Boves
è un comune di 9.672 abitanti della provincia di Cuneo. Il comune
fa parte della Comunità Montana della Bisalta.
DA
VEDERE
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo
Chiesa di Santa Chiara
Chiesa di Santa Croce
Santuario di Sant'Antonio delle Vigne
Santuario Regina Pacis di Fontanelle
Santuario della Mellana
Santuario Della Madonna Dei Boschi
Cappella di San Francesco
MUSEI
Museo della Castagna
Museo del Fungo e di Scienze Naturali
MANIFESTAZIONI
San Bartolomeo
Sant'Eligio
Madonna della Mercede
ORIGINI
E STORIA
Da remotissimi tempi abitata, fin da quando le popolazioni insidiatesi
tra Po e Mediterraneo erano denominate "liguri" - in particolare
Liguri - Vagienni - fu colonia romana nel periodo in cui le legioni
romane dilagarono alla conquista della Gallia Cisalpina. Affacciatasi
alla storia dell'era cristiana come "castrum" e "locus"
Boves è ricordata per la prima volta in un documento dell'815
con il nome di BOVIXIUM. La sua storia è simile a quella di ogni
altro "borgo" della provincia che ebbe a subire le conseguenze
di scorrerie saracene e di lotte tra feudatari e signorotti che cercavano
potere e benefici. Possesso dei Marchesi del Vasto, passò poi
alle dipendenze dei Marchesi di Busca (1144), a quelli di Ceva (1214),
appartenne al Marchesato di Saluzzo, ai Visconti e dal 1396 agli Acaja,
per riunirsi infine ai domini sabaudi del 1418 conseguendo autonomia
comunale, con l'approvazione dei propri statuti. I secoli XVI e XVII
vedono il territorio bovesano percorso di volta in volta da truppe francesi,
spagnole, imperiali, che seminano saccheggi, carestie, pestilenze. La
comunità tuttavia reagisce con caparbietà a difesa della
propria libertà e dei propri valori, affidandosi a protezioni
divine con "voti civici" alla Madonna dei Boschi (1630) e
con la costruzione di un santuario a Sant' Antonio (1647), ma soprattutto
potenziando attività economiche, costruendo infrastrutture a
servizio dell'agricoltura (il canale Naviglio) e dell'artigianato (sega
ad acqua, battitoio per la canapa, mulini, martinetto a maglio meccanico...),
salvaguardando i propri diritti all'uso di acque e passoli anche con
liti contro Comuni vicini, ed infine favorendo una oculata espansione
urbanistica. Il 27 aprile 1796 truppe napoleoniche prendono possesso
di Boves che solo nel maggio 1814 potrà festeggiare il ritorno
al Regno di Sardegna. Nel periodo risorgimentale Boves dà un
suo contributo di sangue ai moti insurrezionali ed alle guerre d'indipendenza
attraverso l'impiego di suoi figli volontari, come Tommaso Beraudo,
comandante dei Bersaglieri toscani, caduto nella battaglia di Curtatone
e Montanara nel 1848.
La prima guerra mondiale falcia giovani vite di Alpini bovesani immolatisi
sulle alture del monte Grappa, del Pasubio, sul fiume Isonzo e Piave:
i loro nomi figurano, a perpetuo ricordo, sulle lapidi del monumento
ai Caduti, inaugurato in piazza Italia il 28 agosto 1921.
Trecento sono le "penne mozze" bovesane cadute durante la
seconda guerra mondiale, dall'Albania alla Russia e ad esse vanno aggiunti
i tanti cittadini inermi fucilati nei lunghi mesi di Resistenza all'occupazione
tedesca e coloro che furono inghiottiti dalle operazioni militari sui
vari fronti o nei campi di concentramento.
La città di Boves, che come Alba si trova nel cuneese, fu il
teatro del primo atto di rappresaglia contro la popolazione civile inerme:
il 19 settembre 1943, all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre,
la 1ª Divisione Panzer SS "Leibstandarte SS Adolf Hitler"
colpì la città dalle colline circostanti, dando fuoco
a oltre 350 abitazioni e lasciando sul terreno decine di vittime.
Settembre 1943. I soldati tedeschi erano arrivati da poco. Da appena
una decina di giorni. Senza incontrare resistenza, avevano occupato
ogni città, ogni contrada. Si erano impossessati delle caserme
e, caricati su lunghe tradotte i militari, ex alleati, li avevano spediti
nei campi nazisti. In testa a quelli che avrebbero martoriato il Piemonte
occidentale c'era la divisione comandata da Joachim Peiper, uno che
dal 1939 era stato nello staff di Himmler e aveva partecipato alla creazione
del sistema concentrazionario dei Lager. A Boves, nel cuneese, le sue
truppe si erano però imbattute nei nascenti nuclei partigiani,
che avevano avviato le loro primissime azioni subito dopo l'armistizio
dell'8 settembre. L'ordine di Peiper fu perentorio: per rappresaglia,
trucidare gli abitanti e poi dare alle fiamme il paese. Era il 19 settembre
del 1943, e la città si conquistò il triste primato di
teatro del primo atto di rappresaglia contro la popolazione civile.
La lunga e crudele occupazione militare non valse, però, a piegare
la Resistenza.
Proprio questa strage, secondo alcuni storici, portò alla nascita
del movimento resistenziale in Italia. Ma la medesima ferocia si ripeté
fra il 31 dicembre 1943 e il 3 gennaio 1944, con un secondo eccidio
durante il rastrellamento per debellare gli attivissimi partigiani "colpisti"
della zona: il paese fu nuovamente bruciato, e nuovamente si ebbero
decine di vittime tra civili e partigiani.
La medaglia d'oro al valor civile fu assegnata a Boves nel 1961, per
aver sopportato «con eroico comportamento e stoico coraggio, per
ben due volte, la rappresaglia crudele del nemico invasore, subendo
la distruzione di numerose abitazioni e sacrificando la vita di molti
suoi figli all'ideale patriottico». Seguì, nel 1963, la
medaglia d'oro al valor militare: perché «Martoriata dalla
ferocia teutonica, la città di Boves, culla della Resistenza
armata piemontese, il 19 settembre 1943, con il primo sacrificio di
45 cittadini trucidati e 350 case incendiate, aggiungeva una pagina
di gloria alle glorie d'Italia».