Carignano
è un comune italiano di 9.258 abitanti della
provincia di Torino, in Piemonte. Si trova a circa venti
chilometri a sud del capoluogo piemontese. È
uno dei comuni piemontesi più antichi e ricchi
di testimonianze storiche. Carignano è un comune
periferico-provinciale di Torino. Si trova sulla sponda
sinistra del fiume Po, all'ingresso sud della metropoli
torinese. Si tratta di uno dei comuni piemontesi più
vicini al corso del fiume e storicamente più
dipendenti da esso. Fino al primo Novecento fu uno dei
comuni piemontesi più importanti, poi fu trascinato
in un lungo declino economico e demografico dal fallimento
dello storico lanificio Bona, cui il paese si era legato
come one company town.
ETIMOLOGIA
Deriva dal nome celto o latino di persona Carnius
o Carinius con l'aggiunta del suffisso -anus oppure
direttamente dal nome latino Carnianus.
IL
DUOMO
Nel centro storico della cittadina svetta il Duomo
barocco dedicato ai S.S. Giovanni Battista e Remigio,
progettato da Benedetto Alfieri e decorato da Paolo
Gaidano. Si affaccia sull'antica piazza del mercato,
proprio di fronte al Palazzo Civico oggi in disuso.
Nel 1755, con una delibera del consiglio comunale,
si decise di abbattere l'antica chiesa cittadina e
di edificare un nuovo edificio su progetto di Benedetto
Alfieri. Il cantiere si protrasse per sette anni:
dal 1757, con la posa della prima pietra al 1764,
anno della solenne consacrazione da parte del cardinale
Carlo Vittorio Delle Lanze, periodo durante il quale
l'Alfieri presentò un secondo progetto, divenuto
poi definitivo. Il Duomo di Carignano rovescia alcuni
degli schemi abitualmente seguiti in architettura:
anzitutto la convessità della facciata e la
visuale offerta ai visitatori, entrando dalla porta
principale si possono vedere contemporaneamente tutti
gli altari. L'edificio, a navata unica, conta ben
sei cappelle, tre a sinistra e tre a destra del presbiterio,
ed è sovrastato da una monumentale volta anulare.
All'interno si possono ammirare alcuni arredi recuperati
dalla vecchia parrocchiale gotica, tra i quali il
contraltare ligneo (datato 1756), che raffigura uno
scorcio della città vecchia e del castello
poi abbattuto. Le decorazioni vere e proprie iniziarono
prima della consacrazione e videro tra gli artisti
impegnati Andrea Rossi, Francesco Bottinelli e Sant
Bartolomeo. Tra le opere d'arte che ornano il Duomo
vanno segnalate l'altare maggiore in marmo, eseguito
da Rossi e Bottinelli, le quattro grandi statue dei
Dottori della Chiesa, realizzate nel 1764 da Carlo
Giuseppe Bollina e la cassa dell'organo, intagliata
nel 1771 dal carignanese Giuseppe Antonio Riva. Di
particolare rilievo è l'altorilievo rappresentante
il Padreterno Benedicente e i Santi patroni della
Città, realizzato da Giovan Battista Bernero.
L'affresco degli interni fu affidato, solo nel 1879,
al pittore Emanuele Appendini, autore del Giudizio
Universale e dei dipinti sulle volte di alcune cappelle.
Dopo la sua morte, avvenuta in quello stesso anno,
fu chiamato Paolo Gaidano, che portò a termine
l'opera, affrescando scene della vita di san Giovanni
Battista e di san Remigio. Una citazione a parte la
merita il campanile. Inizialmente fu eretto un piccolo
campanile su cui fu posta la campanella di segnalazione.
Nel 1833 furono raccolti fondi per l'innalzamento,
ma senza risultato. Solo nel 1932 partì la
costruzione del campanile, in stile neobarocco, così
com'è ancora visibile oggi.
CHIESA
DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE E SANT'AGOSTINO
All'interno l'altare di san Nicola di Bari è
opera dello scultore Pietro Somazzi.
IL
CARNEVALE
Il Carnevale di Carignano è una delle maggiori
attrattive della città: la manifestazione è
molto sentita tra gli abitanti del paese e ogni anno
nei giorni delle sfilate attrae migliaia di persone,
soprattutto dai paesi adiacenti.
Secondo la tradizione si svolgono quattro sfilate,
di cui due di domenica, una nel primo pomeriggio e
la seconda in notturna. Tutti i carri allegorici sono
costruiti da abitanti del paese suddivisi in quattro
borghi storici, una sorta di divisione in contrade.
Il martedì grasso, al termine della sfilata,
i carri vengono premiati pubblicamente da una giuria
nella piazza principale della città. Solitamente
le giornate delle sfilate sono momenti di divertimento
e allegria in cui molti giovani, ma anche tanta gente
più matura, si lasciano trasportare dal clima
di festa che si crea.
I Borghi del paese ancora attivi nella creazione dei
carri allegorici sono, dal Carnevale 2011, cinque:
Borgo torre
Borgo dei matti
Borgo piazza
Compagnia del piliun, che ha convertito il suo nome
in Burg dji giuo
Borgo Fuori Mura.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Come testimoniato dai reperti archeologici del Garetìn,
un isolotto sul Po a valle del ponte per Carmagnola,
il tratto di fiume compreso fra i due ponti di Carignano
era attraversato almeno già nel Neolitico (asce
di pietra verde piemontesi erano scambiate dalla Bretagna
all'Ungheria). Con ogni probabilità, a partire
dall'età del Bronzo (famosa l'ascia di bronzo
tipo Cressier da Carignano), si era introdotta la
navigazione del fiume e diversi punti lungo il suo
corso si erano sviluppati nei millenni sia come porti
che come guadi per gli scambi commerciali. Nella posizione
dove oggi sorge il ponte per Racconigi (fra Lombriasco
e Carmagola (nei pressi di Casalgrasso), è
stata trovata una spada votiva del IX secolo a.C.,
di un tipo attestato nella valle del Reno, probabilmente
a protezione di un altro porto-guado. A partire dall'VIII
secolo a.C. è invece documentata la presenza
di comunità etrusche alloctone, dedite al commercio
transalpino. In età augustea, a partire dal
49 a.C., si era compiuta la colonizzazione della pianura
a monte di Torino, un territorio che Roma aveva fino
ad allora semplicemente attraversato, senza penetrarlo,
sfruttando una strada preesistente che collegava gli
abitati protostorici di Carmagnola e Cavour, attraverso
un guado sul Po presso l'attuale Carignano. Sempre
in età augustea veniva costruita una seconda
strada romana per collegare Torino a Carmagnola, passando
con ogni probabilità anche questa volta per
Carignano e guadando il Po nello stesso punto o presso
Casalgrasso. Intorno al quadrivio dovettero sorgere
vari insediamenti, testimoniati da reperti archeologici
come tombe romane, vasellame, tratti di selciato ed
armi. Con il consolato di Vibio Pansa (43 a.C.) si
fonda il Forum Vibi Caburrum a capo della XI Regione
Augustea, la Transpadana, confinante con la IX Regione
Taurinense sui corsi del Po e del Chisola. La cristianizzazione
dell'area, attribuita nell'agiografia ufficiale a
San Dalmazzo (III secolo d.C.), avviene senz'altro
lungo le direttrici appena citate. Le pievi romaniche
che si contano sul territorio sono almeno tre, oggi
tutte ricadenti nel territorio comunale di Carignano:
Madonna degli Olmi, San Remigio e San Vito. La loro
collocazione su un'unica traiettoria, che segue per
cinque chilometri il tracciato della strada moderna,
con uno scostamento verso il fiume di due-trecento
metri, ricalca fedelmente la via romana di Pollenzo
e testimonia una certa dispersione degli abitati.
Nessuna delle pievi è databile con la benché
minima precisione, anche se vi sono motivi per ritenere
che, magari ricostruite in seguito, possano essere
presenti già prima della dominazione longobarda.
Del periodo longobardo (568-774) si sono ritrovate
due necropoli e due nuclei sepolcrali nobiliari presso
Carignano. La necropoli minore (senza nome) si trova
a circa 700 metri da Carignano sulla strada per Castagnole,
la principale presso la pieve di San Vito (tetti Brüss
o località Boatera). Entrambe sono annesse
a piccoli nuclei "costituiti in materiali leggeri
e deperibili" e ancora riconoscibili. I nuclei
sepolcrali nobiliari sono stati ritrovati presso le
pievi di San Remigio (località Valdòc)
e di San Vito (sempre tetti Brüss). Quest'ultimo,
a soli 250 metri dalla necropoli di cui si è
detto, è probabilmente di origine più
antica e riutilizzato dalla classe dirigente longobarda;
queste sepolture sembrano infatti costituire un esempio
di continuità d'uso di un'area funeraria di
età romana e poi tardo antica, piuttosto raro
in Piemonte. Si tratterebbe quindi del cimitero dei
membri della nuova classe dirigente militare e politica
sovrappostasi ai proprietari romani. In epoca carolingia
l'area passa sotto la Marca di Saluzzo e sono documentate
tre curtes (borghi) non ancora murate, intorno alle
relative chiese: San Remigio, San Martino (ampliamento
della pieve di San Vito) e San Giovanni, nel frattempo
costituito. Ma gli sconvolgimenti maggiori, qui come
altrove in Piemonte, saranno dovuti all'incastellamento
della fine del primo millennio.
Il
borgo murato di Carignano
Il primo borgo di Carignano è costituito all'incrocio
delle due strade romane, con uno sviluppo sbilanciato
verso sud, ad includere la curs di San Giovanni ed
escludendo quella di San Remigio. La "villa di
Carignano" è testimoniata già nel
1064 in un documento in cui la marchesa di Saluzzo,
Adelaide di Savoia, assegna a Santa Maria di Pinerolo
"tre mansi insieme col porto". Nel 1159
l'imperatore Federico I Barbarossa assegna la corte
di Carnano al vescovo di Torino. Del castello
si conservano i muri perimetrali in corrispondenza
della strada antica del porto, circa 150 metri più
a nord dellattuale. Il porto natante o traghetto
"era formato da due barche accostate o da una
sola, grande, sulle quali veniva costruito un impalcato
con una baracca. Lancoraggio era effettuato
tramite un pilotto di legno piantato al centro del
corso del fiume, al quale era legata una corda collegata
alle baracche del porto. Una barca sussidiaria, più
piccola, veniva posta a metà del tiro di corda.
Nel Duecento sorge un conflitto sul passaggio di Carignano
fra il conte Tommaso di Savoia, alleato con i comuni
di Carmagnola e Asti, e i marchesi di Romagnano, alleati
con Torino, Testona e Pinerolo. Questi ultimi fanno
costruire la torre ed il fortilizio, oggi detti del
Po morto[2] a difesa di un ponte in legno (poco
più a sud del porto) che si impegnano a costruire
con Carmagnola e Asti, dopo alterne vicende. Il ponte
sfrutta un isolotto al centro del fiume ed è
levatoio nel ramo verso Villastellone, perché
potessero passare le barche che dal Fortepasso in
quel di Carmagnola trasportavano a Torino il sale
che, portato da Finale, era ammassato nei magazzini
di Fortepasso. Laccordo prevede che il borgo
non possa superare i 500 fuochi, ma dopo
50 anni è rotto per il forte impulso dato ai
commerci dal nuovo ponte e si dispone lampliamento
delle mura, spostando lasse nord-sud e le relative
porte ad ovest di un isolato e lasse ovest-est
ancora a sud di un isolato. Oltre alla porta di Po,
aperta pochi anni prima per il nuovo ponte, si costruiscono
così le porte poi dette del Rivellino (ovest),
dei Meinardi (nord) e del Mercato (sud). Si insediano
nuove case nobiliari, di cui rimane una via porticata
sulla piazza San Giovanni, il monastero di Santa Chiara
abbandona lubicazione fuori le mura nel sobborgo
di San Remigio e si insedia sul sito di certe
case dei Provana presso la porta dei Meinardi
dove viene costruita la chiesa tra il 300 e
400.
MUSEI
Museo Civico "Giacomo Rodolfo"
RIEPILOGO
EDIFICI RELIGIOSI
Chiesa di Santa Maria delle Grazie e Sant'Agostino
Chiesa dello Spirito Santo o dei Santi Fabiano e Sebastiano
Chiesa delle Suore di San Giuseppe
Chiesa della Madonna del Suffragio
Cattedrale di San Giovanni Battista e San Remigio
Cappella-Santuario del Vallinotto.