Camerino
Marche

Camerino è un comune della provincia di Macerata nelle Marche. Camerino è nota soprattutto per la presenza dell'Università fondata in età medievale. Distante 47 km da Macerata, la città di Camerino è situata tra le valli del Chienti e del Potenza, in una suggestiva posizione su di un colle al centro della zona montana della provincia di Macerata, chiusa a sud dal massiccio dei Monti Sibillini e a nord dal Monte San Vicino. Il territorio è caratterizzato per la maggior parte da un paesaggio collinare, con una gradevole alternanza di campi coltivati, piccoli boschi e querce secolari. La vecchia città, il centro storico accresciuto nei borghi, vive di toni sommessi e caldi; la pietra si alterna al cotto all'intonaco rosato, ocra, arancio. La compattezza, il colore, la grana dell'arenaria variano: da Serrapetrona proveniva pietra rosa; da Morro pietra rossastra; da Massaprofoglio, Valcimarra, Campolarzo pietra biancastra; da San Luca, Mergano, Valeano, Paganico pietra calcarea argillosa. L'uso frequente dei laterizi risolve in gioco di equilibrio arenaria-mattone tutta l'edilizia camerte. Gli agenti atmosferici scavano in continuazione. Pertanto l'intonaco si impone come salvaguardia e decorazione; spessissimo gli edifici presentano portali, zoccolo, capitelli, cornici di porte del morto, mascheroni o solo brani intatti di muro. Così la città conserva toni medi che fondono in ogni stagione con equilibri diversi all'ambiente che la circonda. Architettura e natura prendono vita e fisionomia. Camerino trae dalla stretta interdipendenza tra la compattezza muraria tipico del suo nucleo urbano e l'aspra collina il senso di compiutezza tipico delle creature nate per un luogo, cresciute nella attività e nella cultura plurisecolare di abitanti attenti e misurati, radicati nella propria città vogliosi di difendere a sé i propri valori. Il volto di Camerino ha il sapore delle cose amorosamente vissute. A nord congiunge la città allo spalto e al declivio collinare una fascia di pini; nella circonvallazione di levante è stato disarmonizzato il rapporto natura-architettura, prima vissuto nelle piante dell'orto botanico, con un lungo filone di alte abitazioni moderne. A chi viene da Muccia, alta sulla rupe, la città si stringe a castello; a chi la segue a ovest e nord la linea curva si spezza, si allunga, sempre più placidamente avvinghiando i movimenti lenti della collina. Compatte le mura castellane nascono dal profondo; le abitazioni aprono poche file di finestre, rettangoli eguali d'ombra sul rosa del mattone, contro il verde dei pini e l'azzurro del cielo. Fino al monumento a Vitalini e a San Venanzetto ove le mura del castello si attenuano e nascono i borghi. A chi viene da San Luca, l'antica cinta, dalla Rocca Borgesca a San Venanzetto, appena deturpata da poche costruzioni interne eterogenee, si allunga nella luce smorzata fino a San Venanzio. I borghi si fanno veramente città a chi viene da Torre di Beregna, adagiati a conca, dall'alto vertice del duomo a Coldibove, dalle Mosse fino all'orto botanico. La cinta muraria abbracciò i borghi nel 1384: la via esterna per le Mosse, ripresa dall'ex ferrovia del tram, corre sui resti delle recinzioni; la porta Sancti Framus, ora chiamata arco di Vannucci, ne testimonia la potenza. Ma a chi viene da lontano appaiono solo le costruzioni rosa alte nel vertice e le case basse quasi cineree della conca.

MANIFESTAZIONI
Maggio: Corsa alla Spada e Palio e festa del patrono
Maggio/Settembre: Mostra dell'Artigianato Artistico Rocca Varano
Giugno/Luglio: Musicamdo Jazz&Blues Festival e Premio Internazionale Massimo Urbani
Agosto: Camerino Festival - Rassegna Internazionale di Musica e Teatro da Camera
Ottobre/Maggio: Stagione Teatrale
18 gennaio: Fiera di Sant'Antonio
14 marzo: Fiera di San Ansovino
19 maggio: Fiera di San Venanzio
Gennaio: Festa del torrone
Giugno: notte bianca per le vie del centro storico (concerti, eventi e shopping fino al mattino)

LA RIEVOCAZIONE STORICA
La sera della vigilia della festa del patrono (17 maggio), muovono dalla sede dei rispettivi Terzieri separati cortei che, in sfarzosi costumi d'epoca, al lume di torce, con vessilli, chiarine e tamburi, passano per le vie del centro medievale, interamente pavesate da drappi e stemmi, per confluire nella Basilica di San Venanzio ove ha luogo la cerimonia dell'offerta dei ceri. Seguono nella piazza antistante la Basilica: la lettura del proclama che bandisce la gara della Corsa alla Spada e Palio, l'accensione del grande falò propiziatorio (in dialetto locale detto lu focaracciu), tra squilli di trombe e rullo di tamburi. Nel pomeriggio della domenica successiva alla festa del Patrono, si snoda per le vie principali della città il fastoso corteo del Palio, composto da 300 figuranti tra dame, cavalieri, armigeri, musici e sbandieratori. Finalmente giunge il tanto atteso momento della Corsa alla Spada cui, dopo un allenamento durato mesi, partecipano trenta giovani in costume, dieci per ciascun Terziero, i quali si contendono la vittoria: il percorso è di circa 1150 metri, di cui buona parte in ripida salita seguii da una discesa. Il corridore che arriva per primo al traguardo e sfila la spada dal ceppo in cui è infissa, è il vincitore assoluto ed ha in premio la spada; al Terziero, vincitore per tempo di arrivo dei suoi corridori, spetta il Palio che custodirà fino al successivo anno. La manifestazione si conclude nella suggestiva cornice della Rocca del Borgia (da qualche anno questo momento avviene in Piazza Cavour), con la consegna del Palio da parte del Magnifico Messere, alla presenza del Duca e della sua corte, in un tripudio di colori e di suoni, tra lo sventolio dei vessilli e le figurazioni artistiche degli sbandieratori. Sono oltre otto giorni, nel mese di maggio, di grande animazione per la città di Camerino poiché la rievocazione storica è preceduta e seguita dalle manifestazioni e dalle iniziative dei Terzieri tra le quali l'apertura delle tipiche osterie (gastronomia su antiche ricette), le mostre di prodotti artigianali, gli spettacoli folkloristici e l'esibizione di bande musicali.

DA VEDERE
Le porte permettevano l'ingresso e l'uscita dei cittadini perché la città era cinta di mura molto antiche, allargate nel 1380 da un grande costruttore, Giovanni Varano. Poiché nel corso del tempo le mura e le strade si sono trasformate non è facile individuare il numero di porte esistenti all'epoca.
Cominciando da sud-ovest possiamo segnalare:
Porta Malatestiana, così chiamata dal duca Malatesta nel 1511 quando la madre, Giovanna Malatesta, morì.
Porta Caterina Cibo, in onore della duchessa di Camerino Caterina Cibo, moglie di Giovanni Maria.
Porta Boncompagni, è la più recente di tutte e dedicata al nipote di Gregorio XIII, castellano di Camerino.

PIAZZA CAVOUR
La Cattedrale, il palazzo vescovile, un edificio privato e il Palazzo Ducale separati con discrezione da vie ed archi per comunicare con le adiacenze e la città formano Piazza Cavour. Una volta si chiamava Piazza Santa Maria Maggiore per distinguerla da Santa Maria in Via: il popolo continua a chiamarla Piazza del Duomo. Nata con le esigenze rinascimentali dei signori prima e dei vescovi poi, la piazza ha subito ritocchi agli inizi dell'800, con la nuova Cattedrale e la Statua di Sisto V al centro.

STATUA DI SISTO V
Opera di Tiburzio Vergelli e collaboratori fu decretata dal consiglio comunale non appena Sisto V, che già era cittadino onorario e protettore di Camerino, fu eletto Papa nel 1585. In tempi recenti questa statua ha subito il furto di uno dei medaglioni che la adornava, il "Medaglione della Tranquillità".

DUOMO
Il Duomo, opera di Andrea Vici e Clemente Folchi, è stato ricostruito nel primo 1800 sul luogo dove sorgeva la Cattedrale romanico-gotica distrutta dal terremoto del 1799. Nel grandioso interno e nelle sagrestie si possono ammirare pregevoli esemplari della scultura lignea policroma del 1200 (Crocefisso) e del 1400 (Madonna della Misericordia) oltre a interessanti tele di pittori di maniera del 1600. Nella cripta sono di notevole interesse due leoni in pietra di Armanno da Pioraco (fine 1200), i busti del cardinal Angelo Giori e fratello Prospero, dovuti alla bottega del Bernini (600) e soprattutto l'arca marmorea (1300 - 1400) di Sant'Ansovino (amato vescovo di Camerino in età carolingia), in stile gotico toscano, con bestiario, statue di virtù -in pietra-, sarcofago, angeli e, nell'ultimo piano, una statua in pietra della Madonna.

PALAZZO ARCIVESCOVILE
Il Palazzo Arcivescovile, a portici, di forme rinascimentali, è stato eretto nel secondo 1500. All'interno è ospitato il Museo Diocesano, comprende una notevole raccolta di dipinti, sculture, argenterie, ceramiche e arredi sacri, provenienti dalle chiese del territorio: vi si possono ammirare una preziosa, grande tela di Gianbattista Tiepolo (1740) raffigurante la Madonna in gloria col Bambino e San Filippo Neri; il Trittico, su tavola, di Girolamo di Giovanni: Crocifisso, Addolorata e San Giovanni Evangelista, ai lati, Arcangelo Michele e San Giovanni Battista; il San Sebastiano del Boccati (1446); l'Annunciazione del Signorelli.

PALAZZO DUCALE
Il Palazzo Ducale (ora Università, Facoltà di Giurisprudenza) è stato completato nel secondo 1400 da Giulio Cesare Varano con il grande quadriportico in limpida architettura rinascimentale. Bellissimi e suggestivi anche l'ampio balcone panoramico, gli eleganti loggiati, le restaurate sale ricche di affreschi e i locali dei sotterranei, ora adibiti ad aula universitaria (Sala della Muta) e aule per mostre e convegni. Nel Palazzo era presente fino al 1997 la Biblioteca Comunale Valentiniana, fondata da Sebastiano Valentini nel 1802, importante per il numero e la rarità dei volumi e per la bellezza di alcune sale. In seguito al terremoto la nuova sede della Biblioteca Comunale è nei pressi del quartiere San Paolo. Dell'originaria chiesa romanico-gotica di San Francesco (XIII secolo), nonostante le mortificazioni dell'epoca barocco, si conserva l'alta abside poligonale con finestre tribolate, parti del portale e affreschi del primo 1400.

BALCONE SULLE MURA
È un balcone in muratura e ferro battuto edificato a ridosso del Palazzo Ducale, a picco sulle mura, appena sopra l'orto botanico. Riaperto in data dieci maggio 2007 dopo una chiusura causata dagli effetti del sisma del 1997, è stato costruito tra il 1913 ed il 1916 durante i lavori di rinforzo alla facciata sud-est del Palazzo Ducale su idea dell'ingegnere Giambattista Salvi, capo dell'ufficio tecnico comunale. Il costo totale dell'opera di costruzione del balcone si aggirò intorno a 2750 lire dell'epoca, circa settemila euro attuali. Anche a causa del sopraggiungere della Grande Guerra, non venne organizzata alcuna cerimonia di inaugurazione. A chi si affaccia dal balcone del Palazzo, si presenta una meravigliosa visuale dei monti Sibillini e della campagna camerinese.

ROCCA DEL BORGIA
La Rocca Borgesca, o Rocca dei Borgia, è un imponente costruzione fatta erigere da Cesare Borgia su disegno di Ludovico Clodio nel 1503 per controllare la città dal versante sud-ovest: i torrioni cilindrici e il possente mastio sono begli esempi di architettura militare del primo rinascimento. La fortezza venne in seguito restaurata da Giovanni Maria Varano che, solo a un anno dall'aggressione del Valentino, era riuscito a riprendere la città di Camerino. Altri interventi furono effettuati da Guidobaldo della Rovere, quindi da Ottavio Farnese e più tardi dalla Chiesa. Di fatti Papa Clemente VII non trovò miglior custodia della Rocca dei Borgia per nascondere alle brame dei saraceni i preziosi tesori del santuario di Loreto. Inizialmente la Rocca era divisa dalla città per mezzo di uno strapiombo e poteva essere raggiunta soltanto attraverso un ponte levatoio. L'avvallamento fu definitivamente riempito nel 1600. Durante l'occupazione tedesca della Seconda Guerra Mondiale, la fortezza venne adibita a sede del comando nazista. Sulla spianata interna, sorge ancora parte della struttura del convento francescano di San Pietro in Muralto del 1300. Recentemente i giardini della Rocca Borgesca, dopo un periodo di chiusura dovuto allo svolgimento di alcuni lavori di rifacimento, sono stati riaperti al pubblico.

TEMPIO DELL'ANNUNZIATA
Il Tempio dell'Annunziata, opera di Rocco da Vicenza, fu costruito fra il 1493 ed il 1508 per volere di Giulio Cesare Varano al posto di una chiesetta più antica, Santa Maria dei Vignali, nei pressi della quale, secondo la leggenda, si sarebbe rifugiata un'icona della Madonna fuggita dalla casa di un bestemmiatore. Quest'icona, trafugata negli anni sessanta dal tesoro di San Venanzio, fu denominata per la sua storia Madonna della Bestemmia, e tra l'altro avrebbe rivelato che Camerino e la signoria che la governava presto sarebbero andate incontro a diverse sciagure che il duca Varano pensava di evitare con la costruzione del Tempio. La chiesa, da tempo sconsacrata, all’interno è divisa in tre navate da due file di colonne d'arenaria composte da un unico blocco; vi si possono ammirare lo stemma dei Varano, realizzato ad intarsio sul pavimento con pietre nere e bianche, e i resti della decorazione pittorica parietale, andata in gran parte perduta a causa di usi impropri (deposito di scotano e sezione dell' Archivio di Stato) che si fecero di questa chiesa nel novecento. Recentemente è divenuta sede di mostre e conferenze.

ORIGINI E CENNI STORICI
Nei monti circostanti Camerino hanno lasciato tracce popolazioni dei tempi più remoti della preistoria. Presso la zona di Torre Beregna e nelle grotte di Monte Primo sono stati rinvenuti utensili di pietra più o meno elaborati, frammenti di terracotta, cocci di grossolane stoviglie fatte a mano. I Camerti erano una tribù umbra che valicò l'Appennino e nell'incontro con questa terra e con gli abitanti già esistenti, presero l'identità di un piccolo popolo (Umbri Camerti). Secondo una leggenda, i Camerti avevano abbandonato la loro città natia, Kamars, perché vinti in guerra dal popolo dei Pelasgi. Proprio per questo, onde ricordare la loro antica patria, diedero il nome di Cameria, o Camerta, alla nuova città da loro fondata, nome da cui poi sarebbe derivato il termine Camerino. I Camerti ed i Romani strinsero un trattato di alleanza con eguali condizioni, l'Aequum Foedus (309 a.C.). Lo stesso privilegio della cittadinanza romana, confermata da Gaio Mario nel 101 a.C. e da Settimio Severo nel 210, garantisce ancora la grande importanza della città camerte nel III secolo. Alla fine del IV secolo i Camerti erano ritenuti forti guerrieri e cercati come alleati. Sappiamo con certezza che durante la seconda guerra punica i Camerti fornirono a Roma 600 combattenti. Durante l'Impero finalmente Camerino ebbe pace e benessere. Documenti numerosi del fitto rapporto con Roma si ritrovano nella letteratura repubblicana ed imperiale. Inoltre, sono venuti alla luce durante i lavori di restauro del teatro comunale i resti di quello che era un mercato d'epoca romana. Anche a Camerino il Cristianesimo si diffuse gradualmente. Sembra che i primi Apostoli penetrassero a Camerino dall'Umbria attraverso la Via Flaminia. Non sembra che Camerino abbia avuto a risentire direttamente i gravi effetti delle invasioni barbariche. La tradizione, però, ci parla di un assedio dei Goti contro Camerino. Secondo una leggenda, fu il santo patrono Venanzio ad impedire che Camerino fosse presa, apparendo sopra le mura e combattendo a fianco dei camerinesi. Sconfitti i Goti nel 552, la città appartenne ai Bizantini fino al 592. Anche i Longobardi vennero dall'Umbria e Camerino fu sede di marchesato e di ducato talora incorporato, talora disgiunto da quello di Spoleto. Di origine longobarda doveva essere Sant'Ansovino, il più notevole vescovo dell'epoca, nato a Camerino alla fine del 700. Gli storici affermano che il nome Ansovino è longobardo e deriva da ANS=Dio e WIN=Amico, perciò Ansovino significa "amico di Dio". Fu eletto vescovo di Camerino e morì nel 868, colto da malore mentre visitava la diocesi. In tutto il suo ministero pastorale egli si dimostrò vero padre dei poveri e degli afflitti ed è considerato un patrono della città. Nei sec. VIII e IX la Diocesi camerte era una delle più grandi del centro Italia, gli furono assegnati i territori delle diocesi scomparse (per poco tempo) di Settempeda, Matilica, Tolentinum, parte di Cingulum, parte di Sentinum, il territorio dell'attuale Fabriano, molto territorio di Macerata, Potentia Picena e Urbs Salvia. Grande importanza religiosa ed economica determinò la penetrazione monastica. Forse lo stato di arretratezza culturale dei Longobardi ritardò il sorgere nella zona delle grandi abbadie rispetto alla vicina Umbria. Dopo una lunga stagione di eremitaggi, a cominciare dal IX secolo sorsero consistenti complessi monastici in diocesi come ad esempio San Lorenzo di Doliolo vicino all'antica Settempeda (attuale San Severino Marche) o Santa Maria di Rambona nei pressi di Pollenza. Di fatto la quasi totalità degli edifici sacri attestano ancora l'alto livello tecnico ed artistico cui si era pervenuti. È probabile che verso il 1050 il marchese Bonifacio occupasse la città di Camerino per poi passarla alla figlia contessa Matilde la quale la donò alla Chiesa (1077). Già nel 1000, Camerino fu un comune fiorente ed indipendente, si ebbero, infatti, monete raffiguranti San Venanzio e Sant'Ansovino. Inizialmente ghibellino, divenne in seguito roccaforte guelfa e sede della legislazione pontificia (1240) per cui nel 1256 subì la distruzione da parte delle truppe imperiali di Manfredi, condotte da Percivalle Doria. Gran parte della popolazione fu uccisa, eccezion fatta per alcune persone che si salvarono fuggendo da un buco nelle mura che conduceva fuori Camerino (oggi è Via Morrotto). Manfredi si portò via la cassettina d'argento contente le reliquie di San Venanzio che fu poi recuperata. Saranno poi i Varano a far rifiorire la città. Attorno al 1262 i fuoriusciti rientrarono. A capo si posero alcuni signori tra cui Gentile Varano. A difesa del territorio di Camerino, fu costruita da Giovanni Varano, nel 1382, una barriera lunga dodici chilometri di torri, fossi e sbarramenti con grossi tronchi tagliati per cui la linea prese il nome di "Intagliata". La famiglia dei Varano con alterne vicende resse le sorti della città per circa tre secoli. Da ricordare la Rocca Varano, particolarmente adatta per esercitare un dominio molto proficuo per le tasse e le estorsioni che i signori potevano imporre ai mercanti viaggiatori (il dazio doganale). Giulio Cesare Varano fece edificare, attorno all'anno 1460, il Palazzo Ducale, che a quei tempi era reputato uno dei più sontuosi d'Italia. Fondò, inoltre, il Monastero di Santa Chiara, dove dimorò sua figlia Camilla da Varano, ossia la beata Battista. L'antica Università di Camerino è stata costruita durante il periodo dei Varano, precisamente nel 1336. Nel 1502 piombò su Camerino Cesare Borgia, detto Duca Valentino, che fece piazza pulita dei Varano sui quali riuscì, letteralmente, a mettere le mani e poi uccise il duca Giulio Cesare con tre dei suoi figli. I Borgia, nel 1503 costruirono la Rocca dei Borgia (i torrioni cilindrici ed il possente mastio furono esempi di architettura militare rinascimentale) per controllare la città sul versante sud ovest e i Varano la completarono, la misero in comunicazione con il Palazzo Ducale e la armarono con quarantadue bocche da fuoco. In seguito divenuta lazzaretto, poi parzialmente smantellata per usarne le pietre, infine di recente ristrutturata. Nel 1503, un superstite dei Varano, il duca Giovanni Maria (terzogenito di Giulio Cesare, scampato all'eccidio) ritornò in città e per alcuni mesi riuscì a sostenersi contro i nemici. Durante la Signoria Camerino raggiunse una ragguardevole prosperità economica ed un notevole incremento demografico, congiunti ad una trasformazione urbanistica che in parte modificarono l'impianto medievale. La città era circondata da mura che sorgevano a picco sopra le rocce. Molto particolareggiate e rigorose erano le norme fissate dagli Statuti per la difesa, per l'igiene ed i servizi pubblici; le vie tutte mattonate, dovevano essere pulite ogni sabato dai cittadini nel tratto adiacente alla propria abitazione. La città era divisa in tre "Terzieri" come tuttora si vedono nello stemma, stilizzati nelle tre casette: Sossanta, Di Mezzo, Muralto. Il primo si estendeva dal Duomo al Borgo San Venanzio, il secondo abbracciava il centro, il terzo comprendeva la parte sud e l'estremità ovest. Ogni terziero e ogni villaggio dovevano provvedere alla manutenzione delle strade. Le vie interne non dovevano essere ingombre di banchi per la vendita, che era permessa solo entro i limiti della casa e dello spazio adiacente. I luoghi di vendita per la maggior parte delle merci erano le piazze di San Venanzio e Sant'Angelo. Il mercato del bestiame si svolgeva nel mercatale al di fuori della cerchia muraria. Particolarmente curata era l'erogazione dell'acqua: le fonti dovevano essere pulite, le condutture coperte, era severamente proibito deviare le acque. Densità di popolazione e benessere economico fecero qualificare Camerino insieme a Fermo, Ascoli Piceno, e Ancona, tra le Civitates Maiores delle Marche. Durante la Signoria nella città e nella diocesi si sviluppò notevolmente la spiritualità religiosa, espressa soprattutto nel movimento francescano: si moltiplicarono chiese, conventi nel territorio camerinese. Tale sviluppo favorì la nascita dei Cappuccini. Dal 1545 la città passò sotto il diretto dominio pontifico e divenne capoluogo di Delegazione Apostolica, iniziando così una lunga fase di stabilità politico-sociale, ma anche di silenzioso declino. I Vescovi, negli ultimi decenni del 1500 eressero il loro Palazzo, di fronte a quello ducale. Fino all'invasione francese la storia fu priva di avvenimenti di notevole riguardo. Per ordine del Pontefice la città fu spesso impegnata in dispendiosi ricevimenti per festeggiare personalità di passaggio. La storia del 1600 si articolò con la molteplicità di Statuti particolari. Lo stato fu suddiviso in più di 100 comunità, rette da 3 Vicariati. Nel 1700 la piccola capitale di una gloriosa Signoria fu ridotta ad un grosso borgo agricolo con economia limitata e qualche industria nel territorio che restava ampio. Una delle risorse maggiori era rappresentata dai buoni allevamenti di bestiame. Pertanto elevato era il numero delle fiere le quali, con le franchigie concesse, scuotevano i commerci. Durante l'occupazione Francese Camerino, quale Municipio, fu aggregata al dipartimento del Tronto. Nel 1799, alla reazione degli insorgenti, la città fu al centro di varie lotte con alterne vicende, finché il 28 luglio 1799 fu sconvolta da un grave terremoto che distrusse il Duomo, San Venanzio, varie case e provocò una sessantina di morti. Un secondo periodo francese si distinse per la razzia del danaro, la soppressione degli istituti religiosi, per la confisca dei beni, la rapina delle opere d'arte tra cui tre tavole che Carlo Crivelli aveva dipinto per la città. L'invasione Austriaca che seguì il governo napoleonico desolò ancor più il camerinese. Il Ritorno dello stato pontificio fu accolto, pertanto, con sincero entusiasmo; esso diede a Camerino un periodo di tranquillità ed ordine, ma non riusci a risollevare la città dalla sua decadenza. Seguì la carestia (1816-1817). Il malcontento preparò il terreno alle associazioni segrete e a quei movimenti liberali che distinguerà Camerino durante le guerre d'indipendenza. Speranze, fervore, manifestazioni cittadine, partecipazione alle lotte nazionali distinsero la cittadinanza in tutto il Risorgimento. Nel 1849 Camerino ebbe un governo provvisorio. Il vecchio mondo venne meno con l'annessione della città al Regno d'Italia espressa con un plebiscito del 4 e 5 novembre 1860. La gioia fu turbata dalla perdita della qualità di Capoluogo di Provincia. I camerinesi mostrarono di essere in pieno coscienti del loro massimo istituto culturale e si impegnarono a fondo e con intelligenza per la salvezza ed il potenziamento dell'antico ateneo. Fu così che Camerino, pur nella sua decadenza economica, mantenne sempre un alto profilo culturale Il secolo fu contraddistinto dalla presenza di un gran numero di personalità, pittori, politici, giornalisti e musicisti di un buon livello. Si sviluppò la stampa periodica. Consistente attività ebbe il consorzio agrario. Assai notevoli le iniziative teatrali, musicali e di vario spettacolo. Nel 1844 fu fondata a Camerino la Cassa di Risparmio, la prima nella Provincia. Il primo acquedotto comunale risale al 1855 anno in cui si fece giungere a Camerino l'acqua proveniente dalla zona di Papacchio. È di questo secolo anche la ricostruzione del teatro "La Fenice" 1856 su disegno di Vincenzo Ghinelli, nel 1881 il complesso verrà dedicato a Filippo Marchetti.
DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 6.858 (M 3.263, F 3.595)
Densità per Kmq: 52,9

Numero Famiglie 2.738
Numero Abitazioni 3.941

CAP 62032
Prefisso Telefonico 0737
Codice Istat 043007
Codice Catastale B474

Denominazione Abitanti camerinesi o camerti
Santo Patrono San Venanzio
Festa Patronale 18 maggio

Il Comune di Camerino fa parte di:
Comunità Montana Alte Valli del Fiastrone-Chienti-Nera

Comuni Confinanti
Caldarola, Castelraimondo, Fiastra, Muccia, Pievebovigliana, Pioraco, Sefro, Serrapetrona, Serravalle di Chienti.

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NONNO FIORDO - AZIENDA AGRARIA BIOLOGICA - MONTE SANTA MARIA TIBERINA (PG)
ISTITUTO DELLE SUORE CONVITTRICI DEL BAMBIN GESU' - SAN SEVERINO MARCHE (MC)