Canosa
di Puglia è un comune di 31.240 abitanti in
provincia di Bari, collocato sul margine nord-occidentale
dell'altopiano delle Murge da cui domina la valle
dell'Ofanto e l'estesa pianura del Tavoliere delle
Puglie, spaziando dal monte Vulture al Gargano, alla
costa adriatica. Canosa è considerata uno tra
i principali centri archeologici della Puglia e rappresenta
uno dei casi più significativi di città
a lunghissima continuità di vita. Reperti e
vasi canosini sono in tutti i principali musei e collezioni
private del mondo ma, naturalmente, testimonianze
del suo glorioso passato sono disseminate nella città
attuale e nel territorio circostante. Il comune confluirà
nella nuova Provincia di Barletta-Andria-Trani, non
appena essa diventerà operativa (orientativamente
entro il 2008).
ETIMOLOGIA
Molteplici sono le ipotesi avanzate nel spiegare l'etimologia
del nome Canosa, usato per indicare il primo vero
nucleo sviluppatosi (VIII secolo a.C.). Una prima
ipotesi ne vede l'origine nel culto di Afrodite in
Daunia. Secondo questa ipotesi, suffragata dal commentatore
latino Servio, Canusium deriverebbe da canis (in italiano:
il cane), animale associato alla dea greco-orientale
Afrodite en kepois. Una seconda ipotesi prevede una
derivazione dalla parola greca "canus",
cesto di vimini) per la presenza numerosa di vimini
spontanei lungo la riva del fiume Ofanto. Una terza
ipotesi prevede la derivazione dalla parola ebraica
Chanuth (in italiano: la taverna), divenuto poi Chanush.
Entrambe sarebbero integrate dal messapico o iapigio
suffisso -ion (poi -ium in latino). Una quarta ipotesi
sostiene l'origine esclusivamente iapigia o messapica
dell'etimo Canusium e la risoluzione del problema
etimologico attraverso la spiegazione della radice
can-. Una ulteriore ipotesi intravede una diretta
correlazione fra il nomen latino Canusium e il gentilizio
etrusco canzna. Questa ipotesi si basa sulla presenza
etrusca in Campania prima della conquista romana e
del vivace commercio etrusco lungo la valle dell'Ofanto.
Questa è suffragata dalla cospicua presenza
di prodotti della metallotecnica etrusca[12] e di
ambre (conservate al British Museum di Londra) in
cui si riscontrano motivi stilistici comuni all'artigianato
etrusco.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Fondata
secondo la laggenda dall'eroe Diomede, decantato nell'
Iliade, Canosa è stato tra i più importanti
centri indigeni della Daunia prima e della Apulia
poi. I primi insediamenti autoctoni (composti dai
dauni, ramo settentrionale della tribù Iapigia),
stabiliti su quella fascia di terra chiamata dagli
archeologi Campi Diomedei, risalgono ad un epoca di
gran lunga precedente a quella diomedea, e precisamente
al Neolitico (6000-3000 a.C.), per svilupparsi nell'Età
dei Metalli. Si va a costituire l'abitato arcaico
di Toppicelli, sulla piana ofantina, con presenza
di edifici e tombe aristocratiche ricchissime di corredi,
appartenenti al ceto di quelli definiti poi "principi
dauni". Nel corso dei secoli, Canosa diviene
un importante centro commerciale e dell'artigianato
(specie di ceramiche e terrecotte). Con lo sviluppo
della Magna Grecia, il centro è influenzato
dalla cultura ellenica (morfologicamente e urbanisticamente,
Canosa è territorio ideale per la formazione
di una polis greca). Nel 318 a.C. Canosa diventa città
alleata di Roma, accogliendo i Romani anche dopo la
disfatta ad opera di Annibale nel 216 a.C. a Canne,
piccolo villaggio nei pressi dell'Ofanto. Dall'88
a.C. diventa Municipium e subisce le modifiche tipiche
romane: il passaggio della via Traiana (109 d.C.)
la costruzione dell'acquedotto di Erode Attico (141),
anfiteatro, mausolei e archi. Poco più tardi
l'imperatore Antonino Pio eleva il centro al rango
di Colonia con il nome Aurelia, Augusta, Pia, Canusium.
Verso la fine del III secolo diviene capoluogo della
Provincia Apuliae et Calabriae, diventando dal IV
sede di una tra le più importanti diocesi di
Puglia che raggiunse la sua maggior importanza sotto
il vescovo San Sabino (dal 514 al 566); la presenza
di un quartiere episcopale ha lasciato i pregi artistici
dei luoghi di culto e delle architetture civili dimostrano
la centralità della città (di cui Barletta
era un porto) rispetto al territorio pugliese (da
qui l'appellativo "città dei vescovi").
Diventata sede di gastaldo con le invasioni longobarde
tra VII e VIII secolo, subisce nel secolo successivo
diverse devastazioni per mano dei Saraceni (scacciati
intorno all'871). Solo due secoli dopo Canosa ritrova
un certo rilievo (XI - XII secolo) con i Normanni,
grazie al particolare interesse mostrato dal principe
Boemondo d'Altavilla (che dal 1111 giace nel mausoleo
ivi presente) e poi, sotto gli Svevi, da Federico
II. Dall'età imperiale incomincia il declino,
perdurato sino al XVIII secolo, accentuato dai molteplici
terremoti (1361, 1456, 1627, 1659), dai numerosi saccheggi
(in particolare, dei tarantini nel 1451 e dei soldati
francesi di Napoleone nel 1803) e dalla perdita della
sede Vescovile: Canosa diventava un feudo, gestito
però da casati di cui alcuni, in seguito, avrebbero
segnato la Storia. Vi si annoverano gli Orsini del
Balzo, i Grimaldi di Monaco, gli Affaitati di Barletta,
i Capece Minutolo di Napoli.
CASTELLO
Quello denominato dai paesani Castello, in realtà
era l'Acropoli dell'antica Canosa. Le tre grandi torri
sono i ruderi del feudo situato in cima all'omonimo
colle, a strapiombo sulla valle Ofantina. Originariamente
luogo di culto e fortezza di epoca preromana, eretto
con blocchi di tufo (come diversi siti canosini),
fu ricostruito come bastione con gli stessi materiali
dai Normanno-Svevi[20], per poi essere usato come
"guardia" dai Grimaldi. Ultimi proprietari
furono i Principi Capece Minutolo di Napoli, una delle
famiglie di maggiore e più antica nobiltà
del Regno: Don Fabrizio (padre del celeberrimo Principe
di Canosa Antonio Capece Minutolo) ottenne il titolo
nel 1705. L'usura dei blocchi che lo compongono e
il colore degli stessi denota il passaggio delle diverse
civiltà che hanno elaborato la struttura in
epoche differenti. Lungo la collina scoscesa dell'Acropoli,
vi è la parte antica del paese, caratterizzata
dalle stradine e le scalinate. Alla base meridionale
dell'asperità, giacciono i resti di un anfiteatro
romano.
IPOGEI
E CATACOMBE
Canosa possiede un vero e proprio tesoro sotterraneo,
costituito dagli ipogei (molti probabilmente ancora
celati). Questi sono stati usati dapprima dai dauni
come catacombe pagane, e, al loro interno, venivano
celebrati anche culti funerari, manifestanti una civiltà
avanzata per la vastissima epoca (dal 6000 a.C. al
II sec. d.C.). Le sepolture negli ipogei (con qualche
variazione; dalle rozze tombe a fossa allo stile a
grotticella) sono perdurate fino all'epoca romana.
Composti da una dromos conducente a una o più
stanze funerarie, gli ipogei contenevano, oltre al
defunto (spesso ritrovato in posizione fetale), anche
oggetti personali di questo, ritrovabili in urne o
deposti in nicchie. Nel corso degli anni, però,
molti di questi manufatti (tra cui preziosi monili
in oro e bronzo, vasellame in terracotta con figure
rosse e askos) sono andati perduti (o in mano a privati)
anche a causa dell'opera dei cosiddetti tombaroli.
I più importanti ipogei canosini sono quelli
del Cerbero, Lagrasta, Boccaforno e dell'Oplita. Altri
reperti recuperati negli ipogei sono visibili presso
i locali Palazzo Sinesi e Museo Civico. Il paese pugliese
si mostra manna per l'archeologia: poco distante dal
centro abitato sorge, nelle profondità di un
terreno argilloso, la necropoli di Santa Sofia, di
epoca più recente (intorno al IV sec. d.C.,
periodo paleocristiano), estesa e diversa rispetto
agli altri ipogei (risale al tempo delle persecuzioni
cristiane), scoperta intorno al 1960 e attualmente
in fase di restauro.
BASILICA
DI SAN LEUCIO
La Basilica di San Leucio è uno dei maggiori
esempi dell'architettura paleocristiana in Puglia.
Tempio pagano, probabilmente dedicato a Minerva, sino
al II sec. d.C, venne trasformato in basilica cristiana
tra il IV e il V sec. d.C. La struttura del Tempio
Italico doveva essere il frutto della fusione delle
culture magnogreca e centritalica: una struttura di
grandi dimensioni, costituita da una cella dedicata
al culto posta fra due ampi ambienti, con mosaici
policromi, capitelli figurati in tufo intonacato e
dipinto, colonne in stile dorico-ionico e grandi statue
(di cui ora vi è ancora traccia). La Basilica
Paleocristiana di San Leucio si impianta sul tempio
ellenistico. Per la sua costruzione furono riutilizzate
le murature, le colonne e i capitelli preesistenti.
L'impianto planimetrico è detto a doppio involucro
si compone di un muro perimetrale di forma quadrata
(50 m di lato) con esedre su ciascun lato al cui interno
c'è un secondo quadrato concentrico con esedre
colonnate. L'architettura della basilica è
di ispirazione orientale, privilegiando i colori agli
ampi spazi. Alla fine del VII sec. d.C., a causa di
gravi crolli si procedette ad un restauro, modificando
la pianta della basilica che divenne a croce inscritta
in un quadrato. Nel IX sec. d.C. venne costruita una
cappella adiacente all'abside funzionale ai riti sepolcrali.
BASILICA
DI SAN PIETRO
Non distante dalla basilica pagana prima, paleocristiana
poi, giace la Basilica di San Pietro, prima cattedrale
cristiana della città, trasformata poi in sepolcro
di San Sabino (556), patrono di Canosa[22]. Anch'essa
presentava mosaici e capitelli dorico-ionici. Il complesso
si articola nella grande chiesa di San Pietro preceduta
da un ampio atrio portificato e affiancata da un edificio
residenziale e da varie altre strutture adibite a
funzioni cimiteriali: un lussuoso mausoleo, probabilmente
il sepulchrum dello stesso vescovo Sabino, una grande
fornace adibita alla cottura di laterizi e una domus,
utilizzata probabilmente come dimora vescovile. Dal
2001 è in corso uno scavo sistematico di tutta
la zona da parte dell'Università di Foggia
e dell'Università di Bari.
BATTISTERO
DI SAN GIOVANNI
Nella vallata è presente il Battistero di San
Giovanni (VI-VIII sec.). Il corpo centrale, di forma
dodecagonale, conteneva una vasca battesimale eptagonale.
Le composizioni erano soprattutto in marmo e tufo.
Il colonnato che sorreggeva la volta a botte è
rimasto danneggiato nel corso del tempo, così
come sono andate perse le componenti auree e i mosaici
che rivestivano la Fonte (elementi tipicamente bizantini,
segno dell'elevato numero di popoli che ha conosciuto
Canosa nel corso dei secoli). In corrispondenza dei
punti cardinali, partivano quattro piccole navate
dal dodecagono, andando a formare una struttura a
croce greca. Dal 2001 è oggetto di ricerca
da parte dell'Università degli studi di Foggia.
CATTEDRALE
DI SAN SABINO
La Basilica di San Sabino fu edificata in età
Longobarda (VII-VIII sec.) per mezzo del duca Arechi
II, dopo l'abbandono dei siti paleocristiani di San
Leucio e San Pietro. Dedicata inizialmente ai Santi
Giovanni e Paolo, fu intitolata a San Sabino il 7
settembre 1101, ad opera di Papa Pasquale II, circa
quattrocento anni dopo la traslazione delle spoglie
del Santo nella cripta sottostante per mezzo del Vescovo
Pietro il 1° agosto di un anno imprecisato del
secolo VIII. Fu riconosciuta come Cattedrale nel 1916
da Papa Benedetto XV. Inizialmente la pianta della
basilica era (ed è tuttora) a croce latina,
coperta da cinque cupole basse a vela e un'abside
(illuminata da tre finestre, la cui centrale è
ricoperta da una vetrata raffigurante il patrono),
chiaro esempio di stile romanico-bizantino: al di
sotto del presbiterio si accedeva alla cripta, reliquiario
del Santo. Le cinque volte poggiano su arcate sorrette
da complessive diciotto colonne di marmi persichino,
granito e cipollino: queste ultime (sei), con capitelli
corinzi, furono recuperate da monumenti ormai devastati.
Priva di affreschi e pavimentata con marmo bianco,
la Cattedrale giace a tre metri al di sotto della
piazza dalla quale si accede.
TEATRO
Il teatro storico della città è il Teatro
D'Ambra, ora acquistato dal Comune e rinominato Teatro
Comunale. Il Teatro D'Ambra già Teatro Lembo,
si trova in via Piave, nelle vicinanze della Cattedrale
di San Sabino. La sua costruzione, commissionata da
Raffaele Lembo, facoltoso commerciante locale di grano,
risale al 1923 in esecuzione del progetto elaborato
dall'ingegnere e architetto Arturo Boccasini, di Barletta,
il quale aveva progettato il Teatro Di Lillo di Barletta
e aveva collaborato con l'ingegnere Santarelli al
progetto del Teatro Margherita di Bari. Il Teatro
fu inaugurato alla fine del 1926 quando, iniziando
a scarseggiare le risorse economiche, si preferì
avviare l'attività pur non avendo completato
parte della struttura compresi gli addobbi, i fregi
e le decorazioni. Acquistato dal Comune di Canosa
e consegnato alla città il 5 febbraio 2005,
lo storico teatro sarà completamente ristrutturato
e recuperato per ospitare nuovamente, così
come in passato gli spettacoli più belli del
panorama artistico italiano e internazionale.
Nel maggio 2006 sono stati bloccati i lavori di ristrutturazione
a seguito di una eccezionale scoperta archeologica,
rinvenuta sotto la galleria del teatro. Si tratta
di un complicato incrocio stradale di età Imperiale
con alcune strutture inquadrabili nel corso dell'età
arcaica (VIII-VII sec. a.C.). Alla fine del 2008,
data presunta per la fine dei lavori, il Teatro Comunale
sarà un teatro come pochi al mondo: accanto
agli spettacoli di prosa e di musica, sarà
possibile ammirare i tesori archeologici rinvenuti.
Dal 1992, Canosa aderisce al circuito del Teatro Pubblico
Pugliese per la programmazione, l'organizzazione e
la promozione di spettacoli dal vivo, stagioni di
prosa, danza, teatro per ragazzi ed eventi speciali.
Attualmente il teatro che ospita la programmazione
del TPP è il teatro Scorpion. Anche per mezzo
di questa iniziativa, diverse sono le compagnie teatrali
esercitanti.
MUSEI
Il Museo Civico Archeologico fu istituito nel 1934
e collocato nel settecentesco Palazzo Casieri. Ospita
circa 2000 reperti archeologici provenienti da scavi
in Canosa e in tombe del V - III secolo a.C. Si trovano
iscrizioni, sculture, bassorilievi, marmi, monete,
gioielli, ceramiche e vasi che risalgono ad un vasto
arco di tempo di circa 1500 anni (dal VI -V secolo
a.C. al IX-X secolo): dal preistorico, dauno, romano,
paleocristiano e bizantino-medioevale. In passato
il Museo è stato privato di alcuni pezzi di
inestimabile valore, come ad esempio i prezioni ori
della Tomba degli Ori. Questi gioielli sono attualmente
custoditi presso Museo nazionale archeologico di Taranto,
e sparsi nei maggiori musei italiani e europei (fra
cui il Museo del Louvre).
Organizzazione dei reperti:
* Prima stanza: oggetti di ceramica a fondo nero con
figure rosse e anfore.
* Seconda stanza: ampolle, brocche, coppe, vasetti,
anforette, urne cinerarie, piccoli crateri del III
sec. a.C.
* Terza stanza: lucerne ebraiche, romane e cristiane.
Vi sono inoltre una statua fittile di una donna in
preghiera e alcune fistule in piombo dell'acquedotto
di Erode Attico.
* Quarta stanza: è quasi interamente dedicata
alla monetazione.
* Quinta stanza (detta degli specchi): askoi e lekanoi
policromati, iscrizioni iapigie, greche e latine e
i reperti della Tomba degli Ori rimasti a Canosa.
* Sesta stanza: olle di diverse dimensioni.
* Settima stanza: frammenti di ceramica medievale
e selci di età neolitica.
VILLA
COMUNALE
La Villa Comunale, posta al centro di Canosa, trae
le sue origni nel secolo scorso per interessamento
dell'allora sindaco Vincenzo Sinesi che nel 1888 riordinò
i tereni adiacenti alla Cattedrale e al Mausoleo di
Boemondo donati alla municipalità da alcune
famiglie canosine. Viste le necessità del paese,
è stata sottoposta a numerose riduzioni della
superficie nel corso degli anni, che hanno fatto quindi
posto a larghi pedonali. Oltre alla possibilità
di vedere la parte posteriore della Cattedrale e l'esterno
del Mausoleo di Boemondo per mezzo di ampie balconate,
è presente una imponente cassa armonica per
orchestra, un monumento dedicato a Scipione l'Africano,
l'ara commemorativa dei Caduti di tutte le guerre
e un lapidarium. Il lapidarium della Villa Comunale
è composto da un notevolissimo patrimonio di
reperti archeologici lapideidi di epoca dauna e romana:
epigrafi, rilievi funerari, capitelli e colonne, architravi
e vere di pozzo di ville imperiali.
ENOGASTRONOMIA
La tradizione gastronomica canosina è fortemente
legata alla tradizione contadina e mediterranea. Uno
dei prodotti più caretteristici è la
farina di grano arso (in dialetto pugliese gren iars):
una farina scura di umili origini, infatti, veniva
ottenuta dal grano recuperato dopo la bruciatura delle
stoppie dopo la mietitura; dal quale veniva appunto
prodotta successivamente la farina dal caratteristico
colore scuro. Questo recupero, avveniva da parte di
persone che non potevano permettersi la farina "normale",
allora i proprietari dei terreni permettevano questa
successiva spigolatura. I prodotti più originali
e conosciuti che si ottengono mischiando in parti
uguali farina bianca e farina di grano arso sono gli
strascinati (in dialetto strasc-net) particolari orecchiette
e il pane a prosciutto (in dialetto ppen a prusutt)
un pane scuro variegato di bianco.