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Camerino
è un comune della provincia di Macerata nelle
Marche. Camerino è nota soprattutto per la
presenza dell'Università fondata in età
medievale. Distante 47 km da Macerata, la città
di Camerino è situata tra le valli del Chienti
e del Potenza, in una suggestiva posizione su di un
colle al centro della zona montana della provincia
di Macerata, chiusa a sud dal massiccio dei Monti
Sibillini e a nord dal Monte San Vicino. Il territorio
è caratterizzato per la maggior parte da un
paesaggio collinare, con una gradevole alternanza
di campi coltivati, piccoli boschi e querce secolari.
La vecchia città, il centro storico accresciuto
nei borghi, vive di toni sommessi e caldi; la pietra
si alterna al cotto all'intonaco rosato, ocra, arancio.
La compattezza, il colore, la grana dell'arenaria
variano: da Serrapetrona proveniva pietra rosa; da
Morro pietra rossastra; da Massaprofoglio, Valcimarra,
Campolarzo pietra biancastra; da San Luca, Mergano,
Valeano, Paganico pietra calcarea argillosa. L'uso
frequente dei laterizi risolve in gioco di equilibrio
arenaria-mattone tutta l'edilizia camerte. Gli agenti
atmosferici scavano in continuazione. Pertanto l'intonaco
si impone come salvaguardia e decorazione; spessissimo
gli edifici presentano portali, zoccolo, capitelli,
cornici di porte del morto, mascheroni o solo brani
intatti di muro. Così la città conserva
toni medi che fondono in ogni stagione con equilibri
diversi all'ambiente che la circonda. Architettura
e natura prendono vita e fisionomia. Camerino trae
dalla stretta interdipendenza tra la compattezza muraria
tipico del suo nucleo urbano e l'aspra collina il
senso di compiutezza tipico delle creature nate per
un luogo, cresciute nella attività e nella
cultura plurisecolare di abitanti attenti e misurati,
radicati nella propria città vogliosi di difendere
a sé i propri valori. Il volto di Camerino
ha il sapore delle cose amorosamente vissute. A nord
congiunge la città allo spalto e al declivio
collinare una fascia di pini; nella circonvallazione
di levante è stato disarmonizzato il rapporto
natura-architettura, prima vissuto nelle piante dell'orto
botanico, con un lungo filone di alte abitazioni moderne.
A chi viene da Muccia, alta sulla rupe, la città
si stringe a castello; a chi la segue a ovest e nord
la linea curva si spezza, si allunga, sempre più
placidamente avvinghiando i movimenti lenti della
collina. Compatte le mura castellane nascono dal profondo;
le abitazioni aprono poche file di finestre, rettangoli
eguali d'ombra sul rosa del mattone, contro il verde
dei pini e l'azzurro del cielo. Fino al monumento
a Vitalini e a San Venanzetto ove le mura del castello
si attenuano e nascono i borghi. A chi viene da San
Luca, l'antica cinta, dalla Rocca Borgesca a San Venanzetto,
appena deturpata da poche costruzioni interne eterogenee,
si allunga nella luce smorzata fino a San Venanzio.
I borghi si fanno veramente città a chi viene
da Torre di Beregna, adagiati a conca, dall'alto vertice
del duomo a Coldibove, dalle Mosse fino all'orto botanico.
La cinta muraria abbracciò i borghi nel 1384:
la via esterna per le Mosse, ripresa dall'ex ferrovia
del tram, corre sui resti delle recinzioni; la porta
Sancti Framus, ora chiamata arco di Vannucci, ne testimonia
la potenza. Ma a chi viene da lontano appaiono solo
le costruzioni rosa alte nel vertice e le case basse
quasi cineree della conca.
MANIFESTAZIONI
Maggio: Corsa alla Spada e Palio e festa del patrono
Maggio/Settembre: Mostra dell'Artigianato Artistico
Rocca Varano
Giugno/Luglio: Musicamdo Jazz&Blues Festival e
Premio Internazionale Massimo Urbani
Agosto: Camerino Festival - Rassegna Internazionale
di Musica e Teatro da Camera
Ottobre/Maggio: Stagione Teatrale
18 gennaio: Fiera di Sant'Antonio
14 marzo: Fiera di San Ansovino
19 maggio: Fiera di San Venanzio
Gennaio: Festa del torrone
Giugno: notte bianca per le vie del centro storico
(concerti, eventi e shopping fino al mattino)
LA
RIEVOCAZIONE STORICA
La sera della vigilia della festa del patrono (17
maggio), muovono dalla sede dei rispettivi Terzieri
separati cortei che, in sfarzosi costumi d'epoca,
al lume di torce, con vessilli, chiarine e tamburi,
passano per le vie del centro medievale, interamente
pavesate da drappi e stemmi, per confluire nella Basilica
di San Venanzio ove ha luogo la cerimonia dell'offerta
dei ceri. Seguono nella piazza antistante la Basilica:
la lettura del proclama che bandisce la gara della
Corsa alla Spada e Palio, l'accensione del grande
falò propiziatorio (in dialetto locale detto
lu focaracciu), tra squilli di trombe e rullo di tamburi.
Nel pomeriggio della domenica successiva alla festa
del Patrono, si snoda per le vie principali della
città il fastoso corteo del Palio, composto
da 300 figuranti tra dame, cavalieri, armigeri, musici
e sbandieratori. Finalmente giunge il tanto atteso
momento della Corsa alla Spada cui, dopo un allenamento
durato mesi, partecipano trenta giovani in costume,
dieci per ciascun Terziero, i quali si contendono
la vittoria: il percorso è di circa 1150 metri,
di cui buona parte in ripida salita seguii da una
discesa. Il corridore che arriva per primo al traguardo
e sfila la spada dal ceppo in cui è infissa,
è il vincitore assoluto ed ha in premio la
spada; al Terziero, vincitore per tempo di arrivo
dei suoi corridori, spetta il Palio che custodirà
fino al successivo anno. La manifestazione si conclude
nella suggestiva cornice della Rocca del Borgia (da
qualche anno questo momento avviene in Piazza Cavour),
con la consegna del Palio da parte del Magnifico Messere,
alla presenza del Duca e della sua corte, in un tripudio
di colori e di suoni, tra lo sventolio dei vessilli
e le figurazioni artistiche degli sbandieratori. Sono
oltre otto giorni, nel mese di maggio, di grande animazione
per la città di Camerino poiché la rievocazione
storica è preceduta e seguita dalle manifestazioni
e dalle iniziative dei Terzieri tra le quali l'apertura
delle tipiche osterie (gastronomia su antiche ricette),
le mostre di prodotti artigianali, gli spettacoli
folkloristici e l'esibizione di bande musicali.
DA
VEDERE
Le porte permettevano l'ingresso e l'uscita dei cittadini
perché la città era cinta di mura molto
antiche, allargate nel 1380 da un grande costruttore,
Giovanni Varano. Poiché nel corso del tempo
le mura e le strade si sono trasformate non è
facile individuare il numero di porte esistenti all'epoca.
Cominciando da sud-ovest possiamo segnalare:
Porta Malatestiana, così chiamata dal duca
Malatesta nel 1511 quando la madre, Giovanna Malatesta,
morì.
Porta Caterina Cibo, in onore della duchessa di Camerino
Caterina Cibo, moglie di Giovanni Maria.
Porta Boncompagni, è la più recente
di tutte e dedicata al nipote di Gregorio XIII, castellano
di Camerino.
PIAZZA
CAVOUR
La Cattedrale, il palazzo vescovile, un edificio privato
e il Palazzo Ducale separati con discrezione da vie
ed archi per comunicare con le adiacenze e la città
formano Piazza Cavour. Una volta si chiamava Piazza
Santa Maria Maggiore per distinguerla da Santa Maria
in Via: il popolo continua a chiamarla Piazza del
Duomo. Nata con le esigenze rinascimentali dei signori
prima e dei vescovi poi, la piazza ha subito ritocchi
agli inizi dell'800, con la nuova Cattedrale e la
Statua di Sisto V al centro.
STATUA
DI SISTO V
Opera di Tiburzio Vergelli e collaboratori fu decretata
dal consiglio comunale non appena Sisto V, che già
era cittadino onorario e protettore di Camerino, fu
eletto Papa nel 1585. In tempi recenti questa statua
ha subito il furto di uno dei medaglioni che la adornava,
il "Medaglione della Tranquillità".
DUOMO
Il Duomo, opera di Andrea Vici e Clemente Folchi,
è stato ricostruito nel primo 1800 sul luogo
dove sorgeva la Cattedrale romanico-gotica distrutta
dal terremoto del 1799. Nel grandioso interno e nelle
sagrestie si possono ammirare pregevoli esemplari
della scultura lignea policroma del 1200 (Crocefisso)
e del 1400 (Madonna della Misericordia) oltre a interessanti
tele di pittori di maniera del 1600. Nella cripta
sono di notevole interesse due leoni in pietra di
Armanno da Pioraco (fine 1200), i busti del cardinal
Angelo Giori e fratello Prospero, dovuti alla bottega
del Bernini (600) e soprattutto l'arca marmorea (1300
- 1400) di Sant'Ansovino (amato vescovo di Camerino
in età carolingia), in stile gotico toscano,
con bestiario, statue di virtù -in pietra-,
sarcofago, angeli e, nell'ultimo piano, una statua
in pietra della Madonna.
PALAZZO
ARCIVESCOVILE
Il Palazzo Arcivescovile, a portici, di forme rinascimentali,
è stato eretto nel secondo 1500. All'interno
è ospitato il Museo Diocesano, comprende una
notevole raccolta di dipinti, sculture, argenterie,
ceramiche e arredi sacri, provenienti dalle chiese
del territorio: vi si possono ammirare una preziosa,
grande tela di Gianbattista Tiepolo (1740) raffigurante
la Madonna in gloria col Bambino e San Filippo Neri;
il Trittico, su tavola, di Girolamo di Giovanni: Crocifisso,
Addolorata e San Giovanni Evangelista, ai lati, Arcangelo
Michele e San Giovanni Battista; il San Sebastiano
del Boccati (1446); l'Annunciazione del Signorelli.
PALAZZO
DUCALE
Il Palazzo Ducale (ora Università, Facoltà
di Giurisprudenza) è stato completato nel secondo
1400 da Giulio Cesare Varano con il grande quadriportico
in limpida architettura rinascimentale. Bellissimi
e suggestivi anche l'ampio balcone panoramico, gli
eleganti loggiati, le restaurate sale ricche di affreschi
e i locali dei sotterranei, ora adibiti ad aula universitaria
(Sala della Muta) e aule per mostre e convegni. Nel
Palazzo era presente fino al 1997 la Biblioteca Comunale
Valentiniana, fondata da Sebastiano Valentini nel
1802, importante per il numero e la rarità
dei volumi e per la bellezza di alcune sale. In seguito
al terremoto la nuova sede della Biblioteca Comunale
è nei pressi del quartiere San Paolo. Dell'originaria
chiesa romanico-gotica di San Francesco (XIII secolo),
nonostante le mortificazioni dell'epoca barocco, si
conserva l'alta abside poligonale con finestre tribolate,
parti del portale e affreschi del primo 1400.
BALCONE
SULLE MURA
È un balcone in muratura e ferro battuto edificato
a ridosso del Palazzo Ducale, a picco sulle mura,
appena sopra l'orto botanico. Riaperto in data dieci
maggio 2007 dopo una chiusura causata dagli effetti
del sisma del 1997, è stato costruito tra il
1913 ed il 1916 durante i lavori di rinforzo alla
facciata sud-est del Palazzo Ducale su idea dell'ingegnere
Giambattista Salvi, capo dell'ufficio tecnico comunale.
Il costo totale dell'opera di costruzione del balcone
si aggirò intorno a 2750 lire dell'epoca, circa
settemila euro attuali. Anche a causa del sopraggiungere
della Grande Guerra, non venne organizzata alcuna
cerimonia di inaugurazione. A chi si affaccia dal
balcone del Palazzo, si presenta una meravigliosa
visuale dei monti Sibillini e della campagna camerinese.
ROCCA
DEL BORGIA
La Rocca Borgesca, o Rocca dei Borgia, è un
imponente costruzione fatta erigere da Cesare Borgia
su disegno di Ludovico Clodio nel 1503 per controllare
la città dal versante sud-ovest: i torrioni
cilindrici e il possente mastio sono begli esempi
di architettura militare del primo rinascimento. La
fortezza venne in seguito restaurata da Giovanni Maria
Varano che, solo a un anno dall'aggressione del Valentino,
era riuscito a riprendere la città di Camerino.
Altri interventi furono effettuati da Guidobaldo della
Rovere, quindi da Ottavio Farnese e più tardi
dalla Chiesa. Di fatti Papa Clemente VII non trovò
miglior custodia della Rocca dei Borgia per nascondere
alle brame dei saraceni i preziosi tesori del santuario
di Loreto. Inizialmente la Rocca era divisa dalla
città per mezzo di uno strapiombo e poteva
essere raggiunta soltanto attraverso un ponte levatoio.
L'avvallamento fu definitivamente riempito nel 1600.
Durante l'occupazione tedesca della Seconda Guerra
Mondiale, la fortezza venne adibita a sede del comando
nazista. Sulla spianata interna, sorge ancora parte
della struttura del convento francescano di San Pietro
in Muralto del 1300. Recentemente i giardini della
Rocca Borgesca, dopo un periodo di chiusura dovuto
allo svolgimento di alcuni lavori di rifacimento,
sono stati riaperti al pubblico.
TEMPIO
DELL'ANNUNZIATA
Il Tempio dell'Annunziata, opera di Rocco da Vicenza,
fu costruito fra il 1493 ed il 1508 per volere di Giulio
Cesare Varano al posto di una chiesetta più antica,
Santa Maria dei Vignali, nei pressi della quale, secondo
la leggenda, si sarebbe rifugiata un'icona della Madonna
fuggita dalla casa di un bestemmiatore. Quest'icona,
trafugata negli anni sessanta dal tesoro di San Venanzio,
fu denominata per la sua storia Madonna della Bestemmia,
e tra l'altro avrebbe rivelato che Camerino e la signoria
che la governava presto sarebbero andate incontro a
diverse sciagure che il duca Varano pensava di evitare
con la costruzione del Tempio. La chiesa, da tempo sconsacrata,
allinterno è divisa in tre navate da due
file di colonne d'arenaria composte da un unico blocco;
vi si possono ammirare lo stemma dei Varano, realizzato
ad intarsio sul pavimento con pietre nere e bianche,
e i resti della decorazione pittorica parietale, andata
in gran parte perduta a causa di usi impropri (deposito
di scotano e sezione dell' Archivio di Stato) che si
fecero di questa chiesa nel novecento. Recentemente
è divenuta sede di mostre e conferenze.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Nei monti circostanti Camerino hanno lasciato tracce
popolazioni dei tempi più remoti della preistoria.
Presso la zona di Torre Beregna e nelle grotte di Monte
Primo sono stati rinvenuti utensili di pietra più
o meno elaborati, frammenti di terracotta, cocci di
grossolane stoviglie fatte a mano. I Camerti erano una
tribù umbra che valicò l'Appennino e nell'incontro
con questa terra e con gli abitanti già esistenti,
presero l'identità di un piccolo popolo (Umbri
Camerti). Secondo una leggenda, i Camerti avevano abbandonato
la loro città natia, Kamars, perché vinti
in guerra dal popolo dei Pelasgi. Proprio per questo,
onde ricordare la loro antica patria, diedero il nome
di Cameria, o Camerta, alla nuova città da loro
fondata, nome da cui poi sarebbe derivato il termine
Camerino. I Camerti ed i Romani strinsero un trattato
di alleanza con eguali condizioni, l'Aequum Foedus (309
a.C.). Lo stesso privilegio della cittadinanza romana,
confermata da Gaio Mario nel 101 a.C. e da Settimio
Severo nel 210, garantisce ancora la grande importanza
della città camerte nel III secolo. Alla fine
del IV secolo i Camerti erano ritenuti forti guerrieri
e cercati come alleati. Sappiamo con certezza che durante
la seconda guerra punica i Camerti fornirono a Roma
600 combattenti. Durante l'Impero finalmente Camerino
ebbe pace e benessere. Documenti numerosi del fitto
rapporto con Roma si ritrovano nella letteratura repubblicana
ed imperiale. Inoltre, sono venuti alla luce durante
i lavori di restauro del teatro comunale i resti di
quello che era un mercato d'epoca romana. Anche a Camerino
il Cristianesimo si diffuse gradualmente. Sembra che
i primi Apostoli penetrassero a Camerino dall'Umbria
attraverso la Via Flaminia. Non sembra che Camerino
abbia avuto a risentire direttamente i gravi effetti
delle invasioni barbariche. La tradizione, però,
ci parla di un assedio dei Goti contro Camerino. Secondo
una leggenda, fu il santo patrono Venanzio ad impedire
che Camerino fosse presa, apparendo sopra le mura e
combattendo a fianco dei camerinesi. Sconfitti i Goti
nel 552, la città appartenne ai Bizantini fino
al 592. Anche i Longobardi vennero dall'Umbria e Camerino
fu sede di marchesato e di ducato talora incorporato,
talora disgiunto da quello di Spoleto. Di origine longobarda
doveva essere Sant'Ansovino, il più notevole
vescovo dell'epoca, nato a Camerino alla fine del 700.
Gli storici affermano che il nome Ansovino è
longobardo e deriva da ANS=Dio e WIN=Amico, perciò
Ansovino significa "amico di Dio". Fu eletto
vescovo di Camerino e morì nel 868, colto da
malore mentre visitava la diocesi. In tutto il suo ministero
pastorale egli si dimostrò vero padre dei poveri
e degli afflitti ed è considerato un patrono
della città. Nei sec. VIII e IX la Diocesi camerte
era una delle più grandi del centro Italia, gli
furono assegnati i territori delle diocesi scomparse
(per poco tempo) di Settempeda, Matilica, Tolentinum,
parte di Cingulum, parte di Sentinum, il territorio
dell'attuale Fabriano, molto territorio di Macerata,
Potentia Picena e Urbs Salvia. Grande importanza religiosa
ed economica determinò la penetrazione monastica.
Forse lo stato di arretratezza culturale dei Longobardi
ritardò il sorgere nella zona delle grandi abbadie
rispetto alla vicina Umbria. Dopo una lunga stagione
di eremitaggi, a cominciare dal IX secolo sorsero consistenti
complessi monastici in diocesi come ad esempio San Lorenzo
di Doliolo vicino all'antica Settempeda (attuale San
Severino Marche) o Santa Maria di Rambona nei pressi
di Pollenza. Di fatto la quasi totalità degli
edifici sacri attestano ancora l'alto livello tecnico
ed artistico cui si era pervenuti. È probabile
che verso il 1050 il marchese Bonifacio occupasse la
città di Camerino per poi passarla alla figlia
contessa Matilde la quale la donò alla Chiesa
(1077). Già nel 1000, Camerino fu un comune fiorente
ed indipendente, si ebbero, infatti, monete raffiguranti
San Venanzio e Sant'Ansovino. Inizialmente ghibellino,
divenne in seguito roccaforte guelfa e sede della legislazione
pontificia (1240) per cui nel 1256 subì la distruzione
da parte delle truppe imperiali di Manfredi, condotte
da Percivalle Doria. Gran parte della popolazione fu
uccisa, eccezion fatta per alcune persone che si salvarono
fuggendo da un buco nelle mura che conduceva fuori Camerino
(oggi è Via Morrotto). Manfredi si portò
via la cassettina d'argento contente le reliquie di
San Venanzio che fu poi recuperata. Saranno poi i Varano
a far rifiorire la città. Attorno al 1262 i fuoriusciti
rientrarono. A capo si posero alcuni signori tra cui
Gentile Varano. A difesa del territorio di Camerino,
fu costruita da Giovanni Varano, nel 1382, una barriera
lunga dodici chilometri di torri, fossi e sbarramenti
con grossi tronchi tagliati per cui la linea prese il
nome di "Intagliata". La famiglia dei Varano
con alterne vicende resse le sorti della città
per circa tre secoli. Da ricordare la Rocca Varano,
particolarmente adatta per esercitare un dominio molto
proficuo per le tasse e le estorsioni che i signori
potevano imporre ai mercanti viaggiatori (il dazio doganale).
Giulio Cesare Varano fece edificare, attorno all'anno
1460, il Palazzo Ducale, che a quei tempi era reputato
uno dei più sontuosi d'Italia. Fondò,
inoltre, il Monastero di Santa Chiara, dove dimorò
sua figlia Camilla da Varano, ossia la beata Battista.
L'antica Università di Camerino è stata
costruita durante il periodo dei Varano, precisamente
nel 1336. Nel 1502 piombò su Camerino Cesare
Borgia, detto Duca Valentino, che fece piazza pulita
dei Varano sui quali riuscì, letteralmente, a
mettere le mani e poi uccise il duca Giulio Cesare con
tre dei suoi figli. I Borgia, nel 1503 costruirono la
Rocca dei Borgia (i torrioni cilindrici ed il possente
mastio furono esempi di architettura militare rinascimentale)
per controllare la città sul versante sud ovest
e i Varano la completarono, la misero in comunicazione
con il Palazzo Ducale e la armarono con quarantadue
bocche da fuoco. In seguito divenuta lazzaretto, poi
parzialmente smantellata per usarne le pietre, infine
di recente ristrutturata. Nel 1503, un superstite dei
Varano, il duca Giovanni Maria (terzogenito di Giulio
Cesare, scampato all'eccidio) ritornò in città
e per alcuni mesi riuscì a sostenersi contro
i nemici. Durante la Signoria Camerino raggiunse una
ragguardevole prosperità economica ed un notevole
incremento demografico, congiunti ad una trasformazione
urbanistica che in parte modificarono l'impianto medievale.
La città era circondata da mura che sorgevano
a picco sopra le rocce. Molto particolareggiate e rigorose
erano le norme fissate dagli Statuti per la difesa,
per l'igiene ed i servizi pubblici; le vie tutte mattonate,
dovevano essere pulite ogni sabato dai cittadini nel
tratto adiacente alla propria abitazione. La città
era divisa in tre "Terzieri" come tuttora
si vedono nello stemma, stilizzati nelle tre casette:
Sossanta, Di Mezzo, Muralto. Il primo si estendeva dal
Duomo al Borgo San Venanzio, il secondo abbracciava
il centro, il terzo comprendeva la parte sud e l'estremità
ovest. Ogni terziero e ogni villaggio dovevano provvedere
alla manutenzione delle strade. Le vie interne non dovevano
essere ingombre di banchi per la vendita, che era permessa
solo entro i limiti della casa e dello spazio adiacente.
I luoghi di vendita per la maggior parte delle merci
erano le piazze di San Venanzio e Sant'Angelo. Il mercato
del bestiame si svolgeva nel mercatale al di fuori della
cerchia muraria. Particolarmente curata era l'erogazione
dell'acqua: le fonti dovevano essere pulite, le condutture
coperte, era severamente proibito deviare le acque.
Densità di popolazione e benessere economico
fecero qualificare Camerino insieme a Fermo, Ascoli
Piceno, e Ancona, tra le Civitates Maiores delle Marche.
Durante la Signoria nella città e nella diocesi
si sviluppò notevolmente la spiritualità
religiosa, espressa soprattutto nel movimento francescano:
si moltiplicarono chiese, conventi nel territorio camerinese.
Tale sviluppo favorì la nascita dei Cappuccini.
Dal 1545 la città passò sotto il diretto
dominio pontifico e divenne capoluogo di Delegazione
Apostolica, iniziando così una lunga fase di
stabilità politico-sociale, ma anche di silenzioso
declino. I Vescovi, negli ultimi decenni del 1500 eressero
il loro Palazzo, di fronte a quello ducale. Fino all'invasione
francese la storia fu priva di avvenimenti di notevole
riguardo. Per ordine del Pontefice la città fu
spesso impegnata in dispendiosi ricevimenti per festeggiare
personalità di passaggio. La storia del 1600
si articolò con la molteplicità di Statuti
particolari. Lo stato fu suddiviso in più di
100 comunità, rette da 3 Vicariati. Nel 1700
la piccola capitale di una gloriosa Signoria fu ridotta
ad un grosso borgo agricolo con economia limitata e
qualche industria nel territorio che restava ampio.
Una delle risorse maggiori era rappresentata dai buoni
allevamenti di bestiame. Pertanto elevato era il numero
delle fiere le quali, con le franchigie concesse, scuotevano
i commerci. Durante l'occupazione Francese Camerino,
quale Municipio, fu aggregata al dipartimento del Tronto.
Nel 1799, alla reazione degli insorgenti, la città
fu al centro di varie lotte con alterne vicende, finché
il 28 luglio 1799 fu sconvolta da un grave terremoto
che distrusse il Duomo, San Venanzio, varie case e provocò
una sessantina di morti. Un secondo periodo francese
si distinse per la razzia del danaro, la soppressione
degli istituti religiosi, per la confisca dei beni,
la rapina delle opere d'arte tra cui tre tavole che
Carlo Crivelli aveva dipinto per la città. L'invasione
Austriaca che seguì il governo napoleonico desolò
ancor più il camerinese. Il Ritorno dello stato
pontificio fu accolto, pertanto, con sincero entusiasmo;
esso diede a Camerino un periodo di tranquillità
ed ordine, ma non riusci a risollevare la città
dalla sua decadenza. Seguì la carestia (1816-1817).
Il malcontento preparò il terreno alle associazioni
segrete e a quei movimenti liberali che distinguerà
Camerino durante le guerre d'indipendenza. Speranze,
fervore, manifestazioni cittadine, partecipazione alle
lotte nazionali distinsero la cittadinanza in tutto
il Risorgimento. Nel 1849 Camerino ebbe un governo provvisorio.
Il vecchio mondo venne meno con l'annessione della città
al Regno d'Italia espressa con un plebiscito del 4 e
5 novembre 1860. La gioia fu turbata dalla perdita della
qualità di Capoluogo di Provincia. I camerinesi
mostrarono di essere in pieno coscienti del loro massimo
istituto culturale e si impegnarono a fondo e con intelligenza
per la salvezza ed il potenziamento dell'antico ateneo.
Fu così che Camerino, pur nella sua decadenza
economica, mantenne sempre un alto profilo culturale
Il secolo fu contraddistinto dalla presenza di un gran
numero di personalità, pittori, politici, giornalisti
e musicisti di un buon livello. Si sviluppò la
stampa periodica. Consistente attività ebbe il
consorzio agrario. Assai notevoli le iniziative teatrali,
musicali e di vario spettacolo. Nel 1844 fu fondata
a Camerino la Cassa di Risparmio, la prima nella Provincia.
Il primo acquedotto comunale risale al 1855 anno in
cui si fece giungere a Camerino l'acqua proveniente
dalla zona di Papacchio. È di questo secolo anche
la ricostruzione del teatro "La Fenice" 1856
su disegno di Vincenzo Ghinelli, nel 1881 il complesso
verrà dedicato a Filippo Marchetti.
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Popolazione
Residente 6.858 (M 3.263, F 3.595)
Densità per Kmq: 52,9
Numero
Famiglie 2.738
Numero Abitazioni 3.941
CAP
62032
Prefisso Telefonico 0737
Codice Istat 043007
Codice Catastale B474
Denominazione
Abitanti camerinesi o camerti
Santo Patrono San Venanzio
Festa Patronale 18 maggio
Il
Comune di Camerino fa parte di:
Comunità Montana Alte Valli del Fiastrone-Chienti-Nera
Comuni Confinanti
Caldarola, Castelraimondo, Fiastra, Muccia, Pievebovigliana,
Pioraco, Sefro, Serrapetrona, Serravalle di Chienti.
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