Fermo
è una città delle Marche e capoluogo
dell'omonima provincia. Fermo sorge alle pendici del
colle Sabulo (319 m s.l.m.), dominato dalla mole della
Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta; dista 6
km da Porto San Giorgio, 66 km da Ascoli Piceno e
60 da Ancona. Nel Medioevo era la più grande
città delle Marche e capoluogo della "Marchia
Firmana" che si estendeva dal Musone ad oltre
Vasto (Chieti) e dagli Appennini al mare. Nel periodo
napoleonico, fu capoluogo del Dipartimento del Tronto
e ad essa erano soggette Ascoli e Camerino. La
città oggi si presenta divisa in due parti:
la parte storica, cresciuta attorno e sulla sommità
del colle Sabulo, è rimasta quasi intatta nei
secoli con il suo splendido aspetto medioevale.
ORIGINI
E CENNI STORICI
È difficile stabilire con esattezza la fondazione
di Fermo; da reperti archeologici si documenta l´esistenza
di Fermo fin dall´etá del bronzo, nel
contesto della civiltá Picena, Fermo comincia
a svilupparsi sulla sommitá del colle (VIII°-IV°
sec. a.C.) lo documentano, tra le altre cose, le "mura
megalitiche", costituite da possenti blocchi
esistenti in talune parti della città. Notevoli
quelle nei pressi dell'abside di San Gregorio e davanti
all'hotel Astoria; tali mura risalgono al IX secolo
a.C.. Fermo fu una delle più importanti colonie
romane fin dal 264 a.C. con il nome di Firmum Picenum
In tale anno i Romani che, quattro anni prima, avevano
sottomesso i Piceni, deducono a Fermo una colonia
con il diritto di battere moneta: è la prima
colonia romana. Fu edificata dai romani come stazione
di guardia (per l'appunto "fermo") con lo
scopo di controllare i Piceni e la loro capitale Asculum
(l'odierna Ascoli Piceno). Risulta celebre, in quei
tempi, l'adagio "Firmum firma fides, romanorum
colonia"; onore guadagnato dalla città
grazie alla fedeltà prestata ai Romani nella
prima e nella seconda guerra punica. Nella prima,
manda marinai a Caio Duilio ed Attilio Regolo; nella
seconda, mentre le altre colonie latine si ribellano,
Fermo è tra le 18 che rimasero fedeli a Roma
e combattono valorosamente contro Annibale; è
il 207 a.C. Un'altra
coorte fermana si coprì di gloria a Pidna,
nel 170 a.C., nella guerra contro Perseo, re di Macedonia.
Nel 90 a.C. i fermani ottengono la piena cittadinanza
romana, come tutti gli italici, ben tre secoli prima
dell'Editto di Caracalla (212 d.C.) che estese la
cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'Impero;
Cicerone li chiama a sua volta fratelli: Inoltre,
nella guerra contro Marco Antonio nel 45 a.C., i fermani
si distinsero inviando soldati e denaro, tanto che
furono lodati da Cicerone in pubblica seduta dal Senato:
"...sono da lodare i fermani che sono stati i
primi a disporre aiuti in denaro...". Nel
40 d.C. ha luogo la costruzione delle Cisterne Romane
che servivano per deposito e depurazione di acque
destinate alla città e al Navale Fermano; sono
tutt'ora presenti, intatte e aperte al pubblico. Del
periodo romano rimangono, inoltre, alcuni resti del
teatro romano, a nord del Girfalco (sommitá
del colle Sabulo). Tra
il 575 ed il 580 fu annessa al regno longobardo e
verso la fine del X secolo divenne il centro della
Marca Fermana (sotto la dominazione dei franchi) che
nella prima metà del X secolo si estendeva
dal Conero a sud del fiume Sangro in Abruzzo, dagli
Appennini al mare. Papa Urbano II nel 1095 viene a
predicare a Fermo la prima Crociata. Divenuto
libero comune nel 1199, conobbe successivamente l'avvicendamento
di diverse signorie fino agli inizi XVI secolo. Nel
1256 i fermani sconfiggono gli ascolani presso il
fiume Tronto; quattro anni dopo Ascoli Piceno batte
Fermo a San Marco alle Paludi. Venti anni più
tardi Ascoli è a sua volta, definitivamente,
sconfitta da Fermo e nel 1286 deve obbedire a Onofrio
IV che gli proibisce ogni ulteriore guerra. Nel 1336,
la città di Fermo è talmente potente
che corre il detto: "Quando Fermo vuol fermare,
tutta la Marca fa tremare." Con il passare del
tempo, anche grazie alle influenze pontificie che
tesero ad arrestare la crescita culturale ed economica
della zona, la sua sfera di importanza declinò
come la sua potenza economica. All'unità d'Italia
fu annesso alla provincia di Ascoli Piceno. Questa
decadenza durò fino agli ultimi anni del secolo
successivo, quando fu protagonista di una vigorosa
ripresa economica che la portò ad essere la
capitale di un importante distretto calzaturiero e
manifatturiero (in questa zona si esporta più
del 80% della produzione italiana di cappelli e oltre
il 60% della produzione di calzature[citazione necessaria).
Nel 2004 fu istituita la Provincia di Fermo. Attualmente
sta rivivendo un periodo di lieve decadenza anche
a causa della cessata attività di importanti
industrie locali (quali, ad esempio, la conceria e
lo zuccherificio, per quest´ultimo è
in atto un discusso piano di riconversione prevedente
la realizzazione di una centrale elettrica a biomasse
erogante circa 22MW) e della squadra di calcio, la
Fermana Calcio, che ha avuto trascorsi in Serie B.
Inoltre, da pochi giorni, la Procura della Repubblica
di Fermo ha iscritto nel Registro degli indagati il
Sindaco di Fermo, Saturinino Di Ruscio, contestandogli
un presunto illecito commesso in relazione ad un deposito
di sabbia nella frazione di Marina Palmense.
TEATRO
DELL'AQUILA
È il più grande teatro delle Marche,
il palcoscenico di circa 350 metri quadrati e il vanto
di un'acustica perfetta ne fanno una delle sale storiche
più prestigiose d'Italia. Inaugurato il 26
settembre 1790, è opera dell'Architetto Cosimo
Morelli di Imola (1729-1812). Pregevole è il
dipinto sul soffitto, dipinto a tempera, opera di
Luigi Cochetti (Roma 1802-1884), allievo del Minardi,
raffigurante i Numi dell'Olimpo, con Giove, Giunone,
le tre Grazie e le sei Ore notturne danzanti, intenti
ad ascoltare il canto di Apollo. Lo stesso Cochetti
ha realizzato anche il sipario, raffigurante Armonia
che consegna la cetra al genio fermano. Al centro
splende un grande lampadario a 56 bracci in ferro
dorato e foglie lignee, alimentato originariamente
a carburo, ordinato a Parigi nel 1830. Nel 1830 Alessandro
Sanquirico, il maggiore scenografo del tempo, dipinse
per il Teatro alcuni fondali, di cui quattro ancora
conservati. Conta 124 palchi ripartiti in 5 ordini
a cornice per una capienza complessiva di circa 1000
posti. Il Teatro che ha vissuto i fasti ottocenteschi
con opere liriche e di prosa in contemporanea con
le principali capitali europee e con la presenza dei
più grandi artisti internazionali, è
tornato ad essere, grazie all'impegno del Sindaco
Fedeli e dell' Assessorato ai lavori pubblici, il
centro di una ampia e prestigiosa attività
artistica, dopo un restauro che nel 1997, lo ha restituito
al suo antico splendore e riaperto al pubblico dopo
diversi anni di abbandono da parte delle amministrazioni
locali.
BIBLIOTECA
La nascita della Biblioteca di Fermo risale al 1688,
anno in cui, grazie alla volontà e alla liberalità
del cardinale Decio Azzolini juniore (1623-1689),
consigliere e confidente della regina Cristina di
Svezia, venne realizzata la sala monumentale oggi
detta Sala del mappamondo. É la più
ricca delle Marche, fra le prime dieci dItalia.
Interamente scaffalata in noce, a doppio ordine con
ballatoio, impreziosita da un artistico soffitto in
abete, la sala conserva la parte più pregevole
del fondo antico della Biblioteca, arrichitosi attraverso
le donazioni di illustri cittadini e l'incameramento
dei volumi confiscati alle congregazioni e agli ordini
religiosi, e ospita anche il globo manoscritto - datato
1713 - del cartografo fabrianese e abate Amanzio Moroncelli.
Il
patrimonio della Biblioteca Comunale consta attualmente
di: Patrimonio librario: codici manoscritti (127);
manoscritti (3.000); volumi ed opuscoli (circa 350.000
tra i quali 681 incunaboli e 15.000 edizioni del Cinquecento);
periodici: spenti 911, correnti 110; stampati musicali
(non quantificati); disegni (4254); incisioni (6.500);
dipinti ad olio (12); ex libris (oltre 300); microfilms
(57); miscellanee (23.000); monete 1.000.
Fondi
speciali librari: Fondo Romolo Spezioli (volumi a
carattere prevalentemente storico medico); Fondo G.
B. Carducci (costituito da stampe, incisioni e disegni
di architettura ); Fondo Gigliucci (volumi di genere
prevalentemente letterario e storico con anche numerosi
documenti manoscritti di interesse storico-politico);
Fondo Maranesi (opere di geografia); Fondo Mannocchi
(libri di ingegneria); Fondo Nibbi (opere originali
in lingua inglese e francese); Fondo Polimanti (volumi
relativi alla storia della medicina tra Ottocento
e Novecento nonché raccolte giuridiche); Fondo
Valentini (biblioteca prevalentemente letteraria e
di storia della letteratura); Fondo Sifonia (volumi
a carattere letterario, artistico e musicale con anche
dischi e libretti d'opera);Fondo De Minicis (volumi,
scritti e saggi di scavo dell'area archeologica di
Falerio Piceno presso Falerone, centro a 30 Km da
Fermo)
Altri
fondi speciali. Fondi iconografici: Fondo G. B. Carducci
(costituito da stampe, incisioni e disegni di architettura
); Fondo Giorgetti (disegni e dipinti ad olio); Fondo
Giovannelli (oltre 300 ex libris del donatore e di
sua proprietà); Fondo Nardi (disegni, acquerelli
e fotografie); Fondo Ugo D'Ambrosio (disegni, album);
Fondo Bernetti - Evangelista (serigrafie).
UNIVERSITA'
Nell'825, Lotario I, con un celebre editto, istituì
a Fermo la prima scuola pubblica (odierna università)
scegliendo la città tra le sole nove in Italia
destinate a diventare centro di studi. L'Università
di Fermo funzionò a partire dal 1585 (sebbene
il primo atto di fondazione risalga al 1398) fino
al 1826 quando, mancando alla città le risorse
per mantenerla, venne chiusa (con decreto della Congregazione
degli Studi). Essa ebbe docenti illustri, ma soprattutto
dottori fermani; il suo bacino d'utenza copriva l'area
circostante, anche se non mancarono scolari originari
di località ben distanti, come quelli austriaci
di Graz. Nel medioevo lo studium era fiorentissimo,
aveva 1200 studenti (provenienti anche dalla Dalmazia)
tanto da rivaleggiare con l'università di Bologna.
Aperta invece nella seconda metà del novecento,
l'Università teologica marchigiana è
unica nella regione Marche e ha una sede distaccata
ad Ancona.
LA
CATTEDRALE
Sul margine orientale del Girfalco si eleva la maestosa
mole della cattedrale dedicata all'Assunta edificata
su un'area che presenta una interessante stratificazione
di resti architettonici risalenti all'epoca romana
e all'alto Medioevo.
Durante gli scavi effettuati negli anni 1934-35 sotto
il pavimento del duomo, furono infatti messi in luce
resti murari di età imperiale con laterizi
recanti bolli dell'età di Antonio Pio e più
consistenti strutture murarie e pavimentali della
basilica paleocristiana risalente al VI secolo. Quest'ultima
era a tre navate divise in file di quattro colonne
con presbiterio rialzato; delle decorazioni musive
del pavimento rimane oggi in vista soltanto quella
absidale, raffigurante due pavoni araldicamente disposti
ai lati di un kàntharos sormontato dal chrismon,
motivo dipendente dalla cultura ravennate. L'antica
basilica, ampliata al tempo del vescovo Lupo (826-844),
venne distrutta nel 1176 da Cristiano di Magonza,
per ordine del Barbarossa. Cinquant'anni più
tardi, la cattedrale veniva ricostruita da Giorgio
da Como, come indica una lapide posta sulla facciata,
recante la data 1227; della elegante struttura gotica
rimangono oggi soltanto il prospetto e la torre campanaria,
mentre il resto dell'edificio risale a un intervento
realizzato nel Settecento dal vescovo Minnucci. La
facciata in pietra d'Istria, scandita da sottili lesene,
presenta al centro un elegante portale con fasci di
colonne scolpite, sormontato da un'ampia cuspide racchiudente
la statua della Vergine: in asse è posto il
grande rosone con dodici colonnine decorate con motivi
tortili e a spina di pesce, desinenti in eleganti
archi tribolati ravvivati da tessere musive policrone,
opera dello scultore fermano Giacomo Palmieri (1348).
Il lato sinistro è occupato dalla torre campanaria,
il cui inserimento in corrispondenza della navata
laterale ha forse determinato la caratteristica asimmetrica
della facciata, il cui culmine non corrisponde alla
posizione del portale e del rosone.
PIAZZA
DEL POPOLO
Piazza del Popolo, già piazza San Martino (dal
nome di una chiesa ivi esistente) ebbe una sua prima
configurazione sotto Alessandro Sforza, in occasione
della venuta di Bianca Maria (1442), sposa del fratello
Francesco, la quale nel 1444 diede alla luce a Fermo,
Galeazzo Maria, futuro duca di Milano. Fu ridimensionata
con deliberazione comunale dell'8 novembre 1463. Questa
piazza rappresenta senz'altro uno dei luoghi più
suggestivi di Fermo, accurata e lineare nelle strutture,
offre agli occhi del visitatore uno spettacolo di
rara bellezza e rigore architettonico, in cui si inseriscono
alla perfezione alcune opere fra le più significative
della storia cittadina: il Palazzo dei Priori (Palazzo
comunale), sede della Pinacoteca, risalente al 1296,
il Palazzo Apostolico, iniziato nel 1502 da Oliverotto
Euffreducci e terminato nel 1532 per ordine del papa
Clemente VII, il loggiato di San Rocco, costruito
nel 1528 ospitante la chiesina di San Martino, eretta
nel 1505 quale voto della città contro la peste.
Lunga 135 m, larga 34 m, la piazza venne sistemata
nella sua forma attuale nel 1659.