Cambiàno
è un comune della provincia di Torino. Il paese
è situtato ai piedi delle colline torinese
su lato sud-est del capoluogo. Anche se l'economia
tradizionale rimaneva prevalentemente agricola, durante
la seconda metà del secolo si realizzò
un timido sviluppo industriale incentrato soprattutto
nelle manifatture tessili, favorito da un lato dai
collegamenti con Chieri e dall'altro dalla costruzione
della vicina ferrovia Torino-Alessandria che permetteva
un raggio più ampio per i commerci locali.
Un importante ruolo fu anche svolto dal comune che
mise in vendita una serie di terreni comunali incolti
tra il 1846 ed il 1850 incentivando così lo
sviluppo agricolo. Dopo il secondo dopoguerra anche
Cambiano così come molti altri comuni della
pianura piemontese videro un lento ma costante incremento
demografico. Punte di diamante del comune sono il
centro studi e ricerche della Pininfarina e la Fornace
Carena (fondata nel 1907). Base dell'economia locale
rimane comunque l'agricoltura che ha trovato nel pomodoro
la sua produzione principale, che trova nella varietà
"costoluto" quella più apprezzata
dai buongustai. La Sagra del Pomodoro si tiene ogni
anno a settembre.
ETIMOLOGIA
Deriva dal nome celtico latinizzato Cambius con l'aggiunta
del suffisso -anus che indica appartenenza.
PATRIMONIO
ARTISTICO
Cambiano non possiede monumenti di elevato pregio
artistico. L'unica eccezione è rappresentata
dalla Parrocchia dei Santi Vincenzo e Anastasio che
venne distrutta nel saccheggio del 1640, e poi riedificata
nella seconda metà di quel secolo. Successivamente,
nel 1735, su progetto dell'architetto Bernardo Vittone
ne fu ricostruita la facciata. All'interno di una
delle cappelle della chiesa è custodito un
quadro del celebre pittore piemontese Giuseppe Chiantore
raffigurante i due santi patroni del paese. Adiacente
alla chiesa si trova un campanile che fu realizzato
nel 1883 gettando nelle sue fondamenta i mattoni della
vecchia torre campanaria abbattuta pochi metri più
in là nel giugno di quell'anno. È alto
ben 52 metri ed è a base quadrata ridotta a
4,60 metri per lato.
La Torre campanaria superstite, assai più sobria
del complesso chiesa parrocchiale-campanile, rievoca
invece il periodo medievale di Cambiano. Passando
sotto il suo arco si accedeva a via Compajre (ancora
esistente), che durante l'epoca medievale costituiva
il cuore pulsante del paese (una sorta di piazza)
in quanto era l'unica via spaziosa dentro le mura.
La torre era occupata da sentinelle ed era affiancata
(dall'altro lato dell'arco) da un'altra torre gemella,
che purtroppo non è sopravvissuta fino ai nostri
giorni. Di giorno la porta di accesso al paese era
tenuta aperta.
Oltre alla parrocchiale nel centro del borgo sorgono
il Castello dei Mosi e il Castello dei Mosetti. Sono
due edifici medioevali, distanti fra di loro poche
centinaia di metri e risalenti al XII secolo, il primo
delle quali è ormai fatiscente. La torre dei
Mosetti presenta la caratteristica di terminare a
punta di clarino. È in esempio tipico di fortificazioni
medioevali edificate per difendere i contadini delle
campagne vicine. Estintesi nel XVIII secolo le famiglie
che li avevano fatte costruire vennero comprese nell'anno
1724 nei possedimenti dei conti di Fontaneto.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Il ritrovamento di alcuni resti di una villa del III
secolo dopo Cristo dimostra l'origine romana del borgo.
Tuttavia è probabile che un piccolo insediamento
abitativo vi esistesse sin dall'epoca celtica. Tale
insediamento si trovava in una posizione differente
rispetto a quella attuale. La posizione del sito cambiò
fra il VII e l'VIII secolo, quando in contemporanea
all'edificazione di un castello, il borgo venne ricostruito
più a sud. Un atto di vendita datato 959 è
il primo documento nel quale compare il nome di Cambiano.
In esso Ugo di Levaldigi vende a Bernardo di Masio
e ai suoi fratelli Ugo e Aldo le terre da lui possedute
in diverse località dell'attuale chierese.
Fra tutti questi territori vi era anche Cambiano il
cui nome è scritto nella forma plurare Cambianis.
Successivamente il villaggio entrò a far parte
delle terre dell'Abbazia di Nonantola. Questa abbazia
ora in provincia di Modena possedeva allora diversi
territori nell'attuale Piemonte e nel 1034 cedette
Cambiano ai conti Pombia, poi conti di Biandrate,
in cambio di Valcaraza. Nel 1064 vicino a Cambiano
Pietro I conte di Savoia pubblicamente deliberò
su una causa che coinvolgeva l'Abbazia di Fruttuaria.
In questa occasione venne accompagnato dalla madre,
la contessa Adelaide di Susa e dal vescovo di Torino.
Nel corso del Medioevo la storia di Cambiano si intreccia
con quella della più vicina e potente Chieri.
Quando Federico I il Barbarossa, nel 1155 distrusse
Chieri gli abitanti di Riva furono tra i primi ad
aiutare per la sua ricostruzione. Nel 1159 durante
un soggiorno del Barbarossa a Torino, il cui potere
in Italia era allora al culmine, volle premiare la
fedele alleanza del Vescovo di Torino: con un diploma
gli concesse allora la signoria su Torino e sul territorio
circostante in un raggio di 10 miglia. Era di fatto
un'astuta mossa politica per rafforzare il controllo
sui comuni dell'attuale Piemonte, e in particolare
su Chieri. Di questo territorio faceva parte anche
Cambiano. Tale dominio ebbe però breve durata.
Nel 1168 ormai il potere del Barbarossa nel Nord Italia
era ormai compromesso dalle vittorie riportate dai
comuni unitisi nella Lega Lombarda e il vescovo Carlo
rinunciò formalmente a ogni diritto. Da quel
momento la storia di Cambiano seguì quella
di Chieri, a cui nel 1248 prestò formale sudditanza,
assicurandosi in cambio la difesa militare. Chieri
infatti non si fornì mai di un sistema di fortificazioni
che andasse al di là di una cinta muraria e
utilizzava come propria linea difensiva i borghi limitrofi
a lei sottomessi, fra i quali Cambiano. Questo spiega
le numerose distruzioni subite dal piccolo borgo,
che fu più volte messo a ferro e fuoco durante
la prima metà del 1300. È molto probabile
che il suo castello fu distrutto dalle armate torinesi
nel 1319. Il 19 maggio 1347 Chieri e le località
circostanti, tra cui Cambiano si sottomisero ai Savoia,
la cui signoria era esercitata sia dal Conte di Savoia
e che dal principe di Savoia-Acaia, un ramo cadetto
della dinastia al quale erano stati concessi i domini
sabaudi situati nell'attuale Piemonte. Successivamente
Cambiano vide il succedersi di diverse devastazioni
dovute principalmente alla guerra tra il Marchese
del Monferrato contro il Principe di Savoia-Acaia.
Nel 1418 Con l'estinzione dei Savoia-Acaia, sia Cambiano
che Chieri entrarono a far parte del nuovo stato sabaudo
che si estendeva da entrambi i versanti delle Alpi.
Nel 1618 il duca Carlo Emanuele I concesse in feudo
Cambiano al nobile piacentino Scotti, ma morto questi
senza lasciare eredi, il comune venne acquistato nel
1642 dalla famiglia Borgarelli di Chieri. Nel 1630
le condizioni della regione furono aggravate dalla
diffusione di un'epidemia di peste e dall'invasione
dei francesi nemici dei Savoia durante la seconda
guerra del Monferrato. A Cambiano la peste fece in
soli otto mesi ben un centinaio di morti. Deceduto
nel 1637 il duca Vittorio Amedeo I, i suoi fratelli
il principe Tommaso Francesco di Savoia e il cardinale
Maurizio non avevano accettato la reggenza per il
giovane erede Francesco Giacinto, poi morto nel 1638,
a cui succedette il fratello minore Carlo Emanuele
II, reggenza che si voleva esercitata dalla vedova
Maria Cristina e che godeva del sostegno francese
in quanto sorella di Luigi XIII, mentre i cognati
erano appoggiati dalla Spagna. Nel 1640 lo stato sabaudo
venne dilaniato da una nuova e terribile guerra civile,
che si inseriva nel contesto più ampio della
Guerra dei Trent'anni e si sviluppo in tutto il paese.
Dopo una netta vittoria a Ponte della Rotta le truppe
francesi si accamparono a Cambiano. Fu un periodo
molto duro per il paese, che fu saccheggiato, ci furono
decine di morti e nemmeno la chiesa fu risparmiata
dalle devastazioni. Nel 1691 Cambiano venne ceduto
in feudo al marchese Vittorio Carron di San Tommaso
che nel 1702 lo cedette alla contessa Maria Margherita
Tana in cambio di Avigliana. Dalla contessa Tana poi
passò a Giovanni Antonio San Martino-Provana
di Parella. Nel 1769 venne infine acquistato dalla
famiglia Turinetti. Nel 1781 il titolo di Marche di
Cambiano passò a Giuseppe Maurizio Turinetti
e da questi al figlio Brunone, mecenate e collezionista
di quadri. Durante la dominazione francese Cambiano
fu annesso all'impero napoleonico. Nel 1809 una piena
del torrente Tepice devastò i campi della cittadina
e recà gravissimi danni anche ai centri vicini
di Santena e Villastellone. Ritornato ai Savoia nel
1815, durante il XIX secolo Cambiano vide una fase
di sviluppo e modernizzazione. Nel 1815 si decise
la realizzazione degli argini del Tepice al fine di
evitare piene simili a quella del 1809. Grazie ad
un progetto del conte Manfredo Bertone di Sambuy venne
costituita una società per l'istruzione, basata
sull'azionariato popolare era una società anonima
con lo scopo di migliorare l'educazione e l'istruzione
nel comune di Cambiano. Nel 1859 la popolazione era
cresciuta a 2.697 abitanti, con un notevole aumento
rispetto ai 2.300 della fine del XVIII secolo.