Villastellone
è un comune di 4.831 abitanti della provincia
di Torino. Si trova ad una ventina di chilometri a sud
del capoluogo piemontese. È attraversato dal
rio Stellone che è sempre stato parte integrante
della storia e dell'economia locale. Sorge su due pianori
diversi, il primo a sud è paludoso perché
parte integrante del letto di esondazione del Po; il
secondo, verso Santena è rialzato rispetto al
primo di qualche metro ed è costituito da terreni
sabbiosi.
ETIMOLOGIA
Fu fondato con il nome di Villanova San Martino poi
chiamata Villa Sancti Martini de Stellono. Oggi il
nome è un composto di villa e del nome del
torrente limitrofo, Stellone.
BORGO
CORNALESE
La frazione di Borgo Cornalese è interessante
per la presenza del castello dei Conti de Maistre,
con un grande parco e del bel viale di pioppi cipressini
(pioppo nero "arbra pi-na" in piem.) che
ne diparte e s'inoltra per il borgo rimasto invariato
negli ultimi secoli. È presente una bella chiesa
in stile neoclassico dedicata alla Madonna dei dolori,
opera del 1850 dell'architetto Benedetto Brunati,
immersa nel verde della campagna. Nella borgata si
trova un mulino a ruota idraulica i cui ingranaggi
sono interamente in legno. La borgata venne fondata
intorno all'anno 1000 da ungari e bulgari e il territorio
venne successivamente fortificato con tre edifici:
forte passo (in cui vi era il dazio del sale); Malpertusio
(cascina nuova) e Val di Cosso (Valcorso). Nel 1180
passò nelle mani dei monaci cistercensi che
costruirono ben tre luoghi di culto. Verso il 1300
vi si insediarono i tesorieri dei principi d'Acaia
che vi rimasero fino alla meta del '700. Nel 1850
il duca Eugenio Laval di Motmorency commissionò
l'attuale chiesa. all'interno della chiesa si trova
una copia del celebre dipinto, conservato agli Uffizi,
dell'incoronazione della vergine di Raffaello.
IL
CASTELLO
Il castello che si affaccia sulla piazza principale
(Piazza della Libertà) costruito su disegno
attribuito all'architetto siciliano Filippo Juvarra
(o Juvara) (1678 1736) sorge sui resti di un
più antico maniero medioevale del quale si
sa molto poco, certo è che doveva avere pianta
rettangolare con una corte al centro e un'alta torre
su cui nei giorni di fiera veniva esposto lo stemma
cittadino e in caso d'assedio fungeva da vedetta.
nel 1693 in seguito all'invasione del Piemonte delle
truppe francesi guidate dal generale Catinat, la comunità
villastellonese nascose nella torre tutti gli oggetti
di valore compreso l'archivio, i francesi non riuscendovi
ad entrare minarono la torre e la fecero saltare.
dopo questi fatti il maniero si presentava irreparabilmente
danneggiato, ecco perché nel 1735 il conte
Ercole Della Villa affidò la costruzione della
villa barocca ancora oggi presente. Il castello è
privato e non è accessibile alle visite. Un
grande parco all'inglese, di circa 60 ettari, si estende
intorno ad esso, e al suo interno si trovano edifici
di pregio quali la chiesa di S.Anna, le serre, le
scuderie e gli alloggi per la servitù costruiti
verso la metà dell'Ottocento dall'architetto
John Vallance. Nel parco nascosto dalle fitte chiome
degli alberi secolari sorge un fienile, originariamente
costruito come deposito di munizioni del presidio
nazista che aveva luogo proprio nel castello durante
il secondo conflitto mondiale, sulla struttura si
sono sempre vociferate leggende popolari, infatti
ancora oggi viene denominata "la casa delle masche".
SAN
GIOVANNI BATTISTA
La Parrocchiale dedicata a S.Giovanni Battista è
prevalentemente in stile barocco. (Si dice che sia
stata ruotata di 90° nel XIX secolo spostando
l'entrata principale a nord-ovest anziché a
nord-est. La pianta è suddivisa in tre navate,
dietro all'altare maggiore, nel catino absidale, si
trova una pala d'altare sormontata da due putti che
reggono lo stemma dei conti Della Villa (antichi signori
del luogo e committenti della chiesa) sormontato da
un'insegna recante il motto della famiglia "droit
et avant". nella navata sinistra sopra l'altare
maggiore si trova una loggia separata dal resto della
chiesa da un paravento, infatti questo luogo era riservato
ai signori del paese. al di sotto dell'altare maggiore,
inoltre, trovano luogo le tombe dei suddetti conti.
Durante la seconda guerra mondiale lo scoppio di un
treno carico di munizioni ne fece saltare tutte le
vetrate. L'ultimo restauro è stato eseguito
ai primi del Novecento. In quell'occasione vennero
alla luce gli affreschi sopra l'altare maggiore raffiguranti
i quattro evangelisti.
L'ADDOLORATA
La chiesetta era intitolata un tempo alla Madonna
degli Alteni per via dei numerosi vigneti che si estendevano
in zona; dopo la soppressione del cimitero annesso
alla chiesa di S. Martino oggi S. Anna, questo venne
spostato proprio nel retro di questa chiesa. Nel 1944,
il 7 ottobre, le truppe partigiane vennero a sapere
che i tedeschi, il cui presidio era nel castello,
intendevano trasferire via treno le munizioni allocate
nel deposito del parco e portarle oltre il fiume Ticino.
Il comandante Icilio Ronchi della Rocca immediatamente
informò il capitano Powell della missione inglese.
Tramite bombardamento aereo della RAF vennero sganciate
dieci bombe sui circa quaranta vagoni del treno; le
esplosioni si susseguirono per due giorni interi:
cinquanta case, lo stabilimento Van Den Berg, la stazione
e la stessa chiesa dell'Addolorata subirono ingentissimi
danni; non fu così per la nicchia della Madonna,
la quale insieme alla sua statua rimase intatta. Nella
chiesetta della Madonna Addolorata è stata
recentemente ricollocata l'omonima statua recuperata
dai Carabinieri in seguito ad un furto subito alcuni
anni fa. La statua ha un certo pregio, in quanto,
a detta degli esperti, risale almeno al 1400.
LA
CHIESA DI SANTA CROCE
Contigua all'albergo di Santa Croce si trova la chiesa
omonima, detta anche dei batù poiché
i membri della confraternita erano soliti infliggersi
pene corporali. È un edificio in stile barocco
interamente affrescato. All'interno si trova un organo
di manifattura molto rara che nell'anno 2010 ha ottenuto
l'attestato di storicità, essendo uno dei pochissimi
strumenti in grado di suonare le melodie del Frescobaldi;
purtroppo l'organo avrebbe bisogno di un accurato
restauro, ecco perché, sempre nel 2010 si è
cercato, grazie al lavoro del Professor Quaglia, di
iscrivere le chiese villastellonesi ai luoghi del
cuore del FAI(fondo per l'ambiente italiano, allo
scopo di sensibilizzare le fondazioni e gli istituti
di credito del territorio a promuovere campagne di
restauro. La chiesa è stata sconsacrata negli
anni novanta ed ora appartiene al comune che la usa
come spazio espositivo. Un recente inventario degli
arredi ha permesso di scoprire vere e proprie ricchezze.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Sul territorio di Villastellone era presente fino
alla prima metà del 1200 una mansione templare,
la quale possedeva una chiesa, detta di San Martino
e una casa. Inoltre gestiva terreni detti "airali
della mansione" e difendeva il ponte sullo Stellone(allora
Po Morto) in direzione Carignano. Nel 1203, per volere
della città di Chieri, venne acquistata la
mansione e nella località detta "Campo
di costa" venne eretto un villaggio circondato
da una palizzata ed un fossato. Questo nuovo possedimento
serviva al comune di Chieri per difendersi dall'avanzata
del marchesato di Saluzzo e di Provana. Solo però
verso il 1230 il villaggio cominciò a popolarsi
di gente proveniente dai paesi limitrofi a cui era
garantita una casa e un appezzamento di terra. Negli
anni seguenti venne concesso al paese di fortificarsi,
ed essendo un feudo fedele a Chieri, quando quest'ultima
perse una disputa contro Asti, viene "spaccato"
in due tra le influenze chieresi e astigiane. Per
tutto il XIV secolo il centro abitato non ebbe vita
facile: infatti, dopo continue carestie, pestilenze
e un disastroso incendio che lo rase al suolo, si
trovò nuovamente spopolato, tanto che la città
di Chieri incentivò ottanta famiglie provenienti
dalla val Chisone (delle quali alcune sopravvivono
ancora oggi) a insediarsi nel borgo, offrendo loro
nuove terre e una casa. Nel 1396 il paese venne ceduto
in feudo al conte Franceschino Della Villa, membro
della nobiltà chierese, il quale potenziò
le fortificazioni, costruì nuove porte, ponti
e il mulino. La famiglia Della Villa fece inoltre
erigere un castello con un'alta torre dalla quale
nei giorni di fiera veniva esposto lo stemma del paese.
Durante il XV e il XVI secolo si susseguirono: pestilenze,
ben tre grandi periodi siccitosi e invasioni di cavallette.
Nel 1630, nell'Italia Settentrionale si diffuse il
bacillo della peste che decimò la popolazione
villastellonese. Intorno al 1670 l'esercito francese,
comandato dal generale Catinat, mise l'assedio a Villastellone
e gli abitanti, vista la drammatica situazione, nascosero
i loro tesori e il catasto comunale nella torre; le
truppe francesi, non riuscendo ad entrarvi, la minarono
e la fecero saltare distruggendo parzialmente il castello.
Le armate francesi rubarono anche il grande orologio
del campanile con tutti gli ingranaggi e lo trasferirono
in Francia. Nel 1735 il castello era irreparabilmente
danneggiato, i conti Della Villa incaricarono Filippo
Juvarra di progettare una villa signorile con annesso
un parco all'inglese. Verso l'Ottocento, con l'invasione
napoleonica, si svilupparono a Villastellone nuove
attività tra cui quella legata al baco della
seta e quella della patata (prodotto tipico del paese).
Nel 1860 a Villastellone viene messa in posa la linea
ferroviaria e costruita la stazione. Ai primi del
Novecento la piazza centrale venne intitolata al re
Umberto I e l'asilo infantile ai Principi di Piemonte.
Durante la seconda guerra mondiale il castello divenne
presidio nazista e nel parco in quella che comunemente
viene detta la ca' d'le masche (in italiano: la casa
delle streghe), venne costruito un deposito di munizioni,
il che comportò un grave pericolo per la popolazione.
Molti villastellonesi si sono impegnati nella lotta
al nazifascismo, come testimoniato dall'intitolazione
di alcune strade del paese a specifici episodi della
resistenza e al ricordo dei partigiani caduti.