Matelica
Marche

Matelica è un comune della provincia di Macerata nelle Marche. Matelica è posta a 354 m s.l.m., nella vallata del fiume Esino, l'unica valle marchigiana che si sviluppa - almeno parzialmente - da nord a sud. Il territorio è in prevalenza collinare, con le montagne che la costeggiano ai lati della valle, tra cui il monte San Vicino.

ETIMOLOGIA
L’origine del nome Matelica è oscura e si perde nelle nebbie del tempo; in tutto il mondo non esiste nessun altro luogo o città con questo nome e rarissimi sono i nomi che terminano con la stessa desinenza. Il nome potrebbe essere di origine celtica e significare paese dei prati, dal celtico matten, prato. Ancora più azzardata è una supposta origine greca, essendo i greci stabilitisi nella vicina Ancona; dal greco matesis, studio, oppure, con più cognizione metelis, luogo di delizie. Se si considera l’antico nome dialettale Matelga, allora potrebbe essere interessante la parola teleg, che in molte lingue antichissime, come quelle semitiche, significa neve, e dunque luogo coperto di neve. Si potrebbe far risalire l’origine al latino, alla forma Mater Liquoris, madre delle acque, anche se nessun fiume nasce nel suo territorio, e soprattutto Plinio il Vecchio chiama la città Matilica Matilicatis, e dunque il nome le era già stato assegnato.

DA VEDERE
La prima cattedrale di Matelica, la Pieve era eretta nel cuore storico della città. Essa decadde quando venne meno la sede vescovile e fu demolita nel 1530. Ad essa era già subentrata verso la metà del XV secolo la chiesa di Santa Maria della Piazza, che poi divenne cattedrale con il nome di S. Maria Assunta 1785. Al di là delle supposizioni, per altro logiche, secondo le quali la posizione attuale non corrisponde con quell’originaria, come l’antico e primitivo campanile della fine del XV secolo; starebbe a dimostrare con la sua posizione irregolare rispetto al resto del complesso che gli interventi di ristrutturazione eseguiti nel tempo hanno rispettosamente conservato la fisionomia preesistente. Tra le eccellenti opere d’arte che la concattedrale vanta, si evidenzia, per la finezza della lavorazione il piccolo e prezioso Crocifisso settecentesco il legno e argento del forlivese Giovanni Giardini.

Chiesa della Beata Mattia
Costruita nel 1255, dell’antica fattura non rimane più nulla; il più antico segno è il campanile, databile nel XV secolo, mentre sono evidenti gli interventi ristrutturali operati nel tempo, che hanno dato alla chiese uno stile barocco, quasi rococò. Alla chiesa vi è annesso il monastero delle clarisse più antico di Matelica, ed anche il più famoso per il ricordo della Beata Mattia Nazzarei (1253-1320) che lì visse santamente. Il monastero e la chiesa vantano tele di pregevole esecuzione. Particolarmente apprezzabili: la Croce del XIII secolo, dipinta da anonimo marchigiano; una Madonna col Bambino di fine XIII secolo ed un’altra del XV secolo attribuita al cosiddetto Maestro della Culla appartenente alla cerchia di Gentile da Fabriano. Sotto l’altare della chiesa si conserva e si venera, ancora oggi, il corpo della Beata Mattia.

PALAZZO DEL GOVERNATORE
Il nome nacque dalla residenza nel palazzo del Luogotenente imperiale, che fu costruito su ordine di Ottone IV. Molte sono state le ristrutturazioni, sicuramente non tutte rispettose dello stile originario, ma ciò nonostante il palazzo offre alla piazza una nota positiva in più. Accorpata all’edificio è la Torre Civica, la cui base, per alcuni, potrebbe essere contemporanea dell’edificio, mentre per altri potrebbe risalire ad un’epoca antecedente il 1175. La torre fu sopraelevata alla fine del sec. XV, e successivamente, nel 1893, fu allargata alla base per problemi di stabilità.

TEATRO COMUNALE PIERMARINI
Risale al 1805. La sua struttura a palchetti, tre ordini più il loggione, ha un aspetto molto elegante. La progettazione si deve al celebre Giuseppe Piermarini che fu architetto della Scala di Milano, mentre le decorazioni pittoriche databile tra il 1810 ed il 1812 è da attribuire al pittore Spiridione Mattei. Presso il teatro si conservano reperti archeologici relativi a resti d’abitazione dell’età del ferro e ad un impianto termale d’epoca Romana (I-II sec. d.C.). Oggi ospita la stagione teatrale della città.

GASTRONOMIA
Oltre alle specialità tipiche marchigiane, tra le specialità locali ricordiamo le tagliatelle fatte in casa al sugo di papera, gli strozzapreti grosse tagliatelle fatte senza uova, la panzanella, pane bagnato con acqua sale, pepe, olio, aceto, pezzemolo, la pulenta, e naturalmente i vincisgrassi. Tra i secondi tradizionale è la grigliata di carne, oltre alle varie preparazioni di pesce, tra i contorni particolari sono i ròscani verdure filiformi amarognole.Tra i dolci da ricordare la frusténga, bassa torta di cereali con fichi, mele, noci con alchermes e rum, la crescia fojata, uno strudel ripieno di frutta e noci, e le pizze di pasqua, specie di panettone con aromi particolari, mangiato durante la Pasqua.

ORIGINI E CENNI STORICI
Le origini della città di Matelica risalgono al Paleolitico. Gli umbri, popolazione indoeuropea, già nel 2000 a.C. si erano stanziati nella valle del fiume Esino, dove sorge la città. La nascita vera e propria del centro abitato è fatta risalire all’incontro delle popolazioni umbre, con quelle picene. I piceni, popolo proveniente dall’Abruzzo e dall’ascolano, costruirono il primo centro abitato vero e proprio, sfruttando i già presenti insediamenti primigeni. Con l’arrivo dei Romani, la città subì un rapido cambiamento; dopo la battaglia di Sentino, svoltasi a pochi chilometri da Matelica, la città fu assoggettata ai nuovi conquistatori. Le terre contigue alla città furono spartite tra i legionari veterani, e ci fu un rapido processo di romanizzazione di tutta la zona. Dopo la guerra sociale, la cittadinanza romana fu estesa prima ai Latini, poi agli Umbri e in seguito a tutta la penisola; nel 70 a.C. Matelica divenne municipio Romano, costruendo la propria struttura politica sulla riga di quella dell'Urbe: comandata da un duumviro, coadiuvato da cinque censori e da un Protettore che difendeva i diritti della città presso Roma. Matelica fu iscritta alla tribù Cornelia e nel 101 d.C. la città ospitò l’imperatore Traiano in partenza per la Dacia da Ancona. In seguito il generale Caio Arrio Clemente, che aveva visitato la città a seguito dell’imperatore, sarà nominato Curatore del municipio. Con l’avvento della cristianità sull’impero, Matelica fu sede vescovile sin dal 400 d.C. Il vescovo rimase l’unica autorità dopo la caduta dell’impero: la città si ritrovò soggetta a incursioni dei barbari, e la popolazione soffrì la fame per le carestie e le invasioni. Nel 552 la battaglia tra Totila e Narsete a Gualdo Tadino, fu decisiva per il futuro della città. La sconfitta dei goti, fece fuggire il loro re, che arrivò a Matelica dove morì e fu sepolto. I bizantini che lo inseguivano raggiunsero la città e la annessero al loro impero. Fino all’invasione dei Longobardi, la città visse un piccolo periodo di pace e prosperità. I nuovi invasori, sconfitti i bizantini, la distrussero nel 578 d.C. Da quel momento la città passò sotto la diocesi di Camerino. Con l’arrivo dei Franchi, la città fu ricostruita, e dopo l’800 d.C. , come molte altre città, fu assoggettata a dei Conti, che rappresentavano l’imperatore del Sacro Romano Impero e poi il re d’Italia. La città, pur se formalmente sotto il dominio della Santa Sede fu incorporata nella Marca di Ancona e soggetta quindi al potere imperiale. Il più famoso di questi, il conte Attone, guidò, nel 964 a.C., una parte delle truppe di Ugo re d’Italia contro quelle del Duca di Spoleto Ascaro presso Camerino, dove entrambi persero la vita. Quando l’Imperatore Federico Barbarossa tornò in Germania, Matelica si ribellò all’impero e scacciò i conti Ottoni, famiglia con capostipite il conte Attone di cui sopra, e si costituì libero comune, sorretto da due consoli di origine nobiliare. Il ritorno dell’imperatore in Italia provocò nuove guerre nella Marca e l’Arcivescovo di Magonza Cristiano rase al suolo la città nel 1174, fedele al papa Alessandro III. La comunità però venne a patti con i figli del conte Attone, che giurarono fedeltà e si impegnarono a proteggerla; in questo modo la città fu ricostruita, grazie anche all’appoggio dell’Imperatore Federico II di Svevia, pacificatosi con il papa nel 1185. Il conte Attone (discendente del conte di cui sopra) non si arrese e sfruttando la volontà di espansione della vicina Camerino, costruì una lega tra questa e i comuni di Fabriano, S.Severino, Tolentino, Cingoli, Recanati e Civitanova. Attaccati da nord e sud i matelicesi furono sopraffatti e la città distrutta per la terza volta nel 1199. Gli abitanti furono dispersi e vissero fuggiaschi tra i vari monti della zona. Appellatisi all’imperatore Ottone IV, nel 1209, ottennero il permesso di ricostruire la città e grazie al forte potere militare di Francesco d’Este, nominato curatore della Marca di Ancona, vi riuscirono. Dopo la ricostruzione, il paese era stato chiamato Nuovo Castello di Sant’Adriano, ma il vecchio nome tornò presto in auge; le lotte con gli altri comuni limitrofi continuarono per tutto il tredicesimo secolo. Diverse volte i matelicesi si scontrarono con Fabriano, e soprattutto con Camerino, mentre una forte alleanza fu stretta con San Severino. Nel 1259 dopo una provocazione di Camerino i matelicesi presero posizione tra i Ghibellini a favore di Manfredi e con le truppe di questi, comandate da Percivalle Doria distrussero la città, vendicando la distruzione di 60 anni prima. Matelica si dichiarò eternamente fedele al Re e alla morte di questi non esitò a imprigionare un ambasciatore papale pur di mantenere la parola. Clemente allora, tassò la città pesantemente, pena la distruzione e obbligò i matelicesi ad accettare un Podestà di nomina papale. Sotto le pesanti gabelle la città si impoverì rapidamente, contraendo debiti con gli altri paesi. Nel 1273 i matelicesi furono costretti a creare una truppa per soffocare la rivolta antipapale a Jesi, e per i successivi trenta anni combatterono quasi incessantemente con la vicina Camerino per la costruzione di castelli, per ridefinire i confini e per la volontà di questi di vendicarsi della distruzione subita. Nei primi anni di questo secolo, Matelica stipulò un'alleanza di natura militare e amministrativa, sotto la supervisione del governatore pontificio, con le città di Fabriano, Camerino e S.Severino. Le quattro contraenti si impegnavano a prestarsi reciproco soccorso e aiuto, oltre a rispettare gli editti delle altre. Ciò non impedì alcune scaramucce, ma la rinnovata pace permise alla città di poter dedicarsi più volte alle rivolte intestine allo stato della chiesa, schierandosi talvolta con i Guelfi e altre con Ghibellini. Il Comune era retto, oltre che dal Podestà, dal Capitano del popolo e dal Consiglio degli Anziani. Da rilevare la partecipazione al governo della città dei Rettori e Consiglieri delle varie corporazioni artigianali costituenti il nucleo principale del Consiglio cittadino. Esse erano nove: Notari, Mercanti, Calzolai, Fabbri, Tornitori, Lanaiuoli, Falegnami, Sarti e Muratori. In questo periodo si formano le Società e Compagnie d'armi per la difesa e sicurezza della Città. Nel frattempo gli Ottoni si ristabilirono a Matelica iniziarono a intromettersi sempre più profondamente nella vita politica. Alla fine del 1300 il vicariato della città fu affidato dal papa Bonifacio IX agli Ottoni. Questa famiglia, in un primo tempo lasciò invariata la struttura comunale, per poi lentamente sopprimerla e accentrare tutti i poteri in loro. Iniziarono una riforma fiscale, promossero lo sviluppo dell’industria della lana, della tintoria e della concia, restaurarono le mura, costruirono il campanile della cattedrale soprattutto sotto la guida di Alessandro Ottoni e tentarono più volte di definire una volta per tutte i confini con San Severino e Camerino. All’ inizio del sedicesimo secolo ampliarono pure i commerci e le strade, tanto che si potevano contare ben centodieci mercanti in città. Alcune scelte di natura ecclesiastica però irritarono il popolo e con la signoria di Anton Maria Ottoni iniziò il malcontento generale, dovuto soprattutto all’eccessiva crudeltà e tirannia di quest’ ultimo, che non esitava a incarcerare e uccidere i suoi avversari politici. A causa della loro condotta tirannica i rapporti con i matalicesi si erano fatti talmente tesi che alcuni cittadini, nel febbraio del 1545, ordinarono una congiura con lo scopo di uccidere alcuni membri della famiglia ma il complotto fu scoperto da un tale Falcone da Falconara. Dopo tante lotte, anche interne alla famiglia, e numerosi viaggi di delegazione dei cittadini a Roma, alla fine nel 1576 papa Gregorio XIII spogliò definitivamente gli Ottoni del vicariato. Nel 1578 Nicolò d’Aragona, governatore generale della Marca, prese possesso della Città in nome della Sede Apostolica. Matelica fu così governata da un Commissario Apostolico inviato dal Papa. Con Paolo V, nel 1618, Matelica fu affidata ad un Governatore indipendente da quello della Marca, con piena giurisdizione; e per questo riconoscimento lo stemma di Paolo V Borghese fu innalzato sulle porte dei principali edifici pubblici. Si conservò l'antica divisione della Città in quattro quartieri: Santa Maria, Campamante, Civita e Civitella. A capo d’ogni quartiere fu posto un Priore, facente parte di diritto del Consiglio generale. L'amministrazione della Città era retta da un Gonfaloniere e tre priori, eletti nel Consiglio generale. La popolazione accettò pacificamente il nuovo governo, nel quale vide un periodo di pace dopo secoli di lotte intestine. Nel 1692 la cittadinanza si riappacificò con i conti Ottoni, nominandoli cittadini onorari e nel 1761 la città fu ricreata sede vescovile, retta con la stessa importanza insieme a Fabriano. L’arrivo dei francesi guidati da Napoleone soppresse il vescovado e con la liberalizzazione dei commerci introdotta, la città subì un forte declino industriale, soprattutto nel settore della lana. Il ritorno sotto lo stato pontificio fu quasi un sollievo per la popolazione, che tuttavia issò le bandiere tricolori durante i moti del 1848 sul palazzo del comune per solidarietà ai rivoltosi di tutta Italia. Dopo la battaglia di Castelfidardo in città furono esposte ancora una volta le bandiere e nel plebiscito il si all’unione al Regno D’Italia vinse a maggioranza schiacciate. La nuova situazione riportò il libero commercio e l’attività da industriale divenne agricola, impoverendo parecchio tutta la popolazione. Durante la prima guerra mondiale furono molti i matelicesi a partire e la città subì, come tante altre, molti lutti. Durante la seconda guerra mondiale, Matelica ospitò un battaglione di soldati italiani che dopo l’armistizio furono nascosti dagli abitanti e assieme ai giovani del luogo e ad alcuni soldati stranieri formarono la resistenza locale. La guida spirituale dei partigiani Don Enrico Pocognoni, fu ucciso dai nazisti nel famoso Eccidio di Braccano il 24 marzo 1944. Dopo la guerra, grazie all’interessamento di Enrico Mattei l’attività industriale riprese prepotentemente e assieme a essa la valorizzazione del Verdicchio, che ha portato Matelica in tutte le enoteche d’Europa.

DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 10.155 (M 4.950, F 5.205)
Densità per Kmq: 125,3

CAP 62024
Prefisso Telefonico 0737
Codice Istat 043024
Codice Catastale F051

Denominazione Abitanti matelicesi o mateliani
Santo Patrono Sant'Adriano
Festa Patronale 16 settembre

Numero Famiglie 3.786
Numero Abitazioni 4.579

Il Comune di Matelica fa parte di:
Comunità Montana Zona H Alte Valli del Potenza
Associazione Nazionale Città del Vino
Associazione Nazionale Italiana le Città del Miele

Comuni Confinanti
Apiro, Castelraimondo, Cerreto d'Esi (AN), Esanatoglia, Fabriano (AN), Fiuminata, Gagliole, Poggio San Vicino, San Severino Marche.

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ISTITUTO DELLE SUORE CONVITTRICI DEL BAMBIN GESU' - SAN SEVERINO MARCHE (MC)
VIVIGAS - MARCHE
NONNO FIORDO - AZIENDA AGRARIA BIOLOGICA - MONTE SANTA MARIA TIBERINA (PG)