, in tutti i forni, bar e pasticcerie di Ceglie, oltre ad essere offerti in tutti i ristoranti cegliesi. Il biscotto cegliese è candidato per il riconoscimento di prodotto tipico DOP.